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Autore: ThorinOakenshield    20/06/2015    8 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Delle nubi attraversano il cielo, il quale in alcuni punti è rosa chiaro.
Dove ci troviamo noi è ancora più buio, poiché siamo nascosti tra delle rocce: Azog e i suoi non hanno smesso di darci la caccia e dobbiamo muoverci con discrezione; per questo Thorin ha mandato Bilbo a controllare a che punto sono gli orchi.
Dopo l’incontro con Azog, il comportamento del capo nei miei confronti è decisamente cambiato: mi sorride spesso, mi chiede sempre come sto, non mi sgrida se mi lancio le palle di neve con Fili e Kili, non mi spinge via se mi aggrappo a lui e posso dire tutte le parolacce che voglio. Be’, questo è il minimo dopo avergli salvato la vita!
Anche il rapporto con Bilbo è mutato per il meglio, visto che Thorin si fida maggiormente di lui e lo tratta come tratterebbe qualsiasi membro della sua Compagnia; non lo vede più come un peso e ho notato che spesso si sorridono. Ogni volta che si scambiano quegli sguardi mi commuovo, amo la loro splendida amicizia… so già che se qualche fanatico della Bagginshield mi leggesse nel pensiero mi tirerebbe una scarpa in testa, ma andiamo piano: Thorin non è di Bilbo, è mio e solo mio! Lo hobbit è il mio migliore amico, non mi ruberebbe mai il ragazzo.
Sorrido divertita al solo pensiero di io e il signor Baggins che ci tiriamo i capelli a vicenda, dicendoci: “Mi hai rubato il ragazzo, brutta sgualdrina!”
Parli del diavolo e spuntano le corna: Bilbo ci ha appena raggiunti, correndo.
“Quant’è vicino il branco?” gli chiede Thorin.
“Troppo vicino. Un paio di leghe, non di più” risponde. Dopo si ferma e aggiunge: “Ma questa non è la parte peggiore.”
“I Mannari ci hanno fiutato?” gli chiede Dwalin.
“Non ancora, ma lo faranno. Abbiamo un altro problema.”
I nani e lo stregone sono tesi, io sono l’unica a non essere preoccupata e grazie tante! Ho letto il libro e visto il film, so che Beorn non ci farà nulla di male.
“Ti hanno visto? Ti hanno visto?” Gandalf guarda lo hobbit e sgrana gli occhi, pensando già al peggio.
“No, non è questo.”
Gandy sorride soddisfatto. “Che vi avevo detto? Silenzioso come un topo! Ha la stoffa dello scassinatore.”
I nani parlano tra loro, concordando con lo stregone, entusiasti della capacità di Bilbo di non farsi scoprire ogni volta che viene mandato avanti a controllare a che punto stiano i nemici.
“Volete darmi ascolto?” Il signor Baggins cerca di attirare l’attenzione dei suoi amici, ma come al solito nessuno lo caga, così comincia ad innervosirsi e ripete con voce squillante: “Volete darmi ascolto?!”
Che carino quando si innervosisce! Mi ricorda il mio criceto quando sto per dargli da mangiare e poi gli sposto il cibo apposta per farlo arrabbiare.
Niente da fare: i nani continuano a parlare fra loro senza degnare Bilbo di uno sguardo.
“ASCOLTATE BILBO CHE VUOLE DIRCI UN’ALTRA COSAAAA!” grido allora. Il mio tono di voce è molto alto, li sfido a non avermi sentita.
Infatti si voltano tutti verso di me.
“Per Durin! Abbiamo un branco di orchi alle calcagna e tu ti metti a strillare?!” mi sgrida giustamente Thorin, non ci avevo pensato agli orchi…
Lo hobbit invece mi dà una pacca sulla schiena e mi ringrazia, poi dice: “Sto cercando di dirvi che c’è qualcos’altro là fuori.”
“Quale forma ha assunto? Quella di un orso?”
Bilbo guarda lo stregone, stupito: come fa a saperlo? Si starà di certo domandando. Gli risponde che ha visto un orso, ma era molto più grosso del normale.
“Tu sapevi di questa bestia?” Bofur ha capito che Gandalf la sa lunga. “Io dico di fare dietrofront.”
“E essere travolti da un branco di orchi?” replica sarcasticamente il capo della Compagnia. Mi piace quando fa il saccente presuntuoso, sarà strano ma così lo trovo adorabile.
“C’è una casa non lontano da qui dove potremmo trovare rifugio.” Gandalf interrompe il parlottare dei nani.
“Di chi è la casa? Amico o nemico?” Thorin, come al solito, non si fida più di tanto.
