Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ray46    17/06/2015    5 recensioni
[Kristanna; accenni di Helsa]
Primo episodio della serie "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
Dopo il famoso incidente da piccola con i poteri di Elsa, anche Anna scopre di possedere un dono: la capacità di creare e di manipolare il fuoco. Anna però, priva dei suoi ricordi a causa della magia dei troll, cresce nella convinzione di essere l'unica con tali poteri, fino a quando, il giorno dell'incoronazione, non scopre la verità.
Questa sarà in sostanza una rivisitazione del celeberrimo film di Frozen e fungerà da introduzione per le altre incredibili avventure che coinvolgeranno Anna, Elsa e tutti i loro amici. Spero di avervi un po' incuriosito e se la risposta e sì, allora vi auguro buona lettura :D
Attenzione: la serie non avrà niente a che fare con l'omonimo libro, da questo ho solo tratto il titolo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pre scrittum: Perdonatemi per l’enorme ritardo nell’aggiornamento (anche se l’ultima volta ho aggiornato dopo un mese, quindi non so se... *un coltello veloce come un proiettile gli sfreccia davanti agli occhi a pochi centimetri dalla faccia* ... ok meglio se sto zitto). Sfortunatamente sono in periodo di esami, e quindi è stato un vero miracolo che sia riuscito a pubblicare questo capitolo (la tesi e le prove scritte mi stanno uccidendo T.T), a cui ho potuto dedicare poco tempo, spero proprio che non sia venuto un disastro XD (in caso, quando avrò più tempo, gli darò una sistemata)
E niente... l’angolo autore è come sempre presente alla fine del capitolo, in questo pre scrittum (se così si può definire) ci tenevo a precisare che ho cambiato i simboli di interpunzione. Adesso i discorsi diretti sono contenuti tra le virgolette basse, mentre i pensieri tra le virgolette alte.
Detto questo, vi auguro una buona lettura :)



CAPITOLO QUARTO

L'inverno perenne






«Elsa!!»
L’urlo di Anna riecheggiò nella piazza del castello.
Anna correva disperata con tutte le sue forze. Hans la seguiva a pochi passi di distanza, aiutandola a rialzarsi quando, per la foga, inciampava a causa dell’ingombrante gonna del vestito.
Elsa non le dava ascolto.
Continuava a fuggire, in preda al terrore per ciò che aveva fatto. La regina raggiunse un tratto di costa priva di strade che dava solo sul fiordo. Pensò di essere in trappola, e la paura che provava si accentuò ulteriormente non appena sentì la voce della sorella farsi sempre più vicina.
«Fermati, ti prego!»
La regina indietreggiò di spalle all’acqua senz’accorgersi di aver raggiunto il limite della costa, ma invece di bagnarsi, uno spesso strato di ghiaccio si formò sotto i suoi piedi. Elsa guardò sbalordita il suo potere estendersi sotto di lei e comprese subito di avere ancora la possibilità di fuggire. Senza voltarsi più indietro, si gettò tra le scure acque del fiordo, creando man mano che correva un solido passaggio per l’altra sponda, in direzione delle montagne.
Anna, raggiunto il fiordo, tentò di seguirla, ma scivolò nello strato di ghiaccio che, nel frattempo, si espandeva sempre di più.
La rossa, in ginocchio, chinò il capo sconsolata, consapevole di non essere più in grado di fermare la sorella; in realtà avrebbe potuto... ma non di fronte a tutta quella gente e, soprattutto, non dopo quello che era successo nella sala del trono.
«Il fiordo...» sussurrò dietro di lei Hans, i cui occhi erano rapiti dall’incredibile trasformazione che il mare stava subendo. In meno di un minuto, tutta la superficie marina si tramutò in un immensa lastra di ghiaccio, stritolando nella sua morsa glaciale sia le navi ormeggiate al porto che quelle ancorate più a largo.

