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Autore: shane_lilith_riddle    16/06/2015    8 recensioni
" -Come chiameresti ciò che abbiamo tra noi?- le sussurra, passandole le labbra bollenti sull'orecchio.
- Scherzo del destino- sibila Eris, allontanandosi veloce da lui, ma Ares la riagguanta con facilità, è un gatto che gioca col topo.
-No, no, no, sorellina, così la fai sembrare una cosa brutta-
-E non la è?-
-Oh, al contrario.- la contraddice, facendosi più vicino. Incatenandola al suo sguardo mentre si lecca le labbra.
-E' il mio gioco preferito.-"
Ares ed Eris, fratellastri, uniti da qualcosa di più grande del destino: un legame di sangue, incancellabile.
Segnati da due nomi che, nel mito, sono stati davvero quelli di due fratellastri portatori di sciagure, il dio della guerra e la dèa del caos e della discordia.
L'uno impossibile senza l'altro, e dei loro personaggi hanno ereditato i tratti. Impulsivi, impossibili, sprezzanti.
Inizieranno un gioco pericoloso, un gioco al massacro.
Genere: Dark, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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E Rieccoci di nuovo, mie care fanciulle (e fanciulli)! Oramai, siamo al penultimo capitolo!
E qui, ne capiteranno davvero di tutti colori, difatti, non mancherà l’azione!
Maledetto brocc… hemm.. comunque, la canzone di oggi è :
Take me to Church, Hozier, che vi lascio con traduzione in italiano, perché non solo tratta in modo splendido delle prepotenze contro gli omosessuali, ma anche un testo che si adatta perfettamente a ciò che devono passare i nostri due fratelli!
Link: https://www.youtube.com/watch?v=wrJ7MMBe90E
Detto questo, vi aspetto in fondo, e buona lettura!
 
 

 



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THE CRACK



 
L'uomo pingue siede proprio di fronte a lui, l'espressione nel volto arrotondato che vorrebbe essere intimidatoria, invece gli riesce solo di far sorridere Ares appena.
Nonostante l'uniforme da poliziotto che copre appena l'enorme pancione, nonostante il piccolo registratore che poggia sul tavolo di metallo, per poi accenderlo.
-Ares Lancaster.- mormora, con voce insolitamente profonda, che stona inverosimilmente con l'aspetto. Poi, i suoi occhi scuri e penetranti si fissano su di lui.
 -Descrivi con parole tue che cosa è successo ieri pomeriggio. E ti conviene essere convincente.-
 Sentenzia, mentre minuscole gocce di sudore prendono ad imperlare la fronte di Ares.
E sembra tanto un punto di non ritorno.
Di quelli dove, se sbagli, non hai più occasione di rimediare.
Il pensiero corre, inevitabile, ad Eris.
Alle poche ore tanto belle trascorse quello stesso mattino, quando ogni cosa sembrava andare per il verso giusto.
Ore che forse non trascorreranno insieme mai più.
 

 
 
 
 
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Giugno, SEI ORE PRIMA.
 

 
 
 
 
Eris apre piano gli occhi, un sorriso dolce che s’impossessa del suo volto ancor prima che riesca a rendersene conto, quasi in automatico.
Il respiro regolare di Ares accanto a lei, un braccio che, possessivo, le cinge il fianco, quasi a temere di lasciarla andare via.
Dorme tanto bene, tanto rilassato, che non se la sente di svegliarlo.
Invece, purtroppo lei deve alzarsi dal letto, per affrontare l’ultimo giorno di scuola, anche se sicuramente è stata bocciata.
Il pensiero, per contro, se solo un anno prima avrebbe avuto il semplice potere di annientarla, quest’anno non sembra avere troppa importanza. Sono successe tante, troppe cose, che Eris sente con chiarezza di non appartenere più a quel luogo.
Comunque vada, partirà con Ares, ha deciso.
Ed è l’unico motivo che ancora la spinge ad andare a scuola, per l’ultimo giorno della Quinta Superiore.
Nonostante Christian, nonostante tutto.
Anche se non può dire a Beatrice e Chiara che partirà, vuole almeno salutarle un’ultima volta.
Lo sguardo corre alla sveglia, ed Eris deve trattenersi dall’imprecare: sono le nove.
Il che implica che se si veste a razzo, forse riuscirà ad arrivare a scuola almeno alle nove e dieci, e per fortuna che è vicina.
Così, sguscia via piano dalla stanza di Ares, senza far rumore, a passo felpato, mentre lui già sembra protestare in sogno.
"Come ho fatto a non sentire la sveglia?"
Si dice, perché la sera prima, quando è entrata all’una di soppiatto nella stanza del fratello, si sono ripromessi di alzarsi insieme per affrontare quell’ultimo, catastrofico giorno di scuola.
Ma ovviamente, i discorsi sono durati poco. Dopo, è arrivata la passione. E a ben pensarci, forse Eris ha capito come mai non ha sentito la sveglia.
Con un sorrisetto, nonostante la giornata iniziata di traverso, Eris si prepara al volo, infilando ciò che capita, intascando il cellulare e infilando la porta, ricordandosi appena in tempo dello zaino.
Forse, se solo il cellulare l’avesse controllato, Eris avrebbe capito quanto quella giornata si sarebbe dimostrata catastrofica. Forse, le cose sarebbero andate diversamente.
 

Ma i segnali che qualcosa non va si presentano comunque, puntuali:
Di fronte alla scuola deserta, Eris si volta appena, con l’impressione di essere fissata che preme sulla nuca.
E infatti lui è lì. L’uomo grasso, il poliziotto.
Che lei conosce bene.
Alessio Morello.
Anche lui la fissa, ed erano mesi che non si vedevano. Mesi in cui Eris non aveva combinato guai.
E se lui ora è davanti alla scuola, dal lato opposto della strada, deve per forza significare qualcosa.
Scuote il capo, Morello, rassegnato.
E da quando lo conosce, sa che per lui quel gesto rappresenta l’arrivo di problemi.
Qualsiasi cosa stia per accadere, l’uomo la sta mettendo in guardia.
Fissa per un attimo la scuola, Eris, indecisa sui suoi passi, poi l’agente.
Ma quando si volta verso di lui, Morello è già sparito.
Ed Eris capisce che cosa sta per succedere.
 

