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Autore: CreepyGirl97    16/06/2015    3 recensioni
"Una singola bugia scoperta è in grado di creare dubbio in ogni verità espressa."
Yoonmin.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno.

"Haneul non ha bisogno di un babysitter." Jimin prese in braccio la sorella, come a volerla proteggere dall'uomo nero. Oltre ad essere arrossito per essersi ritrovato davanti quel paio di occhi neri, lo guardava di sottecchi, sperando che se ne andasse, ma una minuscola parte di sé, relegata nel più angusto degli angoli, sperava il contrario.
Era bello, cazzo se lo era. Aveva uno sguardo magnetico, che ti faceva venire voglia di fissarlo per sempre e di perderti in quegli oceani oscuri che erano le sue iridi. E il sorriso, cavolo, era così raro che sorridesse, ma quando lo faceva era uno spettacolo. E lo stava facendo anche in quel momento: sorrideva per persuaderlo. E diciamo che era quasi al settanta percento di caricamento.
Jimin scrollò le spalle e tornò a guardare sua madre, cercando di convincersi che Min Yoongi era un nome del cazzo e che il suo sorriso faceva schifo, ma era dannatamente difficile.
"Perché no?" chiese la madre senza capire.
"Perché ha già me." rispose aggrottando le sopracciglia. "Posso farle io da babysitter."
"Ma ti lamenti sempre di non poter uscire con i tuoi amici e ho pensato che..."
"Quali amici?" il ragazzo si pentì subito di averlo detto e si strinse nella giacca della divisa che nascondeva i lividi che portava come trofei di consolazione dopo un incontro andato male. Sua madre aveva ragione. Jimin spesso brontolava perché doveva sempre stare con la sorella, ma lo faceva più che altro perché di voglia di giocare con le bambole non ne aveva proprio, non perché avesse davvero una vita sociale che andasse al di fuori della compagnia di Taehyung.
Velocemente si schiarì la voce e continuò, sotto lo sguardo confuso di sua madre: "Tanto Taehyung deve badare ai suoi, di fratelli, non ha tempo per me."
Gli occhi di Min Yoongi brillarono per un secondo, senza che Jimin ne capisse il motivo.
"Potresti uscire con qualcuno, allora." ipotizzò la donna.
"E con chi?"
"Non lo so, con qualcuno che ti piace."
Jimin arrossì sotto gli occhi divertiti di Yoongi. Sua madre sapeva del suo orientamento sessuale, ma lui non si sarebbe mai concesso di uscire con qualche ragazzo. A parte il fatto che non conoscesse nessun omosessuale, non avrebbe voluto che qualche dipendente di suo padre lo vedesse in atteggiamenti compromettenti con una persona di sesso uguale al suo, prima di andare a spifferare tutto al capo. Lui non aveva idea che suo figlio fosse dell'altra sponda e, molto probabilmente, sarebbe rimasto all'oscuro di tutto ciò per tanto altro tempo.
"Non mi piace nessuno."
Min Yoongi soffocò una risata, mentre guardava la scena curioso. Jimin lo fulminò.
"Non lo voglio qui. Mandalo via." disse appoggiando a terra la sorella e riprendendo in spalla il suo zaino.
"Park Jimin!" sbottò fermamente la donna, alzandosi in piedi. "Chiedi subito scusa!" gli ordinò severa.
"No!" gridò guardandola fermamente. Non era da Jimin disubbidire ai comandi dei genitori. Lei restò lì interdetta e Yoongi si avvicinò alla donna, con la propria cartella in spalla.
"Non importa, signora. Se suo figlio non mi desidera, me ne andrò." disse con quel suo sorriso odioso, tanto che Jimin avrebbe voluto sbattergli la faccia contro il muro.
"No, non preoccuparti. Rimani, sei assunto." gli disse cortesemente la madre. Jimin strinse le dita attorno alla bretella dello zaino, fermandosi con le spalle rivolte verso i due.
"E tu, signorino" riprese più duramente, trapanandogli la schiena con lo sguardo. "Dammi il tuo cellulare. Subito."
Jimin sbuffò e si cavò di tasca il telefono, praticamente lanciandolo sul parquet.
"Posso andarmene ora?" chiese ostico, comprimendo la mandibola. La madre lo guardò salire le scale con gli occhi spalancati dalla rabbia, presa in contropiede dal comportamento del figlio. Entrambi lo sentirono sbattere con violenza la porta e la donna sospirò.
"Mi dispiace, Yoongi." disse accennando un sorriso al ragazzo accanto a lei.
"Non si preoccupi, signora! È la pubertà!" trillò pimpante e Jimin scaraventò una ciabatta contro il muro a quel tono.
'Pubertà sto cazzo!' pensò digrignando i denti e urlando tutta la sua rabbia contro un cuscino.
Dio, quanto gli stava sulle palle...
"Quando inizio?" lo sentì chiedere.
"Subito. Devo uscire per andare al lavoro."
 
~~~
 
Era da almeno un'ora che dalla sua camera Jimin sentiva Min Yoongi fare un baccano terribile con sua sorella. Fanculo sua madre che faceva il turno di notte all'ospedale proprio in quel giorno.
"Smettetela di rompere il cazzo!" gli urlò da sotto le coperte per almeno la quinta volta. Sbuffò e si girò di lato con gli occhi serrati. Si mise la mano sulle orecchie e prima del previsto il caos cessò. Sentì il ragazzo zittire le risatine della sorella nella camera accanto prima di metterla a letto e poi la maniglia della sua stanza venne abbassata da qualcuno all'esterno. Chiuse gli occhi di scatto, fingendo di dormire.
