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Autore: RadioPotter    18/06/2015    1 recensioni
Vi siete mai chiesti com’è andato il viaggio di recupero dei genitori di Hermione, finiti in Australia con la memoria modificata? Grazie a questa ff potrete finalmente saperlo!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Signori Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un'altra vita - Helena

Londra era più vivace che mai, ciarliera, affollata e indaffarata. La gente non capiva perché, ma sembrava che fosse sparita una cappa di infelicità e insicurezza che li aveva attanagliati per un paio di anni.
In mezzo a questa folla, una coppia di giovani innamorati stava bisticciando.
“…A me sembra una sciocchezza…” borbottò lui.
“A me invece pare assolutamente ragionevole. Cosa pensi che direbbero i miei se facessimo come dici tu? Su, la tua idea è una tale assurdità! Fermati, siamo arrivati!”
La ragazza spinse la porta ed entrò in un internet point poco frequentato. Il suo ragazzo si guardava attorno con una faccia assolutamente sconvolta, e solo una gomitata di lei gli fece chiudere la bocca.
“E tu pensi che quegli scatoloni di plastica potranno dirci dove si trovano i tuoi genitori?”
“Mai sentito parlare di Internet, Ron?” sbottò lei in tutta risposta, scuotendo la criniera castana. “Ovvio che è possibile; non sono mica così tonta! Prima ho fatto delle ricerche”.
Ron guardò la sua ragazza digitare forsennatamente sulla tastiera come uno scienziato guarda i movimenti di una cavia da laboratorio nel labirinto.
“Secondo me era più facile andare là con la Ma…”
“Ron, non vorrei sembrarti ingrata, ma hai presente quant’è grande l’Australia? E poi che faccio? Vado là e lì saluto dicendo…” Aspettò che il commesso andasse fuori dalla porta del locale a fumare una sigaretta prima di continuare, “«Salve, scusate se mi sono appena Smaterializzata in casa vostra, anche se voi non ve lo ricordate sono vostra figlia!»? Suvvia, Ron, cerco i miei genitori perché li rivoglio vivi accanto a me, mica perché voglio farli morire d’infarto!”
Ron non rispose, e per un po’ stettero entrambi in silenzio. Poi, mentre Hermione aspettava che si caricasse la pagina Web, lui sbottò: “Vengo anch’io”.
“Cosa?”
“Hai sentito benissimo, Hermione. Vengo anch’io! Non voglio sentire obiezioni: sono i genitori della mia ragazza, e non voglio lasciarti da sola ad affrontare tutto. Sono un esperto di questioni familiari, con tutte le situazioni che ho vissuto in casa mia!”
Hermione lo abbracciò con tanta foga che quasi lo scaraventò giù dalla sedia. “Grazie!”
“Ma… ma figurati” rispose lui imbarazzato.
Hermione ritornò al monitor e poco dopo esclamò: “Eureka! Ho trovato l’indirizzo dei miei, hanno un vivaio in un paesino vicino a Canberra. Adesso devo solo prenotare un aereo… non sarà poi così caro, no?”
Si dovette ricredere non appena vide i prezzi del biglietto singolo: essenzialmente un salasso. Anche Ron volle dire la sua: “Non so quale sia il cambio Galeone - sterlina, ma mi pare ci siano un po’ troppi numeri prima del punto!”
“Ron, appena tornati alla Tana prepara uno zaino!”
“Perché?”
“Ci Materializziamo direttamente in Australia, che domande! Il ritorno sarà Babbano, ma per l’andata… meglio velocizzare i tempi, credimi!”
 
