Erano trascorse tre settimane da quando Jonghyun si era unito a noi rivelando la sua identità e mancava veramente poco alla fine di tutto, l’indomani avremmo attuato il nostro piano, elaborato nei minimi dettagli.
Erano ormai un paio di giorni che tutto era pronto e quella mattina ci trovammo per gli ennesimi accertamenti, dovevamo essere sicuri al 200% che tutto fosse a posto, non potevamo permetterci sviste, il nostro margine di errore era pari a zero.

Il fatto di avere una parte particolarmente attiva all’interno del piano mi rendeva estremamente felice ed anche in quel caso il merito era stato di Jonghyun. Come al solito Kibum aveva insistito per coinvolgermi il meno possibile ma alla fine era stato costretto a cedere. Anche mio fratello non era del tutto convinto ma sapeva bene che non ero una sprovveduta oltretutto anche lui sarebbe stato presente di conseguenza era più tranquillo.

- Non hai ancora abbastanza muscoli? - esordì entrando in palestra e notando che Jonghyun si stava allenando. A giudicare dallo stato della maglietta, ormai fradicia, si trovava lì da un bel po’.
Lui girandosi verso di me sorrise. Nelle ultime settimane eravamo diventati molto amici quindi chiacchierare ci veniva naturale - L’esercizio non è mai troppo! - proferì - Inoltre voglio essere preparato per domani - portò avanti serio - Ho un compito importante.
- In realtà hai quello più semplice - portai avanti ricordando ciò che avrebbe dovuto fare.
A quel punto Jonghyun smise di allenarsi - Forse… ma devo anche proteggerti nel caso qualcosa andasse male! - continuò inquieto. La sua preoccupazione mi fece piacere, si comportava d’amico più di Kibum e anche per quello mi fidavo di lui. - Che dici di allenarti con me? - riprese dopo un po’ - Non vorrai battere la fiacca? - mi stuzzicò divertito.
- Mi credi una pigrona? - dissi di rimando - Sono parecchio forte per essere una donna! - portai avanti in tono di sfida.
- Bene, allora dimostramelo! - concluse scendendo dal suo attrezzo ed iniziando a farmi da personal trainer.

