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Autore: Alina_Petrova    19/06/2015    4 recensioni
"- Allora, adesso si può dire che stiamo insieme, o cosa?..
- O cosa..."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Poi... arrivò il Natale, che chiarì molte cose, ma ne complicò altrettante.

Arthur, in quel periodo, ormai da sette mesi aveva compiuto diciassette anni, mentre Merlin invece li avrebbe compiuti tra qualche giorno, e sua madre, Hunit, gli aveva dato il permesso di andare a festeggiare la vigilia di Natale dai Pendragon.

Ad Arthur, per le feste, era stata affidata la decorazione e l'abbellimento della casa, e il ragazzo, come al suo solito, aveva rimandato tutto fino all'ultimo, almeno fino a quando non c’era più rimasta che una misera giornata per fare le cose. Così aveva naturalmente deciso che Merlin sarebbe stato felice e anche lusingato se gli avesse dato la possibilità di condividere – ovvero caricarsi sulle spalle quasi completamente – tutte le faccende.
Perciò, di prima mattina, il giorno della festa, aveva buttato il compagno di tante avventure giù dal letto trascinandolo fino a casa sua, descrivendogli sommariamente strada facendo con entusiasmo il lavoro.

I due alla fine erano riusciti a portare a termine i preparativi e le decorazioni abbastanza presto, molto prima dell'arrivo degli ospiti, tanto che Arthur aveva deciso di scaricare un po’ di energia in eccesso.

Così strappò dal collo di Merlin il suo fazzoletto azzurro preferito e diede inizio ad una gara a ostacoli per tutta la casa.
Improvvisamente però, fece una brusca frenata e si fermò, guardando con sfida Emrys, che rosso in faccia e con fiato corto per la corsa, a sua volta si bloccò a pochi passi da lui.

– Beh... perché ti sei fermato Merlin? Eccolo il tuo fazzoletto... vieni a prendertelo! – ghignò Arthur.

Merlin, provocato, con diffidenza spostò gli occhi sul suo adorato accessorio, diventato ormai una cosa più simile ad uno straccio che pendeva dalla sua mano, che ad un fazzoletto, ma non si mosse, giustamente sospettoso di ricevere qualche fregatura.

– Perché mai?.. Vieni tu qui piuttosto e ridammelo! Anzi, sarà ancora meglio se prima gli dai una stirata! Guarda come l’hai ridotto! – alzò la testa Merlin, incrociando le braccia sul petto tanto che Arthur per poco non soffocò per la sorpresa di vedere una tale arroganza.

– Ma come ti per... Io sono il tuo re, Merlin, e tu sei il mio servitore, l'hai dimenticato? Io comando e tu ubbidisci... senza discutere! Vieni qui! – sbottò Arthur, ma a quelle parole Merlin non resistette e scoppiò in una sonora e fragorosa risata, piegandosi a metà, le mani piantate sulle ginocchia.

– Oh, si, si... vai così! Manca solo che sbatti il piedino per terra! Quanti anni hai, Arthur? Sette?

Il giovane Pendragon, che davvero faceva fatica in quel momento a sopprimere il desiderio di sbattere i piedi per terra dalla rabbia, proprio come aveva detto l'amico, rendendosene conto si infuriò ancora di più.
Tuttavia conosceva bene Merlin e sapeva che, continuando con quei battibecchi, non avrebbe ottenuto nulla, così si diede una regolata e cambiò tattica drasticamente.

– Va bene, va bene, – alzò le mani in segno di resa. – Hai ragione... ma poi perché devi sempre discutere? Non potresti semplicemente avvicinarti, se te lo chiedo?

– Chiedi? Quel tono non suonava affatto come una richiesta, – gli fece notare Merlin, tanto che Arthur fece una piccola risata e lo guardò con un buffo broncio.

– Per favore... dai, vieni qui, – continuò con la sua recita e Merlin aprì la bocca per la sorpresa, così che per qualche secondo riuscì solo a sbattere le palpebre in silenzio.

– Dio... mio! Arthur Pendragon ha davvero detto la parola magica!? – e poi, come se davvero fosse sotto incanto, Merlin lentamente si avvicinò e gli si fermò di fronte.

– Catturato! – urlò trionfante Arthur, afferrandolo saldamente per i gomiti.

– Eh?.. Cosa?.. Perché... Cosa hai int... – Arthur a quel punto alzò la testa, Merlin seguì il suo sguardo e vide... il vischio!

Esattamente sopra di loro infatti, appeso al soffitto stava un benedetto ramoscello di vischio!
Merlin gonfiò il petto per esprimere tutta la propria indignazione, sapendo cosa significava, ma poi non ne ebbe il tempo, perché un secondo dopo la sua bocca si trovò occupata in qualcos’altro.

