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Autore: PersephoneAm    20/06/2015    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Finita la cena, tutti ordinammo un caffè, dopodiché ci salutammo, dirigendosi ognuno a casa propria. Io andai a casa con Tommy, decidendo di saltare la scuola il giorno successivo. Quando arrivammo a casa presi subito a coccolare Darko, mentre lui andò a farsi una doccia.

«Vuoi venire con me?»mi chiese, ammiccando verso la mia direzione.

«No.»gli risposi, ridendo.

«Non fare la cattiva bambina.»mormorò, venendomi incontro. «Vieni con me, dai.»

Mi diressi verso di lui, prendendolo per mano e spingendolo in bagno. Lo feci sedere sulla parete della vasca e mi occupai di riempire quest'ultima con dell'acqua calda e invitante.

«Entra.»gli dissi.

«Cosa?»fece lui, guardandomi stranito.

«Forza, entra.»

Lui sbuffò, ma iniziò a spogliarsi e si immerse nell'acqua, mentre io prendevo la spugna morbida e la imbevetti d'acqua e sapone. Passai la spugna sulle sue spalle e sulle sue braccia e Tommy mi guardava con attenzione.

«Perché lo stai facendo?»mi domandò.

«Perché anch'io voglio prendermi cura di te.»risposi, baciandogli la fronte.

Alzò il braccio e me lo posò sul viso. «Grazie.»

Gli feci un sorriso, poi mi rimisi in piedi. «Sciacquati e vieni giù, ci mettiamo a guardare un bel film insieme, ti va?»

«Ma non dovevi prenderti cura di me? E ora mi devo sciacquare da solo?»

«Mi sono occupata di te, ma non ti devo accudire come una se fossi una tata.»ridacchiai.

Tommy scosse la testa ed io uscii dal bagno, andando in camera sua e mettendo una sua camicia. Corsi da basso, in cucina, per prendere del cioccolato. Lo spezzettai in tanti piccoli quadratini e andai a sdraiarmi sul divano del salone, aspettando Thomas.

Quando lui arrivò, seguito da uno scodinzolante Darko, si fermò a fissarmi basito. Io ammiccai verso la sua direzione e presi un quadratino di cioccolato, posandomelo appena sulle labbra e tenendolo con i denti. Gli andai incontro e mi sollevai in punta di piedi, per arrivare alla sua bocca.

Dopo un attimo di smarrimento, Tommy si abbassò sulle mie labbra e staccò con un morso il cioccolato che sporgeva dalla mia bocca. Sorrisi in sua direzione e gli misi una mano sul retro del collo, attirandolo verso di me.

In quel momento suono il campanello ed esclamai scocciata. Andai verso la porta e...

Mi trovai davanti Lorenzo, il cugino di Tommy!

Lui mi squadrò dalla testa ai piedi, deglutendo rumorosamente. «Ciao Alli. Dov'è Tommy?»

«Ciao Lorenzo!»lo salutò Thomas, venendo alla porta e spostandomi dalla porta. «Va' a coprirti per favore, Alli.»

Feci un sorriso a Lorenzo e corsi in camera di Thomas, per prendere un paio di pantaloncini ed indossarlo.

«Mio padre ha deciso di accontentarti e ti da il suo benestare per aprire un locale, qui a Milano.»esclamò Lorenzo, dal salone. «Ha detto che manderà qui Franco, ma ti da carta bianca su tutto: quali serate fare, chi invitare, che musica, ... Tutto deciso da te.»

«Perché proprio ora?»chiese Tommy.

Salii in salone e li guardai da un angolo della stanza.

Tommy lo fissò a lungo, lasciandomi in ansia: cosa c'era da fare quel silenzio terribile, se suo zio aveva deciso di accontentarlo? Almeno non avrebbe dovuto tralasciare né lo studio né il calcio!

«Mio padre sa che vuoi intraprendere la carriera calcistica e non vuole che il tuo nome sia associato ai nostri "affari". Così ha pensato di intestare il locale a uno dei tuoi e dovrai decidere tu a chi.»

Sgranai gli occhi: il locale non sarebbe stato intestato allo zio di Thomas, ma a uno dei nostri amici? «Cosa c'entra il mio nome?»chiese il mio ragazzo.

«Molto calciatori sono tenuti d'occhio, soprattutto dai giornalisti e mio padre non vuole che, per colpa di qualche foto fatta a te, si venga a scoprire tutto su di noi.»spiegò Lorenzo.

Darko si avvicinò ai piedi di Tommy e vi si accucciò sopra, così mi abbassai per allontanarlo, per non infastidire la loro conversazione. Mi sedetti sulla poltrona con il cucciolo, che si acciambellò sulle mie gambe, leccandomi la mano.

«Ti dirò domani il nome dopo che avrò deciso con tutti loro.»disse in quel momento Tommy. «Ovviamente anche Alex non potrà partecipare al locale.»

«Come mai?»

«Scusate se mi intrometto... anche mio fratello è stato chiamato in una squadra abbastanza conosciuta.»dissi, acquistando l'attenzione di Lorenzo.

Lorenzo annuì. «Capisco. Sarebbe stato un ottimo collaboratore. Allora torno qui domani, buonanotte.»

