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Autore: Master Chopper    20/06/2015    2 recensioni
“Il Regno di Fiore …
Un paese neutrale di 20 milioni di abitanti.
Un mondo di magia!
Qui la magia è comprata e venduta ogni giorno: essa è parte integrante della vita delle persone.
E c’è anche chi fa della magia la propria occupazione. Questi individui sono conosciuti come Maghi.
I maghi appartengono a varie gilde, compiendo lavori su commissione.
Vi sono molte gilde all’interno del paese. E in certe città risiedono determinate gilde …”
“ Tutta roba che già conosciamo, no?”
[...]
L’indice destro viene teso in avanti, mentre mostra un ghigno beffardo.
“Vi è una gilda, sulla quale sono nate molte leggende e sulla quale, in futuro continueranno a nascerne!!”
[...]
“Il suo nome è … Fairy Tail!”
Welcome back! Sono qui per raccontare una storia ... quella di una Gilda leggendaria. Un luogo tanto felice, ma così pieno di dolore. Eppure, gli esseri umani dimenticano la sofferenza riunendosi con loro simili.
Cosa possono affrontare sette ragazzini e ragazzine ancora inconsapevoli del mestiere del mago?
-AMBIENTATA IN UNA FAIRY TAIL DOPO LA SAGA DI TARTAROS, TUTTO CIO' CHE NELLA SERIE E' AVVENUTO DOPO NON SARA' MENZIONATO, PERCHE' FUORI DALLa TRAMA DELLA FANFICTION-
[Rating variabile!] STORIA SOSPESA! -
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, OC, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO DUE: ARRIVANO I GUAI!



Gilda Fairy Tail

I passi rimbombavano come tonfi sordi nella sala, mentre un sorriso confuso brillò nell’ombra.
“Che c’è, vi sono mancato?!”
 
A parlare era stato un ragazzo piuttosto alto e dalla carnagione chiara ma abbronzata. I muscoli del torace risaltavano sulla giacca nera portata sulla pelle nuda, così come il pantalone sottile blu scuro.
Gli abiti erano piuttosto logori, come se li stesse usando da tempo, infatti erano pieni di strappi e rattoppati al meglio.
Con energia batté un pugno su di un tavolo a lui vicino, giusto per portare su di sé un po’ di attenzione.
 
“Oi! Mi avete visto??” Iniziò ad innervosirsi, digrignando i denti, mentre qualche vena si gonfiava sulla sua fronte.
 
“ Fai piano, maledetta testa calda!” Lo ammonì una voce maschile dall’oscurità.
Gli altri maghi della gilda abbassarono la testa, ritornando alle loro mansioni.
 

“ La figlia del Master si è ammalata gravemente quando tu eri via.” Sospirò la stessa persona, facendosi avanti.

Era un coetaneo del tipo appena entrato, lo stava fissando con secchezza, mentre con il pollice indicava una porta dietro al balcone.
Con un salto i due giovani la raggiunsero, aprendola con nervosismo.
 
Gli si parò davanti una stanzetta illuminata solo dalla luce di una lampada, con un letto al centro e una bambina sdraiata sopra.
 
Il suo nome è … Charlotte Marvell.
 
“Come stai Charlotte?!” il ragazzo dai capelli rosso scuro si fiondò vicino alla piccola, prontamente tirato indietro dall’altro.
La bambina dai lunghi capelli blu sciolti si agitò nel sonno, fortunatamente senza svegliarsi.
 
“ Non riusciamo a curarla con le nostre medicine. Se solo ci fosse Wendy qui con noi …”  borbottò Silver, strofinando la coperta tra le dita.
 
“ Dove sono Sapphire e gli altri?” domandò Tobi mentre usciva dalla stanza. Era fortemente preoccupato e niente riusciva a dargli calma in quella Gilda.

“ In missione per cercare una qualche medicina magica. I maghi di Classe S, eccetto mia madre sono in riunione ad Era.”

