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Autore: Fujiko_Matsui97    19/06/2015    7 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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-Mi chiamo Garfield Logan, e vorrei fare una denuncia.-

Lo squillo insistente del telefono e le voci soffuse della segreteria fecero da sfondo a quell'esordio del ragazzo che, sguardo determinato, osservò l'agente sollevare lo sguardo dalle sue carte per osservarlo interessato:

-Per..?- domandò con voce monocorde, masticando il suo chewing gum con disinteresse; Beastboy sembrò pensarci su giusto per un istante, magari per un ripensamento, ma la voce gli uscì poi più decisa che mai al pensiero di quell'evento stressante del giorno prima.

-Furto.- rispose, cacciando da dietro la schiena la felpa che era riuscito a strappare a quella strana tipa, mostrandola all'agente: -Siamo in vacanza, e ad un mio amico è stato rubato il portafoglio con tanto di documenti dentro. Sono riuscito a togliere questa felpa al ladro, ma non a prenderlo: pensate vi possa essere utile per identificarlo?-

L'altro tese la mano per afferrarla, rigirandosela fra le mani interessato: -Beh, non è necessario tenerlo come reperto, ma potremo trovarci tracce di DNA che ci ricondurrebbero a lui, perciò...-

-Lei.- precisò Beastboy, così rapidamente che a stento se ne accorse. Aveva le braccia conserte, e l'altro si voltò a guardarlo perplesso: -Mi scusi..?-

-Intendo... non identificarlo, ma identificarla. È una ragazza.- si grattò la nuca, imbarazzato per aver ricordato a sé stesso e fatto notare alla polizia di Barcellona che si era fatto fregare da una donna, e squilibrata, per giunta!

-Ah...- si limitò a rispondere quello, sollevando perplesso un sopracciglio: -In ogni caso, se mi lascia per un'oretta la felpa possiamo procedere con l'analizzarla, poi gliela ridaremo. Nel frattempo mi può specificare altri dettagli, che ne pensa?-

-Mi sembra perfetto.- sospirò arrendevole Beastboy che, per la prima volta da quando erano arrivati nella città del divertimento, davvero non vedeva l'ora di ritornare a casa.

 

 

 

 

 

 

Robin aprì cauto un occhio, avvertendo tutti i muscoli intorpiditi per la scomoda posizione: si ricordò di essere crollato sul letto mentre Cyborg, occhiali da vista inforcati sul naso, procedeva con l'aggiustare il suo cellulare, ma lui era purtroppo crollato prima di averne ammirato la gloria e non aveva avuto modo di ammirare il lavoro svolto dall'amico: aveva persino ricoperto il retro con della brillante lacca rossa, il suo colore preferito.

Il moro fece una smorfia intontita quando lo notò appisolato accanto a lui, sollevandosi col busto e passandosi le dita fra i capelli a dir poco osceni, in quel momento: si trascinò fino al bagno, sciacquandosi il viso con dell'acqua ghiacciata per svegliarsi. Con la vista semicoperta dall'asciugamano, si osservò con disappunto allo specchio: le costole sporgenti stonavano col suo solito fisico asciutto, e delle tristi occhiaie formavano una mezzaluna sotto gli occhi solitamente vispi e professionali.

Sospirò, collegando subito il tutto alla sua vita troppo faticosa e ai turni a dir poco sfiancanti lavorativi: da quant'è che non si rilassava, che si godeva il panorama notturno o che mangiava semplicemente un boccone coi suoi amici di sempre?

Il successo valeva davvero la pena per quella situazione?

L'asciugamano posata sul capo ad asciugare le poche goccioline che erano finite sui capelli scuri, il suo sguardo cadde sulla sua tasca destra e le dita, come mosse da una volontà propria, ne ripescarono il bigliettino rosa a cui non riusciva a smettere di pensare.

Il suo cervello rifiutava di assecondare quella pazzia e Robin, colto dalla disperazione, si ritrovò a pensare che Starfire si era preoccupata di portarlo in ospedale e meritava di certo un ringraziamento fatto di persona.

Ripensò a quel “Perdonami”: molto probabilmente, adesso si era addossata l'intera colpa della faccenda e, al solo pensiero, Robin sentiva in petto un dolore non facilmente ignorabile, seguito da una tenerezza che solitamente non gli si addiceva, specialmente dato il suo carattere scorbutico.