 
 
 
 
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Quando Ares apre gli occhi, nella penombra, la prima cosa che si aspetta di vedere è il bel volto di Eris.
Le labbra che non è mai stanco di baciare, gli occhi spaiati, enormi come quelli di una bambina, il naso singolarmente piccolo.
Ma tutto ciò che vede, è il letto vuoto.
Per un attimo, l’dea che Eris abbia cambiato idea diventa insopportabilmente insistente, e lo fa balzare giù dal letto, ancora mezzo addormentato, mentre s’infila un paio di Boxer a caso, e i pantaloni della tuta, giusto per andare a controllare dove si è cacciata.
Poi, gli occhi si abituano all’oscurità, e l’occhio cade sulla sveglia.
Le nove e un quarto.
E allora no, si dice, deve essere già a scuola. Non ha voluto disturbarmi.
E mentre il cuore si fa più leggero, un sorriso affiora sulle labbra.
Stupido. Eris non lo farebbe mai.
Eppure, quando Ares si butta sul letto, il sorriso non molla le labbra.
Rimane songnante, soddisfatto, mentre le immagini della notte precedente riaffiorano nella sua testa.
Gli sguardi durante la cena, la voglia di sfiorarla, l’attesa straziante che tutti andassero a dormire, prima di poterla finalmente tenere tra le braccia, e alla fine i passi di lei, la porta che leggermente si apre, il suo stupore nel trovarsela di fronte, nel vederla infilarsi sotto le coperte, stringerlo a sé.
Mi vuole. Mi vuole con sé. Non devo più temere nulla.
E quella convinzione, nuova, dolce, fragile, lo accompagna anche quel mattino, mentre lentamente si addormenta, cullato dal profumo di lei sulla pelle, sulle lenzuola.
Dal tocco morbido della sua pelle.
Felice.
Ignaro di cosa sta per accadere.
 
 
 
 
 
 
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Quando Eris percorre i corridoi del Liceo, piano, le pare che tutti gli occhi degli studenti siano puntati sulla sua figura.
Ma no, si dice, è impossibile, lo stai solo immaginando.
Eppure, persino quando entra in classe, giustificandosi del ritardo, i mormorii tra i banchi aumentano, risolini, bisbigli, gente che fissa.
E, tra tutti, Christian. Con un sorriso a trentadue denti.
E allora, Eris capisce, e trema.
Lo sanno tutti.
Tutti.
Persino la professoressa la fissa con sguardo truce, così come il gruppo di secchioni che sta sempre nei primi banchi.
Le oche della classe, agli ultimi, la additano ridendo, e poi..
Le sue amiche.
Beatrice la fissa, e solo in quel momento Eris si accorge che si è spostata di banco, facendo a cambio con Chiara.
Bea non sta più di fianco a lei, sta di fianco a Chris. E la sua espressione nel guardarla è disgustata, quasi stesse guardando un  insetto.
Chiara, invece, le rivolge un’espressione allarmata, mentre Eris percorre la classe sotto lo sguardo di tutti.
-Non hai letto il mio messaggio?- sussurra, quando Eris è a portata d’orecchio.
Ed è allora che, tirando fuori il cellulare, Eris legge:
“NON VENIRE A SCUOLA!”
Ed un brivido le corre lungo la schiena.
-Non ti hanno detto che il cellulare si spegne durante le lezioni?- sibila Christian, la voce colma di disprezzo.
-O rientra tra le cose che non sai, tipo quella che è vietato scoparsi il proprio fratello?-
In quella, mezza classe ride di gusto, inclusa Beatrice, inclusa quella che fino a poco tempo prima era la sua migliore amica.
-Finiscila con le tue stronzate, Chris.-
Taglia corto Chiara, prendendo le difese di Eris. Dopo, la fa sedere, sussurrandole all’orecchio:
-Non so cosa stia succedendo, e non devi spiegarmi nulla, ma qualsiasi cosa sia successa davvero, Chris ha messo in giro la voce. Devi assolutamente chiarire le cose.-
Eris annuisce, cercando di impedire alla rabbia di impossessarsi di lei, cercando di trattenere le lacrime, con gli occhi che pizzicano e si fanno lucidi.
-Beatrice gli crede..- mormora.
-Beatrice, purtroppo, è sempre stata dalla parte di dove tira il vento.-
-Lui ha cercato di abusare di me..- le esce, con voce spezzata.
E Chiara la fissa, Chiara le stringe la mano.
-Alicia..- sussurra.
–Tu sai che anche io vivo in una famiglia allargata. Sai che non potrei mai giudicare. Queste situazioni, comunque si mettono, non sono mai facili. Se io fossi in te, non piangerei. Chiedi udienza alla De Carolis, prima che sparga la voce, lei è assennata, ti aiuterà. E fallo ora.-
Gli occhi verdi di Chiara non la mollano. “Resisti.” Sembrano dirle, “Non mollare.”
E lei ha sempre osservato, sempre capito, in silenzio, senza giudicare. Ed Eris sa di potersi fidare di lei.
-Professoressa!- Dice, alzando la mano.
-Ho bisogno immediato di parlare con la Vicepreside, a causa di certe CALUNNIE che mi sono state rivolte.-
La classe intera ammutolisce, così come la Professoressa.
-D’accordo.- le concede, confusa.
Ed Eris si dirige a passo fermo verso la porta, non prima di voltarsi a guardare Beatrice.
La fissa, con un sorriso mesto, trapassandola con gli occhi, per poi scuotere la testa.
Non me lo aspettavo da te.
E Beatrice trasale, lo sguardo che vacilla, apre la bocca quasi a volersi spiegare, ma Eris è già in corridoio.
 
