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Autore: Writer_son of Hades    18/06/2015    3 recensioni
Questa ff crossover mi è venuta in mente rivedendo questa mattina “Lemonade Mouth” il film della Disney che ha accompagnato la mia infanzia facendomi sperare di poter mettere su una band semplicemente credendoci e con dei perfetti sconosciuti (chi non l’ha visto vada a cercarlo si internet e rimedi).
Come mi è solito fare, mi sono immaginata i personaggi di Percy Jackson nello stesso contesto.
Ovviamente ho dovuto cambiare un po’ il film per adattarlo al meglio alle vite dei nostri semidei preferiti, aggiungendo anche dei nuovi personaggi (es: Will e Nico).
Spero che vi abbia incuriosito abbastanza e vi auguro buona lettura!
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason/Piper, Luke Castellan, Nico/Will, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Detention



Talia cercò per tutta la scuola l’aula della detenzione, ovviamente senza successo.
Ad un certo punto arrivò davanti ad una scala che dava per il seminterrato dove c’erano un sacco di ragazzi ammucchiati.
Uno con folti ricci biondi e occhi blu scuro le si avvicinò. << Ti sei persa? >> le chiese con un sorriso.
Portava in mano uno scatolone malmesso con dentro un sacco di fili e parti metalliche.
                << No, ehm… stavo… >> balbettò Talia con il foglietto rosa in mano.
                << Ah sei in punizione. >> constatò il ragazzo vedendo il bigliettino. << Vieni, è per di qua. >> le disse facendole segno con la testa verso le scale.
                << Io sono Will. >> si presentò.
                << Talia. >> man mano che scendevano si vedevano sempre più ragazzi che facevano cose completamente diverse gli uni dagli altri. << Ma che posto è questo? >>
                << Questo è il seminterrato. >> spiegò Will. << Tutto quello che va contro gli standard sportivi di Dionysus è qui. >> disse senza smettere di sorridere.
                << Wow. >>
                << Questo è il club di taglio e cucito. >> mi indicò con il mento una stanzetta con delle ragazze che ricamavano su delle tele bianche. << Il club del libro. >> disse accennando a un gruppo di ragazzi in cerchio con delle sedie. << Club di scacchi. >> disse guardando un ragazzo seduto sulle scale davanti ad un una scacchiera e con un cartello nero con scritto in bianco: “Club di Scacchi”.
                << Non trova un avversario da mesi. >> sussurrò continuando il giro. << Giornalino della scuola. Ciao Samantha! >> una ragazza dietro ad una vetrinetta gli sorrise. << Società Shakespeariana. Ehi Chris! >> un ragazzo con una maschera alzò una mano in segno di saluto.
Passarono il club del balletto, di arte e di poesia.
                << Club di audio video: ecco quello che ti serviva Charles. >> disse ad un ragazzo scuro di pelle e alto due metri, che lo salutò a sua volta e prese lo scatolone.
Camminarono ancora per poco arrivando davanti ad una stanza piena di scheletri e cartelloni con muscoli umani disegnati sopra.
                << Questa è la mia fermata: medicina avanzata. >> poi si voltò verso i tre ragazzi dentro la stanza che stavano medicando un manichino. << No, ragazzi, non così. Adesso arrivo, non toccate quel manichino! >> gli ordinò serio. << I puniti sono infondo al corridoio. >> disse facendo segno con la testa.  << È stato un piacere conoscerti. >>
                << Il piacere è mio. >> lo salutò Talia andando verso la fine del corridoio. Prima di entrare dalla porta però, si fermò davanti alla macchinetta di limonata che era a fianco.
Mel’s Lemonade.
 
C’è un momento, in cui gli astri si allineano e i destini collidono, per creare l’unione perfetta.
Ed è infatti quando sia Talia che Leo che Piper che Percy che Annabeth, prima di entrare in quella stanza, hanno messo un dollaro nella macchinetta e hanno aperto una lattina di Mel’s Lemonade, che le cose hanno cominciato a cambiare.
 