Il ragazzo si voltò verso di me e mi sorrise, andando poi verso la porta e uscendo.

Misi Darko, che dormiva beatamente, sulla poltrona e mi avvicinai a Tommy, passandogli le mani intorno alla vita, ma lui mi scansò bruscamente e scese le scale, chiudendosi in camera sua. Io rimasi sconcertata dalla sua azione. Mi diressi verso la sua stanza e trovai la porta chiusa. Bussai, ma nessuno mi rispose.

«Tommy!»lo chiamai. «Tommy, ti prego, apri!»

Non lo fece, così, senza pensarci troppo, chiamai Stefania, per farmi venire a prendere.

Se c'era una cosa che odiavo, erano questi scatti che aveva con me, che non c'entravo nulla! Ero andata lì per abbracciarlo e lui mi aveva scansata in quel modo e poi mi chiudeva fuori dalla sua stanza. Ma che diavolo gli prendeva, ora?!

Dieci minuti dopo Stefania mi fece uno squillo, per comunicarmi che era arrivata, così afferrai la mia borsa e Darko e uscii di casa, sbattendo la porta. Aprii il cancelletto e mi diressi verso la macchina della mia amica, salendo al posto del passeggero.

«Alli, ma che è successo?»mi chiese Stefania, partendo.

«Semplice, Tommy mi ha rotto con i suoi sbalzi d'umore! La gente lo fa incazzare e se la prende con me, per ogni cosa.»esclamai, alterata. «Non ne posso più, basta.»

«Come basta, Alli? Ma siete impazziti tutti e due? Cosa ti ha fatto?»

«Sono andata lì per abbracciarlo e lui mi ha scansata e se ne è andato in camera sua, chiudendo la porta. Ti sembra normale?»

Il mio telefono iniziò a squillare e  appena lessi chi era mi saltò il cuore in gola.

«Cosa vuoi?»risposi, aggressiva.

«Dove cazzo sei andata?»mi urlò Tommy. «Ma che cazzo ti è preso?-.

«Cosa è preso a me?»esclamai, mettendo il vivavoce, cosicché anche Stefania potesse sentirlo. «Ma quando le cose le fai, te le ricordi poi?»

«Cosa mi devo ricordare?»fece lui. «Che ti ho scacciata mentre mi abbracciavi o che non ti ho aperto la porta? Cristo, Alli ero incazzato! È ovvio che mi sono girato male!»

«Ma cosa c'entravo io?»

«Ma quanto cazzo sei difficile, mh? Credi che per me sia tutto più semplice? Devo starti dietro, star dietro al calcio, alla scuola e a mio zio.»

Stefania si voltò per guardarmi, con uno sguardo pietoso. Allora avevo capito bene il significato di quella frase!

«Ah quindi sono un peso per te? Perfetto Tommy, ci si vede in giro!»

Detto questo, chiusi la chiamata e spensi il telefono, buttandolo da qualche parte nella borsa, mentre Darko mordicchiava per gioco l'altra mia mano. C'era un silenzio imbarazzante nella macchina, mentre Stefania guidava e io guardavo fuori dal finestrino.

«Alli...»

Mi voltai verso la mia amica con un sorriso. «Scusa Ste, ma sono stanca e non ho voglia di parlarne ora.»

«Vuoi che rimanga con te a casa tua?»si propose lei.

«Ma va, no no! Torna pura a casa, ti ho già scocciata abbastanza, stasera.»

«Comunque lo sai che, per qualsiasi cosa, puoi chiamarmi.»

Si fermò davanti casa mia e rimase lì davanti fin quando non entrai nel cortile. Se i miei calcoli erano giusti, Alex e Silvia non si trovavano in casa, perciò potevo stare da sola e tranquilla per conto mio.

Solo quando mi trovai in casa da sola, mi resi conto di quello che era successo: avevo davvero rotto con Tommy? No, avevamo solo avuto una discussione, giusto? Che però non era affatto banale, visto e considerato che mi aveva fatta sentire un peso per lui.

Mi sedetti su una sedia in cucina e appoggia la testa sul tavolo, sospirando. Fino a qualche ora prima avevamo riso, scherzato e stavamo quasi per fare l'amore! Ora, invece, ognuno si trovava a casa sua. Non riuscivo a spiegarmi cosa diamine era successo, davvero non riuscivo!

Come non riuscivo a spiegarmi il motivo per cui si era incazzato prima. Insomma, suo zio gli aveva dato il consenso per aprire il locale che Tommy aveva sempre sognato e in più si era occupato di non far comparire il nome del nipote.

Quale diavolo era il motivo dell'infarinatura, allora?!

Mi accorsi poi di avere ancora i vestiti di Tommy addosso, la sua camicia e i suoi pantaloncini. Ne annusai l'odore, che subito mi riportò indietro a quando, per la prima volta, facemmo l'amore, nel mio letto. Così mi alzai in piedi e andai in camera mia, buttandomi addosso le coperte e rimanendo in silenzio.

Sperai con tutta me stessa che quella sera Tommy mi richiamasse. Attesi e attesi, ma quella chiamata non arrivò mai.

   
 
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