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Autore: Jaredsveins    21/06/2015    6 recensioni
Destiel ambientata tra i banchi di scuola.
Dean e Castiel sono amici, ma il loro rapporto è un po' particolare. Il loro passato li porterà ad unirsi, oppure ad allontanarsi sempre di più?
Se volete sapere come va, non vi resta che leggere!
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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E rieccomi qui, sono sopravvissuta alla prima e alla seconda prova..sto sperando di sopravvivere anche alla terza e all'orale ma shh, lol.
Passiamo alle cose serie, questo qui come alcuni di voi sanno, è il penultimo capitolo e mi piange il cuore davvero, perché sentirò la mancanza di tutti voi MA non finirò affatto di scrivere, in quanto ho già una OS iniziata, una che devo iniziare e una long in mente. (Destiel OBV) Quindi..uu
Ora vi lascio alla vostra lettura, un bacio!

-Feffe


11. Don't let me drown.

 

Who will fix me now?
Dive in when I'm down?
Save me from myself
Don't let me drown
Who will make me fight?
Drag me out alive?
Save me from myself.

Drown – Bring Me The Horizon

 

Castiel aveva ragione ad essere impaurito nell'aver accettato di uscire con Meg.

Non per lei, ma semplicemente perché non era abituato a degli appuntamenti perché alla fine era quello; un appuntamento a cui aveva accettato di andare solo per non pensare a Dean. E si sentiva uno stronzo, perché stava praticamente usando quella ragazza. E la cosa peggiore era che Meg lo aveva capito e nonostante la cosa la ferisse stava cercando di fare finta di nulla sempre di più. E grazie a Cas si rese conto di cosa volesse dire esser usata dalla gente per i suoi comodi.

“Cosa andiamo a vedere?”

“Beh, sai..è uscito The Avengers.”

“Andata!”

La ragazza accettò entusiasta e appena furono al cinema, poggiò la testa sulla spalla di Cas che le sorrise lievemente, sentendosi comunque terribilmente fuori luogo. Aspettarono per una decina di minuti che iniziasse il film e poi stettero in silenzio e con grande sorpresa di Castiel, Meg non gli prese affatto la mano come immaginava. Fu piacevole, come guardare un film con un amico e poi The Avengers era proprio una figata.

“Era meraviglioso, poi hai visto che figo Captain America?”

“E Tony no?”

Risero insieme appena uscirono dal cinema e poi Castiel diede una piccola spinta alla ragazza ridendo quando gli disse di esser adorabile quando era spensierato. Anche se per Meg, Castiel lo era sempre, anche quando era arrabbiato.

“Cas, ti stai divertendo?”

Il ragazzo annuì e le sorrise.

“Certo, anche se ho accettato solo per non pensare a Dean.” Scimmiottò Meg facendo arrossire l'altro, colto in fallo. La ragazza lo disse di proposito illudendosi di ricevere una risposta del tipo “non è vero” oppure “ma dai!”

“Meg, mi dispiace..io..”

“Cas, perché non vuoi darmi un'opportunità? Sono io?”

Castiel negò con il capo e sospirò, non sapeva nemmeno lui cosa risponderle per non ferirla. Ormai sapeva bene cosa provasse quella ragazza per lui, quindi qualsiasi parola avrebbe potuto farle del male e se c'era una cosa che lui odiava, era far star male qualcuno. Ma la risposta era solo una e sapeva bene che non poteva dargliela, anche perché dirlo ad alta voce avrebbe fatto soffrire anche lui.

“E allora cosa è? Dimmelo dannazione!” La ragazza alzò la voce e i suoi occhi diventarono lucidi.

Castiel sgranò i suoi e tese una mano verso lei, per asciugarle una lacrima che era appena scesa. “Ascoltami..”

Meg scacciò la sua mano e distolse lo sguardo, mentre la voce iniziò a tremarle. “Vorrei capire perché la gente mi evita sempre come la peste. Perché è così difficile per te amarmi, Cas? Io..io ti ho amato dal primo momento in cui ti ho visto e ho fatto di tutto per migliorare, per essere diversa almeno ai tuoi occhi. Invece no, deve esserci quello stronzo di Winchester in mezzo.”

Lui non sapeva cosa dire, perché Meg aveva ragione su tutto e negare lo avrebbe reso solo più ridicolo. Quindi si limitò a lasciarla sfogare, desiderando di sparire a ogni parola che usciva dalle labbra della ragazza davanti a lui.

“E tu lo ami, quell'idiota che non ti dimostra niente e ti fa solo soffrire. Cosa trovi in lui eh?”

“Meg, mi dispiace davvero tanto. Io..”

E per l'ennesima volta non lo fece finire di parlare e gli voltò le spalle, correndo via e lasciandolo lì come un idiota.