Assottigliò le labbra e, ben sapendo che poi si sarebbe pentito di una decisione così affrettata e avrebbe rimpianto quelle quattro mura della camera d'hotel, si infilò velocemente una camicia, afferrò gli occhiali da sole e uscì chiudendosi la porta alle spalle, decidendo di non ascoltare il suo acido cervello, per una volta.

 

 

Arrivò davanti all'istituto nell'orario prestabilito, riuscendo così a tirare un sospiro di sollievo. Osservò l'immensa struttura davanti a sé, coi cancelli di vernice verde e le pareti colme di dichiarazioni d'amore e graffiti che ne stabilivano il possesso: la campanella doveva essere suonata da pochi secondi perchè il caos era indescrivibile, con sghignazzi e pettegolezzi che giungevano da ogni angolo, così come borse all'ultimo grido o zaini portati su una sola spalla.

Chiunque gli passava accanto gli rivolgeva occhiate strane e, a volte, qualche risatina a stento trattenuta, e Robin si imbarazzò non poco nel constatare che, in effetti, il tempo del college era passato da un bel po' e per un momento si domandò anche cosa ci facesse lì, a deridersi ed essere deriso da squallidi e viziati teenagers che della vita sapevano ben poco, a differenza dell'incoscienza.

Fu quasi tentato di andarsene a gambe levate ma, non appena fece dietrofront per allontanarsi, incappò in una visione che in un solo istante fu capace di spalancargli il cuore; non la chiamò, non ne ebbe la forza, o forse il coraggio: sapeva solo che Starfire era lì, nella sua divisa con la gonna scozzese e cravattino, che rideva con alcune compagne appena uscite dalla scuola e che, nel momento in cui le sue iridi verdi si posarono sorprese su Robin, questi credette davvero di morire.

La ragazza aprì e chiuse le palpebre un paio di volte per accertarsi di non essersi sbagliata e, quando realizzò la visita inaspettata, gli sorrise felice e si congedò dalle compagne per raggiungerlo:

-Ciao!- la buttò lì, le guance rosate per il sole.

-... Ciao.- espirò tutto d'un fiato Robin con tono serio, diventando rosso appena si accorse della strana voce che gli era uscita, che lo faceva sembrare più simile ad una trombetta sfiatata che ad un cavaliere su un destriero bianco. Tuttavia, lei sembrò non accorgersene, o perlomeno se se ne era accorta non lo diede a vedere, dato che faceva di tutto per metterlo a suo agio: si avvicinò ulteriormente e lo abbracciò con entusiasmo, facendolo irrigidire dalla sorpresa.

-Sono contenta che tu stia meglio...- gli sussurrò sincera, staccandosi poi per esaminargli un cerotto sulla guancia sinistra: -Cavoli, sei messo davvero male! Ma vedrai che quello stronzo di Slade non la passerà liscia!-

-Ehm... non è niente.- ridacchiò nervoso Robin, sfiorandole le dita con le sue per accompagnare la sua mano via dalla sua guancia: -Ti va di fare due passi? Qui c'è troppo... ecco...-

-... Bordello.-

-...Rumore.-

Conclusero nello stesso istante, prima di guardarsi perplessi per qualche secondo: entrambi scoppiarono a ridere, azione quasi liberatoria che spinse Robin a pensare a come era raro trovare qualcuno di così genuino, e Starfire a sorridere intenerita nel vedere quanto quel tipo fosse precisino. Le fece strada con il braccio educatamente, osservandola camminare per qualche istante prima di raggiungerla di fianco: era vivace nei movimenti e, da vera teenager, un occhio era sulla strada e uno al cellulare in attesa di messaggi, e Robin non potè fare a meno di sentirsi un po' geloso nel pensare di non avere del tutto le sue attenzioni in quel raro e primo momento assieme.

-Mi dispiace per l'improvvisata, Starfire, spero di non averti infastidita. Ho trovato un rifermento su quel tuo biglietto e... sai... Sono solo venuto a ringraziarti come si deve per esserti preoccupata per me.- esordì, dopo essersi schiarito distintamente la voce: temette una risposta noncurante, ma ogni sua preoccupazione fu spazzata in un momento quando lei si girò a guardarlo preoccupata.

-Ma scherzi? Lo sai che non c'era bisogno di scomodarti, era il minimo che potessi fare dopo che tu mi hai salvato da Slade! E poi...- si fermò lungo il sentiero che portava al parco, stringendosi nelle braccia timidamente: -... sono io che devo scusarmi con te perchè sei stato ingiustamente coinvolto, e anche per essermene scappata dall'ospedale peggio di una ladra... è solo che pensavo sarebbe stato meglio che tu non mi avessi vista, dato l'odio che provi per me.- confessò tristemente, lasciandolo a dir poco perplesso.

