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Autore: Vanex23    15/06/2015    0 recensioni
"Mi hanno sempre insegnato che nella vita o hai culo o te lo fanno. Il problema è che se nasci sfigato, muori sfigato, indipendentemente dal fatto che tu possa essere o no una brava persona. E se si potesse cambiare all'improvviso ogni singola molecola di un corpo, ogni singola mattonella del nostro fato, come andrebbe a finire la cosa? Chi si ricorderà di noi? E con quali ricordi? Chi dirà alla fine 'ne valeva la pena dopo tutto?' Alla fine, il destino è un qualcosa che ci creiamo noi, possiamo distruggerlo come ci pare e piace, quando e come vogliamo, tanto quanto premere un tasto e resettare ogni cosa. O no?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                                                                 Scream (Capitolo 2)

12 Febbraio 2014

Pov Jasmine

Oggi è il grande giorno. Finalmente mi sono decisa a varcare la soglia della scuola che dovrei frequentare. Dico dovrei perché non so se sarò così coraggiosa da scendere dall'auto ed entrare in quella scuola. Scendo piano piano e quasi socchiudo la portiera per non far rumore. A New York era tutto così diverso, tutto più allegro, avevo i miei amici che mi tenevano compagnia ogni mattina, anche se nell'ultimo periodo avrei preferito non aver nessuno attorno. 
Ecco che piano piano avanzo verso la porta, sto quasi per chiudere gli occhi e fare un sospiro, mentre appoggio a rallentatore la mano sulla maniglia della porta, che all'improvviso mi sento quasi spingere verso l'esterno. Ma ste teste di cazzo che non guardano dove vanno, quelle sono proprio ovunque.
"Scusami biondina, ma non ti avevo vista!" Mi sento dire da un ragazzo di poco più alto di me che apre la porta frettolosamente.
"Sì scusa, sarai pure alto e ben piazzato, ma mica sono una nana!" Gli urlo di rimando.
"Eh beh, piuttosto che guardare la porta, la prossima volta entra.." Dice sorridente tenendomi la porta aperta. "Che fai entri? Oppure vuoi che ti porti un caffè lì, sulla soglia della porta? So che la scuola non è il posto più bello del mondo dove voler entrare, ma sta arrivando un bel temporale, non credo ti faccia bene restartene lì sulla soglia."
"Sìsì entro. Dove la trovi tutta questa voglia di parlare la mattina?" chiesi sbalordita.
"E tu di litigare?" mi chiese sempre sorridendo.
"Ce l'ho nel DNA." risposi corto.
"Beh, pure io. Ciao straniera." mi salutò entrando negli spogliatoi maschili della squadra di non so cosa della scuola.
Bah, questi australiani, chi li capisce è bravo.

**

Dopo sei ore di inferno, posso dire di essere sopravvissuta alla prima vera giornata di scuola in Australia. Non è poi così male, cioè alla fine ci sono le stesse identiche cose che ci sono a New York e le persone sono simpatiche quasi quanto noi. Mi avvicino al bancone della mensa per vedere cosa c'è da mangiare quando ad un certo punto sento una mano che ticchettia sulla mia spalla.
"Ciao straniera!" Mi sento dire da dietro. "Ma è proprio un vizio guardare le cose per te?"
"E per te è proprio un vizio rompere le cosidette?" risposi cercando di essere allegra come lui, cosa che non mi riusciva.
"Qualcuno oggi si è svegliata con la luna storta."
"Sempre."
"Dai, sono la prima persona, credo, che conosci della scuola, potresti essere più simpatica con me."
Feci un sorriso di rimando solo per potermo scrollare di dosso, ma lui continuava a seguirmi e mi irritava perecchio come cosa.
"Ma tanto per sapere, ce lo hai un nome? O devo continuare a chiamarti straniera?"
"No."
"No cosa? No straniera o no il nome?"
"Non riesco ad essere gentile con me persone, scusami."

"Ehi straniera, veramente volevo chiederti se ti andava di sederti al tavolo con noi. Abbiamo conosciuto una ragazza che ha iniziato da ieri a venir a scuola da noi, quindi ho pensato che potessi unirti anche a tu a noi."
"Tu ti diverti proprio ad infastidire le persone?"
"Può darsi."
"Beh, io me ne vado, ciao, è stato bello avere con te questa bella ed intensa discussione."

