Fanfic su artisti musicali > R5 (family band)
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Autore: Prato_Azzurro    21/06/2015    7 recensioni
Ross Lynch sembra il solito secchione che si incontra a scuola, un po' sbadato ed allegro.
Dentro di sè, però, ha un mondo; dietro i suoi occhi si celano... demoni.
I tagli si sarebbero visti di certo. Anche con tutto il fondotinta immaginabile avrebbe comunque dovuto entrare in acqua e Rydel non ne aveva nessuno resistente ad essa. [...]
- Cos’è? - chiese, accigliato.
- Cos’è cosa? - [...]
- Quel segno… appena sopra il tuo orologio. Lì, sul polso sinistro.

--
Spero vi piaccia, se recensite mi fate taaaanto felice :3
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Ross Lynch, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Shor, possiamo andare a trovare Rydel prima?

Il biondo si voltò verso la quattordicenne che aveva di fronte. Poggiò la custodia contenente la sua chitarra acustica davanti a sé, tenendola con una mano per non farla cadere.  - Perché no.

- Che bello! Magari mi offre anche dei biscotti. A proposito, li hai presi i cioccolatini?

Annuì, per poi scuotere la testa, divertito. - Ripetimi un’altra volta perché vivi con me.

La ragazza gli andò incontro, tirandogli un piccolo pugno sul petto, senza intenzione di fargli male. Lui fece strani versi come per dire che ciò facesse male.

- Mamma mia che dolore, mi sa che dovrò andare all’ospedale.

Lei lo spintonò un po’. - Ehi, guarda che non è che solo perché hai trentun anni allora sono stupida!

- Mi ferisci Win, io ho ancora trent’anni! - ribatté il fratello.

Lei tirò fuori la lingua. - Vecchietto.

Scosse la testa. La ragazza era incorreggibile. - Dai, vieni, andiamo da Rydel. Poi però partiamo, ho bisogno di andare al mare!

Lei annuì. - Perché secondo te io non ho voglia di andare in vacanza? Nove mesi di scuola mi sono bastati! Temo di essere in carenza di Sole. Potrei morire da un istante all’altro.

Rise. - Dai andiamo, se no dopo facciamo tardi.

- Aspetta! - lo fermò Winter. - Non ho i capelli a posto.

Sospirò, avvicinandosi alla sorella e passando le sue mani tra i suoi corti capelli dello stesso colore dei suoi e quasi della stessa lunghezza. Aveva la punte blu elettrico e le adorava; tutti i suoi amici le dicevano fosse ormai fuori moda ma a lei piaceva e le andava bene così.

- Mi stai spettinando! - protestò.

- Non è vero! - le mosse il ciuffo riccio che aveva davanti all’occhio, spostandole una corta ciocca di capelli dietro l’orecchio ed allontanandosi un poco per ammirare il suo lavoro.

- Ecco, vedi che sei meravigliosa.

Arrossì. Non si era ancora abituata a quei dolci commenti rivoltale dal fratello. - Ehm… okay. Andiamo?

Dopo qualche minuto erano già in macchina, Ross al posto di guida mentre Winter era al posto del passeggero che messaggiava tramite il suo cellulare con qualcuno.

- Ehi, Shor, - cominciò, piegando il cellulare [spero nel futuro si possa, sarebbe una figata N.A.] e riponendolo con cura nella tasca degli shorts che indossava. - sarà una vacanza normale, vero?

Ross sembrava confuso. - In che senso?

- Senza paparazzi che ti fanno foto ogni secondo oppure persone che urlano “Oh, Ross Lynch, il cantante! Ti lovvo di bene! Baciami, facciamo figli, sposiamoci e trasferiamoci in Francia, poi facciamo la luna di miele su Marte e trasferiamoci su Plutone coi nostri sessantaquattro figli.”

Rise di gusto. Possibile che la sorella riuscisse sempre a farla ridere così tanto? - Farò del mio meglio per evitare paparazzi, fan, e fan che mi vogliono sposare.

- E fare figli - aggiunse Winter.

- E fare figli.

Erano arrivati, la casa di Rydel e Ell non distava molto. Erano pur sempre tutti ad abitare a San Francisco, alla fin fine.

