Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: blueflaws    18/06/2015    1 recensioni
Louis fa tatuaggi. Harry ne vuole uno.
Harry continua a fuggire dallo studio finché non trova in Louis un motivo per restare.
Harry/Louis. AU.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pelle e Inchiostro
Niente di sbagliato

 
 
 
La prima cosa che nota, dopo essere entrato, è l’accurata pulizia del locale.
Non che sia un abitudinario, infatti è la prima volta che mette piede lì dentro, ma Harry si era fatto un’idea abbastanza stereotipata di come doveva apparire uno studio di tatuaggi: non igienicamente a norma, poca luce e un omone peloso e tatuato fino alla punta dei capelli, pronto a bucarlo a colpi di inchiostro.
Non esattamente un luogo piacevole.
Invece, sta camminando su un pavimento che è uno specchio, faretti direzionabili illuminano l’ambiente e una ragazza piuttosto carina staziona dietro una postazione ordinata, provvista di computer e stampante con scanner. Anche sua madre, restia ad accompagnarlo fino all’ultimo, sembra piacevolmente sorpresa dall’ambiente curato in cui si trovano. Prendono posto sui divanetti sistemati in un angolo della sala e aspettano il loro turno.
Mentre sua madre sfoglia una rivista di gossip, Harry cerca di rilassarsi e si accomoda meglio, scivolando sulla pelle del divano. Osserva i diversi attestati appesi alle pareti, ne conta in tutto sette e nota che riportano tutti lo stesso nome ‘Louis Tomlinson’. A rigor di logica deve essere il tatuatore e questo riporta Harry al motivo della sua ansia. È riuscito nell’impresa di convincere sua madre a dargli il permesso, ma non ha uno straccio di idea su cosa vuole farsi tatuare, tantomeno dove. Sta cercando di prendere ispirazione da alcuni dei disegni che accompagnano gli attestati, quando la segretaria li chiama per il loro turno.
Si informa sulla sua età, fa firmare a sua madre una carta per l’autorizzazione e gli chiede se ha già in mente un tatuaggio in particolare.
“Qualcosa” risponde un po’ incerto, al che la ragazza fa scorrere uno schedario alle sue spalle e ne estrae alcuni raccoglitori.
Harry allunga le mani ad afferrarli e torna a sedersi.
“Louis sarà da te a momenti” lo informa la ragazza, prima di sparire dietro al computer.
Sua madre nel frattempo raccoglie la borsa e lo raccomanda di scegliere bene, gli ricorda di chiamarla quando avrà finito così che torni a prenderlo, poi esce per delle compere.
Una volta rimasto solo, apre il primo raccoglitore e comincia a fissare uno ad uno i disegni che si trova davanti. Ce ne sono di coloratissimi, in bianco e nero, altri sfumati, grandi, piccoli, semplici scritte, alfabeti incomprensibili e sono tutti bellissimi. Harry non è per niente un artista, ma anche un occhio profano come il suo può capire che l’autore è davvero abile. Non c’è una sbavatura neanche a cercarla.
È sicuro che avere tatuata sulla pelle una di quelle opere farebbe il suo effetto, ma non avrebbe niente di personale e non è questo che sta cercando. Con che criterio si sceglie qualcosa che ti porterai addosso per tutta la vita? Harry se lo è chiesto spesso nell’ultima settimana ed è chiaro che non ha trovato una risposta se, a pochi minuti dal compiere quel passo, sta sfogliando un catalogo pieno di disegni che non gli dicono niente.
Nell’esatto momento in cui Louis Tomlinson chiama “Harry Styles”, affacciandosi dalla porta a vetri che divide la sala d’attesa dalla cabina, la porta dell’ingresso sbatte lasciandosi dietro il silenzio.
Il corpo di Harry è ancora candito come un foglio di carta.
 