                << Visto che non voglio vedervi a far niente, per la prossima ora sistemerete questa stanza rendendola un’aula di musica. >> aveva annunciato la professoressa Apollo. Era una donna sulla cinquantina con i capelli neri ricci che andavano un po’ dove volevano, gli occhiali quadrati sul naso e uno strano gusto in fatto di vestiti.
La stanza era un vero e proprio caos. In una parte c’erano sette banchi, di cui cinque occupati dai ragazzi in punizione e una lavagna mezza distrutta. Dall’altra c’erano strumenti di ogni genere, custodie di violoncelli, armadi vecchi, scatoloni, costumi di scena e anche uno scheletro. Sarebbe sembrato più un magazzino che una stanza per la musica.
                << Ma è un casino. >> disse Talia.
                << Lo so. Ma visto che il preside non si decide a sponsorizzare i progetti di musica oltre allo sport, dobbiamo restare… >> un rumore dal soffitto la interruppe.
Sembrava il rumore di uno stomaco che non ha digerito, poi dei ticchettii e infine un colpo.
                << Oh no. Questo è troppo! Ora il signor D mi sente! >> gridò fuori di sé. Ma prima di uscire dalla classe guardò i ragazzi: << Voi cominciate a fare qualcosa. >> ordinò per poi sparire nel corridoio fumante di rabbia.
                << Iniziamo a fare qualcosa. >> disse Piper alzandosi dal suo banco. Gli altri la seguirono. Tutti tranne Leo che rimase a tamburellare le dita sul suo banco.
                << Non possono metterci a fare questo. >> mormorò Talia.
                << Facciamo quello che ci ha detto la professoressa Apollo e basta. Non voglio stare ancora in punizione per colpa vostra.>> la zittì Piper.
Dal soffitto cadevano delle gocce d’acqua dentro ad un vaso messo apposta per non bagnare il pavimento. Leo alternò il tamburellare delle dita e quel suono. Continuò per poi fare una melodia più complesse. Talia, sentendo il suono, cominciò a battere la mani a tempo. Piper sorrise e si unì a lei. Percy vide un piano e dopo aver tolto un telone cominciò a seguirle. Annabeth canticchiò una melodia con la bocca serrata.
 
Na na na na na, na na…
 
Talia prese una chitarra acustica nascosta fra degli scatoloni e seguì Annabeth strimpellando degli accordi.
Piper l’imitò prendendo un vecchio violoncello.

Take a look around
Who would have thought we'd all be here?
So let's mess around
Cause the future is unclear
We got nothing better to do
We're just trying to get through
Can you hear me?
Can you hear me?


Leo raggiunse la batteria e seguì gli altri.

Let the music groove you
Let the melody move you
Feel the beat and just let go
Get the rhythm into your soul
Let the music take you
Anywhere it wants to
When we're stuck and can't get free
No matter what, we'll still be singing
Come on, come on
Turn up the music
It's all we got
We're gonna use it
Come on, come on
Turn up the music
Yeah

All we have is now
Let's make the most of this
Come on break it out
So everyone can hear it
They don't have to understand
But we'll make them if we can
Do you hear me?
Are you with me?

Let the music groove you
Let the melody move you
Feel the beat and just let go
Get the rhythm into your soul
Let the music take you
Anywhere it wants to
When we're stuck and can't get free
No matter what, we'll still be singing

Come on, come on
Turn up the music
It's all we got
We're gonna use it
Come on, come on
Turn up the music
Yeah

Come on, come on
Turn up the music
It's all we got
We're gonna use it
Come on, come on
Turn up the music
Yeah

 
Si guardarono e risero di gusto.
                << Voi…. >> la faccia impietrita della professoressa li fece zittire. << …voi… >> i ragazzi corsero ai loro posti.
                << È stato… >> balbettò la professoressa. << Incredibile! Voi siete incredibili! E Annabeth la tua voce….la tua voce è incredibile! >> esclamò tutta eccitata la donna. I ragazzi la fissarono come se fosse diventata completamente matta. << Voi siete un dono! La vostra band è un dono! >>
                << Noi non siamo una band. >> si affrettò a rispondere Talia.
                << Non ci conosciamo nemmeno. >> continuò Leo.
                << Ma siete fatti per suonare insieme! È destino. >> continuò la prof. Faceva sempre più paura. << Oh andiamo! Non si può vivere un momento del genere e poi ignorarlo! La gente… loro! Dovete far sentire a tutti la vostra musica. Dovete farvi sentire! Così il signor D vedrà. >>  poi si fermò per un secondo. << Così il signor D vedrà… Così il signor D vedrà! Ahahah! Ma certo! Il Raising Star! Il Raising Star! >>
                << Che cos’è? >> chiese Talia non capendo.
                << È una gara di band dilettanti. Si vince un contratto discografico. >> spiegò Piper con la voce annoiata.
<< Ma anche se volessimo, dovremmo batterci contro i Mudslide Crush e loro sono forti. >> si intromise Percy con una punta d’odio nella voce.
                << È vero, sono davvero bravi.>> concordò Piper.
                << Non così bravi. >> mormorò Leo.
                << Andiamo ragazzi! Potrete dimostrare a tutti in questa scuola che lo sport non è l’unica cosa che conta! >> la prof era fuori di sé. << Allora, ci state?>>
                << Passo. È ridicolo. >> disse Talia.
                << Pure io. Fra gli studi e tutto non riuscirei a trovare tempo per una band. >> si intromise Piper.
                << Io dovrei giocare a calcio. >> continuò Leo dietro di lei.
                << Annabeth? >> chiese cercando speranza la prof.
<< Io non canto. >> si affrettò a dire la ragazza diventando rossa.
                << Ti abbiamo appena sentita cantare magnificamente! >> esclamò la prof.
                << Sì, ma io non canto davanti a tante persone. L’ultima volta che è successo era alla recita in prima elementare e ho vomitato addosso a Clarisse La Rue. >> mormorò la ragazza.
                << Sì, me lo ricordo. >> disse ridacchiando Percy. << È stato esilarante. >>
                << No, non lo è stato. >> borbottò Annabeth. << Mi dispiace. Non posso. >>
Rimaneva solo Percy. Il ragazzo dai capelli corvini si dondolò sulla sedia. << Dunque sono rimasto da solo. Non posso iscrivermi al Raising Star con una band composta da solo una persona. L’unica cosa che mi resta da fare è intraprendere una carriera da solita, cosa che terrò in considerazione. >>
                << Che poi, scusate, se questi Mudslide sono così forti come dite, perché dovremmo impegnarci tanto? >> chiese ironicamente Talia.
                << Perché, come hai detto poco fa’, >> cominciò la professoressa Apollo. << voi meritate di farvi sentire. >>
Quelle parole rimasero ad aleggiare nell’aria per tutto il tempo fino alla fine della punizione. E continuarono a ronzare nelle teste dei cinque ragazzi mentre ognuno tornava alla propria vita, lasciando quel meraviglioso momento di collisione nella stanza della punizione.
 
