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Autore: Bibismarty    12/01/2009    1 recensioni
Lie, una ragazza senza padre e in fuga da una madre drogata, si imbatte in un quartetto piuttosto speciale. Come un fulmine si ritrova a vivere con i Tokio Hotel, conosce la loro amica Erika e comincia a provare un affetto particolare che non aveva mai provato prima. Riuscirà a sentirsi in famiglia tra un Bill romanticone, un Tom innamorato, un gustav silenzioso, un georg allegro e Erika orfana di madre e padre? Cosa potrebbe succedere se Lie si accorgesse di amare Bill, per il quale prima provava solo indifferenza e potrebbe essere corrisposta? E se si trovassero a dormire nello stesso letto per mancanza di una camera doppia? E se molte verità venissero nascoste? Come potrebbero vivere nascondendosi dietro un muro di silenzio?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: cosa?

Bill aveva le mani nei capelli. “Non posso crederci…”

Tom vestito con i soliti vestiti XXL e i rasta che gli cadevano sulle spalle chiusi in un berrettino con la visiera si avvicinò al suo gemellino e gli si sedette accanto.

“Cosa c’è, Bibi?” chiese piano.

Bill spostò i suoi occhioni su Tom. “Ha detto grazie…Insomma è sconvolgente. Crede che noi l’abbiamo salvata e invece siamo quelli che la costringiamo su quel letto…”

Georg pose una mano sulla spalla di Bill. “Cosa potevamo farci? È spuntata fuori all’improvviso…Saki non poteva frenare…Non possiamo fare niente.”

“Però non è così semplice. Non siamo noi là su quel letto. Non sappiamo neanche minimamente cosa sta passando quella povera ragazza!” aggiunse Gustav.

“Mi sento troppo male…Ho visto i suoi occhi…erano vuoti. Erano gli occhi di chi ha perso tutto ed è costretto ad andare avanti, ma non ne ha le forze. Erano gli occhi di chi soffre…”

“Tipo i tuoi quando ti si spettinano i capelli?” domandò Georg.

“Si…No! Vaffanculo Georg!” urlò Bill.

Tom e Gustav sorrisero di nascosto. L’immagine di Bill che strillava per i capelli si cristallizzò nelle loro menti.

Bill si alzò e incrociò le braccia cominciando a marciare per il corridoio prima avanti e poi indietro in preda alle sue più brutte preoccupazioni. 

 

 

Li sentii. Erano loro che parlavano. Un’altra volta mi ero svegliata, ma stavolta rimasi in ascolto. Magari potevo capire come mai erano qui.

In un’ora non riuscii a cavare un ragno dal buco neanche pagarlo.

Non distinguevo bene le loro voci, solo quella di Bill.

Forse perché parlava concitato e la sua voce si incrinava spesso come se qualcosa lo attanagliasse.

Che fosse causa mia?

Chiusi gli occhi e rimasi lì ad ascoltare. Sperando…

Una voce estranea si aggiunse a quella dei quattro.

“Siete voi i signori Kaulitz, Schafer e Listing?”

“Come sta’?” chiese Bill senza rispondere.

“Per favore dopo. Siete voi?”

Loro quattro dovettero annuire con la testa perché non sentii risposta.

“Bene. Sapete chi sia questa ragazza?”

“No. Eravamo sulla nostra macchina e d’improvviso è sbucata fuori. È stato un attimo. L’abbiamo beccata in pieno…Saki non ha avuto il tempo per frenare. Ha sbattuto contro il vetro ed è caduta a terra. Ci siamo spaventati a morte. Siamo scesi e lei era in quelle condizioni pietose. Abbiamo chiamato l’ospedale…” raccontò Bill frettoloso quel tanto che bastava per farmi crollare. Era stata colpa mia…Io avevo attraversato e loro mi avevano investito.

“Non ci deve raccontare tutto signore. Questo lo deve dire alla polizia. Volevo solo sapere se eravate parenti…”

“No…” rispose Tom.

“Mi dispiace, ma non si è presentato nessuno che la conoscesse”.

“Cosa?” chiese Georg, credo, esterrefatto.

“Nessuno. L’infermiera mi ha appena detto che negli indumenti non vi era nessun documento e neanche nello zainetto. Nel taccuino abbiamo trovato solo cinque euro. E una foto” disse.

Era la foto di mio padre. La tenevo sempre nel taccuino.

“E quindi?”

“Siete autorizzati voi a firmare al posto di un conoscente se volete farle visita…”

“Si certo” disse Bill senza esitare.

Gli altri risposero allo stesso modo.

Adesso potevo sentire un rimorso profondo. E io che li credevo ancora dei bambini arroganti e viziati.

Invece erano gli unici che avevano il coraggio di starmi vicino.

Con l’amara consapevolezza che forse un giorno o l’altro se sarebbero andati via anche loro non avrei avuto nessuno e…be’ allora avrei avuto la certezza che il mondo era davvero uno schifo totale.

Per ora avevo un briciolo di speranza…

 

 

Bill, una volta che il medico sparì dietro l’angolo, seguito dai suoi compagni entrò nella stanza di soppiatto. Volevano vedere come stava la ragazza anche se il primario l’aveva escluso categoricamente.

Georg chiuse la porta delicatamente e raggiunse gli altri davanti al letto.

Lei stava dormendo. Bill sfiorò le coperte nell’intento di vedere come gli avevano fasciato la testa.

Tom gli diede uno schiaffo sulla schiena. “Stupido la svegli!” disse in un sussurro.