 
La De Carolis se ne sta in ufficio, la testa china su una pila di documenti, quando Eris entra come una furia.
-Mi scusi, le devo parlare!- interviene, agitata.
E la Vicepreside sorride, triste.
-So di cosa vuoi parlare, Lancaster, siedi.-
-Lo sa già?- Chiede Eris incredula, incapace di spiegarsi come la voce si sia potuta diffondere in solo un’ora.
-Ha chiamato la signora Del Santo, e al resto ci ha pensato suo figlio.-
-Queste sono calunnie!!- Grida Eris, esasperata, cercando mentalmente di imporsi la calma.
-Che cosa è successo davvero, Lancaster?-
Ci vuole poco ad Eris per spiegare, con frasi sconnesse, tutto quello che è successo il giorno prima. Tralasciando ovviamente la parte tra lei ed Ares.
-Devi raccontare tutto alla polizia.- sentenzia la donna, preoccupata.
 –Quello che ha fatto Del Santo è piuttosto grave.-
-Lo so.- Eris si morde l’interno della guancia, mentre il pensiero corre ad Ares.
Persino in un momento simile, tra la rabbia, l’ansia, la paura, la pressione, la delusione, la vergogna.. Ares rimane nei suoi pensieri.
In particolare, la conversazione avuta la sera prima, nella camera di lui.
 
-Se mai quell’idiota dovesse attuare le sue minacce, promettimi che la nostra versione sarà la stessa.
Sono tornato per vederti, non ho voluto vedere i miei perché li odio, ti ho difesa da quel che lui ha tentato di fare. I fatti puri e semplici, dicendo tutto per filo e per segno, tranne la parte che ci riguarda. Promettilo.-
Ares le aveva preso la testa tra le mani, unendo le fronti.
-Prometti che, se accadesse, non lascerai che un ragazzino che vuole vendetta si metta tra noi.
Prometti che non ti lascerai prendere dal panico.
Prometti che lotterai per noi due.
Prometti.-
Ed Eris aveva annuito.
-Lo prometto.-

 
Ho sempre saputo a cosa andavo incontro, si dice, decisa. Ora è il momento di dimostrare che anche io posso affrontarne le conseguenze.
-La signora Del Santo, a quanto ne so, ha già avvisato le autorità. È probabile che, all’uscita, vengano a prenderti per farti qualche domanda. Sembra che abbiano tirato fuori un polverone.-
Eris annuisce, lo sguardo attento. Se è così, metterà in atto ciò che ha concordato.
Non deve, non può lasciarsi prendere dal panico.
-La signora Del Santo è molto amica della tua matrigna, a quanto ne so. Magari, potrebbe intervenire anche lei per calmare le cose.-
Eris sorride mesta, prima di dirigersi verso la porta.
-La mia matrigna non mi aiuterà, signora De Carolis. Ma la ringrazio per l’interesse.-
 E alla De Carolis, tornano in mente le gelide parole di Irina, pochi giorni prima.
“In questo mondo, ognuno si aiuta da solo.”
E invece no, decide.
Per Eris, anche lei cercherà di fare qualcosa.
 

 
 
 
 
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Sono le urla di sua madre, incredule, altissime, a risvegliarlo dal dolce sonno.
-CHE COSA??...... CHE SIGNIFICA CHE SONO FUORI DAL CIRCOLO DEL CUCITO??.... BUGIE, TUTTE BUGIE! QUELLA SGUALDRINA!!-
Dopo, la porta della sua camera viene spalancata da quella furia di Irina, che comincia a sbraitargli addosso.
E addio per sempre bei sogni.
-Che cosa significa, che Eris se la fa con te, eh??- gli sbraita addosso.
Ed Ares sgrana gli occhi.
-Che..?- mormora, di colpo del tutto sveglio e lucido.
-Mi ha appena chiamata Giulia, la madre di Christian, dicendo che ieri sera hai picchiato suo figlio perché hai una relazione segreta con Eris!-
Ed Ares contrae la mascella, mentre gli prudono le mani, la voglia di picchiare a turno Christian, Giulia e persino Irina che si fa sempre più pressante.
-Ti rendi conto dello scandalo che stai causando?? Come hai potuto?? Mi hanno buttata fuori dal circolo del cucito!!-
E dopo, il suono del campanello.
Che Irina par quasi non sentire, dato che continua a sbraitare, gli occhi fuori dalle orbite.
-Sta diventando un caso di Stato! Lo sanno tutti, tutti!! Persino nella scuola di Eris!-
Ed Ares si blocca di colpo, mentre il campanello si fa più insistente.
Eris. La sua Eris. A scuola con Chris, con gli altri. Sotto gli sguardi di tutti.
E un brivido freddo gli corre lungo la schiena.
Oh, ti prego, ti prego Eris, sii forte.
-Dove vai?? Sto parlando con te!!- Gli urla dietro la donna, mentre Ares scende di corsa le scale, infilandosi una maglietta.
E quando apre la porta, si ritrova davanti un uomo di grande stazza, alto, dagli occhi castani e l’espressione preoccupata.
Un poliziotto.
-Ares Lancaster?- domanda, con voce profonda.
-Sì.-
-Sono Alessio Morello. Dobbiamo farle alcune domande. Deve seguirmi in Centrale.-
 
 
 
 
 
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Quando Eris esce da scuola, sollevata dal non sentire gli sguardi di ogni alunno su di sé, è un poliziotto alto, dai capelli biondi, a pararsi di fronte a lei.
-Eris Alicia Lancaster?- chiede, con voce tagliente.
Ed Eris trova appena la forza per annuire.
-Sono l’ufficiale Swartz. Devi venire con me.-
Ed Eris vorrebbe solo tornare a casa, rivedere Ares, sentirsi stretta nel suo abbraccio rassicurante.
Invece, i guai sono appena cominciati.
 