Appena pronunciate quelle parole, una donna dai lunghi capelli blu sciolti si avvicinò al ragazzo, posandogli una mano sulla spalla con dolcezza.
“ E’ successo tutto troppo in fretta, Tobi-kun.” Sussurrò la signora Fullbuster, chinando il capo.
 

Di tutta risposta il rosso le voltò le spalle, incamminandosi a passi pesanti alla soglia da poco varcata.
“Non è ancora detto, zia Juvia!” ruggì lui, sparendo nella strada principale di Magnolia.
 

Dopo svariati secondi di silenzio:

“Non vai con lui ?” domandò con un sussurro Juvia, appoggiando la testa al petto dell’alto figlio.
Silver le accarezzava distrattamente i capelli, ancora con gli occhi puntati sulla porta.
 
La donna allora alzò il capo, guardando con malinconia suo figlio e ripensando a quanto fosse cambiato in otto lunghi anni.
 
I capelli blu di media lunghezza erano mossi, seguendo l’acconciatura del padre, con qualche ciuffi che a detta sua, ricordavano quelli del nonno. Un ciuffo in particolare, sopra l’orecchio destro, era stato tinto di nero. Oltre a tre piercing sul sopracciglio sinistro, a quindici anni si era fatto tatuare sul polso destro la scritta ‘Absolute Zero’ e un simbolo che, secondo le leggende che gli raccontava la madre, era lo stesso che portava un antico avventuriero: una nota musicale con dietro una croce.
 

Il ragazzo abbassò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri della madre, che sovrappensiero sussultò.
 
“ Quanto mi da fastidio rincorrere quell’idiota!” esclamò finalmente, dirigendosi verso l’uscita con un’espressione nervosa.
 

La donna rimase ferma dove l’aveva lasciata ancora per qualche minuto, limitandosi a fissare la fioca luce esterna.
 
 

Regno di Bosco

 
All’interno di un antico fortino abbandonato, dove la luce penetrava tenue dai crolli del tetto.
 
Un uomo dai lineamenti giovani si dirigeva verso la vecchia mensa, ora riempita solo dalla spessa polvere e dai residui dell’immobiliare dei secoli passati.
Indossava una tuta bianca e giallo sabbia, a quadretti, con pantaloni lunghi e grigi, scarpe nere a punta ed un copricapo di pelliccia marroncino.
 

“ Capo, abbiamo trovato la sua medicina speciale.” Annunciò sibilando, mentre il suo ghigno si apriva nell’ombra.
Con i piccoli occhi neri scrutò una figura rilassata su di una grande sedia di legno, dai ricami in ferro.
 
L’individuo misterioso spalancò di colpo gli occhi, le uniche cose di lui visibile nell’oscurità. La voce era tremante, quasi confusa.
“Dov’è?!” tuonò con un timbro decisamente appartenete ad un uomo di mezza età.

“ E’ in possesso della figlia di un noto medico di Cidrus. Siccome il padre è morto da un paio di anni vive da sola … indifesa.” Aggiunse l’altro, leccandosi viscidamente le labbra.

Dopo un lungo silenzio, interrotto solo dal cinguettio di qualche rondinella, l’uomo si alzò dal suo trono, facendo scricchiolare rumorosamente il legno.
“ E’ ora di andare …” proclamò, ergendosi in tutta la sua altezza sul salone polveroso.
 
Cidrus, cittadella vicina la confine tra Fiore e Bosco. Conta trecento abitanti, poggia su di una  rigogliosa vallata, circondata da campi  e torrenti.
La popolazione vive di pastorizia e talvolta di pesca, sfruttando tutti i prodotti che le stagioni permette. L’unica reale simbolo di importanza della città è una famosa Università, edificata con i fondi della ‘Gara del raccolto di Bosco’, che ha appunto vinto in passato.

 

“Perché diavolo sei sicuro che la medicina si trovi qui?!” ruggì, senza alcun apparente motivo, Tobi, appena uscito dalla carrozza, rivolgendosi a Silver.
Il blu lo fissò nervoso, stanco di ripetere sempre la stessa cosa.

