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Autore: Freya Crystal    16/06/2015    7 recensioni
- Perché mi hai scelta, Pai? -
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. -
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
- Sì, invece. Perché sei venuto da me? -
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Epilogo


 







<< Non ci provare, l'ultimo è mio! >>
Taruto fece uno scatto per afferrare l'onigiri, ma Kisshu fu più rapido di lui. 
<< Ehy, sei sleale! I giovani hanno bisogno di mangiare di più! >>
Kisshu fece spallucce. << 'Ei 'ovane 'soo quano ti pae a te >>, biascicò, masticando avidamente il cibo in un solo boccone. 
Taruto sbuffò, fissando amareggiato il vassoio vuoto appoggiato sulla sabbia. Era solito cenare all'aperto da quando si erano trasferiti sulla spiaggia di Shirahama. Il gruppo composto dagli uomini aveva costruito delle tende, e tutti si erano accampati poco distanti dalla riva. Cenare sotto le stelle, davanti al fuoco, era decisamente più soddisfacente di mangiare al chiuso nell'angusta cabina di un'astronave. 
<< Smettila di fissarli. Se vuoi conquistare la scimmia malefica, alza le chiappe e vattela a prendere >>, esordì Kisshu, che non avendo più la bocca piena riuscì ad articolare ogni parola con chiarezza. 
Taruto distolse immediatamente lo sguardo da Purin e Touya, intenti a giocare sulla sabbia a uno strambo gioco di carte inventato dal ragazzino. Fece per rispondere a tono al commento inopportuno di Kisshu, ma cambiò idea in un nanosecondo, quando lungo il suo campo visivo comparvero Ichigo e Masaya, che passeggiavano sulla riva mano nella mano. 
A Kisshu quel repentino cambio d'espressione non sfuggì, tuttavia, avendone intuito la ragione, cambiò argomento. << Allora, oggi pomeriggio hai fatto da assistente cuoco al capellone? >>
Taruto parve non averlo sentito. << Guarda un po' da che pulpito viene la predica... >> borbottò, senza smettere di fissare la coppietta. << Dimmi la verità: avresti preferito che quell'umano non si salvasse, o sbaglio? >>
<< Sì, Taruto, ti sbagli. >>
Il giovane alieno si voltò verso il più adulto con aria incredula, sorpendendolo a osservare Ichigo con espressione seria, nelle pupille il riflesso delle fiamme danzanti. 
<< Qell'umano è vivo per miracolo. È vivo grazie a Ichigo. E lo sai il perché? >> Kisshu si volse un istante a fissarlo. Taruto scosse la testa. 
<< Perché l'amore che lega quei due è così forte da avergli permesso di riunirsi dopo due anni di lontananza, dopo che lui era stato dominato da Profondo Blu e da Leroy, dopo che lei era stata quasi uccisa per mano di entrambi... Io non posso competere con quel ragazzo, Ichigo non proverebbe mai un sentimento del genere per me... Quindi, mio caro mostriciattolo >>, Kisshu diede una pacca sulla spalla a Taruto, << mi accontento di vederla felice. >>
<< Chi sei tu, e che ne hai fatto di Kisshu? >> mormorò Taruto meravigliato. << Tu... tu non sei così, sei testardo, possessivo, prepotente! Quello che vuoi te lo prendi, è quello che mi hai appena suggerito di fare con... >>
lasciò la frase a metà, tracciando distrattamente un cerchio sulla sabbia. 
<< Tu sei ancora in tempo con la scimmia malefica, lei è ancora libera>>, replicò Kisshu amaramente. 
Taruto rifletté in silenzio su quelle parole. La frustrazione di colui che le aveva pronunciate era palpabile quanto la sabbia sotto i loro piedi. 
<< Fidati di me, quella è cotta di te, oltretutto quando oggi ho suggerito al fratello della sirenetta di allenarsi con me per conquistarla, non mi è sembrato poi così entusiasta all'idea: parti avvantaggiato. >>
<< Ma tu da che parte stai!? >> sbottò Taruto indignato, facendo sobbalzare Kisshu e dimenticando la tristezza che provava nei suoi confronti. 
La signora Momomiya, che in quel momento stava passando loro davanti con una pentola in mano, lanciò ad entrambi un'occhiata divertita. 
Kisshu aspettò che si fosse allontanata, prima di afferrare Taruto per il colletto del gilet. << Io non sto dalla parte di nessuno, moccioso. Mi diverto semplicemente a incitare entrambi i contendenti per vedere chi ne uscirà vincitore. A proposito, volevo scommettere con Pai... mica sai dov'è finito? >>
Taruto, che stava per tirargli un pugno sulla testa, sentì la rabbia scemare a seguito di quell'ultima domanda. 
 << Oggi non l'ho visto per tutto il giorno. Di mattina stava lavorando alla costruzione della casa, ma poi è sparito improvvisamente... Ora che ci penso anche Retasu non si è più vista... >>
Kisshu lasciò lentamente la presa su Taruto, rimettendolo a posto come un sacco di patate. Lanciò una rapida occhiata all'accampamento, osservando tutti i presenti ed elaborando le informazioni ottenute.  
<< Ma certo. Manca anche il biondino >>, sentenziò col tono di chi ha formulato un postulato di matematica. 
<< Vedi, il capellone sta sbaciucchiando uno strano pezzo di metallo vicino ai fratelli di Purin. Non c'è traccia del piccolo scienziato, e di solito quei due sono sempre insieme, ragione che spesso mi ha portato a pensare che-
<< Ryou e Keiichiro non sono gay, idiota. >>
<< E tu che ne sai, scusa? Bah, in ogni caso qualcosa mi dice che l'assenza di Pai e del biondino hanno a che fare  con la sirenetta. Ricordi cosa ti ho detto a proposito delle verginelle timide? >>
Taruto si picchiò una mano sulla fronte, ritenendo quella domanda indegna di ricevere una risposta. << Comunque il pezzo di metallo che 'il capellone sta sbaciucchiando' si chiama fisarmonica, non è difficile da ricorda-
La percezione di qualcosa di viscido che gli sfiorava il braccio lo fece sobbalzare. 
<< Dannazione, Kisshu! Toglimi questo coso di dosso! Insomma, se Minto non è ancora tornata, valla a cercare e daglielo! >>
<< Taruto, non ti facevo così volgare. >>
Il più piccolo rimase a fissare il mostriciattolo per alcuni secondi in silenzio, poi colse l'allusione. << Ah, Kisshu!  Hanno ragione tutti a darti del pervertito, sai benissimo che non intendevo dire quello che pensi tu! >> 
<< La gelosia nei confronti di quella scimmia ti sta rendendo antipatico come una zitella. >>
<< Falla finita! Ti conosco, sai? Quando ti comporti così significa che stai cercando di non pensare a qualcosa - o a qualcuno - che ti fa stare male. >>
Kisshu incassò il colpo, sfoderando un ghigno. << Non tentare di psicanalizzarmi, non ne sei capace. >>
<< Sicuro? >> lo sfidò Taruto. Improvvisamente, però, rinfonderò gli artigli. Sapeva perfettamente che Kisshu aveva mentito riguardo a Ichigo, e non era cattivo al punto da costringerlo a rivelare i suoi veri sentimenti - anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito. 
<< Ammettilo, Purin ti ha fatto dannare oggi, però ti sei divertito. >>
Kisshu simulò un brivido. << Non dire stronzate, non l'ho affogata in mare solo perché tieni a lei. >>
<< Divertente! >> Taruto respinse il mostriciattolo con una mano, sbuffando. << Kisshu, dannazione! Levamelo di dosso! >>
Il maggiore si alzò in piedi, stiracchiandosi. << E va bene. La lupa e la cornacchia non sono ancora tornate, chiederò al fratello della cornacchia se sa dove sono andate. >>
<< Kisshu >>, lo richiamò Taruto. 
<< Dimmi >>, gli rispose quest'ultimo, prendendo in braccio il mostriciattolo iperattivo. 
<< Nessuno ti obbliga a portare quel coso a Minto, perché lo fai? >>
Kisshu si strinse nelle spalle. << Purin mi avrà drogato, non c'è altra spiegazione. >>
Taruto non rispose. Si limitò ad osservarlo mentre si dirigeva verso Seiji. 
Perché elude sempre le mie domande con delle battutine? 