Chiara, da lontano, le rivolge uno sguardo colmo di tenerezza e di apprensione.
-Abbi cura di te.-
 
 
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Giugno, SEI ORE DOPO.
 
 
 
 
 
-Sto aspettando.- lo incalza l'uomo. -Che cosa è successo ieri?-
Che cosa é successo. Che cosa è successo?
Ares sospira, stringe i palmi sudati da sotto il tavolo, raccoglie le forze dentro di sé.
Deve farlo per Eris.
-Ero in doccia, quando ho sentito un urlo spaventato.- dice, deciso.
Imponendo alla voce un tono neutro, al volto un espressione impassibile.
 -Un urlo?-
 -L'urlo di mia sorella.-
-E poi cosa ha fatto?-
Sono andato a spaccare la testa a quel cane.
Ma non deve sbilanciarsi, né mostrarsi in ansia.
Non deve perdere la calma.
 -Sono immediatamente sceso a controllare.-
-Immediatamente?- chiede l'uomo, alzando un sopracciglio.
-Sì. Immediatamente. Eris non grida mai.-
 Sa bene che deve mostrarsi convincente, ne dipende non solo del suo futuro, ma anche di quello di Eris.
 E deve lottare per loro.
-Quando sono sceso, I miei genitori non erano più in casa, come li avevo lasciati. C'erano solo mia sorella e Christopher. E lui le stava addosso, mentre lei si divincolava. A quel punto, era chiaro cosa stesse accadendo. Mi sono avventato su di lui, staccandolo da Eris.-
 -Lo ha colpito?- chiede l'uomo.
-Sì.- ed è deciso Ares, è determinato.
Nonostante i brividi che lo percorrono.
E non riesce a fare a meno di chiedersi se Eris, nell'altra stanza, se la stia cavando meglio o peggio.
 Il pensiero corre inevitabilmente a lei. Lo deconcentra.
- Il ragazzo afferma di essere stato picchiato a causa di un'esplosione di gelosia.-
 -Gelosia?- ridacchia Ares, ma l'uomo continua ad inchiodarlo con gli occhi.
 -Sì, gelosia. Afferma che tra lei e sua sorella sia in corso una relazione di genere incestuoso.-
-Giusto.- sibila Ares.
 -Così, sulla base di calunnie infondate, ha pensato di diffondere la voce anche nella scuola di Eris, mettendola in serie difficoltà.-
il suo sguardo di fuoco trapassa l'uomo da parte a parte, tanto da fargli abbassare gli occhi per la prima volta.
-Se le accuse sono infondate, Christian Del Santo potrà essere citato per calunnie. Siamo qui per appurare questo.-
Del Santo. Quel tipo del santo ha ben poco, riflette Ares, colmo di amarezza.
E probabilmente, se si ritrovasse Chris di fronte in quel momento, un altro pugno non glielo toglierebbe nessuno.
-É vero che è arrivato in città un mese fa?- La domanda arriva secca, a tradimento.
 -É vero.- conferma Ares. -E che ha contattato solo sua sorella?-
-Anche questo è vero.-
 -Perché? –
Ricordati il piano, si ripete Ares. Ricorda ciò che hai concordato con Eris.
-Perché odio i miei genitori.- ripete, semplicemente.
 -Sono scappato di casa dopo aver litigato con mio padre, mia madre non ha mai accettato la sua figliastra, e l'unica persona in tutta la mia famiglia che non mi abbia mostrato ipocrisia né mentito è mia sorella Eris. Che motivi avrei avuto di contattare altri?-
 E poi, io la amo.
 Vorrebbe dirlo, ma si morde le labbra a sangue, pur di non far uscire quelle poche parole.
 Perché è stanco di bugie, ma se un ultimo sforzo può aiutare Eris, è ben lieto di farlo.
Si chiede solo se lei sia determinata quanto lui.
Se non abbia invece deciso di tradirlo, che non ne vale la pena.
Ma no, si ripete. Non lei.
 Eris non lo farebbe mai.
Non può permettersi di non avere fede in lei.
- Avevate un bel legame.-
 -Dopotutto, è la mia sorellastra.- mormora Ares, in un eco sbiadita delle stesse parole pronunciate da un bambino confuso.
 Gli sembra ieri, quando ha portato per la prima volta il cibo in camera a sua sorella, quando tutto è cominciato.
E un sorriso dolce affiora sulle sue labbra contratte.
Inaspettatamente, anche l'uomo sorride.
Di un sorriso sincero, dolce, tenero.
Poi, lentamente, la mano corre sul registratore, staccandolo.
 Ares lo fissa, confuso.
-Conosco tua sorella da quando si è trasferita qui, lo sapevi?-
Domanda, passando rapidamente dal "tu" al "lei".
-No.. non lo sapevo..-
-In seguito a parecchie risse a scuola. Sembrava una ragazzina violenta e disadattata. Poi, l'ho guardata negli occhi.-
Ares trattiene il respiro, stupito.
Non sapeva nulla di risse e precedenti penali.
Che cosa aveva passato Eris prima del suo ritorno?
 -E ho visto una ragazza sola. Senza sogni, senza speranze. Per qualche motivo, è diventata un'abitudine levarla dai guai. Ci è voluto poco davvero per capire qual'era la sua situazione famigliare. Mi ricordava una persona.-
 -Eris non mi ha mai parlato di lei.- sibila Ares, in guardia.
 -Nemmeno a me di te. Ma ora credo di aver capito che cosa fosse quel vuoto nei suoi occhi.-
 