Hans ed Anna ritornarono nella piazza del castello. Una candida nevicata si fece strada tra gli sguardi sbigottiti dei cittadini, seguita da un profondo calo della temperatura che fece rabbrividire tutti i presenti, compreso il principe, il quale sistemò il colletto del suo elegante completo da cerimonia per proteggersi dal freddo.
Anna, invece, non si accorse di nulla.
Mentre camminava, il suo volto esprimeva una totale apatia, sommersa da mille domande che si mischiavano fra loro come i colori di una tela.
Non riusciva più a pensare, faticava persino a respirare.
«Stai bene?» le chiese Hans con preoccupazione.
«No»
«Tu lo sapevi?»
«No...»
L’ultima risposta fu poco più di un sospiro. Anna si strinse tra le braccia, corrugando la fronte. Di nuovo, i dubbi e gli interrogativi la travolsero come un fiume in piena: “Com’è possibile che non lo sapessi? Per quale motivo mi ha tenuto segreti i suoi poteri? È per questo che mi ha allontanata per ben tredici anni? E perché poi? Per paura?”
“Forse per la stessa paura che hai tu” le disse una piccola voce nella sua testa.
Il flusso dei suoi pensieri fu però interrotto dalle urla isteriche del duca di Weselton.
«Oh guardate, nevica, sta nevicando! La regina ha maledetto questa terra, dev'essere fermata! Dovete inseguirla!!»
Il duca si aggrappò alla divisa di uno dei suoi sottoposti, come per spronarlo ad eseguire rapidamente il comando.
«Aspettate, no!» si affrettò ad intervenire Anna, con un tono tra il serio e il preoccupato.  
Quando vide la rossa avvicinarsi, il duca si nascose dietro i suoi scagnozzi, puntandogli l’indice della mano destra tremante.
«Voi! Siete una strega anche voi, siete un mostro anche voi?!»
Le orribili parole del nobile spiazzarono completamente la principessa: strega, mostro... termini che odiava con tutta se stessa, e che non avrebbe mai voluto sentire pronunciati, né rivolti a lei, né rivolti tantomeno ad Elsa, la sua amata sorellona, con la quale aveva da poco scoperto di avere molte più cose in comune di quanto pensasse.
Lo stupore iniziale si trasformò rapidamente in rabbia.
Anna fulminò con i suoi occhi color rubino il duca, il quale si rannicchiò ancora di più dietro i due soldati.
«Come OSATE chiamare così mia sorella?!! LEI NON È UN MOSTRO!!» urlò con tutta la rabbia e il rancore che aveva in corpo “E neanch’io lo sono!”

Anna serrò i pugni fino a far sbiancare le nocche. Per una frazione di secondo, l’idea di incenerirlo sul posto le attraversò pericolosamente la mente: se Elsa era scappata, era anche colpa sua. Se nel cortile non l’avesse spaventata in quel modo, accusandola con quelle stesse orribili parole, forse l’avrebbe raggiunta in tempo per fermarla.
«Anna, calmati» le disse Hans, poggiandogli dolcemente una mano sulla spalla.
La rossa, rassicurata dal contatto fisico, fece un lungo sospiro per calmare i nervi, ripensando che, in effetti, in un momento così delicato, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era di dare spettacolo in pubblico provocando un incidente internazionale.
«Io sono una persona normale, Elsa invece è solo... diversa» aggiunse, moderando il tono della voce.
«Stava per uccidermi!!» replicò stizzito il duca di Weselton, provocando la reazione di Hans, che era pronto a difendere le ragioni della principessa.
«È scivolato sul ghiaccio»
«Il suo ghiaccio!»
«È stato un incidente!» si intromise Anna, frapponendosi tra i due interlocutori «Lei era spaventata, non voleva farlo, non voleva fare niente di tutto questo!»
L’anziano duca roteò gli occhi ed emise un cacofonico verso di disapprovazione, guadagnandosi un’altra occhiataccia da parte della rossa. Questa, però, stavolta decise di lasciar correre.
«Stasera è stata tutta colpa mia. L'ho esasperata, perciò... sono io che devo andare a cercarla, adesso»
«Che cosa!?» esclamarono all’unisono Hans e il duca, non aspettandosi una così repentina decisione.
«Portatemi il mio cavallo, per favore!» ordinò la principessa ai domestici lì vicino, i quali si recarono di volata alle stalle reali.
«Anna no! È troppo pericoloso...» cercò inutilmente di dissuaderla Hans.
«Elsa non è pericolosa. La ricondurrò qui e sistemerò tutto»
I domestici nel frattempo tornarono con il cavallo: un magnifico stallone bianco, la cresta fieramente rialzata e la sella decorata con i tipici arabeschi della famiglia reale di Arendelle.
Kai, invece, tornò dal castello con una piccola mantellina verde, che poggiò delicatamente sulle spalle della rossa. A lei non serviva proteggersi dal freddo, ma per non destare sospetti (soprattutto al duca) l’accettò volentieri, pensando al contempo che il maggiordomo avesse avuto un ottima idea.
«Vengo con te» affermò risoluto Hans.
Anna montò velocemente a cavallo, regalando al principe un sguardo amorevole, commossa per tutta la preoccupazione che mostrava per lei.
«No» gli rispose però la ragazza «devi restare qui... per governare Arendelle»
Hans per un attimo rimase stupito. Poi portò una mano sul petto, all’altezza del cuore, come per compiere un giuramento solenne.
«Sul mio onore»
«Lascio il principe Hans in carica!» dichiarò ad alta voce la rossa, rivolgendosi a tutti i presenti nel piazzale.
«Sei certa di poterti fidare di lei? Non voglio che ti faccia del male...»
«È mia sorella... non mi farebbe mai del male» lo rassicurò la ragazza, poco prima di voltarsi e spronare con le redini il destriero, che partì a tutta velocità fuori dalle mura del castello.