 
*****




<< Mi dispiace davvero chiedertelo un'altra volta. Credimi... se avessi un'alternativa, non lo fa-
<< Te li taglio domattina >>, sentenziò Zakuro, accorrendo in suo soccorso.
Minto si sentì colta con le mani nel sacco, quando, azzardandosi a lanciarle un'occhiata furtiva, incrociò i suoi occhi blu. Arrossì, sorridendole contenta. 
<< Grazie. >> 
Passeggiavano in riva al mare da ormai un'ora; le fiaccole che erano state piantate lungo il perimetro della spiaggia aumentavano la visibilità notturna, rendendola più ospitale e percorribile. 
Per Minto stare in compagnia del suo idolo si era rivelato piacevole come sempre e l'aveva aiutata a distaccarsi dalla nostalgia. 
<< Quando è stata l'ultima volta che li hai tagliati? >>
Minto fece un rapido calcolo mentale. << Quattro mesi fa, credo. >>
Zakuro la fissò in silenzio per un interminabile manciata di secondi. << Perché hai aspettato così tanto, prima di chiedermelo? >>
L'altra volse il capo verso la fitta vegetazione. << Be'... siccome li lego, non si nota tanto che sono cresciuti, e poi poco tempo fa li hai tagliati a Purin e a Ryou, non volevo seccarti con le mie pretese. >>
Sulle labbra di Zakuro si dipinse un lieve sorriso. 
<< Pensavo fossi rimasta scontenta del risultato finale >>, ironizzò.
Minto si impanicò immediatamente. << Cos- No! No, Zakuro, assolutamente! Sei davvero brava come parrucchiera, e vorrei che rimanessi la mia acconciatrice personale. >> Arrossì una seconda volta. << Sempre che tu lo voglia, certo! >>
<< Mi farebbe molto piacere. Potrei sperimentare questa passione, visto che non potrò più diventare attrice. >>
Minto si incantò a fissare il profilo del suo volto, e scorse un velo di seducente tristezza nelle ciglia abbassate e in quegli occhi persi a fissare il nulla. 
<< Non dire così, Zakuro. Quando la popolazione inizierà a riprendersi, cercherà dei metodi di intrattenimento. Vedrai che il cinema risorgerà! Io so che un giorno tornerò a danzare sul palco, e magari tra una pausa e l'altra di un'esibizione, guarderò il trailer del tuo prossimo film. >>
Zakuro si voltò a guardarla con una strana espressione. << Sai che tutto questo è alquanto improbabile, vero? >>
Minto avvertì una stoccata nel petto. 
<< È come se la popolazione superstite fosse arrivata a cinquant'anni e avesse perso di colpo le sue facoltà intellettive, tornando neonata: siamo tutti neonati incapaci e sperduti che non sanno dove e come ricominciare a vivere. Anche se le cose andassero come dici tu, credi davvero che noi saremo ancora qui, quel giorno? Ci vorrà un secolo per risanare un mondo ribaltato... se non di più. >>
<< Non ci vorrà un secolo se saremo io e te ad aprire una scuola di teatro! >> sputò fuori Minto tutto d'un fiato, animata da una fervida convinzione.  
Zakuro smise di colpo di camminare e si voltò verso l'oceano, placida distesa d'acqua scura, fissando il cielo trapuntato di stelle. 
<< Quando? Come? Con quali mezzi? >>
Minto non demorse di fronte alla sua insofferenza, era certa che fosse solo apparente. 
<< Siamo le Mew Mew, le salvatrici del mondo! Abbiamo diritto a una ricompensa e tale ricompensa potrebbe essere appunto una scuola di teatro, di danza... e, perché no, anche di canto! Gli alieni potrebbero costruirla per noi e io potre-
Zakuro tese le orecchie non appena udì un rumore indistinto in lontananza ed estrasse la spilla Mew dalla tasca dei jeans. 
<< C'è qualcosa che non va? >> le sussurrò Minto.
La modella rimase in ascolto per una manciata di secondi prima di risponderle. << Sembrerebbe di no, ma sta arrivando qualcuno >>, le fece cenno col capo di voltarsi all'indietro e quando Minto lo fece individuò una figura alta e sottile che camminava nella loro direzione. 
Zakuro arricciò il naso. << Cos'è questa puzza? >>
<< Io non sento niente >>, replicò Minto confusa. 
<< Oh cielo, Kisshu ha un...! Mi dispiace ma io me ne vado! >> La modella indietreggiò rapidamente, tenendo tappato il naso tra il pollice e l'indice. 
<< Cosa? Ehy, aspetta, vengo con te! Ti senti male? Ti prego, rispondimi! >>
<< Fermo lì, passerotto! È te che sto cercando. >>
Minto si era precipitata al seguito di Zakuro, ma Kisshu si era materializzato davanti a lei, sbarrandole la strada.
<< Spostati immediatamente o ti amputo gli attributi! >> 
<< Tu non abbandoni mai il tuo spirito dittatoriale? >> 
le chiese Kisshu, camminando all'indietro per intercettare i suoi passi. 
<< Mi stai forse  bloccando il passaggio!? >>
<< Rilassati, probabilmente la tua amica con l'olfatto da lupo se ne è andata perché non sopporta il suo odore... In effetti, non è il massimo nemmeno per me. >>
<< L'odore di- Un momento... Adesso la sento anch'io la puzza. >>
Gli occhi chiari di Minto, lampeggianti di rabbia, si abbassarono con la sensazione di essere osservati da una seconda presenza, e si fermarono all'altezza delle braccia di Kisshu, rimanendo immobili e sbarrati.  
<< Non siamo riusciti a lavarlo, si dimenava di continuo schizzandoci l'acqua addosso e alla fine abbiamo desistito dall'impresa. >>
La ragazza trattenne il respiro, rilasciando immediatamente ogni tensione muscolare. 
Non udì nemmeno le parole di Kisshu. 
Continuò semplicemente a fissare ciò che lui teneva in braccio. 
<< Però, tutto sommato, devo dire che è carino. >>
<< Chi l'ha trovato? Dove? >> esordì infine Minto, dopo quelli che le parvero secoli. 
<< È stata un'idea di Purin, l'abbiamo trovato oggi pomeriggio insieme al bimbo occhialuto in un quartiere disabitato. >>
<< Dove? >> ripeté Minto. 
<< Insomma, che t'importa! Credo fosse Shibuya, o almeno quello che ne è rimasto... Comunque è per te. >>
Minto alzò gli occhi su di lui, incredula. 
<< Per... me? >>
Kisshu sbuffò, alzando gli occhi al cielo. << Sì! In che lingua devo dirtelo? >>
La ballerina abbassò nuovamente lo sguardo. Un paio di pupille vigili e brillanti la fissarono vispe e curiose di rimando.
Nero. Nero come la pece.
Piccolo, il muso sottile e l'espressione buffa, sporco di fango e terra sulle zampe, un buco all'orecchio destro, probabilmente causato da un morso.
Un cane. 
<< Non ti piace? >>
Minto diede le spalle a Kisshu, puntando lo sguardo all'orizzonte. 
Rabbia, tristezza, amarezza. Tutto tornò a galla. 
<< Non lo voglio. >>
Mikey. 
<< Portalo via, Kisshu. >>
<< Cosa? Purin mi ha detto che te ne intendi di cani, se riesci a fargli il bagno la puzza spa- 
<< Ho detto che non lo voglio! >>
L'alieno rimase in silenzio. Osservò le esili spalle della ragazzq tremare lievemente, e in quel momento ebbe la certezza che non si sarebbe pentito se avesse seguito il suo istinto. Avanzò di alcuni passi verso di lei, annullando la distanza che li separava, e le posò una mano sulla spalla. 
Entrambe smisero di tremare. 
<< Mi piacerebbe vederti sorridere ogni tanto, non di quei sorrisi sarcastici, ma di quei sorrisi sinceri, sentiti, che per ognuno di noi si presentano raramente. Te lo meriti. Lascio qui la palla di pelo. Sono sicuro che cambierai idea. >>
Kisshu posò il cane sulla sabbia e s'incamminò nella direzione opposta senza voltarsi. Incontrò gli occhi di Zakuro, la quale aveva assistito alla scena in disparte e quando le passò davanti, scorse il lieve sorriso che le incurvò le labbra. Avvertì uno strano senso di soddisfazione nascere in lui. Agitò la mano in segno di saluto alla Mew lupo e si avviò verso l'accampamento, camminando a braccia incrociate dietro alla nuca. 
Zakuro seguì la sua figura che si allontanava, finché non udì il suono di un singulto. 
Quando si voltò verso Minto, vide che era scoppiata a piangere. 
Tra le braccia stringeva il piccolo cane nero.  
 



