Quasi Testurbante - JulieWood

Avere gli occhi di tutti puntati addosso mi provoca una certa ansia. Non sono mai stato un tipo particolarmente socievole, quindi trovarmi in mezzo a tutta questa gente mi rende parecchio nervoso. Cerco di non inciampare nella tunica, dirigendomi verso lo sgabello posizionato vicino alla Professoressa McGranitt, ma non ci riesco; cado fragorosamente tra le risate generali. Goffamente mi rialzo e mi siedo sullo sgabello di legno che mi sembra ricoperto di fastidiosi spini. “Come si fa a sedersi qui così tranquillamente con tutta la scuola che ti guarda?” Qualche secondo dopo la Professoressa mi mette in testa il Cappello e apparentemente non succede nulla. Poi, d’improvviso, qualcuno nella mia testa inizia a parlare. “Bene, bene. Qui abbiamo un’aspirante Grifondoro, vedo. Sì, sì, staresti proprio bene insieme a loro.” “G-G-Grifondoro? Io?” mi scopro a rispondere. “Certo, figliolo, hai qualcosa in contrario?” mi sento replicare. “Ma… i Grifondoro sono coraggiosi, audaci. Non è certo il mio caso!” “Ne sei proprio sicuro? Io qui vedo un grande potenziale” “Non credo sia possibile. Ecco, io credo di non essere per niente coraggioso. Sono sempre stato uno che sta in disparte e che fa il minimo indispensabile. Ho sempre vissuto con mia nonna, non ho nemmeno avuto l’occasione di mettere alla prova il mio coraggio. Però, ecco, se dovessi descrivermi in una parola non sarebbe di certo coraggioso.” “Caro ragazzo, io vedo in te delle qualità che, a quanto pare, non sai nemmeno di possedere. A quale Casa senti di appartenere, invece?” “Io… ecco… non saprei… forse Tassorosso? Di certo posso dirmi leale. Puoi chiedere a mia nonna, se non ci credi.” “Oh, ma io ti credo! È tutto qui, nella tua testa. Certo, tra le tue qualità c’è sicuramente la lealtà, ma io credo che staresti benissimo anche tra i Grifondoro.” Giro la testa al tavolo dei Grifondoro. Mi stanno osservando con sguardo annoiato, non sembrano volermi tra loro. Per curiosità mi giro anche verso il tavolo Tassorosso. Non mi sopportano già più, è evidente. Ma allora, dove devo finire? Mentre mi interrogo sul mio destino più prossimo, sento che anche il Cappello sta rimuginando. Com’è possibile che abbia pensato per me alla Casa di Grifondoro? Non sono di certo coraggioso, piuttosto me ne sto in disparte. Non sono audace, piuttosto mi ritengo introverso. Non ho le caratteristiche di un Grifondoro… “… ma piuttosto quelle di un Tassorosso” dico, rivolgendomi involontariamente al Cappello. “Come dici?” “Niente, niente. Parlavo tra me e me.” Ancora silenzio nella mia testa. Il Cappello probabilmente sta riflettendo sul mio desiderio di essere un Tassorosso. Sono sicuro che alla fine capirà che è la scelta giusta. “Ci sono” dice finalmente il Cappello. “GRIFONDORO!” Deve essere uno scherzo. Devo aver sentito male. Deve aver detto Tassorosso. Mi guardo intorno alla ricerca di studenti esultanti, per capire a quale Casa effettivamente io sia stato assegnato. Vedo un tavolo alla mia sinistra particolarmente concitato. Riesco a notare dei ragazzi dai capelli rossi e quel Seamus che è stato smistato poco prima di me, prima di essere invitato a raggiungerli. Corro verso il tavolo con ancora indosso il Cappello; quando me ne accorgo torno indietro a portarlo a MacDougal Morag, il ragazzo che verrà smistato a breve. Mi avvicino con passi incerti e mi siedo accanto ad uno studente poco più grande di me. Mi volto e gli chiedo: “Questo è il tavolo dei Tassorosso, vero?” “Ma cosa dici?! Benvenuto a Grifondoro! Io sono Percy Weasley” mi risponde. “Neville Paciock, piacere” rispondo. Mi giro a guardare lo sgabello. Sarà l’emozione del momento, ma giurerei di aver visto un occhiolino provenire dal Cappello.

Questi luoghi e personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Joanne Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.