Anna non era certa di ritrovare la sorella: Arendelle era un piccolo regno, ma pieno di colline e di montagne, nonché di caverne e di qualsivoglia anfratto fra le rocce... di sicuro degli ottimi nascondigli per chi non vuol essere trovato.
“Almeno ho lasciato la città in buone mani” pensò tra sé, cercando un minimo di conforto tra gli splendidi ricordi della serata trascorsa insieme al suo ‘amato’.
Ovviamente non poteva essere più in errore di così.




Anna cavalcò tutta la notte, percorrendo numerosi chilometri in direzione delle montagne settentrionali.
Le prime luci dell’alba si affacciarono timidamente sul fiordo ghiacciato, raggiungendo in breve tempo le dolci colline che circondavano i due viaggiatori. La neve ricopriva l’intero paesaggio con il suo morbido manto bianco, brillando sotto i raggi del sole come un magnifico cielo stellato.
Il cavallo, ormai esausto, moderò il passo fino a passeggiare, affondando lentamente gli zoccoli in almeno trenta centimetri di neve fresca.
Anna, nel frattempo, chiamava Elsa a gran voce, nella vana speranza di trovarla nei dintorni. Dopo una dozzina di tentativi, la ragazza rinunciò ad urlare il nome della sorella, pensando bene di preservare la gola per altre occasioni. Tornò quindi tra i suoi pensieri, nelle quali, in quelle ultime ore, era riuscita a mettere un po' di ordine.

Finalmente, dopo anni di misteriosi silenzi e di mezze risposte poco esaurienti, tutto sembrava riacquistare un senso: l’improvvisa separazione dalla sorella, il fatto che la madre sapesse dei suoi poteri ancor prima che si manifestassero... il dover nascondere questi a suo padre.
Anche se non aveva tutte le risposte (per esempio non riusciva ancora a capire perché la madre non le avesse detto la verità), ciononostante era riuscita a ricostruire con perspicacia i probabili eventi degli ultimi tredici anni:
A differenza sua, quando Elsa ha manifestato i propri poteri, probabilmente durante l’infanzia e forse alla sua stessa età, loro padre, per proteggere lei e coloro che le stavano intorno, l’ha isolata dal mondo esterno, limitando i suoi contatti con le persone.
“Compresa me” pensò nel mentre con tristezza la rossa, la quale però non provava rancore verso il genitore, dato che era convinta che avesse agito in buona fede.
Elsa quindi, in tutti quegli anni di solitudine, avrà iniziato a temere il suo potere, cosa che le ha reso sicuramente difficile controllarsi.
“Finché poi non è scoppiata... per colpa mia” constatò con rammarico e senso di colpa, consapevole di aver provocato lei la sua crisi con quell’inopportuna sfuriata al ricevimento.