 
*****




Non c'era nessuno in spiaggia, tutti erano andati a dormire, chi nelle tende, chi sull'astronave. L'unico suono udibile, monotono e incessante, era quello delle onde che si infrangevano sulla riva. 
Pai lanciò un ultima occhiata ai resti di un falò ormai spento, prima di lasciarsi alle spalle l'accampamento. La stanchezza comportata dal lavoro di quella giornata non gli gravava sulle spalle, sentiva solamente un vuoto. Ogni sera, per anni, aveva avuto un motivo per svegliarsi il giorno successivo: l'addestramento militare che gli avrebbe permesso di sbarcare sulla Terra, l'attuazione di un piano per sconfiggere le Mew Mew e riprendersi il pianeta, infine - per opera di un destino impensabile - la ricerca di un modo per eliminare Profondo Blu, colui che un tempo era stato il suo sovrano. 
Ogni sera, per anni, aveva avuto uno scopo, una missione che lo aveva distolto dal vuoto della sua vita. 
Quella sera Pai sentiva di non avere niente. Non sarebbe riuscito a dormire, ne era certo. Se non aveva più un motivo per svegliarsi la mattina, a cosa gli sarebbe servito riposarsi? 
Per cosa stava vivendo? 
Aveva Taruto. 
Aveva Kisshu. 
Aveva un incarico di ufficiale militare da accettare, ma non sapeva di che farsene. Non voleva più stare in prima fila. Voleva vivere una vita che fosse solo sua, non più in funzione di qualcuno. 
Suddito di Profondo Blu, schiavo della guerra, orfano di madre e padre... 
Basta. 
Non gli era mai importato di essere solo. 
Fino a quando non l'aveva incontrata. 
Aveva ripudiato l'attrazione che esercitava su di lui, rifiutato i sentimenti che gli innescava, respinto a se stesso l'ammissione di amarla. Cos'èra l'amore? Poteva saperlo lui?  
Era pronto per provarlo?
La luna era alta nel cielo, si stagliava davanti a lui, luminosa e derisoria.
È inutile negarlo, tra di loro non c'era mai stato solo un legame di squadra. 
Pai cercò di scacciare quei pensieri che si erano annidati in lui e che, come un'eco crudele, riaffiorarono spontaneamente vividi alla sua memoria.

<< Qualunque cosa ci sia stata, Mew Retasu, ho capito che non proseguirà mai più. Sei innamorata dello scienziato, non è così? >>
Retasu abbassò la testa con aria - dispiaciuta? - afflitta? 
Aveva davvero importanza saperlo?
Pai la osservò con insistenza mentre si torturava le dita in grembo, finché non la vide prendere un profondo respiro e alzare gli occhi su di lui. 
<< Ho fatto la mia scelta. Non posso negare quello che c'è stato fra noi, ma non posso nemmeno negare quello che provo per Ryou. Vedi, io... in un modo o nell'altro è sempre a lui che sento di voler appartenere... >>, i suoi occhi furono attraversati da un velo di dolorosa tristezza, << Preferisco restare sola piuttosto che prendere in giro me stessa tra le braccia di un'altro, anche se quelle braccia potrebbero essere le tue. >>
Pai continuò a fissarla ostinatamente, senza lasciar trapelare un briciolo di emozione.
<< Mi dispiace di averci messo tanto a capirlo. Mi dispiace di averti coinvolto. >>
Vuoto. 
Semplicemente vuoto.
<< Pai... di qualcosa, ti prego. >>
Retasu avanzò di qualche passo verso di lui. Rimanevano pochi metri a distanziarli. 
<< Vattene. >>
La Mew Mew si bloccò improvvisamente. Riaprì la bocca per dire qualcosa, ma lui la frenò.
<< Ho detto vattene. Ora che mi hai fatto il tuo discorsetto puoi metterti l'animo in pace. Non preoccuparti per me, risulteresti più irritante di così. >>
<< Mi dispiace, Pai. >>
Furono le ultime parole che sentì mormorare da quelle labbra che un tempo erano state sue. Un tempo che gli sembrava falsamente lontano, ma che sapeva essere ormai irraggiungibile. 
Ascoltò il rumore dei suoi passi mentre si allontanava e per ognuno di essi avvertì una stoccata nel petto sempre più violenta. 

La luna era sempre lì, sospesa in un cielo senza stelle, a fissarlo con ostinata insistenza. 
In fondo è anche colpa mia. Sapevo che innamorarmi di un'umana avrebbe portato solo guai, ma ho comunque ceduto all'istinto, mostrandomi debole. Questa è la punizione che mi merito. 
L'ho sempre saputo, in fondo, di essere secondo a quel... quel...!
Un fulmine si infranse nel cielo. 
Perché? Perché provava tutta quella rabbia, perché aveva il desiderio impellente di distruggere ogni cosa? 
Scagliò un altro fulmine in cielo, poi un altro e ancora un altro, verso quella luna perfetta e immobile che osava assistere al suo tormento. La rabbia e l'amarezza che sentiva scalpitavano mute in lui, si infrangevano nel nulla proprio come quei fulmini, infinite, incurabili, vane. 
Pai lanciò il ventaglio sulla sabbia, lontano da sé. Diede un calcio al nulla e maledisse se stesso per averla baciata quel giorno lontano nel cortile del suo liceo, maledisse se stesso per averlo fatto ancora, per averla desiderata e perché continuava a farlo, nonostante tutto, e maledisse lei perché era così pura, così dolce e così maledettamente onesta con se stessa.
Mew Retasu. 
Forse, se lei non avesse dato ascolto al suo cuore, lui avrebbe potuto conquistarla lentamente. Lentamente, ma ci sarebbe riuscito.
Ne sei sicuro? Sei sicuro di essere pronto ad amare? L'hai mai voluto?
Pai non avrebbe saputo trovare risposta a quelle domande, non ancora, ma era certo che non avrebbe mai dimenticato quell'umana. 