Mi allenai con lui per un paio d’ore e devo ammettere che nonostante fossi abituata ad allenamenti intensi, il suo riuscì a mettermi in difficoltà.
- Forse ho esagerato un pochino - constatò Jonghyun notando che ansimavo come mai avevo fatto nella mia vita. Mi sembrava di aver corso per migliaia di chilometri ininterrottamente per giorni.
- Mi ci voleva un allenamento intenso! - replicai io - Ultimamente mi tratto troppo bene probabilmente…
Jonghyun sogghignò poi si alzò per prendere un asciugamano e tamponandomela sulla fronte per asciugarmela dal sudore, andò avanti - Se molto determinata agente Bluemoon, non ci sono molti agenti disposti a sacrificare la vita per questo lavoro!
A quelle sue parole mi rattristai - Effettivamente non hai tutti i torti… - replicai - Me ne sto rendendo conto solo ora…
- Qualcosa ti preoccupa? - mi domandò allora con sguardo preoccupato.
Io scossi la testa cercando di negare, poi involontariamente mi ritrovai a pensare a Kibum, all’ultimo periodo per poi tornare indietro e ricordare il motivo per cui avevo scelto di entrare nei servizi segreti. - Amo questo lavoro, e il fatto di poter aiutare le persone dando ai criminali ciò che si meritano mi soddisfa tantissimo. È questo che mi ha fatto venire qui, oltre al fatto che c’era anche mio fratello - espressi omettendo la ragione che probabilmente era quella che mi aveva dato la spinta finale per prendere quella decisione: evitare a tutti i costi d’innamorarmi ancora. Era dura ammetterlo ma ciò che era successo anni prima mi aveva segnata profondamente.
- Hai proprio un cuore grande agente Bluemoon - portò avanti lui sorridendo - Rinunci alla tua vita per gli altri.
- Lo stesso vale per te! - replicai - Siamo nella stessa situazione.
Lui annuì - Hai ragione, ma l’unica vita che conosco è questa - portò avanti - La mia famiglia è composta prevalentemente da agenti, quindi era scontato che anche il mio lavoro sarebbe diventato questo. - spiegò mentre ricordava avvenimenti della sua vita passata - Sono all’interno dei servizi segreti da quando frequentavo la scuola media quindi non posso dire di aver lasciato qualcosa, per me è la normalità. - sembrava felice mentre parlava, non c’era rimorso o risentimento nelle sue parole. - Mi sono sempre chiesto cos’avrei potuto fare se non fossi stato un agente ma dato che la mia vita mi soddisfava non ho mai provato a capire se mi mancasse qualcosa.
- Quindi non desideri nient’altro? - domandai perplessa, era possibile che fosse così pienamente contento della sua vita?
A quel punto si girò verso di me - Fino a qualche tempo fa credevo di sì, ma mi sono reso conto che una cosa mi mancava - disse mentre mi guardava negli occhi. Io d’istinto distolsi lo sguardo ma a quel punto Jonghyun si avvicinò ancora di più a me. - E la cosa assurda è che si tratta proprio di ciò che non avrei mai ritenuto importante.
Jonghyun continuava a fissarmi, io ero pietrificata, non sapevo come reagire e lui si avvicinava sempre di più, a quel punto capii che voleva fare... Pochi millimetri ci separavano ma proprio un attimo prima che potesse annullare quella distanza tra di noi, sentii la voce di mio fratello chiamarmi.
Jonghyun allora si scostò e girandomi di scatto vidi mio fratello insieme Kibum sulla soglia che ci fissavano. Mi alzai di scatto cercando di dire qualcosa ma Tae mi corse incontro prendendomi per un braccio e trascinandomi via prima che avessi il tempo di aprire bocca. Uscimmo dalla palestra lasciandoci alle spalle Kibum e Jonghyun.

- Mi vuoi spiegare cosa stavi facendo?! - mio fratello era furioso - Lo conosci da tre settimane e già ci provi con lui?
- Io non ho fatto un bel niente! - replicai immediatamente riferendogli tutto ciò che era successo poco prima.
Alle mie parole Tae rimase incredulo - Sta dicendo che…? - riprese ed io annuì prima che lui finisse la frase. Lo vidi rilassarsi, si scusò con me e fui felice di constatare che mi credeva ma solamente in quel momento mi venne in mente che anche Kibum aveva assistito a quella scena.
Mentre ci pensavo proprio lui uscì dalla palestra e ignorandomi passò oltre, io istintivamente lo intimai di fermarsi.
- Mi servi domani, ma considerati sollevata da ogni futuro incarico una volta che Minho sarà in prigione - affermò con tono gelido senza nemmeno girarsi per guardarmi in viso. Disse solo quelle parole poi se ne andò via. Furono come una doccia fredda, un fulmine a ciel sereno, come se qualcosa mi avesse trafitto il cuore violentemente.
Non era la prima volta che provavo quella sensazione…

Ritrovata la lucidità cercai di dirigermi verso di lui per chiedergli spiegazioni. Come poteva dire una cosa del genere così all’improvviso?
Mio fratello però mi fermò, facendomi capire che non avrei ottenuto nulla andando da lui in quel momento. 

Era bastato un attimo per rovinare il precario rapporto che avevo creato a fatica con Kibum, le mie speranze di essere ricambiata erano ufficialmente scese sotto il livello zero. L’unica cosa che potevo definire “positiva” era che avevo finalmente ammesso a me stessa quanto realmente tenessi Kibum. Anche se, per capirlo, avevo dovuto arrivare a farmi odiare da lui…