Anna non era stupita che avesse congelato tutto il regno; lei sapeva bene cosa comporta l’avere paura di se stessi.
La madre le aveva insegnato che quel tipo di paura era molto pericolosa –“è tua nemica”– e che l’unico modo per sconfiggerla era avere fiducia in se stessi... capire che la sua volontà era più forte del potere infuocato che custodiva dentro di sé.
«È solo grazie a te se so dominare questo potere» mormorò malinconica la rossa, alzando gli occhi al cielo «se avessi perso io il controllo, beh, probabilmente avrei cotto Arendelle a puntino» concluse, sorridendo per la piccola battuta che la madre avrebbe sicuramente apprezzato.
La battuta, però, le fece tornare alla mente una cosa molto importante: che oltre a cercare la sorella, doveva tentare di riportare l’estate ad Arendelle.

Anna fermò il cavallo tirando le redini della briglia e si guardò un po' intorno per verificare che non ci fosse nessuno nei paraggi. Assicuratasi di essere sola, smontò con poca grazia dalla sella, e camminò a fatica nella neve fino a raggiungere una zona priva di vegetazione poco distante da lì.
«Qua andrà benissimo» affermò con un accenno di sorriso sulle labbra. Era da parecchi giorni che non liberava il fuoco dentro di lei e già le stavano cominciando a pizzicare le dita.
Piegò leggermente le ginocchia e allungò il braccio destro verso il terreno, poggiando il palmo della mano sulla superficie innevata. Da esso proruppe un immensa ondata di calore che mutò il colore della neve circostante in un luminoso rosso-arancio, segno che quest’ultima si stava riscaldando molto rapidamente.
I secondi passavano, ed Anna guardava la scena con sempre maggiore perplessità: per qualche strano motivo, la neve sembrava non sciogliersi, o perlomeno non alla velocità con cui si dovrebbe normalmente sciogliere.
«A quanto pare dovrò passare alle maniere forti» disse con un pizzico di impazienza e l’espressione di chi ha appena accettato una sfida.
Anna si rialzò in piedi e puntò entrambe le mani verso la sostanza incriminata. Stavolta, aveva intenzione di sfoderare il suo pieno potere.
Nell’arco di un battito di ciglia, due potenti e maestose fiammate colpirono con violenza la zona prestabilita.
L’aria si riempì improvvisamente di vapore, impedendo alla rossa di vedere gli effetti del suo operato. Quando però la nebbia si diradò, ciò che vide non le piacque affatto: come sperava, la neve era scomparsa, ma l’erba e il terreno sottostante erano stati anch’essi completamente carbonizzati dall’eccessivo calore delle fiamme.
«Questa non ci voleva...» mormorò emettendo un sospiro rassegnato, e ringraziando il cielo di aver concentrato il fuoco soltanto in quell’area.
“È troppo rischioso usare il mio fuoco per scongelare Arendelle” pensò tra sé la minore “solo Elsa può far cessare questo inverno perenne, restituendo al regno l'estate"

Quando si voltò per tornare indietro e proseguire nella ricerca della maggiore, Anna ebbe un’altra spiacevole sorpresa. Il destriero infatti, spaventato dall’improvviso spettacolo pirotecnico, era fuggito in direzione del castello, abbandonando senza troppi scrupoli la padrona al suo destino.
«Oggi non me ne va bene una!» esclamò esasperata la ragazza, costretta ora a proseguire il viaggio a piedi.