*****



Una leggera pressione sulla sua guancia fu sufficiente a svegliarla. Retasu emise un mugolio infastidito e si rigirò su un fianco, nascondendo il viso sul cuscino; i primi raggi di sole cominciavano a filtrare attraverso la tenda, minacciando di disturbarle il sonno. Dormire all'aperto le piaceva perché le permetteva di sentirsi a stretto contatto con la natura, ma aveva anche i suoi lati negativi, specie se la tenda la si divideva con qualcuno. 
Sobbalzò, spaventata e intontita, non appena avvertì un colpo al fianco, ma riprese a respirare regolarmente quando capì che si trattava di una mano abbattutasi su di lei a peso morto. Proprio quando stava per rilassarsi ricevette una pedata sul polpaccio. Protestò con un gemito e, ormai completamente sveglia, si voltò verso la sua compagna di "stanza". 
Ichigo dormiva a bocca aperta, supina, braccia e gambe aperte, la testa ciondolante protesa verso di lei. Succedeva così ogni volta: lei si allargava e iniziava involontariamente a malmenarla; a giudicare da come si contorceva avrebbe potuto occupare tranquillamente tutto il posto di un letto matrimoniale. Ma che razza di sogni faceva?  
Retasu si scansò appena in tempo prima che Ichigo, effettuando un rapido scatto con cui si mise in posizione fetale, potesse affibbiarle una ginocchiata. Sospirò sconsolata e si alzò a sedere, conscia del fatto che non sarebbe più riuscita a dormire. Reprimendo un enorme sbadiglio si stropicciò gli occhi ciposi e tentò di districarsi dalle coperte senza rimanervi incagliata. 
Tentò.
<< Miseriaccia...! >> sussurrò con voce stridula prima di cadere in avanti. 
L'attrito fu fortunatamente dolce grazie alla sabbia e Ichigo non si mosse neppure quando Retasu le toccò un piede. Quest'ultima si rimise goffamente in piedi e scostò un lembo della tenda per uscire, ma così facendo si ritrovò di fronte a Kisshu sul punto di fare la stessa cosa. 
<< Giorno! Stavate girando un porno? >>
Retasu avvampò di fronte a quella spudorata quanto improvvisa domanda che decisamente non rientrava nella lista di quelle prevedibili. 
Aveva dimenticato che con Kisshu funzionava diversamente.
<< Stavi venendo a sbirciare? >> mormorò Retasu, richiudendo il lembo di tenda. 
Non capiva perché si  ostinasse a parlare piano con chiunque, quando tutti sapevano che Ichigo non si sarebbe svegliata nemmeno con una cannonata. 
Kisshu inarcò un sopracciglio con aria maliziosa. << Tutti quei movimenti mi avevano insospettito, sai... si vedevano le vostre ombre. >>
Retasu diventò dello stesso colore dei capelli di Ichigo e abbassò la testa con aria imbarazzata, ma subito parve cambiare idea e andò a incrociare gli occhi dell'alieno, fregandosene altamente di essere davanti a lui in pigiama.
<< Non pensi che Masaya e Shintaro avrebbero potuto vederti entrare nella tenda? >>
Kisshu fece spallucce. << Il gallinaccio si è già messo al lavoro con l'edificazione della casa, mentre Masaya, tonto com'è, non se ne accorgerebbe neppure. >>
<< Kisshu! >> esclamò Retasu allibita.
<< Eddai, stavo scherzando! In realtà cercavo te. >>
<< Me? >> La ragazza rimase piuttosto sorpresa, anche se da un lato ne intuì il motivo. 
Kisshu annuì. << Volevo chiederti se sai dov'è Pai. Io e Taruto non lo vediamo da ieri mattina. >>
Ecco, appunto.
Retasu distolse lo sguardo, mortificata. << Non ho idea di dove sia, Kisshu. Mi dispiace, temo sia colpa mia se non si è più fatto vivo. >>
L'alieno le lanciò un'occhiata eloquente. << Capisco. L'importante è sapere che non l'hanno rapito. Mi sei stata d'aiuto. >> 
 << Fermo, fermo, fermo! Daaark! >> 
Nessuno dei due ebbe il tempo di aggiungere altro. L'alieno fu sufficientemente rapido da teletrasportarsi a distanza di sicurezza, mentre Retasu rimase in balia del ciclone diretto verso la tenda. 
<< Oh, santo cielo! Retasu, mi dispiace! >>
Una trafelata Minto aiutò la ragazza a rialzarsi, che nel giro di mezzo secondo era misteriosamente caduta, mentre una voce familiare si prodigava in imprecazioni più che giustificate. La tenda si era rovesciata, rivelando un Ichigo spettinata e alquanto alterata per il brusco risveglio a cui era stata sottoposta. 
<< Ma che cavolo...! >>
<< Ichigo, falla finita, è ora di alzarsi! >> ordinò Minto con le mani sui fianchi. 
<< E per quale motivo ho dovuto farlo in questo modo, mammina!? >>
<< È sempre un piacere vederle battibeccare, non immagini gli scenari che mi si profilano alla mente >>, mormorò Kisshu a Retasu, rimessasi in sesto. 
<< Non li voglio sapere, grazie. >>
L'alieno alzò gli occhi al cielo, mentre Ichigo e Minto continuavano a litigare. << Guarda che stavolta sei stata tu a pensare male ingiustamente. >>
<< Ma che cavolo... Minto! Quello è un cane!? >> Ichigo puntò un dito verso la piccola palla di pelo saltellante ai piedi di Kisshu. 
Retasu abbassò lo sguardo e solo allora notò l'esserino scodinzolante che fissava l'alieno con occhi speranzosi. 
<< Oh, com'è tenero! Ma ha un buco all'orecchio, poverino... è tutto smozzicato! >>
<< L'abbiamo trovato così >>, si limitò a spiegarle Kisshu, mentre Minto spiegava a Ichigo che il cagnolino aveva rovesciato la tenda per inseguire proprio quel 'rincitrullito'.
<< Si è fissato con questo depravato! Forse Dark l'ha scambiato per la figura materna, visto che è stato lui a trovarlo e portarlo qui. Mi spiace che abbia urtato il paletto portante della vostra tenda e che ti abbia fatta cadere, Retasu. >>
Ichigo si districò furiosamente dalle coperte, rivelando ai presenti il pigiama con le fragole, e balzò in piedi, improvvisamente energica. << Si può sapere perché hai chiesto scusa solo a le- Oh, cavoli... È così carino! >>
La vista del cagnolino che si rotolava giocosamente sulla sabbia le fece dimenticare il motivo del suo malumore mattutino. Retasu si accucciò sulla sabbia e gli solleticò la pancia. << Questo è chiaramente un cucciolo di dobermann, è raro vederne uno in Oriente. Dove l'hai trovato Ki-
Non finì la frase perché l'alieno era già finito nelle grinfie di Minto che lo stava incolpando per l'accaduto. 
<< Non posso fare un passo senza che Dark ti segua ovunque. Se sai che fa così, evita di metterti vicino a qualunque oggetto contundente o una tenda, onde evitare che la rovesci! >>
<< .. disse quella che il cane non lo voleva! >>
Retasu e Ichigo si lanciarono un'occhiata eloquente. Il siparietto tra la loro amica e l'alieno continuò ancora per un po', finché Minto non si chinò a prendere Dark in braccio e se ne andò, sentenziando. << Ragazze, se volete consocerlo, ci vediamo nella mia tenda dopo colazione. >>
Le due rimasero a fissarla con aria incuriosita mentre Kisshu la tallonava, continuando a stuzzicarla imperterrito e attirando così l'attenzione del cucciolo.
<< Non trovi che ci sia un certo feeling tra quei due? >> esordì infine Ichigo.
Retasu le sorrise misteriosamente. << Sono d'accordo. >>
<< Perché hai quella strana espressione? Sai qualcosa? Mi spieghi cosa centra quel cane? >>


