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Autore: ladyme    20/06/2015    0 recensioni
What’s a Soul Mate? It’ like a best friend but more.
Alcune anime gemelle non sono destinate a stare insieme.
It’s the one person in the world who knows you better that anyone else.
Alcune anime gemelle sono destinate a stare lontane.
That someone who makes you better person.
Alcune anime gemelle sono destinate ad essere tradite.
A soul mate is someone you carry with you forever.
Alcune anime gemelle sono destinate a ritrovarsi sotto un sole invernale.
No matter what happens, you’ll always love them and nothing could ever change that.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What’s a Soul Mate?

It’ like a best friend but more.

 It’s the one person in the world who knows you better that anyone else.

That someone who makes you better person. No, actually they don’t make you better person. You do that by yourself because they inspire you.  A soul mate is someone you carry with you forever. It’s one person who knew you, accepted you and believed in you before anyone else did or when no one else would.

And no matter what happens, you’ll always love them and nothing could ever change that.

 

Mi sono seduta in giardino dopo che i raggi del sole mi avevano tentato più volte entrando dalla finestra e colpendo lo schermo del pc, naturalmente appena mi sono seduta al tavolo in legno il sole era stato coperto dalle nuvole.

Nonostante le folate di vento, che a intervalli regolari colpiscono la mia schiena nuda, il mio orgoglio mi spinge a restare qui, seduta su questa sedia, anch’essa di legno, a fingere di studiare o di almeno iniziare il mio progetto di fine semestre.

Susie sta giocando seduta sull’erba con le sue bambole preferite, oggi ha deciso che all’asilo non ci voleva andare e quando si impunta è impossibile dissuaderla, e oggi ha deciso che doveva stare con me. La sua sorellona.

Ad ogni mio spostamento per la casa lei mi segue, ho dovuto insistere parecchio per poter andare in bagno da sola e non ci sono lo stesso riuscita, è rimasta seduta vicino alla vasca fingendo di leggere il retro di un tubetto di shampoo. Le ho chiesto se era interessante e lei ha annuito.

Suonano il campanello, Susie parte di corsa verso il cancelletto tenendo per mano una delle sue bambole.

«Chi è?» chiede con la sua voce acuta e allo stesso tempo schiacciando il pulsante per aprire il cancello. Lo sa che deve aspettare la risposta. «Niaaaaaaaaall» urla scappando nella mia direzione. Un ragazzo dai capelli biondi la rincorre per il giardino.

«È inutile che scappi tanto ti prendo» le dice abbassando il tono di voce. Susie si nasconde dietro di me, tenendomi stretta per un braccio. Niall finge di averla persa di vista e si guarda intorno, poi lentamente si avvicina a me. «L’hai vista?». Io nego sorridendo, sento la presa di Susie farsi più forte. «Eccola!» urla sollevandola in aria . Susie ride e anche Niall. «Ti ho presa! Sei mia!».

«Niall mettimi giù» cerca di dire Susie tra le risate.

«No, io e te staremo per sempre insieme. Non ti lascerò mai e sai perché?». Susie annuisce con forza. «Perché?».

«Perché sono la tua fidanzata!». Gli dà un bacio sulla guancia e Niall sorride prima di ricambiarle il bacio. «Però ora fammi scendere».

Niall la mette a terra e lei corre dai suoi giocattoli, appoggio la testa sul palmo della mano e sorrido compiaciuta dalla scenetta.

«Non è orario da asilo?» chiede avvicinandosi a me. Annuisco. «Di poche parole oggi». Alzo le spalle, si china e mi bacia all’angolo della bocca. «Che fai?».

«Fingo di studiare» rispondo indicandogli le slide aperte. «Dovevi arrivare mezz’ora fa».

«Perdonami se sono arrivato ieri da un tour mondiale e oggi non ho sentito la sveglia». Alza le mani in segno di venia. «E i The Pretty Reckless alle otto del mattino no. Enne O».

«Hai solo da tenere la finestra chiusa, e comunque io mica mi sono lamentata delle tue urla alle tre di stamattina, in mezzo alla strada, per avvisare che eri tornato a casa». Lo guardo dritto negli occhi. «Mi hai fatto quasi venire un infarto».

«Figuriamoci se la principessina veniva a salutarmi». Tiro fuori la lingua e gli mostro la mia peggiore smorfia. «Ah giusto che se no veniva a me l’infarto vedendoti senza trucco».

«Brutto stronzo». Gli tiro un pugno sul braccio.