La giornata trascorse, a parere della rossa, molto lentamente.
Nel frattempo, i raggi del sole avevano lasciato il posto all’argentea luce riflessa della luna piena, la quale splendeva nel buio della notte come un faro che illumina la via alle navi sperdute nell’oscurità.
Anna camminava ormai da ore, borbottando ogni tanto parole sconnesse su quanto avrebbe voluto usare i poteri per liberarsi di tutta quella neve che le impediva i movimenti. Raggiunta la cima di un’altura, si rallegrò moltissimo nel vedere davanti a lei una piccola vallata, con al centro un’accogliente baita di montagna.
Peccato che, mentre osservava con gioia il possibile luogo di ristoro, il terreno le cedette d’improvviso sotto i piedi, facendola ruzzolare lungo il pendio della collina. La caduta, tuttavia, fu attutita da una provvidenziale pozzanghera d'acqua gelata presente nel fondo della suddetta altura.
Il liquido inzuppò la rossa da cima a fondo, e questa, con enorme sorpresa, rabbrividì a contatto con esso.
Anna rimase totalmente di sasso: per la prima volta dopo tanti anni, percepiva di nuovo il freddo.
La sensazione durò appena qualche secondo, prima che il calore del suo corpo compensasse l’improvviso sbalzo termico, ma questa breve esperienza fu sufficiente a far sbiocciare un sorriso appagato sul volto della rossa. Il freddo infatti, insieme al caldo, era una delle cose che le mancavano di più.

Rialzatasi in piedi, cerco di raggiungere la baita, ma la gonna plissettata, che indossava addirittura dalla mattina precedente, si era completamente congelata, diventando dura e rigida come un pezzo di ghiaccio.
La povera Anna (che di guai ne stava passando anche fin troppi) si vide dunque costretta a muoversi goffamente come un soldatino di latta, faticando persino a salire i pochi gradini che la separavano dall’ingresso della casa.
“Mi servirà un cambio di vestiti” constatò nella sua mente, proprio nello stesso istante in cui posò gli occhi su un insegna appesa al margine del tetto a spiovente della baita.
Anna diede un leggera scrollata all’insegna di legno al fine di rendere visibile la scritta sottostante, coperta dalla neve accumulatasi durante la nevicata del pomeriggio.
«Emporio querciola vagabonda» lesse ad alta voce la rossa, incuriosita dal nome strano che il proprietario aveva dato al negozio.
Anna si strinse nelle spalle e, senza indugiare oltre, aprì la porta entrando dentro il rifugio.



ANGOLO AUTORE: Ed eccoci alla fine di questo quarto capitolo di “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”, una serie che si sta dimostrando molto tosta da scrivere (soprattutto in questo periodo), ma che mi sta appassionando in modo pazzesco XD. Beh, stavolta eviterò di scrivere un poema come nel capitolo precedente e mi limiterò a fare solo un paio di precisazioni:
Il capitolo è dedicato interamente ad Anna (dopotutto è lei la protagonista), mi sembrava giusto approfondire i suoi pensieri e le sue sensazioni, mostrando i punti in cui è più OOC rispetto alla versione originale (anche se comunque mi sto sforzando di mantenerla IC. Anna infatti è sempre la classica allegra pasticciona che conosciamo nel film, solo che qua ha un approccio diciamo più maturo con i suoi poteri)
Se vi state chiedendo (con le pistole già in mano) perché non ho inserito let it go mostrando il punto di vista di Elsa e la costruzione del castello di ghiaccio, beh, in parte il punto precedente dà già una risposta (e cioè che il capitolo è dedicato ad Anna). Inoltre, dato che questa è in sostanza una rivisitazione di Frozen, nei miei capitoli tendo ad escludere tutte le parti che sono perfettamente identiche al film, e let it go era una di queste. Vi prego di non uccidermi all’istante (anche se ne avete tutti i motivi u.u), lo so che è la parte migliore del film, ma anche per questo non ho cambiato niente, e inoltre, se ci pensate bene, Elsa non aveva motivo di agire o pensare diversamente da come sappiamo, quindi modificare qualcosa sarebbe stato insensato, no? *schiva per un pelo una raffica di mitra* .... niente, è meglio se non aggiungo altro T.T
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto (in futuro gli darò una sistematina) e non esitate a farmi sapere che ne pensate o a domandare se avete qualche dubbio su qualcosa, io sarò sempre disponibile per eventuali delucidazioni, Ciaoooooo :)
   
 
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