<< Sono sorpresa, devo ammetterlo! >>sbottò Ichigo quando Retasu ebbe finito di raccontarle. Avevano rimesso a posto la tenda e si stavano vestendo per andare a fare colazione.
<< Purin è stata geniale! E che dire di Kisshu? Chi se lo aspettava che avrebbe collaborato... anche se, devo ammetterlo, i suoi occhi hanno una luce nuova quando  guardano Minto. >>
Retasu finì di abbottonarsi la camicetta e alzò lo sguardo su di lei. Ichigo le sorrise. << Conosco bene Kisshu, ormai so leggere i suoi stati d'animo dietro ai suoi sorrisi e alle sue battute, so riconoscere quando è felice davvero e quando non lo è. Lui non se ne è ancora accorto, ma con Minto si diverte parecchio. >>
<< L'ho notato anch'io, specie in questi giorni. Nonostante gli impegni con l'esercito calipsiano, Kisshu è spesso insieme a Minto e devo dire che non percepisco... ecco, quell'ossessione che aveva -
<< Per me, esatto >>, venne in suo soccorso Ichigo,<< hai ragione, Retasu. Sono convinta che a Kisshu farà bene stare con Minto e a Minto farà bene stare con Kisshu: lei lo metterà in riga e lui l'aiuterà ad essere meno snob. >>
Retasu spalancò la bocca per ribattere ma la risata di Ichigo fu contagiosa e la fece desistere dall'impresa.
<< Che tristezza questo cibo scadente e poco sofisticato! Kei ce la mette tutta per creare qualcosa di nuovo ma vogliamo parlare della charlotte?, o delle crêpe? E che dire delle ostriche? Ah, quanto mi manca la cucina a cui ero abituata un tempo! >>
<< Ichigo, smettila! >> riuscì ad articolare Retasu tra le risate. 
La perfetta imitazione di Minto, accompagnata da gesti e sguardi inconfondibili, avrebbe potuto fare di Ichigo una perfetta attrice. 
<< Ma dico io, ti rendi conto che i miei non vogliono farmi dormire assieme a Masaya? >> cambiò argomento la rossa, dopo che le risate furono scemate, << con tutto quello che abbiamo passato ho la terribile paura di perderlo da un momento all'altro, non lo capiscono quei due? >> concluse, finendo di ripiegare il pigiama con stizza. << Ah, accidenti! Sembra che ci sia passato sopra un elefante! >>
<< Dammi qua, faccio io >>, si offrì Retasu gentilmente, prendendo la sua maglietta. << Forse temono che alla vostra età sia troppo presto per... Insomma, almeno così sei sicura che tuo padre non rimanga appostato tutta la notte davanti alla tenda per controllare che sia tutto in ordine. >>
<< Ma non è giusto! >> protestò Ichigo, << Insomma, non nego di sentirmi in imbarazzo al pensiero, però amo Masaya e non ho paura di lui! Dopo quello che abbiamo affrontato posso avere paura di amarlo e di essere amata? Posso pensare che sia giusto aspettare quando ho imparato che nella vita le cose possono sfuggirci da un momento all'altro? Posso? >>
Retasu finì di piegarle la maglietta del pigiama e la osservò con aria comprensiva. << Quanto ti capisco, Ichigo... >>
<< Ho deciso, ne parlerò con Masaya! In fondo la spiaggia è grande, basterà inventarsi una scusa per giustificare la nostra assenza... Magari tu e le altre potreste coprirci le spalle! >> Ichigo le afferrò le mani con aria speranzosa mentre Retasu rifletteva sul da farsi con aria titubante. 
<< Eddai, Retasu, ho bisogno del tuo aiuto! Se tu fossi al mio posto dovresti svignartela da genitori molto più discreti e riservati dei miei, io invece sono in difficoltà con i mie - Perché sei diventata tutta rossa? >>
Ichigo si interruppe di colpo e scostò a tradimento una ciocca di capelli dal viso di Retasu, accorgendosi della sua espressione di evidente di disagio.
<< Aspetta, aspetta... Tu mi nascondi qualcosa! >>
L'amica le diede immediatamente le spalle, cercando di nascondersi.
<< M-ma no, che vai a pensare... >>
Ichigo le si parò di fronte sfoderando un sorriso furbo. 
<< Le bugie non le sai proprio raccontare. Tu hai combinato qualcosa di illecito e non me lo vuoi dire. >>
<< CHE COSA!? >> squittì Retasu, tappandosi subito dopo la bocca per impedire a se stessa di urlare ancora. 
Ichigo le puntò il dito contro, vittoriosa. << Lo sapevo! E sentiamo, con Ryou o con Pa- 
<< Zitta! Zitta! Zitta! >>
La rossa si ritrovò una mano premuta sulla bocca e la faccia di Retasu a pochi centimetri dalla sua che la fissava con sguardo implorante. 
<< Ti prego, sta zitta! Non voglio che nessuno ci senta! >>
Ichigo fece un cenno affermativo col capo e a quel punto Retasu ritenne di poter abbassare la guardia con assoluta certezza. 
<< Quindi che cosa hai fatto? Ops, scusa, scusa, scusa! Parlo piano! >>
Ichigo incrociò le dita in attesa di una risposta. Retasu rischiò l'infarto di fronte a quella domanda insistente, ma nei secondi successivi avvertì solo un senso di gioia e leggerezza, perché parlare di quelle cose con la sua amica la fece sentire una ragazza normale, una ragazza che non aveva affrontato una guerra che si confidava con un'altra ragazza normale. 
<< Non ho fatto niente di... illecito. >>, s'affrettò a specificare. << Però... >>
<< Però? >> la incitò Ichigo. 
<< Però ieri sera mi sono decisa a dichiarare i miei sentimenti a Ryou. >>
Ichigo spalancò la bocca e non osò fiatare.
<< Non posso credere di averti zittita. Cosa c'è? >>
La rossa si ricompose, seppur con fatica. 
<< Onestamente pensavo che l'avessi già fatto. >>
<< Come, scusa? >> 
Di fronte a quella considerazione Retasu sentì la curiosità sostituirsi all'imbarazzo. 
<< Vedi era da un po' che io, Minto e Purin pensavamo a una relazione clandestina tra te e Ryou. >>
Fu il turno di Retasu di spalancare la bocca. 
<< Ci siamo accorte che Ryou era geloso di Pai e poi quando tu sei... quando sembravi morta... loro due si sono quasi messi le mani addosso. L'avrebbero fatto, se non fosse stato per il tuo fratellino. >>
Retasu assimilò quell'informazione col respiro congelato.
Oh, Touya...
<< Abbiamo pensato che Pai stesse biasimando Ryou per non averti protetta, visto che stavate insieme. >> 
Le parole di Ichigo la colpirono nel profondo, suscitandole un'emozione strana, eppure piacevole. 
<< Perché tu, Minto e Purin vi siete fatte questa idea su me e Ryou? >>
Ichigo sbatté le palpebre con aria sinceramente confusa. << Mi prendete tutti in giro perché sono tarda a capire certe cose, ma tu sei pure peggio di me! >>
Retasu represse una risata nervosa. 
<< Ci siamo accorte che Ryou aveva iniziato a guardarti in un modo diverso dal solito, mentre tu mettevi delle distanze tra te e lui con i gesti, come se non volessi farti scoprire, ma, perdonami se te lo dico, te lo si leggeva in faccia quanto eri in imbarazzo davanti a lui... come se, appunto, stessi nascondendo una relazione clandestina! Per non parlare di Pai, quando c'era lui l'atmosfera s'appesantiva come piombo! >>
Retasu si sentì una completa cretina. Una completa cretina per non aver creduto alle sue sensazioni e per aver dubitato della sincerità di Ryou.  
Le parole che lui le aveva rivolto la sera precedente riaffiorarono nella sua mente come se le avesse registrate.
"Ero troppo preso dal mio interesse per Ichigo per accorgermi che quello che ho sempre voluto era davanti ai miei occhi."
"Quando l'ho capito non me la sono sentito di fare un passo verso di te. C'era la guerra a cui dovevamo pensare."
"Poi ho trovato quel diario e ho creduto che nel tuo cuore ci fosse spazio solo per Pai. È stato questo a frenarmi completamente. Non volevo essere secondo a nessuno, non di nuovo."
<< Ehy... ci sei? >>
Il tono di Ichigo si era fatto basso e serio. Retasu sussultò, riportando lo sguardo su di lei, ma senza vederla realmente. 
Ero troppo preso dal mio interesse per Ichigo per accorgermi che quello che ho sempre voluto era davanti ai miei occhi.
Ci siamo accorte che Ryou aveva iniziato a guardarti in un modo diverso dal solito, mentre tu mettevi delle distanze tra te e lui. 
Per non parlare di Pai, quando c'era lui l'atmosfera s'appesantiva come piombo!
Mi prendete tutti in giro perché sono tarda a capire certe cose, ma tu sei pure peggio di me! 
<< Retasu...? Sei ancora sintonizzata su questo pianeta? >>
<< Grazie, Ichigo. >>
La rossa tirò un sospiro di sollievo. << Oh, bene, sei ancora tra noi. Ma perché mi hai ringrazia- Ehy! Dove stai andando? >>
Sporse la testa fuori dalla tenda e vide Retasu scavalcare la sagoma di Dark senza problemi - per poco non credé di avere avuto un'allucinazione -, mentre Kisshu, Purin e Taruto si litigavano una pallina. Osservò la sua figura che si allontanava a passo spedito verso una direzione ignota, chiedendosi cosa fosse scattato nel suo cervello per farle dire "grazie", ma le urla improvvise di Minto la distrassero. 
Kisshu si stava dirigendo verso di lei. Verso la tenda. Dark lo stava inseguendo. 
<< No no no no! Kisshu, abbiamo appena rimesso a posto la ten- 
Ponf.
<< ... IO TI AMMAZZOOOO! >>