“Nessuno dei due. Lui ci aiuterà o ci ucciderà.” Mi piace la tranquillità con la quale lo stregone ha pronunciato questa frase, l’ha detta come se stesse dicendo cosa c’è stasera per cena.
“Quale scelta abbiamo?”
Subito dopo che Scudodiquercia ha formulato questa domanda, sentiamo il ruggito di qualche bestia.
“Nessuna.”
Siamo pronti per metterci a correre, ma noto con orrore che la mia camicia, nella parte in basso a sinistra, è rossissima. Adesso mi ricordo del taglio che mi aveva fatto un mannaro, poco prima che salissi sull’albero. Mi ero completamente scordata di questo “piccolo” dettaglio, talvolta sentivo bruciare, ma ero talmente presa dalla faccenda degli orchi e non ho avuto il tempo per curarmene. Prima non sanguinava così tanto, adesso invece ho perso sangue in quantità industriali.
Non serve che dica qualcosa ai miei amici, poiché Dwalin ha già notato la mia ferita e mi ha chiesto: “Che hai lì?”
Tutti i nani si sono voltati verso di me e Bilbo e Bofur hanno sgranato gli occhi notando l’enorme macchia di sangue che ho sulla camicia verde.
“Glenys! Glenys! Che ti sei fatta?” mi chiedono confusamente Fili e Kili.
“Un mannaro mi ha graffiata” rispondo, sentendomi mancare sempre di più. Non ho più forze, così mi lascio andare e cado su Thorin, che si affretta a prendermi.
A dir la verità non mi sono sentita così stanca da cadere a terra, ho esagerato un pochino per ritrovarmi ancora una volta tra le braccia del nano più sexy della Terra di Mezzo.
“È molto pallida,” dice Thorin passandomi una mano sulla fronte e sulla guancia, “Oin, passami delle bende.”
Il medico della Compagnia obbedisce all’istante.
Thorin Scudodiquercia mi tira un po’ su la camicia e, con l’aiuto di Oin, mi circonda la vita con le bende. Fa un sacco di giri e poi stringe un po’, per fermare l’emorragia. Spero con tutto il mio cuore che sia sufficiente.
Senza dirmi niente, il principe nanico mi prende in braccio.
“Thorin,” sussurro, “non morirò, vero? Non è grave?”
La testa mi gira e le forze mi mancano sempre di più, la benda diventa sempre più rossa.
Il guerriero mi sorride rassicurante e mi risponde dolcemente: “No, sta’ tranquilla.”
“Non preoccuparti, Glenys. Le bende fermeranno l’emorragia, una volta al sicuro ti disinfetterò la ferita e con un po’ di cibo e riposo tornerai come nuova” cerca di calmarmi Oin. Spero che stia parlando seriamente e non solo per non spaventarmi.
“Ne abbiamo viste di peggiori, in battaglia.” Apprezzo il tentativo di Dwalin di tranquillizzarmi, ma loro sono nani, resistono di più al dolore, io sono un’umana.
Ho un brutto presentimento.
 
Sto scomoda e mi gira la testa, tutto questo oscillare mi sta facendo venire la nausea.
Thorin sta correndo con me in braccio e non vedo l’ora di raggiungere la casa di Beorn, sento il bisogno di mangiare e riposarmi un po’.
L’orso ci sta inseguendo, ma non me ne frega niente, ora come ora voglio soltanto guarire e sdraiarmi.
Finalmente raggiungiamo il giardino di Beorn, però nessun nano riesce ad aprire la porta, a parte Thorin, nonostante abbia me in braccio.
Mentre sono tutti indaffarati a trattenere l’orso fuori di casa, il capo della Compagnia si precipita dentro la prima stanza che trova. Ha ordinato a Oin di seguirlo.
Thorin mi stende sul letto dell’anfitrione e sembra agitato. Questo fatto non mi tranquillizza per niente.
“Allora, come prima cosa dobbiamo bagnarle la ferita con dell’acqua, indifferente se fredda o calda, anche se suggerirei calda, visto il freddo che fa qua dentro!” suggerisce Oin, cercando di mantenere la calma, anche se si vede che è preoccupato per la mia salute. “Un bel bagno caldo non sarebbe male.”
“E dopo?” gli chiede Thorin, camminando su e giù per la stanza, le mani dietro alla schiena. Sta cercando di scaricare la tensione, o almeno così appare a me.
I suoni mi giungono confusi alle orecchie, le quali sono tappate e mi si stanno chiudendo gli occhi da soli.
Più volte mi sono sentita così stanca, non è una novità per me, ma la ragione, questa volta, non è la pressione bassa: perdita di sangue. Potrebbe essermi fatale.
