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Autore: Writer_son of Hades    17/06/2015    2 recensioni
- finale completamente diverso rispetto a "il Sangue dell'Olimpo" -
Dopo una dolorosa perdita e la sconfitta di Gea e delle sue forze, sembra che tutto sia finalmente finito.
Ma i semidei non sanno che Gea non è ancora sconfitta definitivamente e che, anni prima, aveva escogitato un modo per rimanere in vita anche dopo la sua morte. Si troveranno ad affrontare sua figlia che, per quanto possa essere diversa da loro, sia l'unica persona che possa veramente salvarli.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Reyna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Giornata Si Propaga Nel Peggiore Dei Modi

SILVIA



                – Allora come vanno gli allenamenti? – le chiese Piper a colazione.
                – Benissimo. – rispose sinceramente Silvia, aggiungendo un sorriso.
                – Se non vogliamo considerare che due giorni fa stava per farmi risucchiare da un vortice verso gli Inferi. – si intromise Percy.
                – E che ieri mi è venuta addosso e sono svenuto a mezz’aria. – continuò Jason.
                – Ma ti ho salvato prima che cadessi! – si difese Silvia.
                – Dentro ad una crepa che arrivava al centro della terra.
                – Mi confondo a volte. – cercò di spiegarsi mentre tutti si mettevano a ridere.
Piper le mise una mano sulla spalla. – Ti serve solo tanto allenamento.
                – Con le ombre è davvero brava però. – si complimentò Frank.
                – Ah, ma allora con Nico ti alleni pure. – disse Leo. – Credevo che passaste il tempo in altri modi.
I ragazzi scoppiarono a ridere mentre Silvia e Hazel diventavano tutte rosse.
                – Per favore, non traumatizzare il nostro dolce piccolo Nico. – continuò il figlio di Efesto.
                – Leo! – lo fermò Hazel.
In quello stesso momento arrivò Nico di corsa. Era tutto sudato e pallidissimo. Si accasciò sul tavolo mentre i ragazzi gli si radunavano intorno.    
                – Nico, tutto bene? – chiese Hazel.
Il ragazzo alzò lentamente il volto dal tavolo di pietra e riuscì a mettersi in piedi aiutato da Jason e Percy che lo sorreggevano. Silvia cercò i suoi occhi per capire cosa fosse successo, ma li trovò vuoti e di uno strano grigio.
                – Ho…parlato con i morti… – spiegò con voce stanca. Sembrava che ogni parola gli facesse male.
                – Portiamolo da Chirone. – ordinò Percy, sistemandoselo meglio sulle spalle.
Silvia ebbe paura. Un brutto presentimento le diceva che era successo qualcosa che non andava affatto bene. Si mise alla destra di Jason e restò vicina al gruppo, ma in silenzio.
Arrivarono da Chirone mentre era seduto sul porticato della Casa Grande, stava leggendo e, appena vide Nico, si alzò sulle quattro zampe equine e ci chiese cosa fosse successo.
Percy e Jason fecero sedere Nico su di una sedia e gli diedero dell’ambrosia per riprendersi.
                – Sono andato negl’Inferi per svolgere delle faccende, – cominciò vagamente. – e ho colto l’occasione per parlare con i morti. Mi hanno detto che Ade sta architettando qualcosa… – si bloccò per guardare Silvia. – Hanno detto che ha visto che Gea si stava impossessando di lei e che stava per uccidermi… Mi dispiace…. Sarei dovuto stare più attento…. – mormorò infine.
Silvia gli si avvicinò e si inginocchiò mettendogli una mano sulla gamba, per fargli capire che andava tutto bene, che aveva fatto anche troppo per lei.
                – Dite che andrà dagli altri dei? – chiese Percy.
                – Ade è orgoglioso. – disse Nico. – Ma quando si tratta di Gea, chiamerà sicuramente gli altri dei.
                – Cosa possiamo fare? – chiese Piper, visibilmente preoccupata. – Ci attaccheranno?
                – Se opporremo resistenza, sì. – rispose Chirone. – Il loro primo obbiettivo sarà uccidere Silvia e ormai tutti sappiamo chi può farlo. – gli sguardi caddero su Percy, Jason e Nico.
                – Domani riproverò a parlare con i morti, per scoprire quando hanno intenzione di attaccare. – disse Nico, sicuro.
                – Dobbiamo essere pronti a proteggerla. – intervenne Jason. – Io proverò a parlare con gli spiriti del vento se hanno sentito Zeus.
                – E io con le neriadi. – continuò Percy.
                – Fermatevi tutti. – disse Silvia con voce pacata. I ragazzi la fissarono. – Prima di prendere decisioni affrettate, capite che se mi vorrete proteggere andrete contro i vostri genitori?