 
*****




Uno. Due. Tre. Quattro. 
Solitamente non faceva caldo alle sette di mattina, ma quel giorno il sole aveva voluto fare un'eccezione. L'afa cocente incendiava la sabbia, creando nell'aria un'illusione ottica che rendeva la vista sfocata. 
Cinque. Sei. Sette. Otto.
Anomalie simili erano imputabili al surriscaldamento globale - una delle tante, imperdonabili azioni dell'uomo.
L'acqua cristallo aveva risanato appena in tempo un mondo destinato allo sfacelo. 
Nove. Dieci. Undici. Dodici.
Per quanto Pai si sforzasse di vedere del buono in quella razza di stolti, non riusciva a non odiarli. 
Tredici. Quattordici. Quindici. Sedici. 
Tranne alcuni, ma quella era una storia vecchia, ormai. Presto se ne sarebbe andato da quella spiaggia, presto gli avrebbe detto per sempre addio.
Diciassette. Diciotto. Diciannove. Venti. 
Il sudore gli imperlò la fronte, ma Pai continuò imperterrito le trazioni alla sbarra, inconsapevole di necessitarne più per bisogno mentale che fisico.
Pensieri martellanti, ricordi dimenticati riaffiorati alla memoria, attimi crudelmente vividi da cancellare, emozioni amare. Non era da lui perdersi in tutto questo. 
Un fastidioso bruciore pungente lo investì all'altezza del petto. 
Pai scattò a terra, in posizione di guardia, e intravide un disco rotante sibilare nel vento e andare a scagliarsi sulla corteccia di un albero. Riconobbe l'oggetto che lo aveva colpito. Spazzando rapidamente via il rivolo di sangue colatogli sul petto nudo, scandagliò ogni anfratto della spiaggia che gli risultava visibile. 
<< Ma porca miseria! >> 
Voltò la testa in direzione di quella voce intrusa, pronto all'azione, ma non appena vide ciò che gli si era presentato alla vista rimase di stucco.
<< Quello stramaledetto disco rotante è difettoso, mi è sfuggito di mano! >>
Lunghi capelli violetti legati in una treccia e grandi occhi dorati - fin qui era tutto nella norma, ma per quanto riguardava l'abbigliamento...
Che razza di abominio ho di fronte!?
Top sfilacciato di colore bianco, pantaloncini neri e scarpe basse del medesimo colore: era vestita come un'umana. 
Una calipsiana vestita come un'umana.
<< Ti è venuta una paralisi per caso? Va bene che ho le tette grosse, ma smettila di fissarle, non te le faccio toccare solo perché ti ho ferito involontariamente ! >>
Pai si riscosse dai suoi pensieri e a quelle parole cambiò colore in viso. << Non stavo guardando quelle >>, scandì a mezze labbra, << gradirei delle scuse, visto che mi hai colpito. >>
La calipsiana fece ricadere lo sguardo sulla ferita trasversale che gli aveva procurato sul petto, poi alzò lo sguardo su di lui con ostentata sfacciataggine.
<< Non mi sembra che tu sia delirante o in fin di vita, quindi non ti devo delle scuse, anche perché non l'ho fatto apposta. Te l'ho detto poco fa, mentre mi fissavi le tette, che il disco è difettoso. >>
Le narici di Pai fremettero. << Non te le stavo fissando, stupida ragazzina, come te lo devo dire!? >>
La calipsiana assunse un'espressione torva e le sue iridi si accesero di una tonalità insolita. << Sono la figlia del generale Silas, brutto musone!, perciò attento a come parli! >>
Un refolo di vento, forse il primo della giornata, investì Pai in pieno viso, ma il surriscaldamento del suo corpo dovuto alla rabbia crescente gli impedì di beneficiare del sollievo che avrebbe dovuto portargli. Immobile, pericolosamente immobile: ecco come rimase. Chiunque, nessuno escluso, avrebbe ricordato all'improvviso di avere un contrattempo e si sarebbe defilato con finta nonchalance dalla sua temibile figura  - sì, anche Kisshu. 
La calipsiana, invece, rimase a fissarlo con aria di sfida, per nulla pentita di ciò che gli aveva appena detto, i pugni contratti e il mento altezzosamente sollevato. 
<< Ascoltami bene, mocciosetta, ti conviene sparire molto velocemente dalla mia vista. >>
Il tono di Pai fu gelido e lapidario.
<< Tsè, non credere che siccome hai contribuito a eliminare Leroy piegherò la testa e farò remissivamente ciò che mi dici. >>
Cosa? Quell'odiosa mocciosa sapeva chi era? Lo sapeva e nonostante tutto aveva osato mancarlo di rispetto? 
<< Come diavolo sai che ho contribuito a eliminare Leroy? >>
La calipsiana incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo con aria scocciata.
<< Sei Pai Ikisatashi, la tua foto era su tutti i manifesti dei ricercati dall'esercito: eri il primo sulla lista >>, inarcò le sopracciglia in un gesto eloquente, assumendo un'espressione tronfia, << ti avevo immaginato più sveglio e... perché no, anche più attraente... però capita anche a me di sbagliare - rare volte, ma comunque capita. >>
Pai le puntò contro il ventaglio con uno scatto repentino del braccio, gli occhi d'ametista lampeggianti d'ira. 
<< Ti ho ascoltata abbastanza, figlia del generale Silas. Adesso sparisci, o tornerai da tuo padre con un arto in meno rispetto a quando l'hai salutato. >>
Gli occhi della calipsiana saettarono sul ventaglio e in quell'istante la sua espressione tronfia parve vacillare, ma si trattò solamente di un'impressione errata di Pai, perché subito dopo il suo viso si contrasse nello sforzo di trattenere una risata - risata che si manifestò ben presto. Udendo quel suono, per poco Pai non dimenticò il motivo della sua rabbia. 
<< Seriamente? La tua arma è un ventaglio? >>
L'alieno rimase immobile, provando un misto di confusione, rabbia e fastidio di fronte a quella reazione sfrontata. 
<< Il salvatore del mondo ha come arma un... ventaglio? Sarebbe più credibile la fionda di mio fratel-
<< Ora basta! Dimmi chi diavolo sei, cosa diavolo vuoi e poi sparisci dalla mia vista! >> 
La calipsiana cambiò espressione con una rapidità soprendente persino per un attrice e portò le mani sui fianchi. << Mi chiamo Cassiana, sono qui in qualità di ambasciatrice del generale Silas per offrire a te, Kisshu e Taruto Ikisatashi l'incarico di Generale Celeste. Mi sono auto-proposta per l'incarico- 
<< ... e avresti fatto meglio a evitarlo >>, replicò Pai in tono seccato.
<< ... così mi sono teletrasportata qui per farvi la richiesta di persona. >>
L'alieno inarcò un sopracciglio con aria scettica, senza smettere di puntarle contro il suo prezioso ventaglio. 
<< E come sapevate che io, Kisshu e Taruto eravamo qui? >>
Cassiana sbuffò. << Mi prendi in giro? Mio fratello Danz aveva informato Kisshu del mio arrivo due giorni fa, non lo sapevi? >>
L'espressione indecifrabile di Pai le apparì sufficientemente comprensibile. Cassiana sospirò, ravviandosi la treccia dietro alla spalla. << Ora si spiega la tua aria da semi-rincoglionito appena mi hai vista. >>
<< Elettrosiluro! >>
Pai alzò lo sguardo in aria e vide Cassiana svolazzare indisturbata sopra di lui. 
<< Ti ho detto che il mio soprannome è Saetta? Direi che chi me l'ha assegnato non si è sbagliato, visto che ho evitato l'attacco di un Giovane Prodigio a distanza ravvicinata. >>
L'alieno sostenne quell'espressione maliziosa e divertita con astio, sfidandola a scendere e ad affrontarlo coraggiosamente. 
Se avrò ancora a che fare con quella stupida mocciosa dopo oggi, giuro che mi ammazzo.
Ultime parole famose.  
<< Pai! Finalmente ti ho trovato, ma dove eri sparito? Ehilà, dolcezza, tu devi essere Cassiana! >>
Kisshu non aveva scelto il momento più adatto per raggiungerli. 

 