La prima volta che Eris era entrata nel suo ufficio, dopo una denuncia di aggressione, con gli abiti neri e troppo trucco per la sua età, con un volto talmente bello e triste da straziare il cuore di chiunque, Alessio Morello aveva sentito la necessità di guardare dietro le apparenze.
Inizialmente, la ragazzina aveva respinto qualsiasi tentativo di aiuto, quasi come un cane randagio, abituato più a botte che carezze.
C'erano state volte in cui Morello l'aveva aspettata all'uscita da scuola, per vedere ragazzi di classi più grandi accanirsi su di lei per l'aspetto, i classici atti di bullismo.
E lei rispondeva sempre agli attacchi.
Eris non abbassava la testa mai.
 L'aveva attesa all'uscita da casa per notare le urla che le venivano rivolte da Irina, tutte le crepe in quella finta vita perfetta, nella realtà triste di quel villino residenziale.
 Si era curato di Eris, da lontano.
 E quando la ragazza aveva ripreso a sorridere, aveva sorriso anche lui.
Aveva continuato a vegliare su di lei.
Aveva visto gli occhi di quel Christian, ragazzo di buona famiglia, fissi su di lei, e non gli erano piaciuti per nulla.
Aveva incrociato Ares fuori dalla scuola, li aveva visti ridere insieme, da lontano.
 E si era sentito sollevato.
Sì, all' insaputa di Eris, Alessio Morello aveva vegliato su di lei come un angelo buono.
E il motivo era tanto spiazzante quanto semplice.
Eris gli ricordava qualcuno.
 Qualcuno che tanto tempo prima, Morello non era riuscito a salvare.
 Qualcuno che aveva lo stesso vuoto negli occhi.




 -Anche io stavo così, senza di lei.- sussurra Ares, un nodo alla gola.
 - Del Santo ha detto che hai un tatuaggio del suo nome.- e a quelle parole, Ares trasale.
 Era a petto nudo quando è sceso, dunque Chris può tranquillamente aver visto quel tatuaggio.
E questo potrebbe essere un fattore determinante.
-Non preoccuparti,- lo incalza Morello -Voglio che paghi almeno quanto te.-
 -Perché è tanto legato ad Eris?- Morello sorride.
-Perché hai il suo nome tatuato addosso?-
Dopotutto, per essere entrato in polizia, deve essere per forza un osso duro.
E Ares non ha alcuna garanzia che l'uomo non lo stia ingannando.
Che non stia mentendo per farlo confessare, che odi Chris almeno quanto lui, che risponderà alle sue domande.
Eppure, per qualche motivo, sente di potersi fidare.
-Perché..- sospira, sconfitto,
-Sono stanco di stare lontano da lei. In questo modo, posso portarla con me per sempre. Anche se siamo lontani. Non basta portarla nel cuore. Io voglio averla incisa addosso.-
Poi, gli occhi spaiati di Ares si appuntano su quelli del poliziotto.
-Le sembrerò da ricovero, non è vero?-
 L'uomo sorride, ancora.
 -Tua sorella mi ricorda la sorella di un mio amico, quando ero ancora un ragazzo imbecille e senza aspirazioni, e mio padre faceva il poliziotto. Sfortunatamente, non era l'uomo da avere scrupoli in casi come questo.-
Sta rispondendo alla mia domanda?
Ares non chiede, non interrompe, non osa spezzare quel momento.
La bizzarra confessione di un uomo in una sala interrogatori. Con il registratore spento.
-Si chiamava Mattia. Era il ragazzo più calmo e tranquillo del mondo.
Sua sorella avrà avuto due anni meno di lui.
 Avevano lo stesso sorriso serafico. Solo che lei pareva un angelo davvero, con quei capelli biondi e gli occhioni chiari.
Ma anche gli angeli hanno dei segreti. –
 Allo sguardo interrogativo di Ares, l'uomo risponde con l'ennesimo sorriso.
Solo che adesso è un sorriso triste.
- Aveva conquistato tutti, la ragazza. Ma con il fratello aveva un rapporto speciale.
Non sapevamo allora, che più di tutti aveva conquistato suo fratello.-
Ares rimane inerme, spiazzato nel sentire raccontare con occhi estranei una storia molto simile alla propria. - Li scoprirono i genitori, non ti dico in che modo.
 Lui si prese tutta la colpa, mentre tutta la città giudicava, mentre i nostri amici si rivoltavano contro di loro. "Stupratore", dicevano, "traviatore", "adultero".
 Ma io conoscevo il mio amico. Il mio migliore amico. Il migliore tra tutti quei serpenti.
 Me ne accorgo ora.-
Una lacrima cade solitaria dagli occhi arrossati di Morello, tra lo stupore di Ares.
 -Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Mai. La amava troppo per farlo.
 E lei amava lui.
Mio padre curò il caso, e fu spietato.
Mattia finì dentro, e alla sorella vennero prescritte delle cure psichiatriche.
Aveva gli stessi occhi vuoti che ho rivisto in Eris, anni dopo.
Sono due persone completamente diverse, eppure lo sguardo è lo stesso.
 La ragazza si suicidò dopo un mese.
 Non era mai stata forte, non sarebbe mai riuscita a sopravvivere senza di lui.
Mattia la seguì dopo una settimana, appena il tempo di sapere la notizia.
Immagino che neppure lui potesse esistere senza la sua metà.
La cosa peggiore, è che tutti continuarono a giudicarli persino dopo la loro morte.
Una morte causata dall'ignoranza della gente.-
Ares resta immobile sulla sedia.
 Gli occhi sbarrati.
Incapace di pensare ad una vita dove Eris non Esiste.
-Ma mio padre, rimase stravolto. Forse, per la prima volta in vita sua, si fece qualche scrupolo sulla sua condotta.
In un certo senso, devo ringraziare Mattia se ho scelto di entrare in polizia.
L'idea che avrei potuto cambiare le cose, aiutarlo in qualche modo, non mi ha fatto chiudere occhio per anni.
E ora, arrivate voi.-
Morello tira fuori il suo portafoglio stropicciato di pelle nera.
Con le mani che tremano, tira fuori una fotografia stropicciata, facendola scorrere lungo la superficie di metallo del tavolo, fino ad Ares.
 Ci sono due ragazzi, che sorridono.
Il primo, leggermente in carne, un ragazzone allegro dai capelli castani, con un gran sorrisone, è chiaramente Morello da giovane.
L'altro, un braccio attorno al collo dell'amico, ha un bel volto pulito, riccioli biondi, profondi occhi ambrati, un sorriso discreto.
Lo sguardo tumultuoso di chi nasconde un segreto dietro ai suoi silenzi.
Uno sguardo che gli ricorda il suo.
Che gli entra nelle vene, nel cuore, rapido come un veleno. Lo fa tremare.
-Il mondo può essere terribile ragazzo, soprattutto quando sei considerato il "diverso". Insomma, guarda in che secolo siamo.. e ancora c'è razzismo, omofobia..-
Ares sorride appena.
-Perché ha spento il registratore, signore?-
Domanda, lanciando la foto dal capo opposto del tavolo.
Morello risponde al sorriso. Poi, lentamente, avvicina la sedia e il viso.
-Portala via.- sussurra, a voce talmente bassa che Ares è costretto a leggere il labiale.
 -Per Eris, per te stesso, per Mattia. –
 Detto questo, le dita dell'uomo cadono ancora sul registratore, riaccendendolo.
-Molto bene, Lancaster. La sua versione è molto dettagliata e convincente.
Spero che quella di sua sorella sia simile.-
 E lo dice con occhi che paiono davvero augurarglielo, carichi di paura del futuro.
Di paura per loro due.
Un qualcosa che non solo riesce a commuovere Ares, ma anche a farlo sperare.
 E Ora, Eris, è tutto nelle tue mani.
 