                – Sai che novità. – brontolò Piper.
                – Silvia ha ragione, – puntualizzò Chirone. – Ognuno di voi dovrebbe andare contro il proprio genitore e non voglio sapere cosa succederebbe se si passasse ad una vera e propria guerra.
Fu silenzio.
                – Avevo giurato sul fiume Stige che se Gea sarebbe riuscita a risvegliarsi, l’avrei fermata per prima. – cominciò Silvia alzandosi. – Per cui, ora, vi chiedo di distruggerla.
Tutti la fissarono come se fosse impazzita.
                – Non se ne parla.
                – Ma sei impazzita?
                – Questo vorrebbe dire che ti dobbiamo uccidere!
                – Lo so. – rispose. – Lo so. Ma io l’ho giurato ed è l’unico modo.
                – Silvia, troveremo un altro modo. – disse Piper con la voce tremante. – Ma non posso perdere un’altra amica. – mormorò. Jason l’abbracciò.
                – Nemmeno io vorrei perdervi, ma è l’unico modo. – disse sicura voltandosi verso Chirone.
Lui aveva lo sguardo triste. – Non sappiamo ancora se vorranno attaccare. Quando lo sapremo potremo parlare di soluzioni drastiche. Per ora tornate alle vostre attività.
I ragazzi eseguirono l’ordine e si avviarono verso l’arena, ma il morale era sotto il suolo.
La cosa peggiore fu quell’orribile formicolio che colpì improvvisamente Silvia. La vista le si annebbiò e temé per un nuovo attacco da parte di Gea. L’ultima cosa che vide furono gli occhi preoccupati di Nico.
                Si risvegliò in un luogo buio.
                – Ciao, figlia mia. – disse una voce che riconosceva fin troppo bene.
                – Basta! – gridò la ragazza con tutte le sue forze. – Smettila! Non ti voglio più sentire! Vattene!
                – Ma sono parte di te. No potrò mai andarmene. – continuò sua madre. –  E il momento è giunto, figlia mia. È arrivato il momento che io risorga. E questo accadrà solo grazie a te.
Lacrime cominciarono a scendere bagnando il viso della ragazza. Era esausta.
                – Dovrai stare attenta però. Prima del mio risveglio, gli dei vorranno fermami, uccidendoti. – continuò la dea senza ascoltare la figlia. – Dovrai riuscire a tenerli a bada. Poi, domani, quando mi sveglierò, loro cadranno ai nostri piedi.
Silvia non rispose. Sapeva che non sarebbe servito a nulla minacciarla o maledirla. Lei aveva scelto il giorno e il suo piano si sarebbe avverato.
                Aprì gli occhi sentendo Nico che chiamava il suo nome.
Quando vide di nuovo i suoi occhi, avrebbe voluto morire. Non poteva più fare niente. Era completamente inutile.
                – Gli dei mi cercano. – disse semplicemente. – Verranno da me domani.
Voleva solo piangere e dire che le dispiaceva, che aveva fatto di tutto per respingerla, ma che no ci era riuscita.
                – Allora dovremo difenderti. – rispose Nico determinato.
Avrebbe voluto dirgli di no. Di scappare e di nascondersi da qualche parte prima della fine di tutto. Ma non lo disse, perché una verità le fece la mente limpida.
Senza chiedere il permesso a nessuno cominciò a correre. Corse via, il più veloce possibile. E continuò a correre sempre più convinta di quello che stava facendo. Corse lontano, verso la sua cupola d’edera. Sapeva cosa fare.
Quando arrivò, cercò di riprendere fiato e di controllare il battito. Si assicurò che nessuno l’avesse seguita e drizzò la schiena. Nico le aveva insegnato bene come fare. Chiuse gli occhi e liberò la mente. Si concentrò sull’oscurità che scorreva nelle sue vene e si aggrappò a quell’orribile sensazione di terrore e di morte. Poi invocò il potere di Ade e quello dei morti, per farla tornare dove apparteneva.
Sentì il corpo che aveva triplicato la propria forza di gravità verso la terra e quando riaprì gli occhi, non c’era più la luce accecante del sole. E si domandò se quel posto avesse mai visto come fosse fatto un raggio di sole.
Gli Inferi l’accolsero nell’ombra della morte.
                – Ade. – lo chiamò con voce ferma. – Devo parlarti.
Non credeva che il dio avesse risposto, ma quando le apparve davanti, si ricredette.
                – Mio figlio ti ha insegnato bene vedo. – constatò il dio dei morti. – Ma non l’educazione. Vieni nel mio regno senza un invito o un minimodi preavviso come se ti appartenesse.
                – Gea si risveglierà domani. – arrivò dritta al punto la ragazza. – E sono qui per chiederti un favore.
               