 
*****


 
<< Ho deciso, da grande voglio diventare come te! >>
Ryou abbassò la testa per guardare il ragazzino che camminava al suo fianco, sorpreso da quel l'affermazione. 
<< Perché vuoi essere come me, Touya? >>
Lui gli sorrise apertamente, nello sguardo lo stesso calore e la stessa sincerità disarmante che gli ricordavano Retasu. 
<< Perché sei intelligente, coraggioso e sicuro di te, e poi mia sorella ha detto che sai anche surfare! Caspita, dev'essere difficilissimo! >>
Quelle lusinghe riuscirono a strappargli un sorriso. << In verità è Keiichiro il maestro, è stato lui a insegnarmi. >>
<< Wow! Se vuoi posso aiutarti a costruire delle tavole per entrambi, non mi costerebbe nessuna fatica! >>
Ryou si sentì preso in contropiede e non riuscì a replicare.
Quel ragazzino alto e gracile ne aveva passate tante come tutti loro, eppure non aveva perso il suo entusiasmo verso la vita. Gli bastava poco per sentirsi contento, giudicava apprezzabile qualunque passatempo, anche i più noiosi, come stare tutto il pomeriggio sotto al sole per passare attrezzi da cantiere ai più adulti.
<< In passato le tavole da surf si ricavavano dal legno, non dovremmo avere problemi a procurarcene un po' sull'isola. >>
Si capiva da subito, guardandolo, che era un ragazzino intelligente. 
<< Ryou, ho forse detto qualcosa di male? >>
Ed eccola quella piccola rughetta di perplessità che gli si formava sulla fronte, eccola comparire nello stesso punto in cui compariva a Retasu.
Il giovane scienziato scosse la testa. << No, tutt'altro, hai avuto una bella idea. >>
Gli occhi di Touya si illuminarono di contentezza e il suo viso si contrasse nello sforzo di tenerla sotto controllo, come accade agli adulti che cercano di darsi un contegno di fronte al loro superiore. 
Quella mattina, con suo sommo stupore, Ryou aveva trovato Touya davanti alla sua tenda. Il ragazzino gli aveva chiesto di fare una passeggiata. Pur ignorando il motivo per cui si era rivolto a lui, aveva acconsentito ad accompagnarlo, consapevole che quel giorno le faccende burocratiche spettassero a Kisshu. Aveva poi scoperto che il cruccio di Touya era Purin e che il ragazzino si aspettava di ricevere qualche dritta da una persona - per citarlo - intelligente, coraggiosa e sicura di sé. Peccato che in materia Ryou si riteneva inesperto. Zakuro stessa glielo aveva sempre detto: "Coi tasti del pc e del pianoforte sei un genio, ma con i sentimenti hai qualche problema." A quella dichiarazione lui obbiettava sempre allo stesso modo: "Mi hanno fatto bello e intelligente, mica posso essere perfetto. E poi senti da che pulpito viene la predica..."
Forse però in quel caso poteva rendersi utile. Touya voleva conquistare Purin e aveva espresso un apprezzamento particolare per il surf, quindi...
<< Se vuoi posso insegnarti a surfare. >>
Touya sgranò gli occhi. << Oh, no! Non fa per me quello sport! >>
Si era sbagliato alla grande. Quel ragazzino era imprevedibile. 
<< Se devo essere sincero lo sport in generale non fa per me, sono più un tipo da libri... >>
Ryou gli lanciò un'occhiata furtiva e sorrise vedendo la sua espressione imbarazzata. 
<< Io amo leggere e ti assicuro che non è una cosa di cui ci si deve vergognare. >>
<< Sul serio? Tu... ami leggere? >> esclamò Touya con incredula meraviglia.
<< Ecco dove eravate! >>
Entrambi voltarono la testa in direzione di quella voce e individuarono Retasu che gli stava venendo incontro.  
<< Sorellina! Sai che Ryou mi ha dato il permesso di costruire delle tavole da surf? Non vedo l'ora! >> rivelò Toyua entusiasta non appena lei li ebbe raggiunti. 
La ragazza lanciò un'occhiata interrogativa al diretto interessato, cercando una conferma. Lui le fece l'occhiolino. 
<< E poi mi ha detto che ama leggere, sono così contento che abbiamo qualcosa in comune! >>
Retasu gli accarezzò una guancia Ormai era diventato così alto che per dargli una pacca sulla testa lei avrebbe dovuto alzare il braccio; non capiva se era suo fratello ad essere cresciuto tanto in fretta o se era lei a non essersene stupidamente accorta. 
<< Mi fa piacere, Touya. Quando inizieranno i lavori? >>
Il ragazzino guardò Ryou in attesa di una risposta. Retasu sorrise divertita di fronte all'apparente stato di difficoltà che lesse sul suo viso e fece per intervenire in suo soccorso, ma non fu necessario.
<< Oggi pomeriggio, quando il caldo si farà più mite. >>
Touya divenne raggiante. << Sì, è perfetto! Vado ad avvisare Purin, a dopo, ragazzi! >>
<< Ehy, non correre così! >> gli urlò Retasu.
<< Non ti preoccupare! >> replicò lui di rimando mentre si allontanava rapidamente. 
<< Ha ragione, lui non ha ereditato  la tua innata dote di inciampare ovunque. >>
<< Cosa? Ma...! >>
Retasu gli diede le spalle per non fargli vedere che era arrossita, incrociando le braccia al petto come a volersi proteggere. Ryou rise sommessamente di fronte a quella reazione e lei, senza che potesse impedirlo, fu assalita da un'ondata di brividi. Quel suono si rivelò tanto bello quanto inaspettato. 
<< Non ti offendere, non ne hai motivo. >>
Retasu trattenne il respiro realizzando che quelle parole sussurrate erano state pronunciate all'altezza del suo orecchio. Fece per voltarsi e replicare ma Ryou andò a sfiorarle il collo depositandole piccoli baci. 
<< Hai una bella pelle, lo sai? >> lo sentì mormorare.
La ragazza dimenticò il suo proposito iniziale e si abbandonò a quella lenta tortura. Ryou stava agendo in modo sleale, ne era consapevole, ma non poteva negare che la stesse facendo impazzire. Il suo raziocinio sopravvisse miracolosamente il tempo necessario a permetterle di articolare un avvertimento.
<< A-aspetta... qualcuno potrebbe vederci. >>
<< E allora? >>
Ryou le depositò un altro bacio nell'incavo tra il collo e la spalla, dove la sua pelle non era coperta dal tessuto della camicietta, e indugiò più a lungo con le labbra, come se volesse imprimervi il suo sapore. Da rigida qual'era Retasu si sciolse, abbandonando le braccia lungo i fianchi. 
Ryou sorrise vittorioso, l'aveva intontita più di quanto si sarebbe aspettato, tuttavia non voleva spaventarla, così decise di darle tregua. Ciò che accadde in seguito lo sorprese. Retasu si voltò verso di lui e lo baciò con trasporto, cingendogli le braccia attorno al collo. Lui le rispose immediatamente, rendendosi conto di quanto gli fosse realmente mancata mentre l'assaporava. Era confortante, rassicurante, totalizzante tenerla stretta, era bello sentirla intimamente vicina, bello a tal punto da non sembrargli vero, perché gli pareva troppo, semplicemente troppo per uno come lui, che da sempre si era creduto destinato a una vita incompleta, fatta di felicità smozzicata e di piccoli momenti da ricordare. 
Invece  ciò che gli stava accadendo era reale, vero, vivo come lo era lei. Lei, con il suo respiro e i suoi baci. Lei, con i suoi occhi buoni e la sua voce cullante. Lei, con la sua speranza incrollabile e quella voglia di vivere più forte della morte stessa.
Ti amo - avrebbe voluto dirle quanto era vero che era l'unica cosa a cui riusciva a pensare, ma non ne aveva il coraggio, no, perché ne era così dannatamente certo da avere paura. Lui, che era razionale e scettico verso la vita stessa, avrebbe avuto bisogno di tempo per tramutare in parole quello che sentiva. 
<< Scusa se non ti ho creduto ieri sera. >>
Ryou riaprì gli occhi, realizzando solo in quel momento di averli chiusi, e incontrò quelli luminosi di Retasu. 
<< L'avevo sospettato. Cosa ti ha fatto cambiare idea? >>
Lei gli accarezzò delicatamente una guancia, come se temesse di potergliela rompere esercitando una pressione maggiore. 
<< Inciampo ovunque e per colpa della mia insicurezza non ho mai creduto a quello che i miei occhi vedevano e il mio cuore sentiva: sono un disastro, lo so >>, sentenziò ridendo piano, << oggi Ichigo mi ha detto che ero praticamente l'unica a non essermi accorta di come mi guardavi. Ho capito che avrei dovuto credere di più a quello che vedevo e sentivo, ho capito di non averti creduto per colpa della mia insicurezza. >>
Il suo sguardo si fece più intenso.
<< Adesso basta, ho giurato a me stessa di vincere questa scomoda insicurezza che mi porto dietro da troppo tempo e voglio farlo insieme a te. >>
Ryou le prese una mano e la strinse nella sua. << Lo stai già facendo, Retasu. Amarmi non è facile, io sono un tipo strano. >> 
Lei abbozzò un sorriso divertito. << Io ti amo così come sei. >>
Ryou distolse lo sguardo, disarmato dalla semplicità con cui Retasu riusciva ad esprimere i suoi sentimenti da quando aveva compiuto il grande salto. Avrebbe imparato da lei ad esprimere quello che provava, così come lei avrebbe imparato da lui a credere quanto valeva.   
Retasu studiò l'espressione del suo viso e sotto alla luce del sole le risultò evidente che fosse leggermente arrossito. Non avrebbe mai creduto di poter assistere a un simile fenomeno. Trattenne una risata, scostandogli una ciocca ribelle dalla fronte e attirando nuovamente il suo sguardo su di sé.
<< Come mai Touya era con te? Non ti avrà dato fastidio, spero. >>
