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TITOLO: Paura della morte
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AUTORE: binky
- RATING: giallo
- GENERE: introspettivo,
generale
- PERSONAGGI PRINCIPALI DELLA FIC: Karin, Suigetsu, altri
Paura
della Morte
[Se non la conosci, non
puoi scampare dalla sua morsa.]
Si
osservò
intorno. Non trovò che sangue a circondarla. Sangue e corpi
inermi. L’ennesima
squadra ninja che aveva avuto la sfortuna di incontrarli.
Cercò
con lo
sguardo le figure dei compagni ed incontrò gli occhi
scarlatti dell’Uchiha.
Subito si voltò, avvampando violentemente.
-
Ci fermeremo
qui stanotte.- annunciò Sasuke con tono autoritario.
Karin
rabbrividì
appena. L’idea di accamparsi in un luogo talmente scoperto
come quello non le
andava molto a genio. Non che avesse paura, ma era stata creata per
rimanere
sempre allerta. I suoi sensi non riposavano mai.
-
Cosa c’è,
baka?! Paura degli insetti?!- Suigetsu le comparve da dietro le spalle
con un
sorriso beffardo in volto.
-
Non rompere,
stronzo!- la ragazza tentò per l’ennesima volta di
colpire il compagno in
volto, ma quest’ultimo tramutò la propria forma in
acqua e la mano di lei passò
attraverso.
-
Giuro che una
volta di queste ti faccio male sul serio!- Ringhiò la
kunoichi dai capelli
rossi. Uno sguardo dell’Uchiha, tuttavia, bastò a
far concludere la loro
discussione.
Si
fermarono
sulle sponde di un lago vicino e a Suigetsu fu assegnato il primo turno
di
guardia.
Osservando
di
sottecchi la sagoma di Sasuke, celata
dall’oscurità della notte, Karin riuscì
a
farsi rapire dal sonno.
Aprì
gli occhi.
Il bosco attorno taceva, ma i sensi della ragazza avevano colto
ugualmente dei
movimenti nelle vicinanze.
“
Dov’è finito
quel baka?!” nascosta dall’oscurità
della vegetazione, Karin fece correre lo
sguardo sullo specchio trasparente di un lago poco distante su cui la
luna
rifletteva la propria luce e vide emergere una figura agile e veloce.
Si
muoveva nell’acqua con eleganza e i suoi capelli color
dell’argento brillavano
ancora più luminosi grazie al colore lattiginoso delle onde.
-
Sei venuta a
rompere le scatole?!- quel tono di sfida innervosì la
ragazza che, tuttavia,
cercò di mantenere un contegno per non svegliare i compagni
assopiti poco
lontano.
Uscì
allo
scoperto, mentre la figura del ragazzo si avvicinava senza il minimo
rumore
alla sponda del lago, venendole incontro.
-
Non dovevi
occuparti del primo turno di guardia?- Gli domandò con tono
scocciato.
-
Tanto non
c’era nessuno nelle vicinanze, altrimenti non avresti dormito
così
profondamente.- Rispose lui con aria indifferente e, senza badare alla
presenza
della ragazza, uscì dall’acqua.
Karin
distolse
immediatamente lo sguardo, sentendo il calore salirle alla testa
– Non hai un
minimo di pudore!-
-
Non ho nulla
di cui vergognarmi.- Ribatté Suigetsu, rivestendosi e
sorridendole
sarcasticamente.
La
ragazza si
stupì nell’accorgersi che non riusciva ad
immaginare il compagno senza quel
ghignò perennemente stampato sulle labbra.
Si
avvicinò alla
sponda del lago e si abbassò ad osservare i riflessi sullo
specchio d’acqua.
Accanto alla sua immagine, vide comparire anche quella di Suigetsu, che
le si
sedette accanto.
Nuovamente
percepì una sensazione di rossore in volto,e per
l’ennesima volta, ringraziò
l’oscurità
della notte. Sapeva che il ragazzo si stava comportando così
per spiazzarla,
ciononostante non volle concedergli quel piacere e decise di fingersi
indifferente.
Passò
qualche
minuto senza che la loro voce rompesse quel silenzio assoluto, ma alla
fine fu
sopraffatta dalla curiosità - Come fai ad ammazzare con quel
sorriso sulle
labbra?-
Suigetsu
la
osservò per qualche istante, prima di tornare a fissare il
lago. Probabilmente
neanche lui si era mai posto quella domanda - Forse perché
so che esistono
situazioni peggiori.-
-
Cosa può
esserci di peggio che uccidere?!- pur non essendosi mai trovata faccia
a faccia
con la morte, tanti gliel’ avevano descritta come qualcosa di
terribile.
Soprattutto per colui le cui mani si macchiavano di sangue indelebile.
-
Essere
ucciso.-
Quella
risposta
cadde nel vuoto, pesante come una scure. Sì, conosceva la
morte, l’aveva scorta
riflessa in molti sguardi ormai spenti, ma non aveva mai immaginato
cosa si
provasse a viverla in prima persona. Lei aveva sempre retto il coltello
dalla
parte del manico. Era nata assassina e non si era mai chiesta in quale
modo
sarebbe avvenuta la sua morte. Aveva solo imparato a non temerla. Ma
non temere
cosa, esattamente? Come si può avere paura di ciò
che ci è sconosciuto? Forse è
proprio questo che dovrebbe spaventare, ma non lei. Lei era
un’assassina. Gli
assassini non hanno timori.