 

NICO
Aveva lasciando andare via Silvia. Forse voleva stare solo un po’ da sola.
                – Dovremo davvero ucciderla? – mormorò Hazel.
Nico non rispose. Non voleva nemmeno pensarci a quell’ipotesi.
                – No. – lo precedette Percy con voce dura. – Troveremo un altro modo. Sono stanco di vedere miei amici che muoiono.
Quando videro Silvia tornare non riuscirono a riconoscerla subito. Era pallida e sembrava malaticcia. Nico l’abbracciò e lei ricambiò debolmente. Solo un posto ti riduceva così, e Nico lo sapeva bene.
Andarono di nuovo a parlare con Chirone che fece riunire tutti i capi delle case e Reyna per discutere. La questione si stava facendo grave.
 
 
 
SILVIA
               

Erano tutti riuniti nella Casa Grande. I capi cabina, Reyna, Hazel, Frank, Leo, Grover, Chirone e Silvia. L’aria era tangibilmente agitata e confusa.
                – Domani gli dei arriveranno e faranno di tutto per uccidere la nostra giovane amica. – disse Chirone, mesto. Silvia fu contenta di essere considerata una loro amica. In un certo senso, in quei mesi si era decisa che come famiglia, quella era decisamente perfetta. – Lo fanno senza motivo. Per pura paura. Per cui, sta sera, sono qui a chiedervi se sarete dalla nostra parte. Se deciderete di combattere contro i vostri stessi genitori.
Fu silenzio.
Nessuno parlò per tanto tempo. Forse troppo. Il suo piano avrebbe potuto uccidere molti di loro e per questo Silvia si odiava. Non disse che pure Gea progettava di risvegliarsi l’indomani. Sperava solo che tutti avrebbero collaborato.
                – Io combatterò – disse Leo, alzandosi in piedi. – con te. E contro mio padre.
                – Anche io combatterò con te. – disse Percy affiancando il figlio di Efesto.
                – Sarò fiero di combattere al tuo fianco. – aggiunse Jason con un sorriso.
                – E i romani saranno con te. – lo imitò Reyna.
Piper si alzò. – Io e mia madre non andiamo poi tanto d’amore e d’accordo. – ridacchiò.
Hazel  e Frank si alzarono insieme annuendo.
E infine, uno dopo l’altro, i vari capi delle case si alzarono e annunciarono che avrebbero combattuto dalla sua parte. Silvia si lasciò scappare una lacrima. Quei ragazzi stavano andando incontro a morte certa e contro ai propri genitori sole per proteggerla.
Ma c’era ancora un’ombra, nell’angolo scuro della stanza, che non aveva parlato. Il figlio di Ade si levò in piedi in tutta la sua fierezza di Re degli Spettri.
                – Io combatterò. – disse cupo. Poi si voltò verso Silvia, incrociando il suo sguardo. – Tu no.
                – Nico… ma… – Silvia non capiva.
                – Nico. – intervenne Chirone. – Capisco la tua preoccupazione per lei, ma può farcela tranquillamente. E molto forte.
                – No. – lo fermò. Nico era più serio che mai e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. – Non possiamo rischiare.
                – Tu non puoi. – lo corresse Percy.
                – E con questo cosa vorresti dire, Jackson? – lo sfidò Nico fissandolo come se volesse ammazzarlo con lo sguardo.
                – Anche io ho perso Annabeth. E l’ho persa proprio quando le avevo impedito di combattere, quando ero sicuro che lontano da me, sarebbe stata al sicuro. – il tono del ragazzo era calmo, non lo stava minacciando.                 – Non fare il mio stesso errore.
Ma Nico era accecato dalla rabbia.
                – Voi non capite! Non capirete mai! – ringhiò fissando tutti i presenti. Poi tornò immediatamente calmo e uscì dalla stanza con passi lunghi e veloci.
                – Io… io non…