 
 
 
 
 
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-Bene, bene, bene.-
Swartz sorride, un sorriso affilato da squalo, mentre gli occhi di un gelido azzurro si posano su quelli di Eris. A dir la verità, tutto di lui pare affilato.
Lo sguardo, i denti, la forma del viso, il naso aguzzo.
Persino quei radi capelli di un giallo chiarissimo.
 -Immagino tu sappia che cosa sto per chiederti.-
-No.- risponde Eris, decisa.
Nonostante tutto, non abbassa lo sguardo.
 Non l'ha fatto mai. E lui pare non gradire.
 -Sei qui perché Christopher Del Santo, il tuo fidanzato, ha telefonato in centrale, dicendo di aver scoperto una relazione incestuosa tra te e il tuo fratellastro, che guarda caso torna in città dopo tre anni, all'insaputa dei genitori, proprio dopo la tua maggiore età.
Quando cioè sei in grado di intendere e volere a tutti gli effetti, secondo la legge.
Ho sbagliato qualcosa?-
Eris sorride, nonostante l'ansia la pervada.
Eppure, ricorda bene le parole del fratello.
“ Decisa, calma. Ricorda la versione che abbiamo concordato.”
-Sì.- mormora, dolcemente.
-Christian non è il mio ragazzo.-
 La mascella dell'uomo di contrae, gli occhi lanciano fiamme.
-Credi che sia un gioco? Credi di poterti prendere gioco di me?? Sai quanto rischiate tu e il tuo fratellino?- Eris sospira, pensando a Morello.
 Avrebbe preferito mille volte quell'uomo conosciuto appena e visto poche volte, ma che per qualche motivo le è sempre sembrato interessato a proteggerla, a toglierla dai guai fino a pochi mesi prima, fino al ritorno di Ares, piuttosto che questo estraneo con gli occhi acuti, pronto a trapassarla con uno sguardo.
 Ma forse, è meglio che Morello sia capitato ad Ares.
 Lui, col suo carattere impulsivo, avrebbe sicuramente preso a cazzotti il poliziotto, e questo non sarebbe stato un bene.
-No.- risponde, calma.
Se l'uomo spera di ottenere qualcosa tramite provocazione, Eris non farà il suo gioco.
-Credo che Ares mi abbia salvata da un ragazzo che frequenta o appena, e che intendeva abusare di me.
 E che questo ragazzo si sia vendicato callunniandomi di fronte all'intera scuola, alla mia famiglia, alla polizia. Ecco cosa credo.-
Lo sguardo fiero deve colpire Swartz più di quanto lui stesso dia a vedere, perché il tono cambia, si fa pacato.
 -Per quale motivo tu e Del Santo siete rimasti soli a casa, con tuo fratello?-
 Eris sorride, mesta.
-La mia matrigna non si è mai preoccupata molto della mia incolumità, al contrario di mio fratello-
-Con questo cosa intendi?-
-Che me la sono sempre cavata da sola.-
 -Perché Ares Lancaster è rientrato in città senza avvertire i genitori?- ritenta l'uomo, inarrestabile.
-Per il mio compleanno, come ha detto lei. Mi ha regalato un mappamondo quel giorno stesso.-
-Perché non palesarsi?- Eris sospira ancora, l'irritazione di parlare di cose personali ad uno sconosciuto è palese.
 -Perché quando è scappato di casa, aveva litigato con nostro padre.
 Non è rimasto in buoni rapporti con i suoi genitori.-
Ancora una volta, Swartz rimane spiazzato.
-Se mio fratello è tornato, era per prendersi cura di me. É l'unica cosa bella che mi è rimasta di un'infanzia rovinata. Vi prego di non sporcare anche questo.-
-E tuo padre? La tua matrigna?-
-Io non conosco quasi mio padre. E la mia matrigna, è appunto la mia matrigna. Io sono la figlia dell'amante. Dunque, un disastro accidentale.-
 Le parole tanto dure di Eris colpiscono il segno.
Ma lei è forte, determinata, intenzionata a difendere Ares.
 A proteggerlo a suo modo, così come lui ha fatto con lei.
Nonostante Swartz sembri avere qualche dubbio, e sia ancora in procinto di fare qualche domanda, qualcuno bussa alla porta.
Quando un ufficiale entra, seguito da una donna minuta in completo camicia-pantalone, con i capelli raccolti in una ordinata coda di cavallo, Eris sussulta.
 Che ci fa lei qui?
 -La signorina De Carolis- Annuncia l'uomo,
 -Dice di avere informazioni importanti.-
E quando la donna si sporge appena oltre la porta, sorridendo ad Eris, lei un poco si rasserena.
Qualsiasi siano queste informazioni, di certo la De Carolis vuole aiutare.
Swartz la fissa un ultimo istante, indeciso, prima di spegnere il registratore.
-Puoi andare, Lancaster.- decide. -Entri pure, signorina.-
 