La
sua
attenzione fu attirata da un suono proveniente dal lago.
Spostò lo sguardo e
vide un punto da cui le onde partivano per poi allargarsi in forme
concentriche.
Lo stesso punto in cui, poco prima, Suigetsu aveva lanciato un sasso,
ed ora
quella pietra insignificante andava a fondo, sempre più
giù. Si vide prendere
il posto di quel sasso e sprofondare
nell’oscurità, senza poter risalire. La
luce che si affievoliva fino a divenire buio. E non faceva
più alcuna
differenza tenere gli occhi aperti o urlare invocando aiuto.
Si
disse che
così doveva essere la morte. Fino a che non
l’avesse sperimentata di persona,
avrebbe continuato a raffigurarsela in quel modo. Come un
sasso…che va a fondo…
-
Com’è che
questa sera sei così silenziosa?-
Nel
voltarsi non
vide più il compagno al proprio fianco, ma immediatamente si
sentì spingere alle
spalle e sentì il fresco impatto dell’acqua sulla
pelle. Non si mosse. Fu trainata
verso il basso da una forza a lei sconosciuta e superiore.
Sentì di non potersi
ribellare, e lentamente fu avvolta dall’oscurità.
Era
un sasso…che
andava a fondo…
Ma
la luce della
luna nuovamente l’avvolse. Tornò a respirare.
Sentì che due braccia la stringevano
alla vita, per evitare che fosse inghiottita nuovamente dalle acque.
-
Razza di baka.
Lo dovresti dire se non sai nuotare.- c’era qualcosa di nuovo
in quella voce
pungente. Forse una nota di preoccupazione. Celata con cura. Eppure
evidente nella
sua sincerità.
E
lei era salva…
Karin
si ritrovò
sdraiata sulla riva acciottolata del laghetto. Una parte di lei aveva
continuato a rimanere cosciente per tutto il tempo. Ciononostante, non
si
capacitava del perché il suo corpo, a contatto con
l’acqua, avesse smesso di
risponderle. Quasi le era sembrato di separarsi dalla propria forma
concreta e
di vedere se stessa scomparire nell’oscurità.
Eppure, lei sapeva nuotare.
-
Baka, per poco
non mi facevi morire di infarto! Non si è mai visto un ninja
che non riesce
neanche a stare a galla!- Suigetsu le era seduto a fianco. Quella nota
di
preoccupazione era ancora percettibile, seppur mascherata da un tono di
rimprovero e sorpresa.
Karin
rimase in
silenzio qualche istante a contemplare la figura del compagno. Era
successo
tutto così in fretta. In pochi minuti le si erano aperte
dinnanzi porte di cui
non aveva mai scorto la concretezza. Era stata superficiale. In tutto
quel
tempo aveva vissuto in mezzo a fatti ed emozioni che non
l’avevano neanche
sfiorata.
Solo
quando
incontrò nuovamente quello sguardo curioso ed un sorriso
beffardo, si rese
conto della realtà dei fatti – Tu hai tentato di
uccidermi!- Si alzò di scatto
per allontanarsi dal compagno.
-
Non credevo
fossi così stupida e grassa da andare a fondo!-
Ribatté Suigetsu, recuperando
la propria vena sarcastica.
-
Ti faccio male
sul serio!- Karin assestò un calcio al ragazzo e,
naturalmente, esso non andò a
segno.
-
Volete che vi
ammazzi tutti e due?-
Al
suono di
quella voce, entrambi rabbrividirono, per poi voltarsi lentamente ed
essere
fulminati da due occhi color del sangue.
-
Non voglio
aggiungere altro. Karin, fai il secondo turno di guardia.- e
così dicendo,
Sasuke scomparve nuovamente inghiottito dalla vegetazione.
-
Non è giusto.
Io non ho praticamente chiuso occhio.- sbuffò la ragazza.
-
Non vorrai
mica mettere in discussione la parola del capo?!- Suigetsu le
poggiò una mano
sulla spalla – Vedi di non addormentarti, baka. –
Si
allontanò
velocemente, prima che la ragazza potesse nuovamente tentare di
colpirlo con un
pugno, e scomparve anche lui tra gli alberi.
-
Stronzo.-
Sibilò la kunoichi tra i denti, prima di avvicinarsi ad un
tronco e sedersi con
la schiena poggiata contro la sua corteccia.
Rimase
in
silenzio ad osservare lo specchio d’acqua luminoso. I quesiti
che per poco
aveva allontanato dalla mente, tornarono ad assillarla. La
morte…cos’era? Le si
era avvicinata realmente, immersa in quel lago?
Si
passò una
mano tra i capelli ancora bagnati. Eppure, lei era lì.
Respirava. Viveva.
La
risposta
giunse improvvisa.
Ecco
cosa
realmente aveva cercato a lungo, senza mai giungere ad alcuna
conclusione.
Forse
era stata
proprio lei a voler sperimentare quella nuova sensazione. Per poter
essere
salvata Ed era
proprio la salvezza, ciò
che desiderava ormai da tempo.
Qualcosa
che da
sempre le era mancato, perché nessuno si cura mai della
salute di un’arma.
Un’arma come lei.
Sorrise.
“Proprio da lui dovevo essere salvata?!”
Alla prossima!
binky