“Dopo metteremo un po’ di ghiaccio sulla ferita, anche lo zucchero e le ragnatele sono utilissime per fermare l’emorragia.”
Ragnatele? No grazie, vada per lo zucchero.
L’espressione di Thorin è preoccupata, ho notato che spesso si è messo le mani nei capelli e sta respirando a fondo, per mantenere la calma. “Dici che si siano danneggiati alcuni organi interni?”
A questa domanda il mio cuore fa un salto. Ho paura di sapere la risposta e ho ancora più paura di cosa farà Oin per verificare lo stato dei miei organi interni: non vorrei che mi aprisse la ferita o che dovesse operarmi. L’idea mi terrorizza.
Per fortuna il nano si occupa soltanto di tastarmi il fianco, niente di che, anche se la ferita sta bruciando terribilmente.
Chiudo gli occhi e mi mordo il labbro inferiore, stringendo le coperte.
Scudodiquercia dev’essersi accorto che sto sentendo dolore, così si avvicina a me e mi passa una mano sulla fronte. Gliela stringo e gli tiro il braccio, costringendolo ad accucciarsi accanto al letto. Ho bisogno di lui più che mai.
“No, gli organi interni sono a posto” conclude Oin, dandomi una sensazione di sollievo che avverte anche il bel nano dagli occhi azzurri, infatti sospira sollevato.
“Quindi adesso le faccio un bagno caldo, le metto ghiaccio o zucchero sulla ferita e poi dovrebbe essere a posto?” Thorin non si sta dando pace, si vede che ci tiene tanto a me. Se non stessi così male me ne rallegrerei infinitamente.
“Sicuro come il fatto che mi chiamo Oin!” risponde sicuro il medico.
Il mio cuore si è calmato e ha smesso di battere così forte come se fosse sul punto di uscirmi dal petto da un momento all’altro.
L’unica mia paura è che i nani siano costretti a lasciarmi qui a causa delle mie condizioni; spero di riprendermi presto, non riesco ad immaginare i prossimi giorni a venire senza Thorin, mi sentirei terribilmente sola e disperata, sapendolo morto nella Battaglia dei Cinque Eserciti.
“Molto bene,” dice rocamente il nano, dopo l’ennesimo sospiro. “Ora va’ di là e di’ agli altri che rimango un po’ solo con la ragazza, mi occupo io di lei. Di’ loro di non entrare perché le faccio il bagno, dopo potranno farle visita quando vogliono, a patto che la lascino riposare.”
Il nano medico china la testa in segno di assenso, dopodiché esce.
Non appena la porta si chiude, mi sento al settimo cielo! È vero: sono moribonda sul letto e il fianco sinistro mi brucia in una maniera impressionante, ma sto pur sempre per essere spogliata da Thorin Scudodiquercia in persona. E poi Oin ha detto che mi rimetterò, che la ferita non è poi così grave; sono fiduciosa nella mia guarigione e ansiosa di passare un po’ di tempo da sola con il mio amore.
“Vuoi una mano per lavarti? Riesci a spogliarti da sola? Ti fa male?” mi chiede apprensivo il nano, posando delicatamente una mano sulla fasciatura.
Mi metto seduta con fatica. “A dire il vero brucia abbastanza, mi sento tirare quando mi muovo, una mano non sarebbe male” rispondo arrossendo.
Sinceramente potrei anche farcela a spogliarmi da sola, ma voglio che sia lui a farlo.
Thorin sospira, poi si avvicina a me e mi ordina di alzare le braccia. Mi leva lentamente la camicia e diventa rosso quando rimango col reggiseno.
Piano piano mi ha levato anche i pantaloni e ora sono in intimo davanti a lui, che non la smette di arrossire. Tiene lo sguardo chino verso il basso e questo mi sorprende: me lo sarei aspettata più freddo e sbrigativo, mi sa che avevo ragione… prova qualcosa per me…
Thorin mi aiuta a raggiungere la vasca che si trova nella stanza di Beorn. Ora sono completamente nuda, libera dall’intimo.
Prima di farmi entrare, il nano esamina l’acqua. “È abbastanza calda” sussurra con la sua voce roca, facendomi avvampare. Dopodiché mi prende la mano e mi aiuta ad entrare.
L’acqua non è fredda, ma io sono abituata all’acqua bollente e al primo contatto sono rabbrividita, per lo meno la ferita brucia di meno. “Grazie” dico al nano.
Lui mi rivolge un dolcissimo mezzo sorriso, poi si china sulla vasca e mi dice: “Spero che per te non sia un problema trovarti nuda davanti a me, anche se dubito che lo sia, visto che questa non è la prima volta… dico bene?” Mi guarda con aria furba.
