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Autore: Sakura Hikari    16/06/2015    2 recensioni
Raccolta di flashfic Destiel.
1)È una questione di gusti
2)Overwhelmed
3)Furia
4)The hunter and the phantom
5)Tacchi
6)Bacio o Nargilli?
7)Occhiali
8)Texting with a stranger
9)Non è gelosia
10)Feels like home
11)My own Doctor Sexy
12)Tempo
13)So che puoi sentirmi
14)Baby, it's cold outside
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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The hunter and the phantom
 


Si stava rivelando un caso più complesso di quanto fosse apparso in principio. Ascoltando le varie testimonianze, Sam era giunto alla conclusione che non ci fosse nessun caso ad attenderli in quella città, e che le storie di un misterioso individuo che si aggirava per il teatro fossero frutto dell’immaginazione popolare. Dean però non era convinto, ed aveva insistito affinché restassero un’altra sera. Adesso era grato che fossero rimasti: era morto un uomo quella sera, impiccato e lasciato a penzolare nel bel mezzo della palco, seminando il caos nel teatro. Nella confusione aveva perso di vista Sam, ma in compenso aveva avuto la fugace visione di una figura avvolta in un mantello nero che si dileguava verso i sotterranei. Affidandosi al suo istinto, Dean si lanciò all’inseguimento, superando sale e stanzette, giù per due rampe di scale, oltre un corridoio, poi di nuovo giù, finché il cacciatore non perse il senso dell’orientamento.
Il corridoio che stava percorrendo portava ad un’unica stanza in fondo, dalla quale proveniva una debole luce e la musica di un organo, dal ritmo lento, incalzante. Dean tolse la sicura della pistola e percorse la breve distanza che lo separava dalla sala. Decine di candele erano accese e sistemate ai quattro angoli, ma anche così non riuscivano ad illuminare adeguatamente la sala, che restava per metà in penombra. In fondo, seduto a suonare un vecchio organo, c’era il suo amico. Lentamente, la melodia che stava suonando volse al termine, e l’uomo si voltò: aveva il viso celato per metà da una maschera  bianca, ma anche così, persino nella luce soffusa delle candele, Dean avrebbe riconosciuto quel viso ovunque.
“Castiel?”, chiamò, percependo una stretta al cuore. No, non era possibile, pensò. Tu non dovresti essere qui. Tu sei morto.
Eppure, sembrava davvero Castiel, i capelli scompigliati, lo sguardo che sosteneva fieramente il suo, un mantello nero sulle spalle al posto del suo solito trench. E quando schiuse le labbra e pronunciò il suo nome -Dean- con quella sua voce bassa, grave, Dean trattenne il respiro. Era lui.
Abbassò l’arma. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, ma la sua bocca formulò tutt’altro. “Sei stato tu ad uccidere quelle persone?”
Castiel, che aveva fatto un paio di passi nella sua direzione, si bloccò. “Sì.”, rispose.
Dean trasse un respiro profondo. “Perché?”
Castiel sostenne il suo sguardo, per poi rispondere: “Era necessario.”
I suoi occhi erano gelidi, estranei. Non era il Castiel che conosceva, era più simile alla versione del Dio Castiel, quello che era diventato dopo che aveva assorbito tutte le anime del Purgatorio.
“Dovevano morire, Dean.”
Ma di questo, a Dean questo non importava un accidente. Quello che voleva sapere era ben altro:
perché sei andato alla ricerca del Purgatorio? Perché hai preferito Crowley, invece che venire a parlare con noi? Perché hai inghiottito tutte quelle anime? Perché te ne sei andato? Perché?
Non formulò nessuna di queste domande, ma Castiel sembrò leggergli nella mente: la sua espressione si addolcì, e per alcuni istanti, tornò ad essere il Castiel che Dean ricordava.
“Dean.”, ripeté, e questa volta c’era una nota di nostalgia nella sua voce. Allungò una mano verso di lui. “Vieni, balla con me.”
E sebbene non ci fosse nessuno a suonare, la musica ricominciò, e questa volta il ritmo era più veloce, crescente.  Dean non era sicuro che quello potesse definirsi ballare – sembrava più un ondeggiare sul posto- ma in quel momento la sua attenzione era tutta assorbita dalla presenza di Castiel: Castiel che invadeva il suo spazio personale senza troppe cerimonie, le sue mani che gentilmente cercavano le sue e lo guidavano nella danza; ed era vicino, così vicino che Dean ne percepiva il calore corporeo, era qui in quel momento, solido ed integro e non in mille pezzi sul fondo di un lago.
Chiuse gli occhi, voltò appena la testa; e percepì qualcosa di caldo accarezzargli la guancia sinistra.
“Dean”, la voce di Cas era più così vicina che poteva sentire il suo respiro caldo sulle sue labbra…
“Dean?”
Dean aprì gli occhi. Non c’era nessun organo, nessuna stanza in penombra e nessun Castiel mascherato, solo la squallida camera di un motel di periferia e Sam che lo guardava preoccupato.
“Tutto bene, Dean? Ti ho sentito borbottare qualcosa…”
Col cavolo che gliene avrebbe parlato.
“Certo, Sammy. Solo un sogno.”




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I pensieri profondi di Sakura Hikari
La storia è stata ispirata da questa immagine promptatami da AlfiaH nel gruppo "We are out of prompt".
Inutile dire che, se si parla di Destiel e de "Il fantasma dell'opera" io ci vado a nozze.





 
  
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