“Buongiorno, desiderate?” Una giovane dai tratti mediterranei sui trent’anni aprì la porta di casa Wilkins.
“Scusi… abitano qui i signori Wilkins?” Hermione ci impiegò un paio di secondi per riprendersi dalla vista di quella persona. Per tutto il tragitto – all’incirca cinque miglia – aveva continuato ad oscillare tra il desiderio di non trovare nessuno in casa e prepararsi psicologicamente all’incontro coi suoi, i quali non sapevano nemmeno della sua esistenza.
“Sì, io sono la ragazza alla pari. Sembrate molto stanchi… Problemi?”
“Sì, mio marito si è dimenticato di fare benzina alla macchina e così siamo tornati indietro per cercare aiuto… non è che possiamo fare una telefonata per tranquillizzare i nostri amici? Sa, ci aspettavano a Canberra un’ora fa, non vorremmo che si preoccupassero…”
“Certo, certo… entrate, sarete stanchissimi!”
“Chi è, cara?”
Hermione trattenne a stento un grido all’incontro con sua madre. La signora Granger era un’inappuntabile dentista, una professionista dell’Oxfordshire con un innato senso dell’eleganza che quasi sforava nella pedanteria: la sua uniforme classica era tailleur classico grigio tortora, french manicure impeccabile e chignon bruno. Hermione non si ricordava di averla mai vista con qualcosa di più sportivo di un paio di jeans classici e una camicetta dal collo inamidato. La signora Wilkins invece era l’opposto: capelli tinti di biondo con una ricrescita ben visibile, crespi come i suoi, sparati in tutte le direzioni, maglioncino infeltrito, pantaloni della tuta di un colore improbabile e zoccoli di plastica ai piedi. Andò loro incontro cercando di pulirsi con uno straccio le mani sporche di terriccio. “Salve ragazzi! Sono la signora Wilkins, ma potete chiamarmi Monica. Prego, accomodatevi… volete un tè? Oggi fa freschetto”.
“Sarebbe perfetto, grazie” disse Ron mentre si accomodavano in un salottino color crema.
“Ottimo! Charlotte, va’ a chiamare Wendell, così non metto il bollitore sul fuoco due volte. Scusatemi un secondo”.
Mentre Monica Wilkins scompariva in cucina, Ron sibilò ad Hermione, che sembrava aver perso momentaneamente l’uso della parola: “Hermione, che ti prende?!”
“Pensavo… pensavo di riuscire a gestire tutto, ma questo…” disse, indicando con un cenno ciò che li circondava, “non era previsto… vedere mia madre che mi guarda come una sconosciuta, con un altro nome, un’altra storia, un’altra vita…”
Scoppiò a piangere senza ritegno sulla spalla di Ron, che cercò di consolarla abbracciandola, e su questo allegro quadretto comparve la signora Wilkins accompagnata da un uomo sulla cinquantina, dritto e austero.
“C’è qualcosa che non va?” chiese la donna, preoccupata.
“No, è… è solo…”
“…incinta” buttò lì Ron. Hermione, il volto paonazzo a causa del pianto, strabuzzò gli occhi. Lui per tutta risposta bisbigliò a mo’ di scusa: “Mia mamma m’ha detto che le donne in gravidanza hanno forti sbalzi d’umore”.
“Oh, cara, ma è meraviglioso!” cinguettò. “Sapete, anche io e Wendell volevamo dei figli, ma non c’è stato nulla da fare. Ci sarebbe piaciuto tanto… certo, Charlotte è una brava ragazza, ma non è come una vera figlia, no?”
Hermione, che si era appena calmata, ricominciò a piangere.
“Oh, cara, non fare così…” disse Ron in tono consolatorio. Dentro di sé pensava: «Miseriaccia! Ma da dove le tira fuori tutte queste lacrime?»
“Vedrà, le preparo un tè perfetto per calmare i nervi!” disse la signora Wilkins. “Io di solito non bevevo tè in Inghilterra, ma ho trovato questa miscela fantastica…”
“Siete inglesi anche voi?”
“Sì, dell’Oxfordshire, ma abbiamo sempre desiderato venire in Australia e darci all’agricoltura… una vita più sana, in mezzo alla natura incontaminata…”
“Potrei andare al bagno, signora Wilkins?” domandò Hermione, cercando di ricomporsi.
“Certo, cara, è in fondo al corridoio” disse sua madre con dolcezza indicando una porta dietro di sé. Hermione prese la sua borsetta di perline e, appena superata la porta, puntò la bacchetta contro i suoi genitori, lanciando il contro incantesimo che desiderava lanciare dal giorno in cui tutto era finito.
I signori Wilkins si zittirono di colpo, per qualche secondo… Hermione uscì titubante dal suo nascondiglio dietro la porta, andando a scrutare negli occhi la sua famiglia.
“Mamma?”
“Oh, Hermione cara, certo che sono io… perché piangi? Vieni qui, ci sei mancata così tanto…”
E mentre la famiglia Granger si riuniva, Ron si alzò e cominciò lentamente a indietreggiare verso l’ingresso, sentendosi di troppo, almeno finché…
“Giovanotto!” Il signor Granger lo chiamò all’ordine. “Tu sei Ronald Weasley, presumo”.
“P-presume bene, signor Granger”.
“Grazie” gli disse lui, oltre la spalla singhiozzante della figlia.
“Ma le pare!”
“A proposito… perché è mezzogiorno è il sole è a nord… e soprattutto, chi mi ha fatto questa orribile tinta bionda?!” ululò la signora Granger appena vistasi allo specchio.
“Te lo spiegherò mentre andiamo a prendere l’aereo, mamma. E’ una storia un po’ lunga, ma capirete tutto, ve lo prometto”
E così, uscendo tutti e quattro sul vialetto di ghiaia, si incamminarono verso un’altra, più serena vita.


Questi luoghi e personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Joanne Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
   
 
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