“Te l’ho già detto …” provò a dire, sbuffando vapore dalle narici, mentre cercava di contenersi  “… per più di dieci volte in quest’ora.  L’Accademia di Ricerche di Cidrus è famosissima in tutto il continente.  Neanche io sarei voluto venire fino a Bosco, che credi?!” Ringhiò, spintonandolo via, mente iniziava a camminare verso una direzione non precisa.

“ Grrrr … non mi piace questo posto: le case sono tutte troppo vicine tra di loro.” Il rosso lo ignorò completamente, mentre intanto si guardava intorno nervosamente, passando attraverso un vicolo angusto.
 
“ Non iniziare!”

“ Silver, sento le pareti che mi stringono …” si lamenta Tob, iniziando a sudare freddo.
 
“Smettila, maledizione!!” il ragazzo non resistette più, così si girò di centottanta gradi, colpendo con un calcio di collo il compagno, mandandolo di faccia contro la parete dell’edificio al suo fianco.

 
Dopo un lungo scricchiolio seguì il silenzio più totale. I due maghi rimasero immobili, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta.
 “Non ti muov…”


Videro a distanza ravvicinata l’intero muro crollare sotto il suo stesso peso, per via dei diversi mattoni incrinati e , forse, dell’antichità dei materiali.
 
Quando il fumo si dissolse, si era formato un grande buco di due metri di diametro, che lasciava vedere cosa stesse accadendo all’interno della locanda.
Perché l’edificio che avevano appena … ‘vandalizzato’ si trattava proprio di una locanda.
 
I clienti li guardavano sbalorditi dai loro tavoli, alcuni si erano fatti andare il pasto di traverso per lo spavento.
 
Il barista, un uomo massiccio piuttosto anziano, calvo ma dagli imponenti baffi alla francese, si fece avanti dal suo bancone, strofinando un bicchiere. Totalmente impassibile, i suoi passi rimbombano come unico suono nella sala.
 
“  Cosa volete? Siete della stessa banda di ieri mattina? ” chiese, facendo rimbombare il suo vocione rauco.
I presenti iniziarono a mormorare tra di loro, sottolineando il coraggio dell’uomo.
 
“ Ehm … no,no!  Scusate per il muro!” balbettò a disagio Silver, mentre Tobi fa il segno del pollice in su.
“ Lo ripareremo!”
 
“ Tsk. Giovinastri.” Borbottò il barista e, con un luccichio negli occhi bruni, estrasse qualcosa dalla cinta sotto il grembiule.
 
Il suono di uno sparo e un tintinnio risuonarono nell’aria, mentre urla di spavento salivano dai tavoli.
 

Il corpo del rosso era teso all’indietro, con la schiena inarcata quasi fino a terra e tutti i muscoli contratti.
 
Con lo stupore di tutti riuscì a raddrizzarsi, sbuffando amaramente.
“ Che diavolo!”
 
Tutte le persone, eccetto l’uomo che li guardava sconvolto, lasciarono il locale urlando.
“ Ma come …” con un tonfo, la piccola pistola d’argento che teneva in mano cadde sul pavimento ligneo.
 
“Scusi per il disturbo.” Il ragazzo dai capelli blu lanciò a pochi centimetri dai suoi piedi una saccoccia di cuoio, che atterrò con un fragoroso tintinnio.
 
“Spero bastino.” I due maghi lo guardano intensamente, senza far trafelare alcuna emozione dai loro sguardi. La prossima mossa ostile non sarebbe stata accettata.
 
 
“ Nooo!! Non fategli del male!”
Una voce femminile fece irruzione nella locanda, cogliendo alla sprovvista i due ragazzi.
 
 
Quindici minuti prima...
 
Nella libreria dell’università, una ragazza era intenta a riordinare un paio di libri, in bilico su un’altissima scala.
Nonostante l’altezza, dopo essersi asciugata il sudore sulla fronte con un fazzolettino, riuscì a riscendere con facilità in una manciata di secondi.

Un’anziana signora vestita di verde pozza le sorrise riconoscente, probabilmente perché era la responsabile della libreria.
“ Grazie mille Haru … da sola non ci sarei proprio riuscita.” Sorrise debolmente la vecchina, facendo un piccolo inchino di riconoscenza.
 