«Il linguaggio! C’è Susie» dice indicando la mia sorellina che non si era neanche lontanamente accorta di noi.

 «Vieni». Lo prendo per mano e ci spostiamo sul dondolo. Appoggio la testa sulla sua spalla mentre ci dondoliamo. «Allora qualche ragazza che ha lasciato un segno dentro di te l’hai incontrata?». Scuote la testa negando. «Neanche una malattia venerea?» scoppio a ridere mentre lui devia lo sguardo.

«Kaitlyn cos’è un’anima gemella?» chiede Susie avvicinandosi a noi e sedendosi a terra con le gambe al petto e guardandomi  con il suo sguardo curioso. Brutto segno quando si siede così vuol dire che non se ne andrà senza una risposta.

«Dove l’hai sentita dire?» ribatto curiosa.

«A scuola. Allora cos’è?».

«È come un migliore amico ma di più. È quella persona che ti conosce meglio di chiunque altro al mondo. Ti rende una persona migliore». Risponde Niall vedendomi in difficoltà. «No, in realtà non ti rende una persona migliore perché fai tutto da sola, ma ti ispira a farlo. L’anima gemella è quella persona che sta con te per sempre, che ti conosce e accetta, ma soprattutto ha creduto in te prima di chiunque altro o quando nessuno lo faceva. E non importa cosa succede, l’amerai per sempre e niente potrà mai cambiare questo».

«Papà è l’anima gemella di mamma?». Sorrido annuendo. «Niall è la tua anima gemella? Con lui ridi sempre». Arrossisco.

«Sì, lo è». Le sposto un ciuffo di capelli rossi da davanti agli occhi.

«Allora perché non state insieme come mamma e papà?».

«Perché alcune anime gemelle non sono destinate a stare insieme in quel modo». Niall mi prende la mano rispondendole. «È un po’ come te e Juice che ti protegge la notte dai mostri, starete per sempre insieme ma hai anche altri giochi».

«Capito, grazie». Si alza e corre dov’era prima, la seguo con lo sguardo mentre dalla sedia prende Juice, la sua giraffa di peluche, e la stringe al petto. La sua ingenuità mi fa sorridere, spero che gliene rimarrà anche una volta che sarà grande.

«Sai a volte ci penso a come sarebbe stare insieme». Mi stringe la mano che non ha mai lasciato. «E sarebbe davvero troppo complicato».

«Fantastichi su di me?».

«Io fantastico sempre su di te» gli rispondo toccandogli il naso con la punta delle dita. Lui si gira verso di me e mi bacia sulle labbra. Mi erano mancate. «C’è Susie..» dico staccandomi da lui.

«Lo so per questo ora staremo qui e mi racconterai di questo fantastico nuovo ragazzo che hai conosciuto e di cui mi hai parlato l’altra sera su Skype». Mi sistemo appoggiandomi con la schiena allo schienale, lui si sdraia e appoggia la testa sulle mie gambe. «Si chiama Daniel, giusto?».

«Sì, si chiama Daniel ha tre anni più di noi e fa il barista al bar in piazzetta, sai quello in cui c’è sempre quella puzza di fumo. Ha i capelli scuri come i suoi occhi, dio Niall dovresti vederlo…» racconto sorridendo. «Siamo usciti solo due volte: la prima a prenderci un gelato e la seconda una birra al pub al fondo della via».

«Vi siete baciati?» chiede e io arrossisco. «Voglio i dettagli! Tutti subito!». Mi copro gli occhi imbarazzata

«Mi sei mancata» sussurra chiudendo gli occhi mentre io inizio a raccontare di Daniel e accarezzandogli i capelli, ma dopo poche parole lui dorme già.

Dicono che sembri un angelo ed è vero.

 

***

 

Tuona.

Il cielo si è oscurato lentamente privando ogni cosa della propria ombra.

Piove all’improvviso.

Le gocce d’acqua battono violentemente sui vetri, le folate di vento spostano il vaso sul balcone, lo si sente strisciare. Un altro tuono, questa volta è più forte ma non si vedono lampi.

Sbadiglio tenendo gli occhi chiusi, con la mano cerco il lenzuolo, ho freddo, ma qualcuno mi precede e mi copre le spalle nude.