Scesero dalla macchina che in pochi istanti si era automaticamente chiusa. Winter corse verso la porta, suonando il campanello.

La casa dove abitavano Rydel e Ell era molto spaziosa - certo non come l’enorme villa dove vivevano Ross e Winter, ma comunque grande -, verniciata di bianco da fuori e quasi interamente rosa tenue all’interno. Dappertutto c’era un tocco femminile, segno di quanto Rydel si fosse impegnata ad arredare la casa. La porta era grande e di legno laccato, con una ghirlanda di fiori sopra. Tipico della loro sorella.

Chi aprì la porta fu Ell.

Winter lo salutò dandogli un piccolo pugno - sempre in lotta erano, quei due - per poi intrufolarsi dentro casa aggiustandosi la camicia blu a maniche corte.

- Ehi Ross - lo salutò, dandogli la mano.

- Ell, ciao. Ma ti sei tagliato i capelli? - chiese il biondo, indicando i capelli castano scuro più corti dall’ultima volta che l’aveva visto.

Annuì. - Già, decisione del capo.

Sorrise. - Pensa, io l’ho dovuta sopportare fin dalla nascita.

Entrarono dentro. La hall era collegata a due locali, il salone principale e la cucina, ed un corridoio che portava ai bagni e alla rampa di scale che portava al secondo piano dove c’era la stanza della coppia.

Arrivato al salone vide Winter che parlava con Rydel. La maggiore indossava una gonna corta rosa ed una camicetta senza maniche bianca. I capelli decisamente più lunghi di quelli di Winter erano legati in uno chignon un po’ disordinato che lasciava cadere una ciocca di capelli lungo il viso affilato.

- Ehi Rydel! Hai fatto tagliare i capelli a tuo marito, vedo.

Rydel lo salutò, ridendo. - Stava malissimo, ammettiamolo! Anche Luke, il paziente dell’ospedale che ti avevo presentato, mi ha detto che fossero troppo lunghi.

- Luke chi? - chiese Ell, ironicamente. - Mi tradisci, forse?

Rydel gli tirò il panno che aveva in mano, che l’uomo abilmente schivò.

- Non credo io ti tradisca con un quindicenne, francamente.

Rimasero un po’ a parlare del più e del meno finché l’orologio a cucù appeso al muro segnò fosse mezzogiorno.

Rydel sbuffò. - Devo mettermi ai fornelli. Volete rimanere qui a mangiare?

Ross scosse la testa. - Mi dispiace Rydel, stiamo partendo per Santa Monica, per cui per oggi non mi puoi ancora avvelenare.

Lei gli diede uno schiaffo sul braccio. - Simpatico che sei! Va bene, allora vi lascio partire. Andate in macchina?

- Già - rispose Winter. - Ci vorrà, tipo, un’oretta e qualcosa.

- Ci fermeremo anche a Los Angeles - aggiunse Ross.

Il sorriso di Rydel si spense, per poi riaccendersi subito dopo. - Salutami tutti.

Annuì lentamente col capo. - Lo farò.


//


- Dobbiamo per forza parlarne?

- Sì! - insistette Winter, agitandosi sul sedile della macchina. - Dai, ti prego Shor! Dimmelo.

Sospirò. - Non ti voglio raccontare se io e Harper l’abbiamo fatto!

Mise il broncio. - E perché?

Lui arrossì. - Ma perché è personale! E, soprattutto, tu hai quattordici anni! Dovresti pensare a colorarti i capelli.

- Sì, me li tingo oltre blu a verde, rosso e giallo e faccio l’arcobaleno! - sbottò lei.

- Magari. - Lei gli tirò uno schiaffo. - Ahi! Ma perché ho delle sorelle così violente? Non potevi essere una pacifista? Tipo, eh.

Rise. - Ma è bello romperti le palle.

Alzò gli occhi al cielo. Non sarebbe proprio mai cambiata. - Accendi la radio, piuttosto. Non ho voglia di passare tutto il viaggio a parlare della mia vita sessuale.

Mentre la ragazza eseguiva ciò che il biondo le aveva richiesto, Ross si sistemava la maglietta senza maniche che stava indossando, facendola arrivare sotto i pantaloncini di jeans.