“ Ma le pare, signora Ruka? Non è niente, davvero.” Disse la ragazza, troppo umile per accettare quei ringraziamenti per aver fatto una cosa così di poco conto.
 

La giovane era davvero una bella ragazza, tanto che non era insolito se ogni volta che veniva dare una mano in libreria, gli occhi degli studenti maschili
ricadessero su di lei.

La carnagione rosea, fisico esile e non particolarmente formosa, ma sempre aggraziata e dolce in qualunque cosa facesse. I capelli rosa antico erano lunghi fino a metà schiena, di solito portati lisci, ma quella volta per via del calore aveva preferito raccoglierli in una coda alta. Non si poteva di certo vantare di essere molto alta, ma per i suoi sedici anni, i centosessantotto centimetri le andavano più che bene.
Le labbra rosee così come le gote, più i grandi occhi azzurri rendevano il suo viso ancor più angelico.
 
Quell’afosa giornata vestiva una maglietta bianca aderente, che le copriva quasi del tutto l’ombelico, con sopra un gilet di jeans leggero senza maniche. Pantaloncini color crema lunghi fino al ginocchio e sandali di cuoio adornavano il suo grazioso vestiario per quel giorno.
 
Con fretta recuperò la borsa nera con il cuore rosa ricamato e schizzò fuori dall’edificio, ringraziando il cielo che quella sessione di lavoretti partime fosse finita.

 
Con passo lento si diresse verso la locanda di suo zio, lamentandosi del caldo ripetute volte.
“ Oi, oi … speriamo che questi ultimi giorni di Agosto finiscano in fretta. Non appena vedo zio Benhart mi faccio fare una granita. Non ne posso più!” strillò come una bambina, dimenticatasi di essere in piena città.

Abbassò il viso diventato rosso e, ignorando gli sguardi confusi dei passanti aumentò l’andatura.
 

Arrivata alla porta del locale tirò un lungo sospiro, come a voler cacciare via l’imbarazzo per la figuraccia.

“ Che giornate che mi capitano ultimamente …” Poi, acquistando più sicurezza si tirò su di morale, preparandosi a rilassarsi.
“  Ziooo ♥ ” Haru non poteva credere che quella dura giornata stesse per concludersi, magari davanti ad una bevanda fresca, mentre leggeva un bel libro.
 
Ecco … non credeva nemmeno a quello che le si parava di fronte in quel momento: dalla parte opposta alla porta da cui era appena entrata, la parete era collassata, lasciando un grosso buco. In più la locanda era vuota, eccetto suo zio che si trovava in ginocchio, con due ragazzi dall’aria pericolosa che lo fissavano.
 

“ Nooo!! Non fategli del male!”
 
 
E poi…
 

“Davvero? Una Gilda magica?!”
Haru stava cercando in tutti i modi di sapere di più sulla gilda di cui facevano parte i maghi, ma dalle loro bocche non usciva nemmeno un filo d’aria, a causa della quantità di cibo che stavano divorando in quel momento.

“ E ditemi … com’è? Ci sono tanti maghi? Voi sapete per caso usare qualche magia?”
Le domande entusiaste quasi le morivano in gola, vedendo che non riceveva più nessuna risposta.

“Uff…” con un broncio si lasciò cadere sulla sedia, esausta.
“Possibile che non mi ascoltino?!” si rivolse allo zio, a cui quasi scappò una risatina nel vederla così capricciosa.
 
Un verso poco galante fuoriuscì dalla bocca del rosso, che senza pensarci più di tanto, si ripulì velocemente la bocca.
“ Fuuuu … Grazie per il cibo! ” Balzò in piedi, come se avesse riacquistato le forze, più una carica di adrenalina.
“ Scusate ancora per il disturbo.” Ripeté sorridendo Silver, mentre stava per perdere la pazienza nel vedere il compagno saltellare da una parte all’altra come una scimmia.
 