«Mmmh mm». Niall mi accarezza il braccio in risposta a quel mio gemito di ringraziamento. «Ho ancora freddo» sussurro trascinando le parole e appoggiandomi con la schiena al suo petto. È rovente. «Sei caldo». Apro un occhio e guarda la sveglia. «È l’una e ventitre del pomeriggio, quanto abbiamo dormito?». Un altro tuono, Niall mi stringe tra le sue braccia, sa che ho paura. «Cazzo».

«Bonjour finesse» commenta sorpreso da quell’espressione così lontana dal mio modo di parlare. «Ora passa» mi rassicura.

«Se non moriamo prima fulminati» ribatto. «Oh se qualche tuono non ci rende sordi o il tetto della casa ci crolla addosso». Mi volto per la prima volta verso di lui. «Sono tutte possibilità reali».

«Allora cosa facciamo mentre aspettiamo la morte?» chiede Niall appoggiandosi sul gomito. «Dormiamo, mangiamo, parliamo o facciamo sesso?».

«Il fatto che tu sia nudo vicino a me non basterà, non con un temporale in atto». Tuona. «Oddio». Stringo il braccio di Niall. «Moriremo, leggo già i titolo “Niall Horan e ragazza sconosciuta morti a causa della tempesta”».

«È solo un temporale…».

«Sarò ricordata come la ragazza sconosciuta a casa di Niall Horan, morirò senza un nome». Faccio una breve pausa. «Sono troppo giovane, non ho ancora visitato l’Australia o giocato il giorno del mio compleanno a Las Vegas».

«Kaitlyn forse stai esagerando un pochino». Mi passa una mano tra i capelli scuri. «Non moriremo e la gente sa che sei la mia migliore amica e sa anche il tuo nome». Il mio respiro sembra essersi leggermente regolarizzato. «Senti non tuona più».

«È la quiete prima della tempesta, tra poco si scatenerà il mondo» ribatto sicura delle mie parole. Tuona in lontananza. «Ecco te l’avevo detto».

«Va bene hai ragione tu, anche se a me sembra di vedere dei raggi di sole». Mi muovo sotto le lenzuola nervosa. «Quindi parti..». Mi fermo per un istante, mi irrigidisco. Lo sa già… Avrei dovuto dirglielo stasera.

«Sì». Una risposta che sembra più una confessione, ne avevamo parlato molto di questa partenza ma non gli avevo mai detto quale sarebbe stata la mia decisione finale.

«Quando torni?». Sorrido appoggiando la testa nell’incavo del suo collo. «Cos’ho detto di divertente?» chiede accarezzandomi i capelli.

«Tutti mi chiedono quando partirò, tu sei l’unico che mi ha chiesto quando invece ritornerò». Gli tocco le labbra con la punta del dito. « È una cosa dolce»

«Ma se è quello che mi chiedi sempre tu». I tuoni sono spariti, anche la pioggia, solo qualche goccia batte ancora sui vetri. Si sente solo il nostro respiro. «Di solito sono io quello che se ne va, non so come ci si comporta in questi casi».

«Quando ti accompagno in aeroporto, dopo che mi baci e abbassi la testa voltandoti, rimango ferma e ti seguo con lo sguardo finché non superi la sicurezza e ti volti e mi sorridi facendomi un cenno con la mano. In quel momento, e solo in quello, mi allontano, ma in realtà mi sposto solo vicino alle vetrate e aspetto lì fino a quando non vedo il tuo aereo partire. Non ti posso vedere da lì, ma mi piace pensare che tu in quel momento stia guardando verso di me e allora ti sussurro un semplice buon viaggio e torno a casa.

Cerco di tenermi impegnata il più possibile ma quando si avvicina l’orario del tuo atterraggio inizio a controllare insistentemente il cellulare aspettando il tuo messaggio e solo una volta arrivato mi tranquillizzo». Gli do un bacio sulla spalla. «Puoi prendere spunto da questo».

«Davvero fai sempre così?». Annuisco arrossendo. «Tu aspetti che il mio aereo decolli per dirmi buon viaggio? Anche se ritardiamo la partenza?» annuisco nuovamente. «Tu mi guardi partire e io non lo sapevo» ripete incredulo.

«Scusa cosa pensavi facessi? Che mi andassi a prendere un caffè?». Niall annuisce. «Mai fatto e mai lo farò, e se ti annullassero il volo? O se cambiassi idea? Io devo essere lì pronta».

«Lo sai che ti amo? E che d’ora in avanti ogni volta che sarò su un aereo in fase di decollo mi volterò verso le vetrate e ti sussurrerò torno presto anche se non lo sentirai? E che quando partirai per andare a studiare in Australia io ti guarderò partire e ti augurerò buon viaggio? Lo sai?».