 
 
 
 
 
 
 
_________________________
 
 
 
 
 
 
 
Fuori, il poliziotto in carne che è Morello, sta parlando con Ares, Irina e suo padre, che deve essere stato chiamato da lavoro.
 Quando Eris si avvicina, Irina le rivolge un'occhiata gelida, micidiale.
-Perché avete lasciato sola la ragazza?- domanda Morello, in tono cordiale.
 -Ciò che facciamo in casa nostra non la deve riguardare.- Sibila Irina, altezzosa.
 Dopo, paiono notarla. -Eris!- la accoglie l'uomo, con un sorriso.
 -Com'è andata?- Ed Eris può leggere la stessa tensione nello sguardo del fratello.
 -Bene, credo. Ho spiegato la mia versione e detto tutto quello che dovevo.- mormora, rivolta più al fratello che ad altri.
E il volto di Ares si distende.
-Dopo è arrivata la De Carolis, pare avere informazioni sulla mia situazione.-
E in quella, il volto di Irina si contrae.
Prima che possa dire qualsiasi cosa, la porticina della stanza interrogatori si apre, e mentre la De Carolis esce rivolgendo un sorriso ad Eris, Swartz decreta:
 -Signora Irina, avrei bisogno di scambiare due parole con lei.-
 La donna non risponde.
Alza il mento stizzita ed entra nella stanza accompagnata dal classico ticchettio dei tacchi a spillo.
Dopo, la porta si chiude.
-Signor Lancaster, - lo riprende Morello. -Avrei bisogno anche io di porle una domanda, ma anche qui di fronte, senza bisogno di essere così fiscali.-
 -Domandi pure.-
E l'uomo è, come sempre, imperturbabile.
-É vero che il giorno in cui Ares era fuggito di casa, avevate litigato?-
 Ares e il padre si irrigidiscono, contemporaneamente.
 -É vero.- mormora l'uomo, la voce che trema.
 -Per che cosa?-
-Bocciature, voti bassi a scuola.-
 - La stessa situazione di Eris, insomma.-
 Ora l'uomo strabuzza gli occhi.
 -Di.. Eris??-
-Sua moglie non le ha detto nulla? Il rendimento di Eris è calato ultimamente..-
 -No.. Io non..-
In contemporanea, dalla stanza vicina risuona la voce squillante di Irina.
-Che cosa? .. Come osa??... Quella sgualdrina!... Non è affare mio!-
Dopo, la porta si spalanca, e ne esce un'Irina furente, che si dirige a passo di marcia verso Eris.
 Lo schiaffo la colpisce secco, mirato, facendole voltare completamente la faccia, tra gli sguardi esterrefatti dei due agenti.
-Tu!! Tu, piccola puttana! Al pari di tua madre!
Persino i professori che vengono a proteggere la piccola orfanella abbandonata a sé stessa, persino la polizia! Ma a me non la racconti!!
Mi hai portato via ogni cosa, ogni cosa! E ora, persino mio figlio!
Non ti era bastato farlo scappare di casa!
Devi trascinarci tutti nella vergogna! Ma io non ci credo che sei innocente!!
 Sei una sgualdrina, proprio come lei!-
A nulla valgono le intimidazioni dei due agenti, quella continua a strillare come una pazza, gli occhi di fuori, mentre Eris stringe le labbra, guardando a terra, la guancia gonfia e arrossata.
Ed Ares interviene.
Con uno scatto secco, porta la sorella dietro di sé, pronto a fronteggiare Irina.
-Eris, non ti ha portato via proprio niente.- ringhia, animato da una rabbia cieca.
-Ci vuole separare !!- grida ancora quella.
 - Lo aveva già fatto tre anni fa, non lo capisci??-
-MIO PADRE CI HA SEPARATI!- Grida Ares, talmente forte da lasciare tutti basiti, da zittire sua madre.
-AVEVO LITIGATO CON LUI QUELLA SERA! ERIS NON CENTRA NULLA!!-
 -Ma cosa..- mormora Irina, confusa.
-Per una volta mamma, ti prego, guarda oltre al tuo odio! Di cosa ha colpa mia sorella?
 Del tradimento di tuo marito? Della mia fuga? NO!
 Avevo litigato con papà, l'ennesima volta, ed ero stanco. Me ne sono andato via per lui.
Per te.
 Per l'ipocrisia della nostra famiglia!!
Di certo non pensavo che mio padre sarebbe stato così codardo da non spiegarti neppure perché sono andato via!-
 Irina non fiata, forse a malapena respira.
Dopo, si volge verso il marito. -É vero?- chiede soltanto, a fil di voce.
-É vero.- risponde lui, rassegnato.
Poi, per la prima volta, gli occhi di Irina si posano su Eris.
Per la prima volta in una vita, pare notarla davvero.
-E tu.. Perché non mi hai mai detto niente.. Perché ti sei presa tutta la colpa..?-
Eris sorride, mesta.
Ha atteso da una vita che arrivasse il tempo di sentire quelle parole, di prendersi la sua rivincita su Irina.
 Ed ora si accorge che non le importa.
Irina, come tutti loro, è solo l'effetto collaterale di una relazione senza amore.
 Della codardia. Della paura dei pregiudizi di suo padre.
 -Perché stavi tanto bene nella tua bolla di sapone, dentro la tua vita perfetta in cui l'unico problema ero io. Non ho voluto distruggere quella bolla.-
 
E Irina fugge.
 