Però, all’improvviso Tobi si bloccò a mezz’aria, cadendo a terra subito dopo con il viso pallido e sudato.
“ Tutto bene?” domandò Haru, incerta di cosa avesse appena visto.
“ Si … diciamo che non sopporta i posti troppo stretti.” Rispose il blu con una punta di ironia, mentre se la rideva nel vedere il rosso ansimare a terra.
 
“ Già … diciamo che a parte l’Università … questo è l’edificio più grande in circolazione.” Borbottò Benhart, ripulendo per terra con uno spazzolone.
“ Ma come, vecchio?!” Silver non poteva credere a quanto aveva sentito. E pensare che quella locanda era più o meno un quarto del salone di Fairy Tail.
 “ I soldi hanno ripreso a scarseggiare.” Mormorò triste la rosa, sventolandosi con un tovagliolo di carta.

“Tutta colpa degli assalti dei briganti che in questi giorni, stanno estorcendo tutti i nostri capitali.”
 
Tobi inarcò un sopracciglio.

“ Il loro accampamento si trova nella foresta ad Est di qui. A quanto apre il loro capo, Lucius, sta cercando la rarissima medicina magica dell’ex mago Jeremy Rampart.” Spiegò minuziosamente, soddisfatta di aver attirato l’attenzione dei maghi.

“ MEDICINA MAGICA?! ” esclamarono all’unisono i due, spaventando la ragazza e l’uomo.

Subito dopo Tobi ricadde disteso al suolo.

“ S-si. E’ la nostra più grande ricchezza. Stavamo pensando di venderla per ricavare abbastanza soldi da farci tutti trasferire nella Capitale …”

Calò il silenzio più profondo nella sala. Improvvisamente i ragazzi erano caduti in depressione, con la testa abbassata e lo sguardo perso nel vuoto.
“ Ah …” dissero soltanto, quasi in un sospiro.
“ Che significa ‘Ah’ ?!!”
 


Improvvisamente, un potente boato ruppe il silenzio ed un turbine nero investì un’intera parete del locale.
 Le mattonelle schizzarono ovunque e si udì solo il grido della ragazza, in mezzo al fumo causato dall’esplosione.

Quando lei riaprì gli occhi si trovava con la schiena poggiata al muro opposto a dove si trovava prima, mentre tutta la sala era piena di rimasugli di tavoli e rientranze nel pavimento.
Soffoco un altro grido, quando vide Benhart, Tobi e Silver semicoscienti e distesi a terra, con lividi e ferite su tutto il corpo.
 

Dal varco creato fuoriuscirono quattro figure, seguite dopo poco da un’altra ventina di individui.


Li riconobbe all’istante: erano i banditi della foresta che si erano sempre limitati ad estorcere la metà dei guadagni da suo zio. Sembravano agguerriti, erano tutti armati e le figure che capeggiavano la banda avevano un’aria che trasudava pericolosità da tutti i pori.

Il più inquietante era una specie di uomo-uccello, con il corpo tozzo e basso coperto da un mantello cobalto, da cui fuoriuscivano solo delle zampe bovine color marroncino. Indossava un elmo d’acciaio munito di corna e sul suo dorso sedeva un ragazzo dai capelli neri legati in un codino arruffato.
Vestiva pantaloni e gilet ornati con pellicce e sul volto appuntito era dipinto un ghigno soddisfatto.
 
Alla loro destra c’era un uomo piuttosto alto, vestito con una camicia blu scura a righe bianche, così come il pantalone e la cravatta. I capelli erano viola e raccolti in un ciuffo che gli copriva l’occhi destro, mentre il sinistro, color cristallo, brillava sinistramente.

In testa a tutti, un altissimo uomo dalla carnagione color caramello si faceva strada tra le macerie, calciandole via come se niente fosse.
Era vestito completamente di nero, giacca, pantaloni e scarpe lucide, tranne una sciarpa di stoffa color cobalto che svolazzava come uno stendardo. I suoi lunghi capelli erano argentei con qualche ciuffo nero, tirati all’indietro. In modo che ricadessero sulle spalle.