-Chi ti ha detto che ti odio?!- domandò, quasi arrabbiato per quell'idea che aveva avuto su di lui, facendo un passo verso di lei: -E poi sono io che sono voluto intervenire e colpire quel tipo, la responsabilità è mia e sappi che non me ne pento!-

Starfire si lasciò andare ad un sorrisetto, e Robin subito frenò i suoi bollenti spiriti per ammirarlo: lentiggini quasi invisibili le adornavano a sprazzi la carnagione scura al sole, e il moro si domandò per un attimo come potesse esistere qualcuno che fosse come lei così infantile, eppure seducente senza averne la minima intenzione: -Quindi cosa avevi in mente quando sei venuto qui?-

Dinanzi a quel tono divertito, lui stesso si abbandonò ad un sorriso sollevato: -Beh, ammetto che non conosco nulla dei tuoi interessi... ma scommetto che nessuno sa dire di no ad un bel gelato con questo caldo, dico bene? Solo che non conosco bene la zona... da dove cominciamo?-

-... Dal nome.- tagliò corto Starfire con un sorriso cordiale: -Non so ancora il tuo nome, mio salvatore.-

-Grayson.- rispose, sentendo improvvisamente un po' troppo caldo: -Richard... O se vuoi Dick... Robin.-

-Robin...- ripetè lei, posando due dita sul mente per riflettere, apparentemente soddisfatta: -È figo, mi ricorda il supereroe aiutante di Batman!- si voltò con un sorriso radioso verso di lui, dirigendosi verso una strada più affollata:

-Allora, vogliamo andare, Robin?-

 

 

-Quindi sei qui in vacanza con amici?-

Il moro non aveva la certezza di quanto tempo fosse passato da quando era sceso dall'hotel: con lei il tempo sembrava non finire mai, così come la sua parlantina vivace.

Era bello avere qualcuno che si contrapponesse a qualche suo momento di silenzio, ed era bella lei che, con le gambe abbrustolite al sole, sbocconcellava con gusto il gelato tentando di non sporcarsi troppo:

-Esatto.- seduto con lei sull'erba, la osservò divertito attentare alla crema alla fragola.

-E come mai non stai apprezzando la permanenza?-

-Non è questo...- indugiò Robin, riflettendoci sopra per un po': -Non nego che sia une bella città e tutto, è solo che... non trovo sia fatta per me, ecco. Troppo caos, troppe persone... troppi imprevisti.-

-Quindi il divertimento non fa per te?- gli domandò con una punta divertita nella voce, finendo di mangiare anche il cono, soddisfatta del pasto.

Il moro sollevò un sopracciglio, pronto a risponderle per le rime, ma Starfire lo bloccò prima che potesse proferire parola:

-E io? Sono un imprevisto per te, Robin..?-

Il ragazzo si irrigidì completamente, smettendo di respirare all'udire quella domanda: osservò la rossa al suo fianco, scalza per comodità che, le braccia a stringere le ginocchia, aveva posato languidamente la testa su di esse.

Lo guardava sorridente eppure con una consapevolezza disarmante, e il moro si ritrovò a deglutire per i battiti incessanti del suo cuore, talmente forti che parevano volerlo far balzare via dal petto: si soffermò sulla sua figura socchiudendo gli occhi, e Star lasciò che il sorriso sul suo volto sparisse, avvertendo i brividi sulla pelle per quello sguardo così... diverso, da quello che solitamente aveva chiunque la guardasse.

Robin poteva quasi avvertire il suo respiro profumato sulla pelle.

Era vicina, così vicina...

 

DRIIIN! DRIIIN!

 

Robin sbattè un paio di volte le palpebre come risvegliato da un sogno, bruscamente, e subito il nervosismo per quella interruzione si sovrappose alla confusione per i pensieri compiuti qualche secondo prima.

-Oh? Non è il tuo telefonino?- gli domandò lei, sorridendo cordiale mentre si sistemava una ciocca rossa dietro l'orecchio, riprendendosi da quel raro momento.