Il bacio, quando arrivò, non fu un innocuo amichevole bacetto a stampo... oh, no! Arthur non si limitò ad un semplice innocente sfiorar di labbra.
Cioè... all’inizio davvero fu così – tanto che Merlin stava per scappare dalla sua stretta e dirgli tutto ciò che pensava di lui (e non erano esattamente delle parole lusinghiere) – ma poi Arthur fece rapidamente scivolare le mani in alto, su, lungo le sue braccia, arrivando a stringere con le dita della mano sinistra i suoi corti capelli neri sulla nuca, mentre con la destra, delicato ma sicuro, premeva sulla sua schiena, incollandolo a sé, togliendogli ogni possibilità di fuga.

Beh, nel caso, che Merlin avesse voluto fuggire, naturalmente.

Nel senso, lui aveva desiderato scappare... per i primi due secondi. Ma poi il suo cervello si era scollegato, e lui stesso aveva quindi alzato le mani, aggrappandosi alla camicia di Arthur per seguire i lenti movimenti delle sue labbra, con un abbandono che sorprese perfino lui stesso, socchiudendo la bocca per lasciar entrare la lingua esigente dell'altro, dando inizio ad una dolce lotta.

Quando Arthur si staccò, Merlin in un primo momento istintivamente si sporse, seguendolo con un mugugno di protesta, però, il suono della risata dell'amico lo fece tornare in sé immediatamente. Spalancò quindi gli occhi e fissò accigliato Arthur, che sembrava sinceramente divertito.

– Che cazzo è stato, Arthur? Cosa diavolo combini?!

– Solo un controllo. Sono sempre stato curioso... Allora? Ho ragione quindi? Ti piacciono i ragazzi, o cosa?
Merlin assottigliò lo sguardo. Controoooollo?! Ma che razza di bastardo era Arthur?! Aveva rubato il suo primo bacio per effettuare un maledetto controllo? Beh, ok, lo stupido se l’era proprio cercata...

– O cosa... – Emrys piegò la testa di lato e infilò le mani nelle tasche.
La vendetta sarebbe stata dolce.

– Oh, andiamo! Se non ti piacessero i ragazzi, io sarei già finito con la faccia per terra e con le mani dietro la schiena a supplicare pietà, mister cintura nera! E invece? Eccomi qui, e non solo sono semplicemente vivo e vegeto... ma hai anche risposto al bacio! – Arthur a quelle parole gonfiò il petto trionfante, in attesa della sua replica, ma Merlin si strinse nelle spalle.

– Beh... ho deciso di sfruttare l’occasione. É da tempo che Morgana mi fa la corte infatti, volevo provare... l’altro giorno addirittura ha chiesto di aiutarla con l’algebra per il testo... proprio lei, che è la più brava della classe! Ero preoccupato, avevo paura che se fosse successo lei mi avrebbe preso in giro per la mia inesperienza. Ma ora, forse... sai... potrei anche «tirarla su in algebra»! – Merlin mimò le virgolette in aria con una strizzatina d’occhio verso Arthur che a quel punto lo fissò un tantino spaesato. – La tecnica di base Arthur l'ho afferrata, ora si potrà fare un po’ di pratica!

– Non oserai! – sbottò Arthur quasi contro la sua volontà, e i ragazzi si fissarono a vicenda, sorpresi tutti e due: il primo per le proprie parole, e il secondo per quel attacco inatteso.

– Io... Arthur scusa, è che non ho capito. Non oserei... per quale esattamente cavolo di motivo? – Merlin era confuso, così quando alla sua domanda seguì il silenzio, insistette: – Arthur? Io veramente vorrei capire... perché?

– Perché tu sei mio... – Arthur deglutì e scosse la testa come per riordinare i pensieri, prima di continuare, solo ancora meno opportunamente: – ... il mio servitore! E lei è mia sorella... devi ricordare la subordinazione! – Emrys a quelle scuse assurde sbuffò un po’ irritato.

– Di nuovo con questo delirio! Comunque... va bene, come vuoi! Forse è meglio così, lei a volte mi fa venire i brividi... e non in senso buono. E cosa ne dici invece di Gwen? Con lei direi che siamo pari e poi sembra che le piaccio, no?

– No, non va bene nemmeno lei, – non si arrese Arthur. – Lei sta con Lance ora, – aggiunse stringendo le labbra nel combattere la rabbia che montava al solo pensiero di Merlin che baciava qualcun altro! Ma che cazzo gli succedeva?
E Merlin nel frattempo ci aveva preso gusto a provocarlo.