 
 
La seconda volta che Harry mette piede nello studio sono passati tre mesi, ancora nessun disegno concreto per la testa, ma adesso sta con Matt e ha deciso che qualsiasi cosa si farà tatuare sarà dedicata a lui.
La solita ragazza dietro la scrivania, dopo un attimo di indecisione sembra riconoscerlo. Sorride tra sé e Harry si sente le guance calde al ricordo di come è scappato senza chiedere scusa per il mancato appuntamento. Si accomoda sui divanetti, aspettando il suo turno e la ragazza lo avverte di nuovo.
“Louis sarà da te a momenti”, ma questa volta Harry non ha intenzione di andarsene, quindi le sorride e attende.
Un quarto d’ora dopo, mentre sta rispondendo ad un sms di Matt, la porta della cabina si apre e ne escono due persone. La prima è una donna che si sta rivestendo. Harry riesce a vederle una benda sulla spalla prima che venga coperta dal cappotto. Il secondo è un ragazzo, Louis con ogni probabilità, che le sta porgendo un tubetto di crema, istruendola sull’applicazione.
Quando la donna lascia lo studio, la sua attenzione si sposta su di lui. Sta per parlare, ma il ragazzo lo anticipa, facendogli cenno di seguirlo. “Andiamo, fuggitivo.”
Harry lo segue docile, l’ansia che cresce ad ogni passo che lo porta verso la stanza. Un volta dentro si blocca, la tensione messa per un attimo da parte. I suoi occhi saettano alle pareti e crede di non aver mai visto tanti colori messi insieme. Non c’è un pezzetto di muro che sia rimasto scoperto, i disegni si incastrano alla perfezione a creare il più bel murales di sempre. Sembra quasi che tra le curve armoniose e le linee spezzate sia raccontata una storia, ma Harry ha il timore di invaderne la privacy se si avvicinasse.
Poi si riscuote improvvisamente, ricordando dove si trova e volta lo sguardo verso Louis che si sta infilando un paio di guanti in lattice. Non ne è del tutto sicuro, ma crede di aver visto un accenno di sorriso sulle sue labbra.
“Allora che cosa vuoi tatuarti?” gli chiede Louis, mentre ripone gli aghi usati in una vaschetta con del disinfettante e si procura una confezione nuova.
Harry lo guarda, poi lascia vagare di nuovo lo sguardo sulle pareti e, infine, sulla poltrona reclinabile al centro della stanza. Decide di sedersi perché stare in piedi lo rende nervoso e vulnerabile.
Prende un respiro profondo e “Non lo so” ammette sincero.
“È per questo che sei scappato l’altra volta?” indaga Louis, mentre inserisce il nuovo ago sterilizzato nella pistola.
“Credo di si” risponde e spera che l’altro non lo ritenga un ragazzino stupido che non sa fare una scelta e decida di mandarlo via. Invece di sbatterlo fuori, Louis continua a muoversi sul suo piano di lavoro.
“Avrei potuto mostrarti qualcosa e darti un consiglio” gli suggerisce e per rafforzare il concetto afferra un paio di raccoglitori impilati sul tavolo. Gliene sta passando uno, Harry è quasi sicuro che sia lo stesso dell’altra volta, ma lo rifiuta.
“Sarebbe stato uno sbaglio” dice sicuro e Louis lo guarda negli occhi, colpito dalla serietà di quelle parole. Si prende un attimo per scrutarlo. “Quanti anni hai, Harry?”
“Sedici” risponde il ragazzo, confuso dalla domanda. Louis è sorpreso. Per essere un ragazzino dimostra di essere sveglio, ma c’è ancora qualcosa che gli sfugge.
“E che cosa lo rende giusto adesso?”
“Matt” risponde Harry, mentre le guance si arrossano e gli occhi si posano su qualsiasi cosa che non sia Louis. Il ragazzo ripone i raccoglitori perché è chiaro che non gli serviranno nemmeno oggi. “E chi sarebbe?” chiede, anche se ha già capito.
“Il mio ragazzo. Voglio qualcosa che lo rappresenti.” Ora gli occhi di Harry brillano di una luce particolare che a Louis dà quasi fastidio. Inconsciamente si sfrega la maglietta all’altezza del braccio. Anche se adesso non può vederlo, sa che c’è, ce l’ha stampato davanti agli occhi come una macchia indelebile. Può fingere di non guardarlo, ma sa che resterà lì per sempre sulla sua pelle.
Spera che Harry non si sia accorto di niente e infatti lo trova ancora intendo a parlare, tutto eccitato e Louis riesce a prendere al volo l’ultimo stralcio di conversazione.
“… capisci, no? Quindi quel consiglio che mi dicevi?”
Louis non lo guarda neanche in faccia mentre riordina la sua postazione.
“Torna a casa, Harry” è tutto quello che gli esce dalle labbra.
Di nuovo la porta sbatte. La pelle di Harry continua ad essere bianca.
 
