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Autore: Astarte92    11/01/2009    8 recensioni
Bella, lasciata senza una spiegazione da Edward, opta per il suicidio. Ecco a voi la cronaca dei suoi ultimi istanti di vita. Vi prego in ginocchio di farmi tutte le critiche che volete.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot senza pretese, nata in una malinconica serata di nebbia come se ne trova solo nella conca padana. Aspetto montagne di critiche, solo, please, prendetevi la briga di farmele! Grazie.

Orecchie


Una raffica di vento si alzò alle mie spalle, tanto potente da farmi vacillare. Le mie gambe molli riacquistarono l'equilibrio appena in tempo.
Appena in tempo...
Che senso aveva questa frase? La corrente d'aria mi avrebbe solo risparimiato l'indecisione e il panico subito antecedenti al gesto che ero risoluta a compiere. Forse avrei fatto meglio a non resisterle, a provare al meglio l'ebrezza del volo.

Chissà se sarebbe stato come correre in groppa ad Edward...
Cercai di rievocare nella mia mente la perfezione del suo volto e ancora, con mia somma disperazione, mi resi conto di non ricordare più che forma avevano le sue orecchie.  Il suo viso, in tutto il suo splendore, mi saltellava davanti, beffardo, con due buchi neri ai lati della testa.
Come erano le sue orecchie? Grandi, piccole? A sventola, a conchiglia?
Come quella mattina, in cui avevo fatto l'amara scoperta, mi misi silenziosamete a piangere.
Ora non ricoradavo più le orecchie. Cos'avrei dimenticato domani? Le mani grandi e delicate? Il naso gelido a contatto con la mia pelle? Gli occhi? Le labbra vermiglie? La sua voce musicale?
Non volevo che la memoria cancellasse anche solo un minimo particolare di cos'era stata, per me, la felicità assoluta. Quei brevi mesi erano stati l'apice della mia vita. Prima d'allora avevo vissuto solo per modo di dire, trascinandomi avanti giorno dopo giorno con sogni ridicoli in testa. Edward era stato il sole che illumina un cielo grigio di nebbia. E che se ne era andato ad irradiare la sua luce da qualche altra parte, rigettandomi nell'anonimato di un tram tram triste e vuoto. Con la forza della disperazione, avevo tentato di riabituarmici, ma fin troppo presto mi ero resa conto che il bagliore di Edward mi aveva accecata, rendendomi incapace di discernere ed apprezzare le sfumature più chiare di grigio, i pallidi raggi che tentano di far capolino, le ombre di quel qualcosa che in passato aveva reso la mia esistenza vivibile.
Tutto ciò che mi sorreggeva ancora era il ricordo, ma anche quello cominciava a svanire.
Se fosse scomparso del tutto, che ne sarebbe stato di me?
Non avrei permesso allo scorrere del tempo di portarmi via quel poco che mi rimaneva di Edward.
Con un movimento esitante, mi sporsi dalla scogliera e scrutai le onde possenti che si frangevano sulle pareti di roccia attorno a la Push.
La mia morte sarebbe stata un duro colpo per Charlie, Renee, Jacob, ma sinceramente non ce la facevo più a sentirmi altruista. Mi dispiaceva per loro come mi sarebbe potuto dispiacere per lontani conoscenti. L'assenza di Edward mi aveva trasformata in un mostro senza cuore; anzi no, lo ero sempre stato, sotto sotto: ecco perchè aveva cessato di amarmi (perchè dovevo, dovevo credere che mi avesse amato, almeno per un po'), perchè aveva scorto in me la mia vera natura. Egoista. Egoista.
A quel punto, che lo fossi fino in fondo. Che compissi l'ultimo passo. Tanto, cosa mi lasciavo alle spalle? Nulla che avrei rimpianto.
Feci un ultimo respiro profondo e alzai gli occhi verso le nubi che turbinavano minacciose sopra la costa, errumpendo in un singhiozzo più forte dei precedenti. Avevo sperato, fino all'ultimo, che il mio inconscio malato mi facesse riascoltare la sua voce, ma nulla: alle mie orecchie non giungevano altro che i fischi feroci del vento e il fragore delle onde sottostanti.
Stavo per crollare a terra. Non doveva succedere.
Chiusi gli occhi e mi gettai.

Mentre cadevo nel vuoto, mi sentii bene come non accadeva da tempo. Per una manciata di attimi, provai l'ebrezza della libertà, della consapevolezza di aver preso in mano le rendini della mia vita, di star facendo la cosa giusta per me. Davanti alla prospettiva della morte, ogni pensiero generoso impallidiva e perdeva significato.
Rividi, nell'istante eterno in cui il mio corpo sprofondava nel muro d'acqua, tutta la mia vita. E stranamente mi sentii felice. La mia vita era stata meravigliosa, anche perchè era terminata lo scorso settembre, con la mia morte interiore.
Attorno a me, percepivo solo freddo e oscurità, ma non ne soffrivo. Non erano come me li ero aspettati: assomigliavano più al buio notturno di quando chiudevo gli occhi nel gelido rifugio delle braccia di Edward, in camera mia. Ne ero cullata.
Sentii una pace immensa pervadermi.
C'ero riuscita.

Giusto per rompere ancora un po': Grazie di essere sopravissuto fin qui, hai del fegato. Ora raduna tutta la forza psicologica che ti è avanzata per dirmi quanto e se questo esperimento di una notte di metà inverno ti ha fatto schifo. Voglio solo aggiungere una cosa: per quanto strano possa sembrarti, non ho istinti suicidi.
Baci
Darcy
  
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