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Autore: Vanex23    17/06/2015    1 recensioni
"Mi hanno sempre insegnato che nella vita o hai culo o te lo fanno. Il problema è che se nasci sfigato, muori sfigato, indipendentemente dal fatto che tu possa essere o no una brava persona. E se si potesse cambiare all'improvviso ogni singola molecola di un corpo, ogni singola mattonella del nostro fato, come andrebbe a finire la cosa? Chi si ricorderà di noi? E con quali ricordi? Chi dirà alla fine 'ne valeva la pena dopo tutto?' Alla fine, il destino è un qualcosa che ci creiamo noi, possiamo distruggerlo come ci pare e piace, quando e come vogliamo, tanto quanto premere un tasto e resettare ogni cosa. O no?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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23 Marzo 2014

Pov Jasmine

Era passato ormai un mese abbondante da quando avevo iniziato a frequentare in modo regolare le lezioni e da quando mi ero quasi abituata alla normalità. "Normalità". Se doveste cercare questa parola sul dizionario sicuramente ci sarebbe scritto di sotto 'Fuori dalla portata di Jasmine Portlend'. E come dargli torto. La mia vita non si poteva basare sulla normalità, e mentre venivo a scuola sulla mia piccola auto, presa in prestito da mia zia, un flashback echeggiava con prepotenza nella mia mente. Era da quasi una settimana che ormai nella mia testa si era insinuata questa vocina, questo ritorno nel passato dal quale io stavo scappando e volevo evadere una volta per tutte, ma sicuramente mi aveva seguito fin qui, non si può scappare dai propri errori in eterno. Non si dovrebbe scappare, punto.
Mentre parcheggiavo l'auto, iniziò a suonare il mio telefonino. Aspettai il tempo di poter fare retromarcia e parcheggiare l'auto nel parcheggio riservato solo agli studenti, cercai freneticamente il mio telefono che nella borsa non trovo mai dopo il quarto tentativo, se sono fortunata e vidi sul display il numero.
Quel numero apparteneva solo ad una persona ed ero indecisa se rispondere o meno, dopo pochi secondi decisi che potevo anche concedere un momento di gentilezza alla mia persona.

"Pronto." Risposi indifferente.
"Hey lover, ciao. Come stai?" Domandò la voce dall'altra parte della cornetta.
"Prima di questa chiamata bene." Risposi scocciata.
"Non ti manco neanche un po'?" Disse la voce sconsolata.
"Dovresti?" Chiesi mentre scendevo dall'auto per diriggermi all'entrata della scuola.
"Mmh, faccio parte della comunità di New York, quindi sì." Rispose ovvia la voce.
"Ah ma guarda un po', non mi manca nemmeno New York, pensa te!" Dissi sorridendo. Mentivo. New York mi mancava e pure qualche mio amico, ma tutte le altre persone no, compreso il testa di cazzo con cui stavo avendo questa brillante discussione.
"Farò finta di crederti. E' già passato un anno da quella brutta serata eh? Che ricordi che mi stanno passando per la mente, non riesco neppure a dormire." Disse malincolinica la voce.
"Senti Rick, io dovrei entrare a scuola e tu sei l'ultima persona con cui io vorrei veramente parlare di ciò che mi hai fatto esattamente un anno fa. L'unica persona che poteva comprarmi la vodka eri tu, non pensare che quella sera di ottobre ti ho chiamato per altri motivi perché sei meglio di me che non è così, soprattutto dopo quello che è successo!" Spiegai molto concentrata e cercando di tagliare corto.
"Purtroppo lo so Jasmine, ma non me ne do pace.. Solo una cosa: davvero non mi ami più? Davvero hai cancellato ogni cosa?" Mi chiese Rick preoccupato.
"Ti chiedo una cosa a cui è più semplice rispondere: tu mi hai mai amata? Va a dormire Rick, devo entrare in classe." Attesi qualche secondo prima di staccare completamente la chiamata e lui non rispose alla mia domanda. - "Come immaginavo. Ciao." - Dissi e staccai subito il collegamento. Mi ero rotta di aspettare e mi ero rotta del fatto che il mio passato tornasse a farmi visita come sempre. Non riesco a sopportare le persone, figuriamoci il mio passato che ogni tanto torna a bussare alla mia porta implorando di poter entrare nella mia vita come gli pare e piace. Anche se questa settimana sarebbe stato un vero e proprio inferno per me e la mia povera mente.