 I suoi occhi neri vagarono per la sala, posizionandosi infine sulla rosata, che rabbrividì all’istante.
“ Trovatela.” Disse solamente, con il suo tono cupo e subito tutti i suoi seguaci si diressero verso l’interno della locanda, usando la porta dietro il bancone.

Anche se non li vedeva, la ragazza li sentiva urlare selvaggiamente, mentre rovistavano senza pietà nel magazzino.
Non riusciva a parlare, tantomeno a muoversi. Eppure sentiva che dentro sé avrebbe dovuto fermarli. Combattere per non farla portare via.

Ma tutto quello che riuscì a far uscire furono due lacrime che presto bagnarono il pavimento, mentre soffocava i suoi singhiozzi.

 
“ Ohh, ma guarda un po’ … era quella la ragazza di cui ti parlavo!” sghignazzò il moro vestito a righe, squadrando da cima a fondo la ragazza, con pensieri decisamente poco casti visto allo sguardo languido.

- Chester. Briganti di Bosco -
 

“ Woow! Tutta questa distruzione è incredibilmente figa! Incredibile!!” il ragazzino dal codino scoppiò a ridere, dando ne frattempo numerose pacche sul dorso della sua cavalcatura.
“Incredibile, vero Bootes?!”

“Boooh!” dall’elmo fuoriuscì di risposta una vampata di aria calda, accompagnata da un verso disumano.
- Gek e Bootes. Briganti di Bosco -
 

“Umpf!” grugnì l’albino, sferrando un potente calcio al bancone del locale, mandandolo in frantumi all’istante.
- Lucius. Capo dei Briganti di Bosco -
 


“Basta!” ruggì la voce rauca di Benhart, attirando l’attenzione dei quattro.
 
“Smettetela subito! Il villaggio ha bisogno della medicina!” urlò l’uomo, disteso a pancia in giù ma con la testa rivolta verso Lucius, mentre l’unico occhio aperto sprizzava furore da tutte le parti.
 
“ Bisogno?” domandò il brigante, avvicinandosi sempre più a lui.
“Non azzardarti mai più a farmi perdere tempo con i vostri stupidi bisogni.”  Gli disse minaccioso, scrocchiando le nocche una ad una con fare sinistro.

Ma l’uomo venne bloccato prima di agire, avvertendo un qualcosa stringersi sulla sua caviglia.
 
Abbassò lo sguardo, rimanendo sinceramente sorpreso di quel che vide:


Il ragazzo dai capelli che fino ad allora era rimasto a terra, adesso gli stava afferrando la caviglia, cercando di rialzarsi.

“ Non è una cosa di tua proprietà!” mormorò, riaprendo di scatto gli occhi.
Le pupille ora erano diventate appuntite come quelle dei rettili, restringendosi di colpo una volta a contatto con la luce.

“ Sparisci da questo villaggio, bastardo!”

 
“ Chi sei, pulce?!”domandò l’albino, inarcando un sopracciglio, per niente intimorito dalle minacce.
“ Sono Tobi di Fairy Tail, la più libera gilda del mondo!”
“ Questo nome non mi dice proprio niente …”
“?!”


Un’aura invisibile violacea lo schiacciò pesantemente al suolo, incrinando le assi del pavimento con un fracasso.
“TOBI!” urlarono Haru e Silver, non sentendo più nessun rumore provenire dal corpo immobile del rosso.
 

Benhart svenne sul colpo, abbandonando ormai ogni speranza e pregando per la salvezza della nipote.
 
 “ Incredibile, Boss!!” urlò Gek, totalmente esaltato, mentre Chester sghignazzava in disparte.
 

“Bastardi!!” gridò Fullbuster, alzandosi di scatto per poi balzare verso Lucius, caricando i pugni.

 
Quando la distanza si era ormai ridotta a pochi centimetri, due pilastri di ferro muniti di spuntoni lo centrarono in pieno petto, strappandogli appena un grido soffocato, prima di mandarlo a scontrare violentemente contro il soffitto.
Anche il mago cadde a terra, con le pupille sbiancate e la bocca aperta da cui fuoriusciva un rivolo di sangue.