Stavo quasi per cantare vittoria, girare i tacchi ed andarmene, quando lo sentii urlare al suo tavolo "La biondina si unisce a noi, meglio nota come straniera, non so il suo nome ancora." Ah quel ragazzo, lo avrei ucciso. Neanche lo conoscevo e già voleva essere il simpatico di turno. Feci finta di sorridere e presi posto accanto a loro, solo per evitare già il primo giorno scocciature.
"Bene, adesso che siamo al completo possiamo anche iniziare con le presentazioni"- cominciò il simpatico ragazzo-"Cecile, lei è straniera, straniera lei è Cecile."
"Piacere 'Straniera'.." Mi porse la mano la ragazza seduta di fronte a me che non sapeva, come me, se ridere o piangere per la stupidaggine del grandissimo amico simpaticone. Io risposi porgendo la mia mano e dissi molto soddisfatta "In realtà il mio nome è Jasmine, ma il ragazzo è convinto che mi chiami Straniera." La ragazza sembrava carina e pure simpatica, a primo impatto, tra l'altro aveva dei capelli bellissimi neri e lunghi, un po' troppo pallida, quasi sembrava un vampiro.
"Oh finalmente sappiamo il tuo nome, Jasmine."
"E il tuo qual è mister simpatia?"
domandai curiosa.
"Ohoh, Ashton, ma per gli amici sono Ash!" rispose con un sorriso a 32 denti se non di più.
"Piacere mio, Ash." risposi contraccabiando, stanto al suo stesso gioco.
"Loro sono i miei amici, Luke, Calum e Michela, tranquilla, non sono sordomuti, sono solo deficienti." 
A mano a mano che li nominò, tutti e tre fecero cenno con la mano per indicare a me e Cecile, chi fossero. Sembravano dei ragazzi simpatici e apposto, quasi che mi stessi prendendo troppa confidenza con persone che alla fine nemmeno conoscevo e potevo anche sbagliarmi. In particolare, un ragazzo dei quattro mi colpì subito. Luke, il biondino, ben piazzato, più alto di tutti gli altri, con un piercing favoloso alle labbra. Sì, il piercing. Aveva stile quel ragazzo, nulla da togliere, anche fascino, ma tutto il resto? Era un ragazzo che avevo appena conosciuto e non sapevo praticamente nulla su di lui, la mia mente correva troppo.
"Ashton vi ha rotto e non poco, vero?" chiese il ragazzo che somigliava molto ad una scimmia. Com'è che si chiamava? Ah Calum.
"Ma diciamo che se guardasse dove mette i piedi la prossima volta eviterebbe di tamponarmi di prima mattina." Risposi come se tutto ciò fosse normale.
"E' lei che si ferma a guardare le porte." rispose subito il simpaticone facendo finta di nulla.
"Hai travolto anche me a terza ora ed io stavo camminando tranquillamente." Disse Cecile venendo il mio aiuto. Questa ragazza mi stava sempre più simpatica.
"E' Ashton, quindi è tutto normale." Disse Micheal molto tranquillamente.
"Sei cieco?" chiesi ridendo.
"No, ma quasi." Rispose Calum stando al mio gioco.
Passammo diciamo quasi un'ora a scherzare su quel poveretto di Ashton e su quanto fosse terribilmente stupido e simpatico allo stesso tempo.


Alle 15:30 tornai a casa da mia zia che mi aspettava per sistemare insieme la mia nuova stanza, l'avevo pitturata completamente di viola e avevo appeso tutte le fote che avevo portato da New York per renderla un po' più mia e personale. Stavo buttata sul letto ad ascoltare musica mentre ogni tanto rispondevo a qualche messaggio dei miei amici che ancora, come me, non si erano rassegnati al fatto che non potessi più vederli per un paio di mesi, dopodiché ci saremmo dati alla pazza gioia come sempre.
Erano le 19:00 e stavo aspettando la cena, qui si fa tutto così tremendamente presto che quasi non reggo. I ritmi sono completamente diversi di New York, alle volte troppo lenti, alle volte troppo veloci, come la cena, sinceramente credo di non abituarmici mai.
Mentre sistemavo alcune cose, sentivo dei rumori provenire dal giardino di fronte a quello di mia zia. Eravamo piccole villette una accanto all'altra, da entrambi i lati della strada. Ogni tanto vedevo qualche luce accesa ma non davo molto peso, con chi avrei potuto parlare? La maggior parte erano tutti anziani.
Mi affacciai per capire chi era a fare tutto quel casino al buio, per un momento stavo avendo paura.