**

Erano le 11.30 e tra poco sarebbe iniziata la lezione adorata e tanto attesa di matematica. Un motivo in più per scappare ed evadere da questa scuola. Non mi andava proprio oggi entrare a lezione, soprattutto non dopo due ore pesantissime di letteratura inglese, anche se l'amavo da morire e mi piaceva un sacco ascoltare i commenti dei professori su un argomento piuttosto che su un altro. Mi piaceva anche partecipare ai dibattiti, solo in caso di ispirazione, cosa che proprio oggi non avevo.
Decisi di aspettare qualche minuto, il tempo che il corridoio si fosse svuotato del tutto per poter uscire dalla porta del retro. Aspettai e aspettai, fin quando tutto il corridoio era completamente libero. Andai piano in direzione della porta, la spalancai e.. andai completamente addosso a qualcosa o qualcuno, talmente intenta a guardarmi le spalle.

"Si apre così una porta? E meno male che poi sarei io quello che non le usa!" Sentii esclamare qualcuno ridendo.
Alzai un attimo lo sguardo e vidi che davanti a me c'era quel (bel) ragazzone di Luke Hemmings che mi sorrideva e si sistemava la camicia a quadri nera e rossa che portava attaccata ai fianchi come un ragazzo di quelle band punk.
"Scusami.. In realtà mi stavo guardando le spalle e non immaginavo mai che dietro la porta potessi spuntare proprio tu che non sai usare questi affari." Risposi leggermente imbarazzata.
"Volevi uscire? Prego. Ti ho sbarrato la strada." Disse lui cordialmente aprendomi la porta.
"Molto gentile." Dissi per uscire e sorridendo, quando lo vidi scattare dietro di me, trascinarmi con lui dalla parte opposta alla mia direzione e accucciarsi leggermente a terra.
"C'è mia madre, abbassati." Mi disse facendomi accucciare di fronte a lui.
"Anche tu salti la lezione?" Chiesi curiosa.
"Non mi andava di partecipare a storia, odio quella materia e odio anche la professoressa." Disse alzandosi leggermente. - "Via libera, puoi passare." Mi disse porgendomi la mano. - "Comunque" - mi disse cammiando davanti a me - "La prossima volta scegli una maglietta meno scollata!" Esclamò ridendo, lo sentivo ridere. Io abbassai lo sguardo e notai la mia maglietta con una scollatura diciamo non proprio consona, ma avevo scelto questa senza neanche aprire la luce e non mi aveva creato chissà quale problema una volta uscita fuori casa. Ma si sa, lui è Luke Hemmings ed io dovevo farci l'abitudine.
"Un giorno di questi mi spiegarai perché esci dalla finestra piuttosto che dalle porte come tutti gli esseri normali qui a Sidney." dissi raggiungendolo.
"Come siamo curiose. E tu perché non sei a lezione?" Domandò rigirandosi la frittata.
"Bel tentativo ragazzino, ma non credo sia modo di rispondere ad una domanda con un'altra domanda." Lo ripresi io.
"Magari un giorno scoprirai tutta la verità senza neanche dovertelo dire." Disse lui scrollando le spalle.
"Ho sempre pensato tu fossi un maniaco, ma darmela vinta così è pure poco." Dissi scherzando.
"E tu invece? Perché non sei a lezione?" domandò sedendosi a terra accanto al muro, vicino la zona degli allenamenti della squadra di calcio. In quell'ora non passava mai nessuno da lì.
"Semplicemente non mi andava. Oggi passo." Dissi secca.
"Ma tu sei sempre così strana?" Domandò guardandomi in modo strano.
"Io strana? Sei tu quello che esce dalla finestre e evita la madre." Dissi gesticolando.
"Forse voi a New York siete tutti altolocati, vi sentite superiori agli altri e vi atteggiate a seconda della persona con cui state." Disse pensieroso.
"Io sono l'ultima persona di New York che si comporta così, ho capito fin da subito che quella vita non faceva per me, che dovevo abbandonarla, ma per quanto io l'allontavano, quella mi seguiva." Dissi abbassando lo sguardo.