"Lo so che sei sveglio, Jimin." sussurrò aprendo la porta in modo che uno spiraglio di luce gli colpì il viso.
"Ti ho portato da mangiare. Te ne sei restato tutto il tempo in camera e pensavo avessi fame." disse a bassa voce, avvicinandosi al suo letto. Jimin trattenne involontariamente il respiro. "E poi ho anche il tuo cellulare. L'hai quasi spaccato in due." bisbigliò ridente, sfiorandogli accidentalmente la gamba da sopra la coperta. L'altro sussultò e, con il cuore galoppante, scostò velocemente il ginocchio.
Prese il cellulare dalle mani di Yoongi e, per via del buio, sfiorò le dita dell'altro. Arrossì, ma fortunatamente l'oscurità era dalla sua parte. Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Jimin si tirò su a sedere e si ritrovò il respiro caldo di Yoongi sul viso. Sapeva di menta. E lo sentì ancora più chiaramente quando l'altro si chinò su Jimin, sfiorando la guancia con la sua, nel tentativo di accendere la luce. Il suo cuore prese a trottare ancora più velocemente e nemmeno lui sapeva il perché.
'Neanche lo conosci, idiota. Perché cazzo stai battendo così forte?!' chiese mentalmente al suo cuore, picchiandosi immaginariamente.
La luce della stanza gli fece strizzare gli occhi e ci mise un po' per mettere a fuoco la figura di Yoongi seduta davanti a lui, con il vassoio sulle gambe. Jimin si schiarì la voce imbarazzato e prese il piatto di ddeokbokki dalle sue mani, per mangiarne svogliatamente il contenuto. L'altro lo fissava assorto.
"Mi dispiace." sussurrò Yoongi. Quando parlava a bassa voce era dannatamente sexy...
"Eh?" Jimin sembrò cadere dalle nuvole.
"Mi dispiace. Per oggi, a scuola." ripeté.
"Non fa niente. Tanto ormai ci sono abituato."
Lo vide aggrottare le sopracciglia.
"Sono solo idioti." disse serio Yoongi. "Non meritano la tua attenzione."
Jimin non rispose, si limitò a scrutarlo in viso, senza capire a dove volesse puntare.
"E comunque sei stato molto carino." disse velocemente. Jimin arrossì incredulo. Era stato... carino?!
"C-cosa...?" spalancò gli occhi.
"A chiedermelo così, intendo. Certo, sarebbe stato più dignitoso se me l'avessi chiesto a voce, ma anche così è stato molto dolce."
Ma che cazzo stava dicendo?!
Jimin deglutì e lasciò parlare l'altro.
"Quindi... che ne dici di domani dopo pranzo? È sabato, quindi non abbiamo scuola." propose Yoongi.
"Domani devo fare i compiti." disse Jimin cercando di tirare in ballo una scusa credibile.
"Hai tutta la domenica per studiare. E poi fa bene svagarsi, ogni tanto." insistette.
'Smettila! Ancora non l'hai capito che io di uscire con te non ho proprio voglia?!' pensò tra sé e sé sull'orlo di una crisi di nervi, però disse tutto il contrario di ciò che pensava: "Va... va bene."
Non riusciva a confessare che tutto ciò che aveva fatto faceva parte di una scommessa, non davanti a quel sorriso che splendeva tanto da oscurare la luce della camera. Ed era sempre quel sorriso che si allargò quando Yoongi sentì la risposta dell'altro.
"Allora ti passo a prendere domani, verso le due del pomeriggio!"
"No, meglio di no. Troviamoci davanti alla scuola." dirottò i suoi programmi con una smorfia.
"Oh, va bene." disse sbarazzino alzandosi dal letto per uscire dalla camera, ma venne fermato dalla mano di Jimin attorno al suo polso.
"Mi dispiace per prima." sussurrò mentre Yoongi ebbe un fremito a quel tocco. "Sono stato uno stronzo. È solo che..."
"No, non preoccuparti." lo interruppe facendo scivolare la mano nella sua e gliela strinse. "Anch'io avrei reagito allo stesso modo, se non peggio." rise sottovoce e Jimin non fece altro che pensare a quanto gli facessero battere il cuore la sua risata e la sua mano a contatto con la propria.
"Mi dispiace lo stesso." disse con la voce ridotta ad un sussurro strascicato.
"Dormi, ora." gli ordinò dolcemente, lasciandogli la mano penzolante al di fuori del letto.
"Non dirmi cosa devo fare." Jimin aggrottò le sopracciglia e mise il broncio. Yoongi ridacchiò e passò una mano tra i capelli dell'altro: "Fino a prova contraria, sono anche il tuo babysitter."
A quelle parole, il ragazzo nel letto sgranò gli occhi, ma non ebbe il tempo di protestare perché Yoongi si chinò su di lui, solo che Jimin non capì se l'avesse fatto per spegnere la luce o per dargli davvero un bacio sulla fronte. Fatto sta che, se non fosse stato per la luce spenta, Yoongi si sarebbe accorto del rossore clamoroso che divampava sulle guance di Jimin.
'Porca troia.' pensò arrossendo così tanto da sembrare prossimo all'esplosione. Non riuscì a dargli la buonanotte a sua volta, perché era già scomparso dalla sua vista e aveva chiuso la porta dietro di sé.
'Non puoi innamorarti di lui, no.' si disse nella mente, mettendosi lo schermo freddo del cellulare sulle guance e sulla fronte, dove ancora aleggiava l'ombra del piccolo bacio che aveva ricevuto.
'Ti prenderebbero tutti per il culo, finiscila di farti filmini mentali impossibili.'
Ma l'immagine di Yoongi che lo abbracciava e lo baciava sorridente non si decideva ad andarsene.
Fottuto Min Yoongi.
 