                – Non ti preoccupare Silvia. – la rassicurò Jason. – È solo molto protettivo e confuso.
                – Noi sappiamo che puoi combattere. Devi combattere. – continuò Percy. – Abbiamo bisogno si te.
Silvia gli rivolse un triste sorriso. I vari ragazzi si misero a parlare di una strategia di attacco e difesa insieme ai romani per coordinare i due campi. Ma lei non stava ascoltando. Lei stava pensando al suo piano.
Sarebbe andato tutto bene, se tutti avessero seguito  i propri compiti.
Uscirono dalla Casa Grande che era notte ormai. La riunione era durata parecchio e tutti erano visibilmente stanchi.
                – Andate tranquillamente verso le vostre capanne. Le arpie hanno un notte libera. – li rassicurò Chirone.
                – Notte. – la salutò Percy allontanandosi con gli altri ragazzi. Lei accennò ad un veloce gesto con la mano, ma il sorriso triste non si tolse dal suo volto. Sì, era preoccupata per il giorno seguente. Tutto sarebbe potuto finire male ed il suo piano non avrebbe potuto funzionare.
Si incamminò lentamente verso la capanna di Ade, sperando che Nico si fosse calmato. Ma quando arrivò a qualche metro dalla porta, lo vide mentre la fissava con le braccia incrociate al petto, accusatorio. Le fece cenno di seguirlo e lei, non obiettò. Si stava dirigendo verso il bosco e lei continuò a camminare dietro al passo pesante e svelto di un Nico Di Angelo visibilmente arrabbiato.
Arrivarono al pugno di Zeus dopo un buon quarto d’ora di camminata. Lì si fermò, finalmente, si voltò verso la ragazza che si trovava qualche metro da lui ed esplose.
                – Dimmi che non ci andrai domani! Dimmi che non lo farai! Dimmi che andrai dall’altra parte del mondo e che ti nasconderai fino a quando tutto sarà finito! – stava urlando.
                – Dimmi che non farai la stupidaggine di svegliarti domani mattina e di andare lì fuori a morire!
La ragazza gli si avvicinò, lentamente, mentre l’altro continuava a gridare.
                – Dimmi che non mi farai questo! Dimmi che prima scherzavi! Che lo hai detto solo per sembrare coraggiosa!
Silvia era concentrata su quegli occhi maledetti. Solo gli dei sapevano cosa avrebbe dato per rimanere a guardare quei dannati occhi per sempre.
                – Dimmi che non ci stavi pensando! Dimmi quello che vuoi ma dimmi qualcosa perché sto impazzendo…. – mormorò infine il ragazzo, perdendo improvvisamente tutta la sua audacia.
Silvia era a pochissimo centimetri dal suo viso e  riusciva a sentire il suo respiro affaticato.
Era così dannatamente difficile non amarlo. E allora fece la cosa che le sembrava più giusta in quel momento: congiunse le loro labbra e unì i loro corpi.
Un’ondata di dolce freschezza le fece correre una sottile vibrazione per la spina dorsale mentre lui si abbandonava completamente a lei. Inizialmente rimase rigido, quasi timoroso. Poi le sue mani percorsero la schiena della ragazza lasciando una scia di brividi al tatto.
Le vorticava lo stomaco e il cuore stava facendo l’acrobata di un circo, fu l’abbraccio di Nico e tenerla attaccata al suolo.
Non seppe quanto durò, ma quando si staccarono, avevano entrambi il fiatone. Forse più per l’emozione del momento.
                – Ed è per questo che domani non posso vederti morire. – sussurrò Nico, tenendola stretta a sé quasi avendo paura di lasciarla andare.
                – Io devo combattere. – gli spiegò Silvia mentre si perdeva a guardarlo negli occhi a così pochi centimetri dai suoi.
                – Non posso perderti, lo capisci? – mormorò. – Con te sono finalmente felice. – poi, guardandola con gli occhi lucidi le disse: – Io credo di amarti.