 

Dean sbuffò per la centesima volta e cambiò di nuovo canale, quella sera non facevano proprio nulla di interessante in televisione. Nulla che fosse tanto interessante dal non far pensare a Cas e Meg insieme in un appuntamento romantico.

“Dannazione.” Ringhiò a bassa voce ripensando alla freddezza con la quale il ragazzo in questione si era rivolto a lui. Possibile mai che non ne faceva una giusta? I rapporti con la gente non facevano proprio per lui.

“Mamma avrei bisogno di te..” Lo sussurrò senza rendersene conto. Come non si rese conto di ritrovarsi fuori casa con il fiatone mentre aveva iniziato a correre verso il cimitero.

Non andava mai lì, perché gli metteva troppa tristezza ed era terribilmente difficile per lui guardare quelle lapidi fredde che non gli trasmettevano altro che dolore. Però in quel momento sentiva il bisogno di andarci, perché aveva bisogno di inginocchiarsi davanti le loro foto e parlarci, sperando che lo ascoltassero dall'aldilà, sempre se esistesse una vita dopo la morte.

Appena fu arrivato sospirò, togliendo dalla superficie fredda delle foglie secche e pulendo poi le foto di John, Sam e Mary con un fazzoletto. Erano bellissimi e avrebbe voluto tanto poterli abbracciare in quel momento, più di ogni altra cosa. Quando si svegliava la mattina e scendeva di sotto, poteva ancora sentire il profumo dei biscotti che preparava Mary se andava aldilà con l'immaginazione; poteva sentire la tv parlare con un John che tifava per una partita di basket; e poi poteva sentire Sam che si lamentava pregando lui di giocare insieme a palla. Poteva ancora rivivere quei momenti, ma una volta riaperti gli occhi era sempre una pugnalata al cuore trovare la cucina vuota; la tv spenta e nessuno a chiedergli di giocare con lui. Era sempre difficile ritornare con i piedi per terra e rendersi conto che ormai tutto quello era irraggiungibile.

“Visto che casino sto combinando, mh?” Sfiorò la foto di Sam con le dita, mordendosi il labbro. “Sammy, mi dispiace per tutte le volte in cui ho rifiutato di giocare con te, per tutte le volte in cui ti ho detto di non rompere quando volevi parlare con me dei bei voti che prendevi a scuola. Però semmai lo volessi fare di nuovo, sarò qui a giocare con te..okay?” Senza rendersene conto aveva iniziato a piangere inevitabilmente, era da troppo tempo che non parlava con loro ad alta voce, non solo nei suoi pensieri. Poi sfiorò la foto di Mary. “Mamma, se solo fossi qui potresti darmi una mano. Non so se lo sai ma c'è un ragazzo che mi sta facendo impazzire. Si chiama Castiel ed è bellissimo, ha i capelli neri e degli occhi celesti in cui ti perdi appena li guardi. E dannazione, penso proprio di essermi innamorato di lui..quanto vorrei condividere con te tutto questo.” Poi fu il turno di John. “E tu papà, chissà cosa penseresti di tutto questo. Hai sempre cercato di farmi crescere come un uomo forte e invece guarda quanto sono debole. Lascio che il passato mi butti giù, coprendomi completamente e rendendomi un completo idiota. Non sono bravo a far nulla..mi dispiace se ti sto deludendo in qualche modo.” Tirò su con il naso e in un sussurro cadde in ginocchio. “Scusate se vi ho delusi.”

 

Castiel camminava per i fatti suoi, non aveva assolutamente intenzione di tornare a casa. Voleva solo fare una bella passeggiata lunga e pensare a cosa far per risolvere quel fardello. Era innamorato di Dean, ma lui lo aveva ferito e quindi si era aggrappato a Meg che adesso lo odiava sicuramente e non le dava nemmeno torto.

Come aveva potuto farlo? Alla fine era solo colpa sua se erano in quella situazione, perché sarebbe bastato perdonare quel ragazzo e abbracciarlo forte. Tutta la rabbia che aveva provato in quel momento, era improvvisamente diventata delusione verso se stesso. Come aveva potuto diventare così? Usare gli altri per i proprio scopi non era di certo tra le sue virtù.

“Oh, guarda chi c'è!”

“Lasciatemi in pace.”

Castiel riconobbe la voce di Gordon e Nick, i due idioti spacconi della classe e poi quella del suo amico Gabriel. Erano poco più avanti a lui. Avrebbe potuto girare l'angolo e far finta di nulla, se solo non fosse stato che quei bastardi avevano appena aggredito il suo amico con degli insulti.

“Ehi!” Corse lì e si mise subito davanti Gabe che sospirò e gli mise una mano sulla spalla, dicendogli che era tutto ok.

