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Autore: The_BlackRose    18/06/2015    3 recensioni
Quando la sua famiglia viene brutalmente sterminata, Jocelyn Fairchild fa di tutto per riuscire a tenere la figlia Clary lontana dal Mondo delle Ombre, mettendola a conoscenza della crudeltá e dell'istinto predatorio dei Cacciatori. Una pianta carnivora: ecco cos'è secondo Jocelyn un Cacciatore. Creature bellissime ed affascinanti a vedersi, ma spietate e letali se ti avvicini troppo. Affamati, vendicativi, sadici, assetati di sangue: questo è quello che ripete alla figlia fin da quando era in fasce.
Quando lo Shadowhunter Jace introdurrá Clary al suo mondo, riuscirá a dimostrarle quanto sia sbagliato in realtà il pensiero della madre? Potrà mai nascere qualcosa tra due ragazzi apparentemente così diversi tra loro?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Jocelyn Fray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clary stava pacificamente dormendo avvolta nelle coperte. La mattina si era fatta strada nella sua stanza che ora era inondata dalla luce del sole. Si svegliò lentamente rigirandosi nel letto e si trovò davanti sua madre.
"Ciao mamma," la salutò con voce impastata.
Ma lei non le rispose e quando la ragazza si sfregò gli occhi notò che in mano aveva qualcosa. Un telefono. Il suo telefono.
"Mamma, perché hai il mio cellulare?" Avevano sempre chiarito che tra loro due c'era abbastanza fiducia, quindi Jocelyn non avrebbe mai avuto una ragione per toccare il telefono della figlia. Glielo aveva promesso.
Clary si mise seduta e si sporse per tentare di acciuffare il cellulare, ma la donna fece un passo indietro.
"Metti giù il mio telefono! Cosa stai guardando?"
Lei alzò lo sguardo e nei suoi occhi vide rabbia. "Ti avevo detto di non vederli più, di non sentirli più." Agitava il cellulare e Clary temeva che l'avrebbe fatto cadere da un momento all'altro mandandolo in frantumi.
"Ma che stai dicendo? Ridammi il telefono, lo farai cadere così!" Tese la mano in avanti.
"Ah sì, non sai di cosa sto parlando? Bene, qui leggo un bel po' di chiamate negli ultimi giorni." Scorse il registro delle chiamate. "Simon, Simon, Simon, Isabelle, Jace, Jace, Jace, Simon, Jace, Jace, Isabelle, Jace, Alec, Jace, Jace." Mise giù il telefono. "Ti avevo dato fiducia, Clary. Ti ho lasciato il telefono, ma così non mi dai scelta." Si affrettò alla porta.
Clary si alzò di scatto dal letto e corse dietro sua mamma, ma lei fu più veloce ed uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e portandosi dietro il suo cellulare.
Si scagliò sulla porta chiusa. "Mamma! Ridammelo!"
Sentì la serratura della porta che scattava e guardò sconvolta la toppa della chiave.
"Stai scherzando? Ora mi chiudi a chiave in camera mia? Mamma! Ridammi il telefono e fammi uscire! Per l'Angelo, mamma!" Si tappò la bocca in fretta e spalancò gli occhi incredula. Aveva appena detto 'per l'Angelo'?
Dall'altra parte della porta non si sentiva niente, ma Clary avvertì la presenza di sua madre. Si immaginò che avesse gli occhi spalancati e una furia cieca dipinta in volto per avere appena sentito la propria figlia usare quel linguaggio. Ad un tratto sentì dei passi svelti che si allontanavano e una porta che sbatteva.
Clary non si immaginava che sua madre, rifugiatasi in camera sua, stesse piangendo.
La biblioteca dell'Istituto di New York, con le sue pareti tappezzate di volumi rilegati, ad un primo impatto sembrava deserta. Isabelle si addentrò tra le teche contenenti vari cimeli della storia degli Shadowhunters e si diresse verso la grossa scrivania in fondo alla stanza. I soliti angeli in marmo sostenevano il peso del mobile con i visi sofferenti. La ragazza si chinò. Non aveva mai prestato particolare attenzione a quelle statue, ma ora, passando delicatamente un dito sulle loro superfici, si chiese quanta manodopera e duro lavoro avessero richiesto.
Un colpo di tosse la fece sobbalzare e si girò spostando la mano sul polso per afferrare la sua frusta dorata. A pochi metri da lei, seppellito in una poltrona rossa, c'era Jace.