 
 
Ormai Harry è praticamente di casa in quello studio.
Ogni volta che entra, la ragazza al bancone lo saluta e con un cenno del capo gli dice di andare. Quel giorno Louis è impegnato con un tatuaggio al quale sta lavorando da circa una settimana. Harry si siede su una sedia, cercando l’angolazione migliore dalla quale può vederlo lavorare meglio e sta in silenzio per non disturbare. Anche se non si sono scambiati una parola è sicuro che Louis abbia percepito la sua presenza.
Harry non se l’è presa con lui per averlo mandato via, anche se poteva essere parso il contrario. Il fatto è che in quel momento era troppo arrabbiato per essersi accorto di stare facendo una sciocchezza e aveva sbattuto la porta senza dare neanche una spiegazione. Il giorno dopo era tornato, si erano guardati negli occhi e con un cenno del capo come a dire “La questione è risolta” Louis aveva posto fine alla cosa. Senza drammi o quant’altro. Poi Harry si era seduto in un angolo e lo aveva osservato lavorare fino all’orario di chiusura.
Così ha preso l’abitudine di andare da lui ogni pomeriggio e semplicemente osserva il suo lavoro e tra una pausa e l’altra si scambiano qualche parola. Louis è un tipo particolare e rumoroso, sempre con qualcosa da raccontare, che siano storie interessanti o idiozie. Harry starebbe ore seduto ad ascoltare la sua voce.
A Matt ha raccontato che per racimolare qualche spicciolo dà una mano a tenere ordinato il negozio. Sa che gli sta mentendo, ma non riesce a sentirsi del tutto in colpa.
Il ronzio della pistola gli riempie le orecchie e Harry si perde a osservare Louis. Può vedere i suoi occhi concentrati attraverso le ciglia lunghe, la mascella che si fa più rigida man mano che cambia pressione sul disegno. La luce al neon puntata sulla schiena del cliente, proietta un riverbero luminescente sulla sua pelle appena abbronzata. Louis  è davvero bello. Sarebbe un bugiardo se dicesse il contrario.
Si riscuote nel momento in cui Louis ripone la pistola e prende la pomata da applicare sul tatuaggio. Allora Harry si avvicina per scorgere l’opera finita e resta senza fiato, nonostante la schiena sia arrossata in più punti e debba essere ripulita.
È solo quando l’uomo esce dalla stanza per andare a pagare, che Harry trova le parole per esprimersi.
“Quella fenice era… spettacolare, Louis! Sembrava viva e le sfumature… wow!”
Louis si siede, sfinito e “È solo un disegno” minimizza, quando in realtà è felice che Harry apprezzi il suo lavoro. Non lo ammetterebbe mai, ma adora la luce di ammirazione che si accende negli occhi del ragazzo ogni volta che esamina un suo tatuaggio. Non sa esattamente da quanto, ma il suo giudizio ha cominciato a importargli.
Harry gli si avvicina, piegandosi sulle ginocchia, così che i loro occhi siano alla stessa altezza. Sono così azzurri, gli occhi di Louis, che deve sbattere le palpebre per restare concentrato.
“Quello non era solo un disegno. Tu scrivi la loro storia sulla pelle delle persone.”
Vede gli occhi di Louis spalancarsi per lo stupore ed Harry non può fare a meno di perdercisi dentro. Sono talmente chiari che sembrano quasi di ghiaccio,  difficili da leggere ma oggi ha deciso di lasciare da parte la prudenza e abbandonarsi all’istinto. Socchiude gli occhi e allinea le sue labbra a quelle di Louis.
“Ne sei sicuro?” Il ragazzo praticamente parla sulla sua bocca e Harry ha un fremito. “Se fosse uno sbaglio? Come quel tatuaggio?”
“L’unico sbaglio sarebbe non farlo” risponde Harry.
E poi la bocca di Louis è chiusa sulla sua e si stanno baciando.
Il senso di colpa che sta aspettando continua a non arrivare. La sua pelle è ancora del tutto immacolata.
 