Si connesse ad una radio da cui cominciarono a partire delle note provenienti da una, con tutta probabilità, chitarra elettrica. Poi qualcuno cominciò a cantare.

- E chissà chi è questo tizio che canta - disse la ragazza.

- Mh, non so. Mai sentito in vita mia.

Winter ridacchiò. - Cambio?

- No, lascia dai, sentiamo questa canzone sconosciuta.


Sometimes love’s a scary place,

It’s like standing in the dark

Flying through the Universe

Trying to fix your broken heart.

It’s okay to let it go

You don’t have to be so brave

Take a chance if someone else

Is gonna sweep in and save the day

[Superhero, Ross Lynch]

 

- Però, in fondo in fondo non è così male, non credi Win?

La ragazza volse gli occhi al cielo in un’espressione da “Bah, se lo dici tu”. Alzò il volume, girando la rotellina incorporata nella radio. In quell’esatto istante entrarono in autostrada, nella prima corsia. Mancava circa un’ora all’arrivo, pensò Ross, una tortura. Odiava guidare. Aveva la costante paura succedesse qualcosa.

- Com’è che si chiama il tipo che canta?

Sbadigliò. - Un certo tipo di nome Ross Lynch. Lo conosci, Shor?

- Bah. Nessuno me l’ha mai presentato.

La bionda si mise a ridere, scuotendo la testa. Suo fratello era sì ormai adulto ma, a volte - molte volte -, sembrava proprio un bambino di cinque anni.

- Però - riprese lui. - mi hanno detto che è una persona bella, brava, talentuosa, ed è anche un bravo fratello.

- Anche modesto per caso?

- Mh, può darsi.

Il viaggio continuò così: tra battute e canzoni canticchiate a squarciagola in quella macchina nera che per il mondo era solo un puntino.

Winter prese un bel respiro. - Shor, posso chiederti una cosa? Però per favore pensaci prima di dirmi no a priori.

Aggrottò la fronte. - Cosa? Se la domanda è ‘posso farmi un piercing’ la risposta la sai già, è…

- No, non quello, - si fermò, sbuffando e poi prendendo aria un’altra volta. - possiamo andare una volta fuori dall’America? Intendo, provare a visitare altri posti… come l’Europa?

Silenzio.

Stava per parlare ma la ragazza lo anticipò. - Possiamo anche andare in treno fino alla costa est e poi prendere una barca! Ti prego. Voglio visitare il mondo.

Deglutì impazientemente. - Vedremo.

Winter assunse un’espressione triste; sapeva già che quando il fratello diceva “vedremo”, significava solo un secco e netto “no”.

- Dovresti liberarti del passato - aggiunse in un sospiro.

- Hai ragione, ma non è così facile.

Sospirò. - A volte mi sembra che sia tutta colpa mia.

Ross sgranò gli occhi. Come poteva dire una cosa del genere? - Non lo è.

Scosse la testa furiosamente. - Lo è invece! Vedi… se io non fossi mai nata Ryland non sarebbe…

Ross prese la sua mano sinistra con l’unica libera da volante. Gliela strinse forte, forse quasi facendole male. - La colpa non è tua. Lo sai che ti amo, come fratello s’intende,  per cui non farti questi complessi. Per me sei come una figlia. Vederti così mi fa male.

Winter si strofinò una mano, quella libera, sul viso, cercando di cacciar via le lacrime che si erano formate. Le sue iridi verdi erano costernate di rosso: succedeva sempre così quando piangeva.

- Scusa.

- E’ tutto a posto. Ora cambia stazione, non trasmettono più quel gran cantante, Ross Lynch.

Rise. Suo fratello era l’unico capace di farla ridere mentre piangeva, proprio l’unico. Per lei era stata quasi come un padre; viveva esclusivamente con lui dall’età di tredici anni. Visto che Ross era diventato una pop star famosa in tutta l’America - e non solo! - oltre che un grande attore, si poteva permettere di frequentare delle scuole in cui Ross si accertava sempre non ci fosse bullismo. Doveva andare in una situata a San Francisco e, così, aveva deciso di andare a vivere col fratello.