 
“ L’incredibile Bootes colpisce ancora! Ahahaha!!” rise Gek, avvicinandosi al corpo senza sensi del ragazzo.

 Mentre cercava di stare calma, Haru capì subito che era stato appunto il misterioso essere ad agire con quell’attacco.
La sottospecie di volatile adesso aveva un lato del mantello appena sollevato, come se fosse un’ala, da cui fuoriusciva ancora un filo di fumo.

“ Fastidiosamente ripetitivo, Gek. Magari collaborassi anche tutto, ogni tanto … anziché far fare tutto a quel bambolotto che ti porti dietro.” borbottò acido il brigante più anziano, sistemandosi il coletto della camicia con attenzione maniacale.

“ E tu sei INCREDIBILMENTE rompipalle, Chester!” strillò fumante di rabbia il ragazzo, trattenuto solo dall’ala aperta di Bootes, per non far scoppiare un rissa in quella situazione.
 
“ Tacete … abbiamo quello che cercavo.” Li interruppe Lucius, che ora teneva in mano una scatoletta metallica con piccole tracce di ruggine, ma con ricami dorati ancora in evidenza nonostante l’antichità.

La ammirava e riammirava quasi ipnotizzato, avvicinando con cautela l’altra mano per aprirla, ma ritirandola subito dopo nervosamente.
 

Quando la ragazza la vide, sussultò, mettendosi una mano davanti alla bocca per trattenere un grido. Le lacrime iniziarono a scendere copiosamente, mentre anche lei si rendeva conto … che ogni speranza era vana.

Avevano la medicina magica.
 
Come erano apparsi, tutti i briganti si dileguarono, incitati a male parole dal loro capo a ritornare al loro covo. Rimase sola.
 
“Haru … dovrai rimanere con lo zio Ben ancora per un po’.” La voce che sentiva sempre nei suoi sogni più recenti.
Una mano. Un uomo davanti ad una porta spalancata, con addosso un mantello logoro.

Lei è piccola, con suo zio voltato, intento a mugugnare qualcosa di incomprensibile.
 
“ Io … tornerò quando ti sarai fatta grande. Devo partire e starò fuori per un bel po’ di tempo.”
 
“ Perché?!” una domanda tra i singhiozzi, rimasta sempre senza risposta.
“ Vorrei che tenessi sempre questa con te. Ci tengo molto sai?”

La mano adesso le porgeva un cubo metallico pieno di ricami che risplendevano, riflettendo l’intensa luce del sole.
La bambina parve rassicurarsi alla vista di quell’incantevole dono.

“ La magia può fare tanto, tanto bene se usata da una persona speciale e pura di cuore come te. Spero che da grande seguirai le orme di tua madre, piccola Haru.”
La piccola era di nuovo scoppiata in lacrime, mentre la figura le accarezzava i capelli, sorridendo tristemente.
“ Ti voglio bene, cuore  mio.”
E … quell’abbraccio. Un calore sempre più lontano. Non ricordava più neanche le emozioni provate.
Rimaneva soltanto il dolore.
 

“ Tobi … Silver …” provò a dire, notando i silenziosi occhi spalancati dei due ragazzi, persi nel vuoto.
Erano incredibilmente seri, ma si capiva lontano un miglio che stavano trattenendo qualcosa dentro.

 
“ Mi dispiace … gli uomini di Rufus sono venuti a prendere la medicina magica … perché io sono la figlia di Jeremy Rampart!” ammise, piangendo sempre più forte, senza più trattenersi.

“ Non volevo che … succedesse tutto questo!” guardò la sagoma di suo zio, disteso all’ombra di un pezzo di parete rimasta in piedi.
“ Mi dispiace! Midispiacemidispiacemidispiacemidispiace…” la voce, già rotta dal pianto, andò sempre più ad esaurirsi.

Poi … sentì di nuovo la sua mano poggiarsi sulla sua testa, come a trasmetterle tutta la solidarietà del mondo, rendendosi complice dei suoi dolori.

Alzò di scatto lo sguardo, pronta a gridare ‘Papà’ e correre ad abbracciarlo, come aveva fatto lui parecchi anni prima.