Isabelle spostò la mano dal polso e se la portò al cuore. "Jace! Mi hai spaventata."
"Scusa, non era mia intenzione."
"Che ci fai qui tutto solo?" chiese una volta che il battito del suo cuore fu tornato al solito ritmo regolare.
Lui alzò una mano e agitò il suo cellulare. "Stavo tentando di chiamare Clary, ma non risponde." Sembrava un po' scoraggiato.
Isabelle, notando lo stato del fratello, si avvicinò a lui e si inginocchiò appoggiando il mento al bracciolo della poltrona. "Tranquillo, probabilmente è sotto la doccia o è fuori e ha lasciato il telefono a casa."
Lui si passò una mano tra i capelli biondi spettinandoli. "Non può essere uscita, è costretta in casa."
Izzy alzò le spalle. "Allora sua madre l'ha trascinata fuori di casa. Non so, per fare la spesa? Jace, non ti preoccupare, prova a richiamare tra qualche ora."
Lui si raddrizzò un po' sulla poltrona. "Hai ragione. È solo che dopo quella sera ci siamo sentiti tutti i giorni ed ora sembra strano non riuscire a parlarci."
"Sai cosa devi fare? Distrarti." Allungò una mano e gli prese il cellulare, che infilò nella tasca posteriore dei pantaloni di pelle attillati.
"Distrarmi? E in che modo?"
Prima che lei potesse spiegargli, Maryse entrò nella stanza.
"Oh, Isabelle! Per fortuna sei qui. E ci sei anche tu, Jace, ancora meglio. Ho bisogno che facciate una cosa per me."
"Certo, che cosa?" chiese Izzy raddrizzandosi e sedendosi sul bracciolo della poltrona.
"Sapete che il ballo in maschera sarà tra qualche giorno." A quelle parole, Jace gettò la testa all'indietro. Povero ragazzo, Maryse l'aveva costretto a venire alla festa e si sarebbe dovuto sorbire un'intera serata di noia. Non che Izzy trovasse la cosa noiosa, anzi, era eccitatissima all'idea. Sarebbe stata inoltre un'ottima occasione per sfoggiare il suo nuovo vestito fatto realizzare su misura.
"Beh," continuò la donna. "È ora di cominciare ad allestire la sala. Abbiamo già tutto l'occorrente nel seminterrato, ma quello che manca è la musica. Vorrei che oggi andaste a comprare qualche CD."
"Vuoi dire che possiamo scegliere noi la musica?" chiese Izzy eccitata.
"Sicuro, voi ragazzi avete certamente più gusto in fatto di musica."
A quel punto nella biblioteca entrarono Alec, seguito a ruota da Max.
"Io scelgo le patatine! Io scelgo le patatine!" esclamò il bambino correndo verso la madre.
"Max, calmati."
"Avevi detto che potevo dare una mano. Beh, io voglio scegliere le patatine."
Maryse gli rivolse un'occhiata divertita e sorrise. "Va bene, ma non quelle al formaggio."
Il viso del bambino si rabbuiò. "Ma come? Sono le mie preferite."
"Sì, ma lo sai che a tuo padre fanno venire i bruciori di stomaco. Niente patatine al formaggio."
Max fece il broncio per un attimo, ma ben presto ricominciò a sorridere. "Ok!" e così com'era arrivato, correndo, se ne andò. "Scelgo le patatine!"
Tutti i presenti ridacchiarono. Alec si avvicinò alla madre. "Mamma, lo so che è una festa per Cacciatori, ma può venire anche Magnus?"
"Pensavo aveste litigato," intervenì Jace dalla sua poltrona.
Alec lo guardò con un grande sorriso stampato in faccia. "Ha capito di aver sbagliato e si è scusato per come si è comportato. Abbiamo chiarito."
"Con 'abbiamo chiarito' intendi dire che avete passato tutta la mattina a..."
Maryse si portò le mani alle orecchie. "Non voglio saperlo!"
Isabelle scoppiò a ridere e Alec divenne rosso come un pomodoro. "Jace!"
"Oh, adesso fai tutto il timidone. Non oso immaginare cosa fate quando...," ma non fece in tempo a finire la frase che Alec gli si era già scagliato contro tappandogli la bocca con la mano. Isabelle crollò dal bracciolo nel pieno di una crisi di risate.
"Allora?" chiese Alec a Maryse ancora addosso a Jace.