– Oh! Non lo sapevo... Vaaaa beeene! Vediamo chi rimane libero... Mmm... peccato, Freya con la famiglia è andata all'estero, era così dolce, mi piaceva un sacco... – di sottecchi Merlin intanto osservava con interesse la reazione di Arthur, che sentita nominare Freya era diventato ancora più scuro in faccia. – Oh! Trovato! Ma sicuro! Gwaine! É carino e sembra piuttosto esperto in questo genere di cose... beh, hai capito...

– No! Tu avevi detto che i ragazzi non ti interessavano! – protestò ancora Arthur.

– Niente affatto, se il ragazzo è bello e in più ci sa fare... Gwaine poi dà l’impressione di non essere contrario agli esperimenti. Lo so, lui ci prova con tutto ciò che si muove, ma io non ho mica intenzione di sposarlo, alla fine dei conti! Solo di divertirmi un po’ e fare esperienza...

Merlin vedeva perfettamente che Arthur ora quasi fumava per la rabbia, sentendo le sue parole, e si rendeva conto che era la vigilia, e il Natale è un periodo quando tutti dovrebbero essere più buoni e misericordiosi...
Solo che vedere Arthur sull’orlo di una bella crisi di nervi, era uno spettacolo troppo divertente, ed Emrys semplicemente non riuscva a fermarsi.

– Vuoi fare esperienza?! – non si trattenne più il giovane Pendragon, colpendo il muro con un pugno. – E io? Perché allora non ti vado bene? Ti è piaciuto il mio bacio, non provare a negarlo!

Merlin non era uno sciocco e già da un po’ aveva capito che tutte le sue proteste assurde erano dettate da banalissima gelosia, dalla voglia di Arthur di averlo per sé, ma non si era aspettato che osasse così, quasi direttamente, ammettere il proprio interesse.

– E come la mettiamo con la subordinazione? – sorrise allora con malizia, di nuovo avvicinandosi a lui.
Lo sguardo di Arthur immediatamente venne attirato dalle sue labbra, e involontariamente si leccò le proprie, quasi pregustando chissà quale delizia.

– Mi inventerò qualcosa... – disse col fiato corto, tirando Merlin nuovamente a sé per la vita. – Ti farò cavaliere, oppure io abdicherò al trono. O sei interessato a uscire solo con un reale?

– Uscire?

– Beh, stiamo insieme ora, o cosa?

– O cosa... preferisco per ora la definizione «amici con privilegi».
Arthur si accigliò appena, chiaramente confuso dalla sua decisione.

– E perché, si può sapere? Tu... ti vergogni di me?.. Ahi–a! Mi hai spettinato! – urlò Pendragon dopo aver incassato una bella manata sulla nuca.

– Ti sta bene! Così magari un’altra volta ci penserai prima di sparare delle fesserie! Solo... tengo troppo alla nostra amicizia, per metterla a rischio così su due piedi. Arthur... davvero, senti, a cosa ci servono queste etichette? Usciamo, non usciamo insieme... E se poi tra noi non dovesse andare bene? Allora ci lasceremo... con la possibilità di non riuscire mai a tornare amici come prima. Io non voglio correre questo rischio...
Arthur ostinatamente scrollò le spalle, per nulla convinto.

– Perché qualcosa dovrebbe cambiare? Saremmo sempre noi: Merlin e Arthur. E poi perché hai già deciso che tra noi non funzionerà?

Emrys lo guardò come un professore potrebbe guardare un bambino della scuola materna, con tenerezza mista ad una buona dose di condiscendenza, poi rispose.

– Cambierebbe. Cambia sempre dopo, per tutti... Sì, resteremmo sempre noi, ma ci guarderemmo con occhi diversi, avremmo diverse aspettative. Non solo, anche tutti gli altri ci considererebbero in un altro modo, e anche questo ci influenzerebbe... E inoltre siamo così giovani, che non voglio neanche iniziare a elencare, i mille motivi per cui potremmo fallire come coppia. Dai! Non pensiamoci ora! Piuttosto, che ne dici di approfittare del tempo che ci rimane... prima che gli ospiti inizino ad arrivare?..

Merlin gli fece l’occhiolino, subito dopo muovendosi a passo svelto verso la scala che conduceva alla stanza di Arthur. Solo a metà salita scoprì che l’altro non lo seguiva.

– Beh, hai intenzione di stare tutta la sera lì impalato, o cosa...?

– O cosa... – tornò in sé quindi Arthur, precipitandosi dietro di lui.

   
 
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