"E' il motivo per cui sei qui?" Chiese d'un tratto.
"Anche. In parte. Forse la maggior parte." Dissi sempre non guardandolo. - "Magari un giorno scoprirai tutta la verità senza neanche dovertelo dire." Aggiunsi dopo sorridendo.
"Brava, stai imparando. Non me lo sarei mai aspettato." Disse porgendomi la mano ed io ricambiai la stretta.
Dopo pochi secondi calò un silenzio che rompeva pure le pietre ed un imbarazzo così assurdo che non avevo mai provato fin questo momento. Ogni tanto mi giravo a guardarlo di sottecchio e stava sempre con lo sguardo alto a guardare il cielo. Io invece cercavo qualche sigaretta da fumare per smorzare la tensione.
Appena trovai il pacco gliene offrii una ma lui prontamente rifiutò. - "No grazie, non fumo." mi rispose guardandomi di nuovo come prima.
"Meglio, più sigarette per me." Risposi accendendo la mia.
"Anche questo lo hai appreso dalla tua vita mondanda a New York dalla quale cercavi di scappare?" Chiese curioso.
"No. Fumavo dapprima di entrare al college più bello di New York, di nascosto. Anche se credo lo avessero scoperto, ormai, ma io continuavo a fare il mio giochino." Risposi aspirando.
"Scusa, ma tu quant'è che hai?" Chiese accigliato.
"18, perché?" Domandai esterefatta.
"E fumi da 15 anni?" Domandò anche lui esterefatto.
"Più o meno sì. Ma ciò non dovrebbe importarti molto." Dissi per fermare qui la discussione. Stava diventando davvero troppo pesante per me questa discussione e non volevo di certo raccontare ad un ragazzo che nemmeno conoscevo da un mese, la mia vita infernale e piena di guai.
"Almeno ho scoperto che hai la mia stessa età." Disse lui facendomi l'occhiolino.
Sorrisi e non dissi più nulla. Non sapevo più cosa rispondere. Anche se una parte di me avrebbe voluto dire una qualsiasi cosa pur di farlo parlare, aveva una voce così tremendamente sexy e avevo bisogno ancora un po' di compagnia, magari la sua, per scacciare via qualsiasi tipo di preoccupazione che si stava pian piano facendo largo nella mia mente da fin troppi giorni ormai.
Pian piano che scorrevo con lo sguardo su di lui, mi incantai per un attimo sulla sua camicia stile ragazzo punk. Senza pensarci due volte esclamai - "Mi piace un sacco questa camicia!"
"Davvero?" - Mi chiese lui inizialmente - "E' un regalo di Calum, me l'ha regalata l'anno scorso. In effetti piace molto anche a me." Aggiunse dopo sorridendo.
"Anche se devo dire che messa così e da come ti vesti tu sembri molto.. Punk!" Dissi sorridendo, sperando non si offendesse.
"Io e i ragazzi abbiamo un gruppo." - Iniziò lui - "Un gruppo Punk, come dici tu. Ed è il mio stile, anche il loro stile. Ci piace questa cosa." Disse infine.
"E' da un mese abbondante che sono qui e non è ho mai sentito parlare. Perché?" Domandai allarmata.
"Perché non siamo famosi. Ogni tanto suoniamo qui a scuola o in qualche locale che può o vuole ospitarci. Siamo in piccolo ancora." Disse spiegandomi tutto.
"Woaa bellissimo. Da me non c'erano queste cose. Adesso sono curiosa." - Iniziai il mio discorso. - "Cosa suonate?" Domandai eccitata.
"Vedo che ti sta prendendo bene questo argomento." - Notò lui felice. A me piace molto ascoltare le persone sulla loro vita e su ciò che desideravano fare. E mi piace molto scoprire o sapere cose che prima non sapevo. - "Comunque io, Calum e Micheal suoniamo le chitarre, mentre Ashton la batteria. Anche se tutti e quattro sappiamo cantare, magari Ashton canta di meno, ma sappiamo cantare." Mi spiegò entusiasta. - "Tutti e tre sappiamo suonare sia chitarre elettriche, che utilizziamo quando andiamo in qualche locale che vuole ospitarci, mentre qui a scuola utilizziamo quelle acustiche per non disturbare le quiete pubblica in luogo pubblico." 