 
 
Alla fine succede una sera, quando tutte le luci della sala d’attesa sono spente.
Louis ha indosso solo i boxer e gli sta mostrando uno ad uno i suoi tatuaggi. Harry è arrossito alla vista del suo corpo nudo perché Louis ha ventidue anni ed è già strutturato come un uomo, mentre lui ha ancora i fianchi morbidi da adolescente. Sono seduti entrambi sulla poltrona, le gambe intrecciate tra loro e Louis gli sta mostrando una scritta tatuata all’interno del braccio, Far Away. È riferita al suo primo amore, la musica, e di come sia ormai un sogno lontano, nonostante suoni ancora qualcosa. Harry lo ascolta rapito, ma poi i suoi occhi risalgono lungo il suo braccio fino ad incontrare un cuore riempito dal nome di una ragazza. Ne accarezza i contorni con la punta delle dita e sente i muscoli di Louis irrigidirsi. Ora il consiglio datogli dal ragazzo quasi un mese prima acquista un ulteriore significato.
“È per questo, vero? Non volevi che facessi lo stesso errore?”
Louis non dice niente, ma Harry può leggere la risposta nella rigidità del suo corpo.
Da quando ha cominciato a frequentare lo studio ha capito che Louis, quando si tratta di questioni personali, preferisce esprimersi tramite i gesti piuttosto che a parole. Così lo afferra per la nuca e lo bacia, mormorando un “Grazie” sulle sue labbra. Perché l’ha fermato e gli ha aperto gli occhi.
Poi non ci sono più parole, ma solo le mani di Louis che lo spogliano e i brividi sul corpo di Harry, mentre il ragazzo gli sfiora la pelle delle anche, privandolo dell’ultimo indumento rimasto. Ed è un insieme di pelli sudate e gemiti rochi, mentre Louis, un affondo alla volta, gli si incide nella carne, fin dentro alle ossa.
L’unica cosa che Harry può fare è aggrapparsi alla sua schiena, la portata di tutti quei sentimenti che lo travolge in pieno.
 
 
 
“Finito. Ora puoi guardare.”
Solo quando l’ago abbandona la sua pelle, Harry si accorge di aver stretto i denti per tutto il tempo e che la mascella gli fa male, ma non è niente paragonato al dolore che sente pulsargli sul petto.
“Come ti senti?” gli chiede Louis e c’è affetto nella sua voce, mentre si leva i guanti per potergli accarezzare una guancia.
“Come se mi avessero punto mille api” scherza, abbassando gli occhi sul proprio petto. Due rondini, perfettamente simmetriche, rivolta l’una verso l’altra, sono incise poco sotto il suo collo e formano un contrasto netto con la pelle bianca. Sono bellissime.
Era sicuro che Louis avrebbe fatto un ottimo lavoro, nonostante il ragazzo si fosse sentito sotto pressione all’idea di decidere per lui che tatuaggio fare.
“È… perfetto.”
Poi d’improvviso ricorda la voce bollente di Louis contro il suo orecchio, mentre veniva travolto dall’amplesso. “Non sei mai stato di Matt e forse non sarai nemmeno mio. Ma so che sei libero, Harry.”
Tra le lacrime, che stanno lavando via tutta la tensione accumulata, vede il sorriso di Louis e questa volta è sicuro di aver fatto la scelta giusta.
Non c’è niente di sbagliato.






NdA: Salve! Spero che questa piccola OS vi sia piaciuta! Se volete lasciate un commento e ditemi la vostra. :) 
Mi trovate anche qui @blue_flaws, se volete seguirmi e parlare un po'. ♥
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: blueflaws