"Serve aiuto?" Chiesi con una torcia in mano, affacciata alla finestra, da brava ragazza che aiuta gli sconosciuti.
"Se magari togliessi la torcia dritta dalla mia faccia mi renderesti già felice." rispose la voce, mentre vedevo una figura divincolarsi.
"Scusa." Dissi abbassando la torcia.
"Non sapevo di avere una vicina così carina." Disse il ragazzo sorridendo, lo sentivo sorridere mentre parlava ma non riuscivo a vederlo bene in faccia.
"Ah perfetto, un maniaco." Risposi sarcastica.
"Veramente avrò la tua età credo, maniaco mica tanto."
"Quello sarebbe pedofilo ma comunque.. Perché sto facendo questa discussione con te?"
"Sei uscita tu chiedendo se mi serviva aiuto."

"E infatti ho sbagliato."
"Non mi hai riconosciuto, vero?"
domandò mentre stavo tornando dentro casa.
"Dovrei?"
"Alza la torcia."

Alzai la torcia e vidi con mio grande stupore che il ragazzo con cui stavo parlando e a cui avevo chiesto se servisse aiuto era proprio Luke. Il ragazzo che oggi, in tutta risposta nella discussione aveva solamente sorriso ad una mia battuta senza mai proferir parola.
"Ah ma quindi sai parlare?!"
"Simpatica. Non sono uno che parla molto. Però tu sei una bella ragazza, quindi potrei fare un'eccezzione."
"Ma facciamo anche no? Almeno per stasera, troppo stress in questa giornata, troppe persone strane."
"Hai ragione, sei la persona più strana che abbia mai conosciuto."
"C'è sempre una prima volta, ma non mi conosci veramente."
Risposi sorridendo.
"Beh, c'è sempre una prima volta per tutto." disse lui di rimando sorridendo al mio sorriso finto.
"Dopo questa discussione profonda entro dentro, ci si vede a scuola. Ciao." Dissi tornando con la testa dentro la finestra.
"Ciao straniera." Rispose lui alzando la mano a mo' di saluto.
Non so perché, ma quel "straniera" detto da lui, aveva completamente altro senso e un'altra percezione.

**

13 Febbraio 2014

Pov Cecile

"Sì papà, appena finiranno le lezioni telefonerò. Tranquillo, ciao e a dopo!" Ah che stress, le chiamate mattutine sono un completo stress.
"Ehi ciao!" mi sentii chiamare all'improvviso.
"Ciao.. Calum?" chiesi. Purtroppo la mia memoria non era delle migliori e beh, no comment su questa storia.
"Non va bene che una bella ragazza come te venga col bus a scuola. No, non va per niente bene." disse sorridendo.
"Fai il cascamorto con tutte?" domandai ironica.
"Come puoi ben notare nessuna mi si fila. Eccetto te."
"Io sono sfigata."
"Sei solamente più intelligente di altre ragazze che dicono di esserlo mentre invece non lo sono."
"Mmh aspiramente psicologo."

"Può darsi. Comunque aspettami all'uscita, ti porto io a casa!"
"Forse oggi è meglio di no, ho molte cose da fare, facciamo un altro giorno, se ti va."
"Me lo devi. E comunque sì, certo che mi va."

Certe volte non mi capisco nemmeno io, ho declinato un invito di un ragazzo così carino e nemmeno io so perché. O forse sì ma lo evito praticamente ogni volta che mi pone il bivio "affronta" o "evita". E' che ad evitare i problemi sono sempre stata la più brava, scappo da ogni cosa e forse il vero motivo per cui ho desiderato anche questa borsa di studio è il voler evadere e scappare dalla prigione della mia città per i problemi avuti in passato.
Mentre entravo in classe, passò Jasmine e mi salutò con la mano. Io ricambiai sorridendole e col gesto della mano. Quella ragazza sembrava così sicura e determinata ad affrontare ogni cosa le si trovasse davanti senza abbandonare nulla o nessuno. Era spavalda, lo si vedeva, senza contare che il suo bello aspetto le dava sicurezza. Alta, snella, bionda, occhi verdini, la ragazza che vorrebbero tutti. Eppure anche lei, come me, si era appena trasferita in Australia. Stava forse scappando anche lei da qualcos'altro? E magari sembrava coprire la cosa con noi che nemmeno la conosciamo?
Infondo ognuno di noi ha i suoi scheletri nell'armadio.




























Angolo Autrice:

Questo è il secondo capitolo che va come introduzione. Ovviamente i prossimi saranno più avvincenti e con più colpi di scena, si entrerà di più nella storia ma non dico più nulla.
Al prossimo capitolo Vanex23
  
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