~~~
 
Da: Taehyungie Pabo
Mangiamo insieme!
 
Jimin roteò gli occhi: erano appena le undici del mattino e Taehyung pensava già al cibo. Scrisse velocemente una risposta, con la biro ancora tra le dita.
 
A: Taehyungie Pabo
Va bene, devo parlarti di una cosa.
 
Jimin stava facendo i compiti per lunedì, o almeno ci provava. Non era semplice concentrarsi per lui solitamente, ma quella volta era ancora più difficile del normale. Sbuffò quando il risultato di un'equazione di secondo grado non gli riuscì per la terza volta.
'Fanculo la matematica, farò lo spogliarellista da grande' pensò chiudendo il libro di algebra. Il cellulare vibrò in quel momento e si accese la luce dello schermo, segnalando una notifica.
 
Da: Taehyungie Pabo
Ti aspetto tra un'ora! Non fare tardi, mi raccomando.
 
I genitori di Taehyung gestivano un ristorante di ddeokbokki, forse uno dei più famosi della capitale. Jimin aveva sempre pensato che fosse quello il motivo della fame vorace dell'amico. Lo conosceva dalle elementari e lo aveva sempre visto divorare cibo così velocemente da poter essere ritenuto un record mondiale.
Si alzò dalla sedia alla scrivania e scese al piano di sotto, per elemosinare qualche soldi dai suoi genitori. Li trovò in cucina: il padre che leggeva il giornale seduto al tavolo, la madre ai fornelli.
"Oggi esco." disse velocemente, quasi avesse paura di farsi sentire. L'uomo alzò la testa dal quotidiano e lo fissò con un sopracciglio alzato.
"Era ora che ti facessi una vita sociale." commentò aspro.
"Con chi esci, tesoro?" chiese più dolcemente la madre.
"Con Taehyung, mamma."
"Ah." il padre sembrò deluso. "Con l'idiota."
Era quello il problema con suo padre: non gli piaceva che facesse amicizia con persone che non fossero alla sua portata, come li definiva lui. E probabilmente accettava Taehyung solo perché la madre ci metteva sempre un paio di buone parole. E forse era anche per quello che non voleva ammettere la sua omosessualità al padre, non voleva che lui perdesse quella già poca stima che provava nei confronti del figlio. E dire di uscire con Min Yoongi non avrebbe giovato affatto.
"Quando ti deciderai a trovarti una bella fidanzata?" chiese tornando a guardare il suo quotidiano grigio.
'Mai, papà, mai.' gli avrebbe voluto rispondere, ma scelse di rimanere zitto.
"Dovrei presentarti la figlia del signor Choi. Sarebbe l'ideale per te, avete anche la stessa età."
"Certo." sussurrò poco convinto, ma il padre non se ne accorse, troppo occupato a leggere i risultati della borsa di New York.
"Quando esci, tesoro?" cambiò discorso la madre, mettendo mano al portafoglio.
"Adesso. Mangeremo insieme e poi ci faremo un giro. Non so a che ora tornerò."
"Informami nel caso debba venirti a prendere."
Jimin annuì e la donna gli sorrise felice, dandogli poi qualche banconota.
"Sta' attento, mi raccomando."


Il mio spazietto: Zan, zan, zaaaaaaannnnnnn. Eccomi qua, con il primo capitolo ~ Sono davvero grata a tutte le persone che hanno recensito il piccolo prologo di qualche giorno fa. Davvero, vi voglio benee ♥ E nulla, fatemi sapere cosa ne pensate... *fischietta* 

 
   
 
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