«Non ci sarai quando partirò» dico deviando lo sguardo.

«Cosa?». Sapevo che avrebbe voluto esserci, pensava di dovermelo dopo tutto le volte che io l’avevo  accompagnato all’aeroporto per la partenza dei vari tour.

«Sarai in America, e quando tornerai qui io ormai sarò partita» preciso.

«Allora vuol dire che toccherà di nuovo a te aspettarmi all’aeroporto e poi rivedermi partire, sai anche in Australia arrivano gli aerei». Sul suo volto compare quel sorriso tenero che ti fa dimenticare anche come ti chiami.

«Il tuo ottimismo da dove esce?» chiedo.

«Oh guarda è facile essere ottimisti di fianco a te che prevedi catastrofi per ogni cosa, mi sembra strano che tu non abbia mai accennato a incidenti aerei».

«PlaneFinder» sussurro alzando gli occhi al soffitto.

«Scusa?».

«Traccio il tuo aereo con PlaneFinder» dico sorridendogli imbarazzata.

«Non ci posso credere» scoppia a ridere. «Tracci il mio aereo?!». Ride come se fosse la battuta più divertente del secolo, quando per me è esattamente il contrario.

«Scusa se mi preoccupo per te » ribatto offesa.

«No, Kaitlyn è la cosa più dolce che qualcuno possa fare. Io amo queste tue manie, amo che ti prendi cura di me, io amo te e non potevo neanche lontanamente immaginare che tu facessi tutto questo per me». Mi appoggia una mano dolcemente sul viso. «Certo ho pensato migliaia di volte cosa facessi mentre io ero via, ma mai mi era venuto in mente che tu… ». Mi bacia.

«Non ti è mai venuto in mente che ti amo?». I suoi occhi brillano.

«Non fino a questo punto».

 

***

 

Il cielo è coperto dalle nuvole, non si vedono stelle  ma solo lampioni accesi lungo la strada, gli hanno cambiato le lampadine ed ora sono di un giallo troppo intenso rispetto al bianco di prima.

È una luce innaturale.

«Sei pazza a stare fuori vestita così?». Addio al silenzio della sera. Seduta in giardino sulla sdraio con le gambe rannicchiate al petto vedo Niall correre verso di me.

«Non ho freddo». Niall si toglie la giacca e me l’appoggia sulle gambe nude. «Ho detto che non ho freddo». La mia voce è tagliente, prendo la giacca e gliela sbatto sul petto. «Lasciami sola». L’ennesimo nostro litigio stasera non so se riuscirò a sopportarlo.

«Cos’è successo?». Si siede in punta alla sdraio, mi accarezza le gambe. È dolce, lo è sempre i giorni prima di partire. Sembra preoccupato.

«Che voglio stare sola» ribatto distaccata.

«Sei seduta in giardino con dodici gradi e indossi una felpa e dei pantaloncini, deve essere successo qualcosa». Mi volto e gli nego lo sguardo.

«Ti ho visto». Niall ritrae la mano dalle mie gambe e la stringe a pugno lungo il suo fianco, o almeno sembra alla luce. «Già “oh..”».  Una folata di vento, mi stringo le gambe al petto. Dovrei rientrare in casa, ma è come se fossi incollata a questa stupida sdraio. Lui non dice nulla. «No, ma non provare neanche a giustificarti o trovare una scusa eh..».

«Cosa vuoi che ti dica? No, Kaitlyn non è come sembra». Appoggia la sua mano calda sulla mia, il suo viso è vicino al mio.

«La mia migliore amica Niall, ti sei scopato la mia migliore amica!». Ritraggo la mano e mi alzo in piedi allontanandomi da lui, il tutto in uno scatto veloce. «Come hai potuto? Tra tutte la mia migliore amica». Credo di non aver mai urlato così forte di solito la mia voce viene coperta dalla sua quando litighiamo, ma questa volta non può dire nulla.

«Ero ubriaco e Lucy era lì». Mi sbagliavo, ha detto le parole più sbagliate di tutte.

«Dio davvero è questa la tua storia?». Rido. «Lo sapevo che mi tradivi, eppure pensavo che almeno avrei avuto una bugia, una motivazione e invece mi sbatti in faccia così la più stupida verità come se non ti importasse nulla di me. Avrei capito di più una modella in tour, ma la mia migliore amica mentre io ero nell’altra stanza che ti cercavo no».