Ryou parve rilassarsi di fronte a quel cambio d'argomento. << Niente affatto. Voleva chiedermi un consiglio da uomo a uomo. Sai che mi considera un modello di riferimento? >> le rivelò, fintamente sorpreso.  
<< Non mi stupisco del fatto che lo pensi, ma del fatto che te lo abbia detto. È difficile farlo parlare >>, ammise Retasu, osservandolo dettagliatamente in volto. 
<< Con me non è stato quasi mai zitto. >>
<< Caspita, hai un ascendente incredibile su di lui! >> sbottò, divertita dalla manifestazione della sua presunta modestia. 
<< Nah, penso che chiunque mi prenderebbe come modello di riferimento se l'alternativa fosse Kisshu. >>
<< Forse hai ragione >>, riuscì a dire Retasu prima di scoppiare a ridere. 
Certo che è proprio matta se riesce a ridere delle mie battute. 
Fu mentre era assorto in quel pensiero che Ryou la prese per mano. Retasu sussultò appena a quel contatto improvviso, ma ricambiò subito la stretta, sorridendogli timidamente.
Certo che è proprio bello vederla ridere. 
L'intrecciarsi delle loro dita racchiuse in sé tutto ciò che di più prezioso avevano ottenuto lungo il tormentato percorso di quel viaggio, un viaggio burrascoso come un mare in tempesta. 
Ryou percepì le mura della sua solitudine sgretolarsi sotto l'effetto di un piacevole tepore, un sentimento sbocciato in lui lentamente, cauto e riservato, ma intenso e inevitabile.
<< Facciamo due passi? >>
Avrebbe amato Retasu ogni giorno di più. Gi bastò sfiorare le sue dita, sentirle premute contro alle sue, per convicersene.
Quel "sì" mormorato appena dalle sue labbra gli scaldò il cuore. 
Camminarono a lungo, beneficiando di un piacevole silenzio. Il mare era calmo, raramente si potevano osservare delle piccole increspature formarsi sulla sua superficie, ma erano talmente sporadiche da generare il dubbio che si trattasse di un illusione ottica.
<< Credi che potremo convivere pacificamente? >>
Ryou rimase spiazzato da quella domanda, chiedendosi quale percorso avesse effettuato la mente di Retasu per giungere a quel bivio. 
<< Intendo con gli alie- i calipsiani >>, si corresse lei rapidamente. 
Ryou la scrutò attentamente. Si stava mordendo il labbro - probabilmente non se ne era neanche accorta, tanto era assorbita dai suoi pensieri -, sulla fronte le era comparsa quella piccola rughetta di perplessità che negli anni lui aveva imparato a catalogare alla perfezione e le sue pupille saettavano da una parte all'altra della spiaggia, come in cerca di una soluzione materiale a portata di mano. 
<< Come mai ci stai pensando? >>
Retasu arrestò la camminata e tornò a mordersi il labbro.  Ryou si irrigidì.
<< Tu e Kei ci avete sempre detto che una volta 
terminata la nostra missione i segni Mew sarebbero scomparsi. >>
Ryou la guardò dritto negli occhi, cercando di distrarsi dalle sue labbra. << Io e Kei sapevamo che i vostri segni sarebbero scomparsi, ma non sapevamo quando di preciso... Non lo sappiamo tutt'ora, ma una cosa è certa: voi non combatterete mai più, qualunque cosa accada >>, sentenziò deciso, << avete già perso abbastanza. >> 
<< Ryou... >>
Lui proseguì, calcando la sua ostinazione. << È giusto che qualcun'altro si occupi dei problemi futuri, voi ragazze meritate di vivere la vita che desiderate. E per rispondere alla tua domanda: no, non credo che potremo convivere pacificamente. >>
Retasu sospirò. << Lo immaginavo. Ma se invece funzionasse? Se potessimo smettere di combattere? Dobbiamo avere questa speranza. >>
<< Vuoi dire che dobbiamo avere più coraggio >>, la corresse Ryou, accarezzandole i capelli mossi dal vento. << Ci vuole coraggio a credere ostinamente che ci sia del buono in tutti e che il razzismo possa essere tenuto a bada. Io ti ammiro perché non ho questo coraggio - e ti prego, smettila di morderti il labbro. >>
Retasu arrossì di fronte al suo sguardo fattosi improvvisamente torbido e vi rimase incatenata come in preda a un'ipnosi.
<< Non lo fare più, intesi? >>
Il suo stomaco fece una capriola udendo quel tono di voce basso e roco. 
<< O-ok >>, mormorò, incredula e lusingata dall'effetto che gli faceva compiendo un semplice gesto involontario.  
Prima ancora che Retasu potesse realizzare l'accaduto, lui le afferrò il viso tra le mani e la baciò. 
Fu un bacio diverso, intenso e marchiante come i brividi che l'avvolsero. 
Finirono entrambi sdraiati al suolo, incuranti della sabbia tra i capelli e senza sapere come. L'unica cosa certa fu chi dei due avesse perso l'equilibrio.
<< Cosa ti manca di più della vita di prima? >> esordì Ryou dopo che entrambi ebbero terminato una lunga conservazione decisamente non verbale. 
Retasu teneva la testa appoggiata al suo petto e disegnava distrattamente cerchi concentrici sulla sabbia con un piede; lui le cingeva la vita con un braccio e con l'altra mano le accarezzava il viso. 
<< Ci sono tante cose che mi mancano >>, sospirò lei ad occhi chiusi. 
<< La più importante? >>
Era difficile cogliere il senso delle sue domande quando il tocco delle sue dita era così delicato e rilassante, tuttavia Retasu riuscì a dargli una risposta. 
<< I libri. >>
Dopo alcuni attimi di silenzio, Ryou smise di accarezzarla, attirandola ad alzare la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi. 
<< Scrivine uno. >>
Retasu lo sorprese a sorriderle in un modo che la destabilizzò.
Cosa?
Lo fissò come un pesce fuor d'acqua per un momento, poi si puntellò sul gomito per mettersi a sedere. << Come potrei scrivere un libro con il mio inesistente livello di istruzione? >>
Ryou si alzò a sedere a sua volta, fissandola con aria convinta. << Dimentichi di avere a che fare con un genio. Se lo unissi alla tua sensibilità, che è una dote innata, ne verrebbe fuori una storia unica. >>
Dopo un'infinito momento di silenziosa e privata riflessione, Retasu sentì una fitta all'altezza del cuore, un misto di dolore e commozione, sorpresa e smaniosa voglia di mettersi alla prova, dedicandosi a qualcosa che - lo sapeva - avrebbe amato con tutta se stessa. 
Ryou la spinse delicatamente al suolo non appena riconobbe uno scintillio di felicità nelle sue iridi, tenendola ferma per i polsi. Osservando il suo viso in controluce, Retasu si chiese se non si trattasse di un'apparizione; il suo sorriso luminoso e il suo sguardo intenso, portavoce di un sentimento che mai avrebbe creduto di potergli suscitare, le stavano scaldando l'anima.
Prima di chinarsi a baciarla, Ryou le sussurrò parole che avrebbero costituito le fondamenta del suo futuro. 
<< Scrivi la nostra storia, Retasu. Scrivi la storia di tutti noi. >> 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*****
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio dell'autrice:
E dopo un periodo di pausa durato circa un anno e mezzo... finalmente l'ho finita! Chiedo scusa per il ritardo ma come vi ho già detto con l'arrivo del caldo non riesco più a scrivere con la solita frequenza - nel mio cervello c'è solo: "Mare, mare, mare!". 
Il testo è piccolo e per questo vi chiedo scusa, ma purtroppo al momento non mi è possibile ingrandirlo (il mio pc ha un gatto dentro alla ventola, è un catorcio dell'era di Fred Flinston, quindi ho pubblicato dal tablet -.-). 
Chi ha letto anche "Non è ancora finita" avrà capito che mi piace concludere le mie storie con il lieto fine velandolo di amarezza. La volta precedente questa sorte 'amara' è toccata a Ryou e a Zakuro - massì, facciamo spoiler a caso! -, stavolta a Pai, però, da come avrete intuito, ho voluto introdurvi uno spiraglio della sua felicità futura attraverso l'apparizione di Cassiana. Stavolta sono stata meno cattiva, dai!
A proposito di Cassiana e Dark: li rivedrete ancora - se non vi piacciono io vi ho avvisate :P - e a proposito del cucciolotto ci tengo a dirvi che è un omaggio al primo cane che ho avuto, Dark di nome di fatto, e che accompagnerà Minto nella mia prossima long. 
La prossima long si intitolerà "The heart of everything" e inizierò a pubblicare i primi capitoli questo autunno, terminato il mio letargo. Questa storia è stata troppo tempo a vegetare nella mia cartella di "mai pubblicate" e, data l'affluenza di Minto/Kisshu, credo proprio che sia ora di proseguirla e di farla uscire allo scoperto ;)
Pobabilmente pubblicherò una one-shot extra di White Waters incentrata sui team Taruto e Touya che vedrà le due squadre in gara per conquistare il cuore della nostra scimmietta preferita. (Sapreste intuire la suddivisione del tifo? :D)
In forse, ma ancora meno probabile, è un'altra one-shot extra su White Waters che vede invece Minto e Zakuro alle prese con la loro futura scuola di teatro -  sì, alla fine l'apriranno.
Chiusa la mia parentesi pubblicitaria spero che questo epilogo tranquillo vi sia piaciuto. Io ribadisco la mia soddisfazione per aver terminato una storia lasciata incompiuta e vi ringrazio tantissimo per avermi tenuto compagnia nonostante tutto, per avermi fatta ridere e per avermi seguita dall'inizio alla fine.
Ci rivedremo con "Tu di che segno sei". Un bacione!
 
 
  
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