"Sì, Alec, sì. Basta che la smettiate di parlare di cosa fate o non fate voi due," rispose liquidando il figlio con un cenno della mano.
Alec si alzò e baciò la madre sulla guancia. "Grazie mamma," e si lanciò fuori dalla stanza, probabilmente per dare al suo ragazzo la bella notizia.
"E se incenerisce uno solo dei miei invitati lo sbatto fuori a calci!" gli urlò Maryse prima che scomparisse nel corridoio.
"Mamma, penso di avere un'idea migliore dei CD," annunciò Izzy quando si fu tirata su dal pavimento. "Conosco un DJ eccezionale, potremmo chiamarlo per la festa."
"Intendi Bat il lupo mannaro?" chiese Jace.
Izzy annuì e si alzò in piedi. "Vieni, andiamo all'Hunter's Moon. Sarà sicuramente lì." Lo fece alzare e se lo trascinò dietro.
"Jace, aspetta!" lo chiamò Maryse. Il ragazzo si girò.
"Pensi di invitare quella ragazza che ti piace? Clary?"
Isabelle subito intervenne. "Sì sì sì! Devi invitarla assolutamente! Scommetto che si divertirebbe un mondo."
"Ma se non riesco neanche a chiamarla come faccio a chiederglielo?"
"Tranquillo, ti ho detto che ti risponderà." Gli poggiò una mano sulla spalla.
"Ma se anche rispondesse come farebbe a venire? Sua madre preferirebbe morire che lasciarla andare ad una festa piena di Cacciatori." Jace sembrava rassegnato.
Isabelle rifletté per un attimo con tanto di mano al mento, poi il suo viso si illuminò e guardò la madre. Lei le restituì uno sguardo confuso.
"Non ti devi preoccupare per questo, mi sta già venendo un'idea." Incrociò le braccia e un sorrisetto diabolico le si dipinse in faccia.
Dopo che i due ragazzi tornarono dall'Hunter's Moon, Isabelle corse a cercare sua madre. Durante la mattina avevano fatto visita a Bat per chiedergli di fare da DJ alla loro festa e, sebbene lui non fosse entusiasta all'idea di starsene tutta una sera in una stanza piena di Shadowhunters, accettò. Non avrebbe mai potuto dire di no con tutti i soldi che gli avevano offerto (Isabelle aveva 'leggermente' sforato il budget che le era stato concesso, ma quei soldi erano stati ben spesi).
Isabelle trovò sua mamma in cucina. Tutta la mattina l'aveva passata ad articolare il piano che le era venuto in mente ed era ora di parlarne con Maryse se voleva avere il suo aiuto. Lei, ovviamente, accettò di aiutarla e prese subito in mano il telefono per fare una chiamata a Luke, il compagno di Jocelyn.
Isabelle, dopodiché, sfrecciò come un razzo fino alla casa di Clary e bussò alla sua finestra. Sentì dei passi che si avvicinavano e una voce che sbottava: "Ma siete fissati con 'sta finestra!" Clary si affacciò e si stupì a vedere Izzy. "Isabelle! Devi dire a Jace che mia madre mi ha preso il telefono. Ho sentito che squillava parecchie volte oggi e non vorrei che..."
"Vuoi venire ad una festa?" la interruppe.
Clary la guardò dispiaciuta, sul viso dipinte le parole che voleva dire: "Sono rinchiusa qua dentro."
Isabelle la prese per il polso. "Ho un piano." Abbassò la voce. "Ci sarà anche Jace," le sussurrò all'orecchio.
A sentire il suo nome, Clary sorrise e annuì con vigore. Izzy le spiegò il piano.


Note dell'autrice:
Ehi! Eccoci qui ancora. Nuovo capitolo, il dodicesimo, scritto apposta per voi: i miei lettori preferiti. In questo capitolo il punto di vista di Isabelle regna, dovevo darle un po' di spazio per architettare il suo piano diabolico (che tanto diabolico non è). I prossimi capitoli, anche se non sono ancora scritti, penso saranno i più interessanti e i più belli (non che abbia qualcosa di particolarmente speciale in serbo, ma di certo saranno meglio dei precedenti).
Un'altra cosa: la storia sta volgendo alla fine, ancora un paio di capitoli e sarà completata. Spero che, anche una volta terminata, continuerete a seguirmi lo stesso.
Recensite come al solito e restate sintonizzati!
Alla prossima settimana!

  
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