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Autore: VeronicaFranco    17/06/2015    10 recensioni
Da un disegno di SabrinaSala, che ci invitava a "raccontare una storia" partendo dallo spunto immaginato da lei, anch'io come altre autrici ho provato a figurarmi la scena...
... una fontana, il freddo, il chiaro di luna.
Oscar è appena uscita dal ballo in cui, per la prima volta, ha indossato un abito da donna e ha ballato con un uomo, l'uomo che crede di amare.
I suoi pensieri, e quelli di un'Ombra accanto a lei, riempiono la notte.
(All'interno della storia, il disegno ispiratore di SabrinaSala!)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Oscar]

“Posso rinunciare a lui”.
Ti ho lasciato andare, Fersen. Lo giuro, è l’ultima volta che permetto al mio cuore di fare il tuo nome. È l’ultima volta che ascolto la luna, che piango su una fontana.
Sono pronta a farlo, sono un uomo, in fondo. Non mi stringerò al tuo pensiero, non dipenderò da te. Non ti vedrò mai più.
Ho chiesto aiuto a un abito, perché tu mi vedessi davvero. Forse non ti sei nemmeno accorto che ero io. Prego che sia così.
Dio, è come impazzire. Metà del mio cuore è ancora attaccata alla tue braccia, il marchio della tua mano sulla mia schiena è rovente. Non mi avevi mai guardata in quel modo. E non mi avresti mai chiesto di ballare con te, se fossi stata vestita come tutte le volte.
È la mia vita, Fersen! Oh, perdonami, ho infranto il giuramento in così poco tempo, non ti chiamerò più per nome, lo farò davvero.
È la mia vita… dunque non mi è concesso essere amata in altro modo? Mi spoglierei dell’uniforme, per te? Oh, sì… se solo tu mi avessi mai guardata come hai fatto stasera. Se solo sapessi che hai dimenticato Sua Maestà, io…
… è la mia vita, F… ! Ah, prego Dio di lasciarmi questo ricordo, un solo istante d’amore in tutta la mia vita di uomo e di soldato! Mi scalderà nella mia solitudine, mi accarezzerà come le tue mani calde hanno fatto, come i tuoi occhi hanno fatto. I tuoi occhi, i tuoi occhi caldi, non sulla Regina, stasera, ma su di me… oh, buon Dio!
Quando smetterò di piangere? Quando tornerò degna di me stessa?
Ti lascio andare! Ti lascio a colei che ami, e prego, prego, prego che tu non mi dimentichi mai, amico, amico, amore mio…


[André]

Se la chiamassi, le farei solo del male.
Se lei si accorgesse che sono qui, mi odierebbe.
Cosa le ha fatto? Cosa le ha detto?
Era prevedibile che finisse così. Non l’amerà mai, Fersen. È malato del mio stesso amore, pover’uomo, povero conte. È cieco ad altri amori.
Credevo che avrei provato sollievo, in questo momento. Un indicibile sollievo. Invece, la sofferenza di lei mi sta facendo a pezzi.
Amore, sei corressi da te e ti abbracciassi adesso, ti farei del bene? A me ne farei, a me; credo di impazzire dalla voglia di accostarmi a te.
Tutto intorno a te è bianco. La tua pelle è bianca, i tuoi capelli splendono alla luna.
E tutto sta gelando, anche nel mio cuore. La luna ti inghiottirà, amore, nel suo abbraccio crudele… e sarai fredda, e sarai sola…
No! Mai sola, mai, anche se fossi cieca per sempre al mio amore, non ti lascerò mai sola.

Eccolo… è di nuovo qui. Questo calore sottile, irresistibile… Com’è possibile, in tanto dolore, sentirmi fiorire rose nel petto?
Più mi maledice, più mi fortifica: è fatto così, il mio amore per te.


***

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Oscar si voltò a un tratto, scossa da un suono leggero, impalpabile come l’aria. Qualcuno era con lei? Chi? Forse… lui?
La prima cosa che vide fu un involto di stoffa scura. Gliela porgeva un uomo alto, dalla figura inconfondibile.
André era di fronte a lei, giunto alle sue spalle in silenzio perfetto.
Oscar si nascose ai suoi occhi, confusa. Asciugò immediatamente le lacrime, e il risultato fu sporcarsi le mani di trucco, che le era colato tutto lungo il viso. Oscar si specchiò ancora nella fontana, e vide il suo viso stravolto. Alle labbra aveva un brutto sapore, di cosmetico sfatto.
André non aspettò che lei gli desse il permesso di farlo. La avvolse nel conforto della giacca, accontentandosi di rimanere con la camicia e il gilet.
La giacca aveva l’odore di André. Oscar tenne il capo chino, la strinse sul collo, la bagnò un poco della scia del suo pianto. Il calore si propagò immediatamente dalla pelle al cuore; dopo un poco, le lacrime smisero di cadere. Oscar chiuse gli occhi e rimase davanti a lui, con le guance scavate dal pianto. Una statua di dolente bellezza, vulnerabile nella sua fragilità, dignitosa nel suo silenzio: si mostrava a lui con naturalezza, e quella nudità di spirito ferì André con nuova sferza.
Il giovane, per un attimo, tremò. Le mani sulle sue guance, sulle tracce adamantine del suo dolore, avrebbe voluto così. Toccare la sua pelle sacra, la sua sacra sofferenza, lo specchio brillante di sé…

– … la carrozza è pronta… Oscar.
– … grazie… André.




   
 
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