Bill fece la faccia triste. “Poverina guarda come è ridotta! Volevo solo vedere come…”

“Se la svegli e ti vede così vicino crede che sei il demonio, scemo!” ironizzò Georg.

Bill fece finta di non sentire e allungò la mano per…

“Bill!!!!!!”

Il moro si girò seccato. “Che c’è?” domandò a voce bassissima. “Volevo solo vedere le gambe…”

“E poi il porco sono io…” protestò Tom rivolto a Georg e a Gustav.

“Ma no! Le fasciature…”

“Non sei un medico, che cazzo vuoi fare scemo?” chiese Tom.

Bill si ritirò e fece una smorfia a Tom. “Questa cosa mi sconvolge…Volevo solo essere certo che non morisse…”

Tom sobbalzò e la sua mano scattò giù verso il suo adorato amichetto.

“Cretino! Mica ho detto che muori anche te!”

“Si sa mai con te che porti sfiga” aggiunse rilassandosi.

“Come potrei vivere senza di te?” disse Bill.

“Se volete conversare di voi due andate fuori di qui no?” protestò Gustav.

Bill e Tom si voltarono verso di lui. “Cosa?” dimenticando il tono di voce basso.

E ecco che la ragazza aprì gli occhi di scattò e si sedette improvvisamente.

 

“Cosa?”

Quella domanda mi entrò nelle orecchie come un grosso martello pneumatico.

Mi svegliai di colpo e mi sedetti sul letto.

Non mi aspettavo fossero tutti li…

Mi fecero prendere uno spavento madornale che cacciai un urlo stridulo.

“Shhhh! Ci fai scoprire!” sibilò Georg.

Portai una mano alla bocca.

“Eravamo venuti perché il mio adorato fratellino voleva vedere come stavi…” spiegò Bill subito.

Tom rimase a bocca aperta. “Che schifoso bugiardo!”

Il ragazzo con i rasta aveva una faccia incazzata.

Sul mio viso si dovette pronunciare un sorriso perché l’attenzione di tutti fu puntata di nuovo su di me.

Gli occhi di Bill luccicarono di una felicità che pareva di un angelo.

Non so cosa mi stesse succedendo ma c’era qualcosa in loro che mi sorprendeva veramente. Qualcosa di grande che non riuscivo a comprendere.

Non ero una loro fan.

Non avevo mai detto la mia sulla loro musica.

Potevo essere una di quelli che si fanno chiamare anti-tokio hotel e avrei potuto odiarli, ma loro avevano accettato di firmare al posto dei miei conoscenti.

Loro che erano famosi, che potevano pavoneggiarsi su un palco con migliaia di fan che urlavano erano qui nella mia stanza dell’ospedale e svolgevano le loro scaramucce come se mi conoscessero da tempo.

“Perché fate questo per me?” chiesi semplicemente. “Ho sentito ciò che avete detto. So come sono finita qui e che è colpa mia. Perché allora rimanete?”

“Vedi il fatto è che non hai nessuno che possa starti vicino e la colpa secondo noi è anche nostra e ci sentiamo in debito.”

“Ma non mi conoscete neppure e poi non sono una vostra fan…”

“E allora?” chiese alzando un sopracciglio Tom. “Non vuol dire niente. Se una persona ha bisogno non si guarda in faccia a nessuno.”

Li fissai storta. Tutto questo mi stava mandando in tilt.

“Anche se pensi che bill è una femmina…” cominciò Georg.

Bill lo bloccò prima che potesse finire. “E che Georg è grasso…”

“E che Gustav è cretino…” aggiunse il bassista per ribattere.

“E che Tom è un porco…” disse lui sbuffando.

Tom si rivolse verso i suoi amici che in quel momento avrebbe voluto fucilare. “Non ce ne frega proprio un tubo.”

Io li fissai incredula poi scoppiai a ridere. Loro fecero lo stesso.

Una volta calmati si presentarono e così memorizzai bene i loro nomi anche se avevo già una vaga idea di come si chiamavano.

Ormai credo che lo sapesse pure mia nonna che abitava giù a Roma che era sorda e faceva zapping per trovare qualcosa alla tv che le andasse a genio.

“Io sono Lie. Piacere di conoscervi.”

Loro quattro annuirono. “Il piacere è tutto nostro” disse Gustav.

“Leccaculo…” bofonchiò Tom.

“Fanculo scemo!”

Sotto la visiera del capellino trattenne una risata divertito.

“Bene ora che ci vogliamo amorevolmente bene come una famiglia festeggiamo!” esclamò Bill.

Georg voleva strapparsi i capelli e sapeva benissimo che li aveva appena stirati. Era proprio in disperazione. “Ma sentitelo! Neanche fosse la maestrina dell’asilo!”

Bill sorrise facendo finta di non aver sentito. “Allora cosa volete fare di bello? Ci sono le costruzioni, i puzzle, possiamo colorare…” disse divertito.

“Maestra posso giocare con la mia compagna di banco?” domandò Tom, mentre il suo piercing luccicò.

Bill gli puntò il dito contro. “Ancora con questa storia!”

Georg e Gustav si guardarono esterrefatti. Se ne inventavano una al minuto! Tom e Bill intanto erano riscoppiati a ridere.

Mentre ridevo divertita non mi passò per la testa neanche un attimo il mio passato e riuscii a lasciare tutto alle spalle certa che d’ora in avanti sarei dovuta andare avanti.

 

 Grazie a Black_DownTH, layla the punkprincess, steffylove e angeli neri per le recensioni.

Spero che vi si piaciuto anche questo capitolo... Baci  

   
 
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