Irina scappa, se ne va, da suo marito, dalla centrale, da sé stessa, dalla propria vita “perfetta”.
 
 
Ed Eris non può fare a meno che sentirsi dispiaciuta per lei.
-Eris..- mormora Morello, delicato. –Possiamo trattenerla per percosse, se vuoi. E denunciare Christian.-
Ma lei scuote la testa, decisa.
-No. Basta con questa storia. Voglio che tutto questo male finisca qui. E lei, ha già fatto fin troppo per me.-
Morello sorride, gli occhi che luccicano, l’espressione totalmente diversa da quella tormentata, come lei l’ha sempre conosciuto.
Pare quasi una persona nuova, sollevata. Una persona finalmente in pace con sé stessa.
Lo stesso non può dirsi di lei.
Con la guancia arrossata, il corpo tremante, dalla tensione, dall’ansia accumulata durante il giorno, il pensiero che corre alla sua ormai ex migliore amica, a Chris, a tutta la scuola, i sussurri, gli sguardi.
“La puttana di suo fratello.” E anche Irina, non l’ha chiamata forse allo stesso modo?
Lo sguardo di suo padre, deluso, smarrito, sconvolto, la fa sentire in colpa, la fa vergognare.
 
 
In quel preciso istante, l’uomo pare avere un mancamento.
-Mi lascerà..- sussurra, accasciandosi a terra.
-Signor Lancaster!- Morello si affretta a sollevarlo, lo poggia senza problemi su una sedia, mentre Swartz corre a prendere un The con dello zucchero.
-Papà..- mormora Ares, mentre l’uomo pare lentamente riprendersi.
-Io non posso.. non ho più niente.. più nessuno..-
Ares non sa davvero cosa dire. Che si sia ridotto così, quell’uomo che un tempo era suo padre, ad essere lo spettro di sé stesso, lo riempie di tristezza e pena.
Ma dopotutto, se l’è cercata lui.
E forse, di tutta la faccenda, questa è la cosa più triste.
-Ares.. come hai potuto..?-
E Ares capisce. Suo padre li ha osservati, e sa. Ha sempre saputo.
-Noi siamo.. il vostro effetto collaterale.- sussurra sl suo orecchio, con un sorriso malcelato.
 –La causa-effetto di tutto quello che avete scatenato. E gli Errori si pagano, papà.
Si pagano tutti, prima o poi.-
-Dov’è andata?- La voce allarmata di Morello lo distoglie dal prendersi la sua vendetta.
Dallo sguardo allucinato di suo padre, da qualsiasi altra cosa che non sia Lei.
Eris, che non c’è.
-Maledizione, l’ho persa di vista un attimo!- Impreca, Ares.
E si maledice. Eris deve essere stata sconvolta, distrutta, e il maledetto schiaffo di sua madre non ha di certo migliorato le cose.
Se scappa, se decide di scappare via da tutto, di lasciarlo definitivamente, spinta unicamente dalla paura, Ares non potrà mai perdonarselo.
Sono tornato io a riprenderla, si dice, se non fossi mai tornato, tutto questo casino non sarebbe mai successo.
Dunque, spetta solo a lui andarla a prendere.
Forse, dopotutto, Eris vuole solo qualcuno che la salvi. Persino da sé stessa.
E riflettendoci, Ares sa perfettamente dove è andata.
-Ancora quest’ultima prova, Eris, non mollare adesso.- sussurra, pensieroso.
Dopo, incurante di qualsiasi altra cosa, Ares comincia a correre.
Verso di lei, verso la fine, oppure l’inizio, verso il proprio destino.
E ora, tutto è nelle mani di Eris.
 
 
 
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ALLOOORA.. miei cari fanciulli e fanciulle!! Oramai siamo alle battute finali!! E quante cose sono capitate!!
Eris ha affrontato tutta la scuola, e persino Beatrice, che le si è rivoltata contro, Morello, personaggio inatteso, ha dato una svolta inaspettata a tutta la vicenda, e in aggiunta ci si è messa anche la De Carolis!
La nostra Irina, come sempre, si è dimostrata la cara e dolce matrigna a cui tutti vogliamo bene <3
Ma finalmente l’innocenza di Eris durante quella mega litigata che ha fatto scappare Ares è stata dimostrata! E ormai tutti gli altarini sono stati scoperti..
RESTA SOLO LA SCELTA DI ERIS.
Tutto, quindi, dipende dal prossimo capitolo, dove senso di colpa si mischierà al coraggio e all’amore.
Ma cosa deciderà la ragazza?
Vi confesso che sono pronte due versioni del capitolo finale, una “buona”, l’altra un po’ meno!
Fatemi sapere che cosa ne pensate su come debba finire, e prometto che terrò in considerazione le vostre richieste!
(Il minimo, dopo il modo in cui mi avete seguito e appoggiato.)
Dunque.. rimetto tutto nelle vostre mani!
Il prossimo capitolo sarà il finale, l’ending di questa avventura che abbiamo condiviso.
Devo ringraziarvi davvero tanto per aver shippato la Aris, per averla definita una OTP e per tutti i magnifici comlimenti.. vi voglio bene!^^
Il prossimo aggiornamento sarà tra 9 giorni esatti, a presto!!!

 
  
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