«Io non ti tradisco…  ma ti ho sentito mentre parlavi di lui l’altro giorno». Lui ovvero Nathan.

«Lui, sì lui che mi ha tenuto in piedi per più tempo di chiunque altro, lui che a distanza di anni mi manca ancora. Lui che diceva le cose contrarie alle mie solo per spingermi a battermi per i miei ideali. Eravamo persone opposte, non destinate a stare insieme e il destino l’ha dimostrato bene, ma sì mi manca. Lui leggeva i miei occhi. E tu dopo nove anni non capisci ancora quando sto male». Sto facendo avanti e indietro sul prato bagnato. «Ecco perché parlavo di lui l’altro giorno. Perché io amo una persona che dopo nove anni non capisce ancora quando sto male». Gli punto l’indice sul petto incolpandolo di tutte quelle cose che ho represso in questi anni.

«Tu non mi ami».

«Oh si che ti amo Niall Horan, ti amo come non ho mai fatto nella mia vita e tu ora te ne andrai da questa casa, da questa città portandoti dietro anche l’altra persona che tengo più al mondo». La mia voce viene rotta da un singhiozzo. «Mi stai portando via tutto».

«Scusa» sussurra.

«Stai scherzando spero» dico alzandomi in piedi e andandomene lasciandolo con lo sguardo fisso sul terreno bagnato. «Non ho più nessuno».

 

 

***

 

Di fianco a me c’è una ragazza con i miei stessi lineamenti del viso, gli stessi capelli corvini che cadono sulle spalle, le stesse mani tese sui fianchi incapaci di allungarsi verso l’altra, siamo la stessa persona ma allo stesso tempo siamo due persone diverse.

È solo un riflesso dello specchio, il mio riflesso, ma non mi ci riconosco.

Le occhiaie violacee non erano mai state così marcate, sul braccio sinistro un graffio di due giorni prima fatto con le unghie coperto con del fondotinta, ma che nessuno avrebbe giudicato vedendolo.

Lo sapevano tutti quello che ci univa.

Sapevano tutti che lui stava correndo da me.

Sapevano tutti che non sarei sopravvissuta a lui.

Spengo la radio prima che la sigla delle news orarie si concluda, non posso sopportare quelle parole un’altra volta.

«Kaitlyn noi andiamo» dice mia madre dall’altra parte della porta dopo aver bussato. Annuisco pur sapendo che lei non può vedermi. Loro mi precederanno, mi lasceranno fare tutto con calma, e poi ci ritroveremo lì. Lì che ha un nome ma non lo voglio pronunciare.

L’ho vista la sua Range Rover, una macchina grande che sembra poter dominare qualunque strada, ma non è stato così e ora è solo più metallo schiacciato macchiato di sangue. Un kilometro orario di troppo è bastato in quella dannata curva bagnata. Un kilometro orario.

Stava venendo da me.

Voleva che lo perdonassi perché io ero la sua anima gemella.

Ti ho perdonato Niall, ti ho perdonato il momento esatto in cui i tuoi occhi hanno incrociato i miei nonostante pochi minuti prima eri con lei, perché io non posso vivere senza di te, senza sapere che tornerai.

Splende il sole quando dovrebbe esserci la tempesta, oggi il sole dovrebbe nascondersi dietro le fitte nuvole nere e l’aria dovrebbe essere ghiacciata dal vento del nord, dovrebbe rispecchiare ciò che io ho dentro. Invece c’è questo stupido sole.

È il mio ultimo sole.

Non chiedere come, ti dico solo aspettami. Non lo faccio per te, ma per me.

Sapevamo entrambi che sarebbe successo prima o poi, sapevi che era nei miei pensieri e più di tutti sapevi che eri tu a tenermi in piedi anche dall’altra parte del mondo.

E forse è questo il modo in cui il fato aveva previsto che saremmo stati insieme.

Arrivo.

 

 

 

Ci sono migliaia di modi per stare insieme e qualunque modo è migliore della possibilità di stare da soli.

È una storia nata nel tempo, si potrebbero dire molte cose successe prima e molte successe nel mentre o nel dopo, ma la sua evoluzione necessitava solo di questi quattro slice of life.

Kaitlyn non fa quello per fa per Niall, ma solo perché senza di lui non può più nascondere tutto dietro ad un sorriso, non può tenere a freno il buio.

Spero che a qualcuno di voi sia piaciuta.

Grazie di avermi dedicato un po’ del vostro tempo

Becky

   
 
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