 
 
 
Annabeth entrò in casa e poggiò lo zaino vicino alla porta.
                << Nonna? >> chiamò.
                << Sono in salotto, cara. >> le rispose la vecchietta dalla stanza accanto.
                << Ciao nonna. >> la salutò Annabeth baciandole le fronte. La signora anziana sorrise e strizzò i piccoli occhietti grigi dello stesso colore di quelli della ragazza bionda.
Annabeth sorrise a sua nonna, ma poi i suoi occhi divennero tristi.
                << Come sta Athena? >> chiese cercando di trattenere le lacrime cercando la civetta.
Anche la nonna divenne improvvisamente mesta. << Non ha ancora mangiato. >>
La ragazza si avvicinò al tronco dove sopra il vecchio uccello dormiva. Le accarezzò lentamente la testina grigia e cercò di avvicinarle il cibo.
                Erano sette anni che era con lei. L’aveva vista la prima volta quando sua mamma le aveva portato a casa una piccola scatolina con dei buchi sul coperchio. Aveva un’ala spezzata e lei aveva cercato ovunque per riuscire a curarla. Dopo un mese era tornata a volare e Annabeth credeva che non sarebbe mai più tornata a casa. Ma una notte qualcosa continuava a battere alla sua finestra. Quando l’aprì la civetta entrò e non volle più andarsene.
                Le civette hanno una speranza di vita di 4 anni. Era davvero vecchia.
Annabeth le accarezzò le piume, versando qualche lacrima.
                << Mi sento come se stesse morendo di nuovo. >> mormorò fra i singhiozzi.
Sua nonna si alzò e l’abbracciò cercando di darle forza.
 
 
 
 
Percy accese la macchina e invece di andare direttamente a casa, decise di fare una leggera deviazione. Nico si guardò intorno, vedendo poi la grande M gialla stagliarsi sopra le altre case. Fissò Percy con un sorriso ebete sulla faccia.
                << Due coche e due patatine, grazie. >> ordinò il ragazzo più grande al McDrive.
Nico lo ringraziò mille e mille volte mentre si mangiava le patatine.
Percy sorrise. Gli piaceva vederlo felice.
Riprese la strada verso casa e immediatamente il suo sorriso si smorzò. Arrivò nel vialetto che sua mamma stava mettendo qualcosa nel bagagliaio della macchina più grande. Hades stava sistemando delle tavole da surf sul tettuccio. Sally li salutò quando scesero dalla macchina.
                << Ehi, avete voglia di andare al mare? Ci sono onde stupende questo pomeriggio. >> li invitò sua mamma con un sorriso.
Nico rimase in silenzio, aspettando la risposta di Percy.
                << No, grazie. Non mi piace surfare. >> disse piatto salendo i gradini per entrare in casa.
                << Percy. >> lo chiamò sua mamma. << Da quando non ti piace andare al mare? >>
Il ragazzo si voltò lanciando uno sguardo al nuovo fidanzato. Poi entrò in casa e si rinchiuse nella sua camera buttandosi sul letto.
Qualcuno bussò, ma non voleva parlare con sua mamma. Per cui rimase in silenzio.
                << Sono Nico. >> disse la voce di suo fratello.
                << Entra. >> acconsentì.
Dalla porta fece capolino il ragazzo più piccolo, che tanto più piccolo non sembrava alla fine. Chiuse la porta dietro di lui e rimase in piedi.
                << So che odi mio padre. Pure io lo odio molto spesso. >> esordì freddamente. << Ma lo vedo felice con tua mamma. E lei è felice con lui. >>
                << Lo so, Nico. Ma io non voglio un super modello, fotografo e quant’altro come nuovo papà. >> sbottò il ragazzo.
                << Percy, tu sei un ragazzo premuroso con me. Cerca di volere la felicità anche per tua mamma. >> concluse Nico per poi uscire dalla porta, lasciando Percy solo nel silenzio dei suoi pensieri.
 