E col cavolo che lo era; perché sapeva il motivo di quell'aggressione. Erano degli omofobi schifosi che se la stavano prendendo con un omosessuale, era un film che aveva già visto in prima persona.

“Che carino, protegge la sua ragazza.”

“Andatevene subito.” Cas fissò entrambi i ragazzi minaccioso, sentendo già il cuore iniziare a pompare più forte. Aveva l'impressione che non sarebbe finita bene, affatto.

“Altrimenti che fai? Chiami la mamma?” Scimmiottò Gordon.

“Ho detto andatevene. Adesso.” Sibilò e strinse i pugni, facendo un passo indietro non appena Nick cercò di spingerlo.

Sarebbe riuscito a tenergli testa con le parole, ma fisicamente? No e lo sapeva bene. Cas avrebbe perso in partenza. Cazzo, perché quei demoni dovevano sempre riemergere e fargli venire il panico?

“Cosa c'è? Hai paura?”

E prima che potesse rispondere, il pugno allo stomaco arrivò forte come una coltellata che lo trapassò da parte e parte. Si piegò in due e svuotò la cassa toracica con un unico sospiro, chiudendo gli occhi e sentendo l'ansia impadronirsi di lui all'istante.

“Smettetela!” Gabriel si avventò sui due ragazzi che lo spinsero forte addosso a Castiel, che cadde insieme a lui sul pavimento per poi correre via. “Cazzo..” L'amico prese subito per le spalle il moro che aveva appena iniziato a tremare con gli occhi pieni di lacrime.

“No, lasciami..ti prego.” In quel momento Cas non vedeva Gabe, ma il volto di suo padre che aveva un bastone in mano. Quello era il ricordo peggiore che gli era rimasto e lo stava per rivivere e avrebbe tanto voluto cacciarlo via, ma non ci riusciva. Era troppo.

Quindi sentì il dolore del primo colpo sul braccio, poi quello sulla schiena e infine quello sullo stomaco. Sentì i capelli diventare umidi per il sudore, le sue urla da bambino che pregavano quell'uomo di smetterla perché gli stava facendo male. Si rannicchiò per terra e pianse forte, sussurrando a suo padre che non era colpa sua se era andata com'era andata, che lui non era un assassino. Non era colpa sua. E invece del bastone poi furono i piedi a colpire il corpo esile di Cas, facendolo contorcere sul pavimento e lasciandolo poi paralizzato.

“Amico, amico!” Gabriel urlò in preda al panico appena Castiel aveva iniziato a tremare forte e piangere. Iniziò a strattonarlo ma quando si rese conto che la situazione non migliorava chiamò subito la prima persona che gli venne in mente. Il cellulare squillò per una decina di secondi e la voce di Dean in quel momento gli parve la più bella del mondo.

“Dimmi Gabe.”

“Dean, corri subito qui! Siamo vicino al Metropolitan, Castiel sta avendo una crisi e non si calma..ti prego corri!” Appena posò il cellulare cercò di far calmare l'amico ma era impossibile, perché anche se gli occhi erano aperti erano persi nel vuoto e delle parole sconnesse uscivano dalla sua bocca. “Dannazione, dannazione!” Urlò.

 

Dean rimase a fissare lo schermo del cellulare stordito e sperando di aver capito male perché, se così non fosse stato, avrebbe voluto dire che Castiel si trovava da tutt'altra parte e che stava decisamente male. Si iniziò a guardare attorno in preda al panico, era tardi e ormai i mezzi pubblici non erano più a disposizione. Tornare a casa per prendere la macchina sarebbe stata una doppia perdita di tempo e allora capì che non gli restava altro che correre.

Quindi iniziò, corse più veloce che poté e non fece nemmeno caso alla stanchezza, al dolore ai muscoli, al dolore per via della caduta che fece quando inciampò su una pianta, semplicemente divenne insensibile a tutto ciò. L'unica cosa viva in lui era la preoccupazione per Castiel, non voleva che stesse male e si maledì trentamila volte, perché se non fosse stato così idiota, in quel momento sarebbe stato proprio con lui.

Nella sua mente iniziarono ad affiorare delle immagini spiacevoli e cercò di cacciarle via, doveva pensare solo a raggiungerlo e ad aiutarlo, qualunque cosa gli stesse accadendo.

“Finalmente!” Urlò forte appena vide in lontananza la scritta rossa del cinema, aumentando di più se possibile la velocità e perdendo un battito quando vide un Gabriel che strattonava Castiel. Un Castiel perso, come se fosse morto. Non si muoveva, l'unico movimento che riusciva a vedere da lontano era il suo continuo tremare. Doveva sbrigarsi e in fretta anche.

“CAS!”

  
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