"Ce le avessi io le chitarre elettriche, girerei per tutta la scuola, tutta la giornata suonandola. Ma voi siete professionisti, quindi non entro nel merito." Dissi entusiasta tanto quanto lui.
"A scuola purtroppo ci tocca essere più tranquilli." - Disse moderato - "Sembri molto coinvolta da questa situazione delle chitarre, gruppo, ecc ecc." Notò.
"Una mia amica sapeva suonare la chitarra a New York, mi aveva insegnato a suonare anche il piano perché sapeva suonare pure quello. Mi aveva regalato un plettro. Quando me lo aveva regalato aveva detto che mi avrebbe portato fortuna ovunque io andassi, e che per molto tempo prima di me, aveva portato fortuna a lei." Dissi ripescandolo dalla mia borsa per farglielo vedere. - "Adoravo quella ragazza, era così piena di vita e dava coraggio a tutti anche quando dovevamo essere noi a darlo a lei."
"E' bellissimo." - Disse lui guardandolo tra le sue mani. - "Immagino quanto ti manchi non poterla rivedere più, visto che lei è a New York mentre tu sei qui a Sidney."
"Neanche a New York potrò più rivederla." - Iniziai a dire voltandomi verso di lui. - "E' morta l'anno scorso, ad agosto, per un tumore ai polmoni." Dissi guardando verso il cielo stavolta.
Non ottenni alcuna risposta a parole, mentre in realtà fece un gesto che non mi sarei mai aspettata. Posò la sua mano sulla mia e me la strinze in segno di forza, per darmi più forza. Io sorrisi senza neanche pensarci a questo gesto e sussurrai un 'grazie' seguito da un suo sorriso come a dire 'non devi neanche dirlo.'
"Come si chiamava questa ragazza?" Mi domandò guardandomi fissa.
"Margot." Risposi solamente.
"Sarà sicuramente fiera di tutto ciò che ha fatto, sicuramente anche quando ha deciso di consegnarti il suo plettro per farti potare tanta fortuna, avrà avuto un suo perché." Mi disse solamente consegnandomi il plettro, mettendolo tra le mie mani e alzandosi.
Un'ora era passata così velocemente e in sua compagnia non me ne ero nemmeno accorta. Questo ragazzo non era poi così tanto male.
Mi alzai anche io e stavo per andarmene quando Luke si girò e mi disse - "Sabato al molo c'è una festa, quasi ogni sabato ne organizzano una. Ti aspetto lì!" - Mi disse sorridendo.
"E' forse un invito?" Domandai sorridendo.
"Può darsi." Disse e con la mano mi salutò.
Ricambiai il saluto e uscendo dalla parte opposta mi mischiai al resto dei ragazzi che stavano uscendo dalla porta principale.

Mi diressi a passo spedito verso l'auto e colta da un'inaspettata mescolanza di sentimenti, iniziai a piangere e a pensare, senza nemmeno trattenere le lacrime, a ciò che accadde esattamente un anno fa e cosa avesse portato quel maledettissimo marzo fino a quel maledettissimo ottobre.




Angolo Autrice:
Questo è il primo capitolo in cui metto un Pov solo perché voglio iniziare a sperimentare qualcosa di nuovo e soprattutto per farvi capire meglio la storia dei protagonisti. 
Se volete chiedere qualcosa, oltre che a qualche recenzione e volete chiarimenti sulla storia, potete cercarmi anche sul mio profilo ask che metterò proprio qui
: http://ask.fm/VanessaMuscara
Dedico questo capitolo ad una mia carissima amica, Martina, che mi ha insegnato molte cose sulla chitarra e niente, spero vivamente questo capitolo sia di vostro grandimento. Alla prossima pubblicazione, che dovrebbe essere domani se tutto va bene, xoxo Vanex23

Ps: mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensiate, sia su ask che tramite qualche recensione. :)
  
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