Sorrido innocentemente e affondo sempre di più nella vasca.
Lo sguardo che mi sta rivolgendo Thorin è lo stesso che aveva rivolto a Balin quella volta a Casa Baggins, circa all’inizio del film, quando aveva detto: Lealtà, onore, un cuore volenteroso… non posso chiedere più di questo. Una delle mie espressioni preferite, beninteso.
“Giuro che mi avevi spogliata tu…” mormoro facendo gli occhioni da cane bastonato.
Lui alza una mano. “Basta,” dice, “non parliamone più. Quel che è stato è stato, non m’importa delle monellerie che hai fatto, non dopo che mi hai salvato la vita.”
Lo guardo negli occhi.
“Con quel gesto ti sei fatta perdonare ogni bravata e ogni gesto impudico, anche se questo non vuol dire che tu ora debba comportarti come vuoi.” Mi guarda eloquentemente.
“Quindi posso venire con voi?” gli chiedo entusiasta, alzandomi un po’.
Lui ride, una risata calda e virile, che mi scalda il cuore. Mi abbassa delicatamente. “Vacci piano, furia scatenata, hai pur sempre una bella ferita sul fianco” ridacchia.
Darei oro per udirlo ridere sempre; mi è tornata in mente la prima volta che ha riso, nell’ultimo film de Lo Hobbit. Mi trovavo al cinema e mi ero sentita le gambe molli, avrei rivisto quella scena mille e mille volte ancora.
“Comunque, se questo è il tuo più grande desiderio, non me la sento di ostacolarti” mi risponde subito dopo.
Non credo alle mie orecchie!
“Ti sei dimostrata resistente e in gamba per tutto questo tempo, senza contare che non ti sei lamentata neanche una volta della ferita. Sei stata brava, sei sempre sopravvissuta pur non sapendo combattere, il che non è da poco. Però sappi che non potrai mai e poi mai fare di testa tua e non dovrai staccarti da me per nessun motivo al mondo, intesi?”
Gli salto letteralmente al collo. “Oh, grazie Thorin!” esclamo fuori di me dalla gioia. “Grazie grazie grazie grazie!” Prendo a baciarlo ripetutamente in faccia, qualche volta anche sulla bocca.
Ancora una volta il nano è arrossito e non ho potuto fare a meno di provare piacere.
“Ecco, proprio a questo proposito…” riprende lui non appena ho smesso di baciarlo. “Vedi di trattenere questi atteggiamenti selvaggi poco consoni ad una signorina, non penserai di averla fatta del tutto franca dopo avermi salvato la vita? Nella Compagnia ci sono ancora delle regole e una di queste è: trattenere gli ormoni e non saltare addosso o baciare il capo della Compagnia, Thorin Scudodiquercia.”
Scoppio a ridere. “Sì! Perché immagino che Dwalin o Fili e Kili lo facciano sempre!”
Egli mi dà un buffetto. “Che sciocca…” commenta bonariamente, senza smettere di sorridermi.
Ci stiamo sorridendo senza dire niente, finché lui non si alza dicendo: “Direi che sei stata abbastanza in ammollo.”
Prima di uscire dalla vasca mi lavo ancora un po’ e mi sciacquo i capelli per levare la sporcizia, poi egli mi porge la mano per aiutarmi ad uscire.
Sono tutta bagnata e sto sgocciolando dappertutto e, come se non bastasse, ho un freddo della malora.
Thorin deve aver notato che sto tremando, infatti mi avvolge nel suo mantello e mi stringe a lui. Appoggio la testa sul suo petto, rilassata, chiudo gli occhi.
“Va meglio adesso?” mi domanda all’orecchio, eccitandomi, infatti sento uscire qualcosa da sotto…
A volte penso che lo faccia apposta, secondo me è a conoscenza dell’effetto che la sua voce roca ha sulle donne.
“Sì…” rispondo.
Restiamo per un po’ così, lui mi stringe con fare protettivo mentre io tengo la testa contro il suo petto, rilassata.
Oin ha messo i miei abiti a lavare, visto che erano sporchi di sangue e, per dormire, mi ha prestato una sua camicia di ricambio. Così ho ancora più freddo, infatti Thorin mi ha lasciato il suo mantello.
Ormai è notte ed è ora di andare a dormire, il tempo è volato con il mio nano preferito. L’ho pregato di non lasciarmi sola in questa stanza e lui, probabilmente impietosito dal mio stato e dal mio sguardo supplichevole, ha posto il suo giaciglio accanto al letto dove dormirò.