-Ehm... si. Scusami.- si limitò a borbottare lui, afferrando l'aggeggio da dentro la tasca e rispondendo senza nemmeno leggere il nome sul display: -Pronto..?-

-RICHARD! Ma che cavolo di fine hai fatto?!- sbottò una voce a dir poco furiosa dall'altro capo del telefono, e il moro subito la riconobbe, tornando alla dura realtà del suo pre-matrimonio:

-H-hey... da quanto tempo!-

-Non ti sei fatto vivo per ben due giorni e l'unica cosa che mi sai dire è “da quanto tempo”?!-

-Mi dispiace, ma ho avuto dei problemi, il cellulare mi si era rotto e...-

-Quale problema può essere talmente grosso da non farti telefonare alla tua futura sposa? Insomma, avresti anche potuto chiedere a Garfield e Victor di prestartelo! Quei due non sono buoni a far nulla, per una volta che potevano essere utili..!-

-Pronto? Pronto..? Non ti sento bene...- mentì Robin, osservando di sottecchi il viso di Starfire attenderlo con pazienza: in realtà la linea era solo un po' disturbata, e comunque riusciva a distinguere le parole di Kitten perfettamente. Non seppe perchè aveva pronunciato impulsivamente quelle quattro parole, forse perchè era talmente stordito che necessitava di pensare, soprattutto con Starfire lì accanto a lui: -Ti richiamo appena posso, ok?-

-COME?! Richard Grayson, tu non..!-

Chiuse secco la chiamata, sospirando impercettibilmente e mettendo via il cellulare, preoccupato: Kitten era a dir poco furibonda, e non la biasimava... ma in quel momento proprio non se la sentiva di subire quelle urla... l'avrebbe richiamata con calma, appena fatto un po' ordine nel suo cervello. Starfire lo osservò nei suoi movimenti sorridendo dolcemente, prima di parlare: -Ti andrebbe di venire ad una festa domani sera?-

-Come?- domandò lui guardandola sorpreso e facendola arrossire appena nella consapevolezza che gliel'aveva chiesto davvero.

-Ogni anno si organizza un grande bello per accogliere la primavera, e domani si terrà in una villa antica vicino al molo... e si, insomma, mi chiedevo se, dato che non hai ancora avuto modo di divertirti qui a Barcellona, ti andasse di partecipare.- fece una pausa, sentendo il cuore battere un po' forte quando incrociò il suo sguardo curioso.

-Potresti portare anche i tuoi amici, vedrai che si divertirebbero! E poi, io ho bisogno di un accompagnatore, perciò... ehm...- lasciò in sospeso la frase, il rossore sulla guance che tradiva quanto, nonostante tutta la sua solita sicurezza, si sentisse non poco imbarazzata.

Si voltò cauta verso di lui, estremamente sollevata quando lo vide sorridere radioso e tenderle la mano per aiutarla ad alzarsi:

-Sarà un vero onore per me accompagnarti, Star.-

 

 

 

 

 

Raven rientrò silenziosamente in casa, seguendo la solita routine dei movimenti con un sospiro.

Si sfilò la borsa dalla spalla, gettandola sul letto per togliervi tutti i furti di quella giornata: smistò le cose attentamente e, ricordandosi di dove aveva messo i portafogli del giorno prima, girò attorno al letto e cacciò una mano sotto a quest'ultimo, rivelando i misfatti.

Li unì a quelli della giornata, gettandoli sulla coperta senza particolare attenzione: si fermò all'improvviso quando ne ebbe posato uno in pelle nera. Lo adocchiò, ricordandosi a chi appartenesse, prima di sporgersi in avanti per riafferrarlo, carezzandone le rifiniture con le dita affusolate; aperto il portafoglio, quasi spalancò gli occhi alla vista di tante banconote tutte insieme: eppure, credeva che fosse raro vedere qualcuno di così ricco, anche se lei di certo non aveva di che lamentarsi.

Per un istante si ricordò di perchè aveva iniziato a rubare e, quando andò ad aprire il documento di quel tale Richard, una foto in miniatura, una di quelle fatte con le macchine spposite nelle gallerie, catturò la sua attenzione: quel tipo era al centro, con un volto apparentemente serio, e Raven subito storse le labbra alla vista di quel tale verde che l'aveva inseguita che gli si era sistemato di lato per la foto, una linguaccia ben definita mentre con la mano gli faceva le corna.

Allora aveva visto bene, quel tipo rompiscatole non era un buon samaritano, era suo amico, così come pure quell'altro soggetto della foto con la pelle scura, che era sicura di aver visto camminare assieme a loro! Si stupì di quanto potessero essere ricchi, ma evidentemente erano quei tipi di persone che si fingevano eleganti e distinti solo per celare i più vergognosi e disinibiti divertimenti.