 
 
 
Era tutto tranquillo in casa McLean. Piper stava suonando il violino a suo padre come ogni sera per esercitarsi.
Suo padre annuiva e sorrideva alla figlia perfetta che aveva sempre desiderato.
Dopo un’oretta il signor McLean si alzò in piedi, annunciando che sarebbe andato a dormire, ma che la figlia poteva continuare ad esercitarsi.
Piper augurò buonanotte al padre e aspetto che la porta della camera da letto si chiudesse per rifare quel motivetto che le era rimasto in testa tutto il giorno. Quella canzone che ha unito cinque sconosciuti in un aula della detenzione.
 
 
 
 
 
Leo stava suonando la batteria, come ogni sera. I ricci gli volavano sul viso ogni volta che piegava la testa a tempo.
                << Leo! >> lo chiamò sua mamma dalla cucina. << Leo! >>
Il ragazzo si accorse della donna solo quando gli appoggiò una mano sulla spalla. Smise di suonare.
                << Allora…com’è andata la selezione? >> chiese sua mamma con un sorriso.
Da cani, mamma. Non riuscivo nemmeno a stare in piedi o a calciare un pallone e il coach mi ha mandato in punizione per avergli tirato la palla fortunata di Tommy in faccia.
                << Ehm…bene. >> disse poco convinto. << Molto bene, sì. >> continuò cercando più convinzione nel tono della voce.
                << Oh sono così contenta. >> esclamò Esperanza baciandolo sulla fronte. << Ora vieni di là a studiare. Non entrerai mai a Standford come doveva tua fratello se suoni tutto il giorno la batteria. >> lo incitò prendendolo per un braccio.
Il ragazzo la seguì per una strada che non doveva essere la sua.
                Dopo cena si rinchiuse nella sua camera. Spense tutte le luci e aprì la finestra. Si accovaccio al davanzale per vedere le stelle.
                << Ehilà Tommy. >> sussurrò. << Mamma sta impazzendo senza di te. Io non sono alla tua altezza. Non sono bravo a calcio, non andò mai a Standford. >> continuò con un sorrisetto. << Mi manchi Tommy. Qui va tutto a rotoli senza ti te. >> una lacrima gli bagnò la guancia. << Perché te ne sei andato? >> chiese alle stelle.
 
 
 
 
La cena a casa Grace era silenziosa. Tutti con il telefono in mano per lavoro o per giocare. Tutti, tranne Talia.
                << Oggi a scuola mi hanno messa in punizione. >> disse piattamente.
                << Mangia la carne tesoro. >> rispose sua madre mentre digitava un messaggio lungo chilometri.
Talia la fissò come se fosse scema. << Io sono vegetariana. >>
                << E da quando? >> chiese il padre alternando la sguardo dal piatto allo smoartphone.
                << Circa quattro mesi fa’. >> disse ironica Talia indicando la maglietta che portava con scritto “Vegetarian Rock!”.
                << Tu sei tutta strana, Talia. >> disse uno dei due gemelli più piccoli. << Ehi Travis ti ho battuto! >>
                << Connor hai barato! >> lo rimproverò il fratellino.
                << Incredibile. >> disse la ragazza esasperata. << Io creerò una band che sarà la rivoluzione! >>
                << Brava tesoro. >> rispose piatta sua mamma.
Talia si alzò da tavola, tanto nessuno si sarebbe accorto della sua mancanza.







Nota dell'autrice: Come avevo pomesso ecco il secondo capitolo! Bè ho ben poco da aggiungere in verità. Spero che vi piaccia come si stia sviluppando la storia! Fatemi sapere qualcosa 
Un bacione e tutti
Silvia
 
                 
   
 
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