Thorin è disteso sulla paglia e tiene la spada al fianco, per proteggermi da eventuali aggressioni.
Io sono tranquilla: Beorn non ci farà del male e gli orchi non oseranno fare un solo passo avanti finché ci sarà lui di guardia.
“Buonanotte Thorin” dico prima di addormentarmi.
“Buonanotte, amrâlimê” sussurra lui.
Sgrano gli occhi. So cosa vuol dire quella parola, in Khuzdul significa amore mio. Thorin non si aspetta che io conosca un po’ la sua lingua, perciò mi ha chiamata così; è stato avventato, ma almeno ora ho la certezza che prova qualcosa per me.
Mi addormento con questo dolce pensiero nel cuore.
Sorrido.
 
Questo letto è comodo che è una meraviglia. Non mi ricordo cos’ho sognato stanotte, forse non l’ho proprio fatto. Fuori c’è il sole ma non ho voglia di alzarmi, voglio stare ancora un po’ distesa.
Per un momento ho pensato di stare sognando, invece no: mi sono proprio svegliata.
Non mi alzerei mai da questo letto, a parte per scampare a queste fastidiosissime api che si appoggiano di continuo su di me!
Mi metto a sedere sul letto e noto che il giaciglio di Thorin è vuoto. Allarmata, mi lavo e mi metto i miei vestiti che si sono asciugati durante la notte. Corro fuori dalla stanza e noto i nani seduti alla tavola di Beorn.
Che sciocca che sono! Come ho potuto pensare che mi abbiano abbandonata?
Non appena l’orso posa i suoi occhi su di me, mi sento morire, ma per fortuna Gandalf gli ha già raccontato di me ed è tutto sotto controllo.
Vado a sedermi accanto a Bilbo, il quale mi sorride e mi stringe la mano. “Come ti senti?”
“Molto bene, grazie.”
“Ero molto preoccupato per te, lo sai?”
“Già. Infatti ieri non faceva altro che agitarsi, per fortuna poi è venuto Oin a calmarlo!” ridacchia Bofur.
Rido assieme a Bilbo, Bofur, Fili, Kili e Bombur, ma lo stregone ci ammonisce con un’occhiata: Beron sta parlando.
“Un’oscurità grava su quella foresta.” Il mutatore di pelle si sta riferendo a Bosco Atro. “Cose malvagie strisciano sotto quegli alberi.”
Già, i ragni… al solo pensiero mi vengono i brividi! Odio i ragni, se già quelli piccoli mi fanno venire la pelle d’oca, figurarsi quella giganti!
“Io non mi ci avventurerei, se non per grande necessità” aggiunge Beorn. Il problema è che noi necessitiamo di attraversare quel luogo maledetto.
“Prenderemo la strada elfica, quella zona è ancora sicura.” Gandalf sembra sicuro, come sempre.
Ho notato che Thorin si è voltato dall’altra parte, ormai è risaputo che, per non rovinargli la giornata, basta non pronunciare le parole elfo o elfico. A questo proposito… tra poco arriva la parte di Thranduil… spero di esserci quando il mio amore lo manderà a farsi benedire! Sarà troppo divertente!
“Sicura?” L’omone inarca un sopracciglio, scettico. “Gli elfi silvani di Bosco Atro non sono come i loro parenti, sono meno saggi e più pericolosi… Ma non ha importanza.”
Thorin si volta stupito verso di lui. “Che vuoi dire?” Mi alzo e vado da lui, lo abbraccio da dietro, mentre ascolto accigliata la risposta del mutatore di pelle.
“Quelle terre brulicano di orchi e il loro numero è in aumento,” se continua a parlare così lentamente come se avesse una pigna infilata nel culo, temo che non raggiungeremo mai la Montagna Solitaria in tempo “e voi siete a piedi. Non raggiungerete mai la foresta da vivi.”
Il mio amore lo sta guardando malissimo, mi domando se sia la sua faccia normale o se in qualche modo l’omone gli stia dando fastidio. Credo un po’ tutte e due le opzioni.
Improvvisamente Beorn si alza. “Non mi piacciono i nani.”
Cazzi tuoi.
“Sono avidi…” replica avvicinandosi sempre di più a Thorin Scudodiquercia “e ciechi verso la vita di quelli che ritengono più miseri di loro.” Afferra un topolino, sembra che lo voglia stritolare, ma dubito che sia questa la sua intenzione: ama gli animali.
Il nobile nano continua a guardarlo come se volesse incendiarlo sul posto.
“Ma gli orchi li odio di più” conclude il mutatore di pelle con un’aria da psicopatico. “Che cosa ti serve?”

   
 
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