Stava quasi per approfondire la sua ricerca, quando un bussare secco la allarmò e, veloce come un fulmine, gettò tutti quei tesori sotto l'armadio, al sicuro e pochi secondi prima che la porta si spalancasse.

-Rachel, sei qui?- il respiro le si regolarizzò alla vista del padre, facendola grugnire appena per la presenza della... sorella, accanto a lui.

-Uh... si.-

-Disturbo?- proseguì il padre, entrando carezzando rapidamente quella testa bionda accanto a lui, che si limitò a sorridere furbescamente a Raven. Quest'ultima alzò gli occhi al cielo, seccata:

-Che c'è?-

-Tua madre vuole sapere se hai già il vestito per domani.- le rispose, preoccupato per quella figlia che stava sempre chiusa nella sua stanza e rifiutava ogni divertimento che si rispettasse per un adolescente comune, anche se era ormai fuori dal college.

-Domani?- sollevò un sopracciglio la mora, scattando in piedi: -Ma di cosa parli?-

-Te ne ho parlato una settimana fa, e tutta Barcellona ne è al corrente, Rachel.- sospirò nervosamente il padre: -Domani sera c'è il Ballo di Primavera, e non ho intenzione di far vedere ai miei colleghi che le mie figlie mancheranno.-

-E io ti ho già risposto che non ho intenzione di andare!- sbottò la ragazza come da previsione, avvicinandosi ai due con aria di sfida: -Detesto i balli, e non capisco perchè anche io debba andarci! Tanto c'è sempre Terra che ti fa fare bella figura, no?!- indicò platealmente la sorella con una nota amara nella voce che, però, il padre non colse, come sempre.

La bionda, i capelli ordinatamente legati e un sorrisetto irritante dipinto sul volto, si strinse di più al padre che la abbracciava, come a volerla escludere da quell' “idilliaco” quadretto familiare:

-Oh, andiamo, Raven, sarà divertente... è da tempo che non passo un po' di tempo assieme alla mia adorata sorellona.- ghignò, ben sapendo che la sorella conosceva eccome la vera natura delle sue parole: la mora infatti si chiese, fumante di rabbia, come facesse l'uomo a non accorgersi delle palesi menzogne nelle sue parole.

Ma tanto, purtroppo, quella era una delle cose che non sarebbero mai cambiate nella loro famiglia, se così si poteva chiamare quella tortura quotidiana.

-Mi dispiace, Rachel, ma ne abbiamo già parlato e non transigo; tua madre ti aiuterà a prepararti e andrai con Terra a quel ballo, costi quel che costi. Non voglio che i nostri conoscenti vedano che non ho una famiglia unita, non per i tuoi fastidiosi capricci!- concluse Trigon, uscendo seccato dalla stanza e sbattendosi la porta alle spalle.

-Come se te ne fosse mai importato...- borbottò Raven non appena fu uscito, furiosa come non mai mentre riprendeva le sue faccende, aprendo l'armadio pigramente per scegliere un probabile vestito, desiderando solo di dare fuoco al suo guardaroba... e al sorriso fastidioso di Terra, che la fissava soddisfatta della discussione seduta sopra al suo letto, dondolando le gambe sottili.

-Non dovresti essere così dura con paparino, Raven...- esordì assumendo un finto broncio che subito l'altra le cancellò dal viso: -Senti, fatti i cazzi tuoi ed esci dalla mia stanza prima che perda la pazienza! Non sei ancora soddisfatta del tuo piccolo show?!-

L'altra rimase in silenzio per qualche secondo, pregustando il divertimento che avrebbe avuto l'indomani nel vedere sua sorella pregare per poter ritornare a casa.

Raven era brillante, Terra divertente; Raven intelligente, Terra crudele; Raven era insofferente alle regole... e Terra era la figlia e amica perfetta che chiunque avrebbe voluto, che con quegli adorabili occhioni azzurri incantava chiunque con belle parole prive di significato.

E, soprattutto, che amava mettere in difficoltà la sorella maggiore, ricordandole costantemente di chi fosse la migliore.