E Silvia si accontentò di quel “credo” che urlava sicurezza.
                – Anche io ti amo. – gli disse sorridendo. Poi tornò abbassò il tono della voce. – Ma domani devo combattere, anche se non voglio. Gea ha un piano e io devo fermarla. Solo io posso. E poi, Percy mi ha insegnato abbastanza bene a tenere in mano una spada.
Lo vide sorridere leggermente.
Tornò seria, fissandolo negli occhi: – La natura, la Terra, hanno un ciclo vitale. – cominciò. – Tutto nasce o muore per mantenere l’equilibrio. Per cui, se io domani dovessi morire, vuol dire che era destino. – mostrò un triste sorriso. – Me lo hai insegnato tu che ci sono morti che non di possono evitare.
                – Sì, ma non la tua. – le rispose.
Silvia non obbiettò più. Sapeva che destino l’avrebbe attesa l’indomani e sapeva che Nico avrebbe fatto di tutto per salvarla. Per cui gli disse: – Abbiamo sta notte, non pensiamo a domani.
Lui la guardò con quegli occhi neri pieni d’amore e unì le loro labbra in un bacio dolce e caldo. La strinse a sé con forza facendo aderire tutto il suo corpo a quello della ragazza. Sembrava che volesse fondersi con lei, per non dover sentire più la sua mancanza. Le ombre inghiottirono io due innamorati, trasportandoli nella camera di Nico. La luce entrava dalla finestra e illuminava la piccola stanza con un semplice letto, un armadio e una piccola scrivania.
Le mani si Silvia scivolarono sotto alla maglietta di Nico sentendo la pelle fresca e dura dei suoi pettorali. Il ragazzo emise un gemito, per cui Silvia si staccò per guardarlo negli occhi.
                – Non voglio costringerti a fare qualcosa che non vuoi. – le sussurrò, visibilmente in imbarazzo.
                – Abbiamo entrambi diciassette anni ormai. E io voglio. – credeva in quello che diceva. Forse quella sarebbe stata l’ultima notte con Nico e non voleva sprecarla.
Il ragazzo si mise una mano dietro al collo. – La verità e che….io sono ancora….insomma….non ho mai….
                – Nemmeno io. – lo rassicurò con il tono di voce senza un velo di paura. – Ti amo. È questo l’importante. – gli bisbigliò all’orecchio.
Nico sembrò rilassarsi e la cinse con le sue forti braccia, avvicinandola ancora a sé. Ricominciò a baciarla a l’adagiò sul suo letto ancora disfatto. Le lenzuola nere fresche, a contatto con la pelle nuda di Silvia, le lasciarono una piccola scossa lungo la spina dorsale. Nico si mise sopra di lei, ricoprendola con il suo corpo, ma senza schiacciarla. Lei gli sfilò la maglietta nera, lasciando scoperto il dorso scolpito del ragazzo. Dei se era bello.
Lui cominciò a baciarle le labbra, lentamente e dolcemente, per poi scendere verso lo zigomo arrivando al collo. Le sue mani le alzarono la maglietta arancione del campo, lasciandola in intimo. Continuò il suo percorso sulla clavicola, passando per il seno, poi seguendo la linea dritta della pancia le baciò l’ombelico.
Silvia si aggrappò alla sua schiena, alle sue spalle forti, ai suoi capelli, quando le sfilò i pantaloni e di conseguenza i suoi.
Lui tornò con il viso all’altezza dei suoi occhi e intrecciando le sue cita con quelle della ragazzo le sussurrò un dolce e profondo: – Ti amo.



I know it's late, I know you're weary 
I know your plans don't include me 
Still here we are, both of us lonely 
Longing for shelter from all that we see 
Why should we worry, no one will care 
Look at the stars so far away 
We've got tonight 
Who needs tomorrow? 
We've got tonight 
Why don't you stay? 





Nota dell'autrice: Siamo arrivati praticamente alla fine, non mollatemi proprio adesso.
   
 
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