Ma non trovò suo padre a guardarla.

Due occhi silenti la guardavano, più luminosi del sole di mezzogiorno che stava illuminando la città.
Dopo svariati secondi, Tobi lasciò scivolare la sua mano verso il proprio collo, sfilandosi la giacca con lentezza, accusando delle fitte alle ferite appena procurate.

La appoggiò delicatamente sulle spalle di lei, che continuava a fissarlo con centinaia di parole che in quel momento le morivano in gola.
 
Il mago si girò, notando il suo compagno già in piedi sulla soglia.
Era appoggiato alla parete, con le braccia incrociate al petto e il viso rivolto verso l’esterno.

Sotto il collo, ora che la camicia era ridotta a brandelli, si notava chiaramente il simbolo della fata con la coda.
Così come sulla schiena del rosso, decisamente più grande, tanto da coprire il dorso da una scapola all’atra, mentre la coda arrivava fino al fianco sinistro.

“ Non sei tu a doverti scusare con noi.” Disse infine Silver, sputando poi per terra un grumo di sangue, seguito da un’imprecazione rivolta ai suoi dolori.
 
“ Ora andiamo lì e giuro che spacco qualche faccia, fino a che non avrò indietro quella medicina !!” ruggì Dragneel, alzando i pugni al cielo con ferocia.
 
 




Angolo Autore:

 
Welcome back! Come va? Spero tutto bene :)
Scusate se l’aggiornamento ha un po’ tardato (mi ero ripromesso di non scriverlo più, ma fosse stato per me avrei aggiornato prima), ma purtroppo questo è stato un periodo bello tosto per me, ma  *rullo di tamburi* finalmente è finito!! Spero di tornare più attivo nell’aggiornare, proprio come l’anno scorso. Ahhh, l’estate magica che ha segnato al mia prima ff come autore su EFP. Quanti bei ricordi, eh?
* facepalm* So che dovrei aggiornare Stella d’Argento … non linciatemi vi prego, anche se avreste tutte le giustificazioni del mondo per farlo.
Comunque, che ve ne pare di questo capitolo? Lo avete trovato noioso o incredibile(attenzione a non prendervi la sindrome di Gek  o.O!)?Mi interesserebbe saperlo perché per questi primi capitoli è questo lo stile che vorrei mantenere.
Se notate cambiamenti nei tempi rispetto al prologo, è perché trovavo proprio difficile per il mio format scrivere al presente. Ma dopotutto è meglio così, no?
 Spero che la copertina, richiesta da shinigamichan, vi piaccia (come base ho utilizzato Natsu nella locandina del Chapter 56 di Fairy Tail). Devo dire che mi sono proprio divertito a farla, sia questa che quella del capitolo successivo, richiesta da stardust94. Magari ci sarà modo di richiedermene altre, chissà.
 
Comunque, visto che ci stiamo avvicinando alla conclusione, devo dire che comprendo il motivo delle poche recensioni nello scorso capitolo.
Ora, io sono il primo c he forse pecca in quanto originalità, ma le ff sulle coppie Nalu, Gerza etc. sono Sempre.Tutte.Uguali tra di loro e vengono caricate ogni nanosecondo sul fandom di Fairy Tail. Giuro che dopo cinque minuti che avevo caricato il capitolo, sopra la mia fic c’erano già altre due. Dopo un ora non la trovava più …
Devo far delle accurate ricerche statistiche per capire quando aggiornare senza essere soffocato da milioni di altri autori che hanno avuto la mia stessa geniale idea di aggiornare proprio in quel momento …
Consolatemi …
Alla prossima X3 !
 
P.S: Dal prossimo capitolo si aggiungeranno novità, come le schede Oc alla Fairy Tail e (forse) delle mini interviste ai personaggi più apprezzati! Spero di incuriosirvi !!
P.P.S:  Scusate ma ho dovuto ricaricare il capitolo, causa l’html sballato (che come alcuni sanno, io non so aggiustare). Mi scuso con il fandom, sperando di non recare danni.
   
 
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