-Uffa, come sei volgare...- sbuffò appena, alzandosi in piedi per poi stiracchiarsi: -E va bene, me ne vado, ma solo perchè mi va così! E comunque domani indosserò il vestito viola.-

-Sai che me ne impor...- alzò gli occhi al cielo l'altra, prima di aggrottare la fronte e voltarsi a quelle parole: -Aspetta, ma tu non hai un vestito viola!-

-Infatti intendevo il tuo.- sottolineò Terra, lasciando che un sorriso si allargasse sulle labbra sottili mentre la osservava con aria di sfida: -So bene che è il tuo preferito...- si avvicinò al suo orecchio, sussurrando divertita -...ma sta molto meglio a me, non trovi?-

Si allontanò ridacchiando, uscendo dalla porta e lasciando l'altra rossa di rabbia a sbattere frustrata l'anta dell'armadio. Sospirò cercando di mantenere la calma, poggiando la fronte sul legno fresco, ben sapendo che non aveva possibilità di scampare a quel ballo:

-Ma perchè diavolo capitano tutte a me..?-

 

 

 

 

 

 

Un rumore tintinnante di chiavi riscosse l'attenzione dei due ragazzi, che si voltarono verso la porta aperta per vedere il loro amico rientrare in stanza: -Ciao!-

Robin li osservò per qualche secondo, gettati pigramente sul divano: Cyborg aveva montato la playstation sulla tv satellite, e adesso stava giocando con Beastboy a Call of Duty.

-Ehilà Rob.- il primo chinò il capo per avere una visuale maggiore, muovendo freneticamente le dita sul joystick e sperando di battere finalmente l'altro: -Come butta?-

Robin non potè fare a meno di notare il tono stanco e annoiato con cui pronunciò la domanda e subito si sentì in colpa per aver trascurato (e maltrattato) i suoi amici così da quando erano entrati in quella nuova città. Sospirò, dirigendosi a passo spedito e in silenzio verso la tv: era ora di ritornare ai vecchi tempi.

-Ehi! Ma che fai?!- sbottò BB quando la spense di botto: e dire che stava quasi per fare il culo a Cyborg!

-Vi chiedo scusa, ragazzi.-

-Ah?- domandò Cyborg, colto di sorpresa: da quando in qua Robin chiedeva scusa?!

Il moro prese un lungo sospiro, davanti alla tv con le mani sui fianchi: -Sono stato davvero viziato e insopportabile in questi giorni, rovinando a tutti voi questi giorni di vacanza.-

-E qual è la novità..?- chiese Cyborg a bruciapelo, non tradendo però un'occhiata divertita che l'altro subito colse, sorridendogli a sua volta e senza offendersi:

-Motivo per cui voglio rimediare: ho conosciuto un'amica che mi ha invitato ad un ballo che si terrà domani sera vicino al molo. Che ne pensate di accompagnarmi?-

-Ci saranno pollastre?- domandò Beastboy serio, socchiudendo gli occhi indagatore: oramai, si era totalmente dimenticato del gioco. Robin trattenne una risata mentre alzava gli occhi al cielo: possibile che quel ragazzo non cambiasse mai?!

-Si, Beastboy, la villa sarà gremita di ragazze.-

-Sai già la mia risposta, allora.- sorrise malizioso, già pregustando il momento in cui si sarebbe ritrovato a collezionare appuntamenti: -Ma pretendo che mi presti una camicia da secchione delle tue. Sai che le donne amano i damerini...-

-Ci sto.- rispose Robin, per poi rivolgersi a Cyborg: -E tu, Cy?-

Il ragazzo muscoloso sorrise, contento che Robin fosse tornato quello di sempre: chissà cos'era accaduto per renderlo così di buonumore... ma dovette ammettere che non gli interessava, era solo felice di poter passare del tempo coi suoi migliori amici:

-Come potrei mancare?-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Tra un esame e l'altro -stranamente, aggiungo- eccomi qua! :P

Pare proprio che la storia si stia complicando, eh... ;) che pensate di quello che sta accadendo?

Approfitto per ringraziare chiunque stia seguendo questa storia, chi l'ha inserita addirittura (piango) fra le preferite e chi tra le ricordate! Sono commossa, non mi aspettavo potesse piacere la mia idea! *^* Inoltre, un bacio tamariano ai magnifici BlackRaven, Starfire, Majo e Carnarox che stanno recensendo con immane pazienza i capitoli di questa folle autrice!

Dal prossimo chappy vorrei provare ad inserire degli angolini dell'autrice con dialoghi divertenti della sottoscritta con i personaggi, che ne pensate? :3

Un bacione azzeccus (?),

 

 

 

 

-FM.

 

   
 
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