A volte si sentiva un peso perché pensava che, in quel modo, Ross non avrebbe mai potuto sposare Harper e viverci assieme.

Ross le aveva raccontato di come aveva conosciuto l’attuale fidanzata, diceva sempre che fosse tutto merito suo se ora stava con l’amore della sua vita. A volte portava la ragazza da Rydel e Ell per poter passare un po’ di tempo da solo con la fidanzata ma si preoccupava principalmente per la sorella. Era un così bravo fratello!

Andava quasi sempre lui agli incontri con gli insegnanti per non dover far scomodare i suoi genitori che vivevano praticamente dalla parte opposta della California. Ogni giorno si assicurava che tutto andasse bene, che stesse bene. Prima di uscire di casa le sorrideva e le diceva: “ricordati di sorridere” al posto di “stai attenta a Matematica” o “Hai preso la merenda?”.

Poco tempo prima le aveva parlato della sua tormentata adolescenza. Lei era stata sbalordita e soprattutto molto spaventata; come poteva un ragazzo come lui essere passato attraverso tutto quello?

Glielo ripeteva sempre: tutto quello lo aveva fortificato, non lo aveva buttato giù.

Voleva molto bene a tutti i suoi famigliari ma con Ross aveva avuto un imprinting particolare; fin da piccola, le aveva raccontato il fratello, adorava giocare, cantare e scherzare con lui. Ross era sempre molto protettivo nei suoi confronti e dimostrava in ogni occasione quanto bene le volesse. Poteva arrivare ad annullare un concerto solo per lei - non che lei glielo permettesse, sia chiaro. Per lui Winter provava tutto: amore, amore fraterno sì, ma pur sempre amore. Avrebbe scelto lui fra tutti.  Adorava di lui i suoi abbracci, quelli stretti che scaldavano non solo il corpo ma anche il cuore. Le sembrava che il mondo si fermasse tra quelle braccia, avesse smesso di rivoluzionare intorno al Sole e solamente per guardarli.

- Through million issues we always fly, looking for a way to stay alive… - si mise a cantare il fratello.

Sbuffò. - Ancora con questa canzone? Per favore, Shor, non sono più piccola.

- Oh, eddai. Quando eri piccola adoravi questo motivetto, continuavi a ridere e battere le mani.

Scosse la testa. - E’ tristissima e la canti come se fosse una ninna nanna.

- Guarda! - cambiò il discorso. - Los Angeles.

- Cambi sempre discorso!

Ridacchiò. - E’ la vita.

Uscirono dall’autostrada, dirigendosi verso la periferia del paese.

- Eccoci arrivati. - Aprì la portiera, scendendo dal veicolo. La sorella fece la stessa cosa.

Prese un bel respiro: ecco la casa in cui aveva vissuto per tutto il periodo adolescenziale. I suoi genitori pensavano di doversi traferire ma poi, essendosi Rydel trasferita con Ell, Winter aveva ereditato la sua camera.

Suonò il campanello appena giunsero davanti alla porta. Prese un bel respiro.

Pochi istanti dopo essa si aprì, rivelando la faccia serena di sua madre. Era ormai già una donna anziana ma aveva conservato la sua bellezza tranquilla, quel tipico fascino interiore che solo poche persone possedevano.

- Ross, tesoro! - lo abbracciò stretto, per poi staccarsi e ripetere l’azione con Winter.

- Mamma! - esclamò lei. - Troppe dimostrazioni di affetto!

Lei rise, staccandosi. - Non cambi mai. Come va ragazzi, tutto bene? Per quanto vi fermate?

Ross alzò le spalle, per poi buttar fuori l’aria dai polmoni. - Dipende. Noi pensavamo di andare al mare, sai, nella casa che ho a Santa Monica.

- Perché non rimanete per un giorno o due? Abbiamo delle stanze libere.

Ross le sorrise, per poi voltarsi verso Winter. - Che dici Winny?

- Non mi chiamare così, mi sembra di essere Winnie The Pooh. Comunque sì, per me va bene mamma. Ma papà dov’è?

Stormie ci pensò su. - E’ uscito prima per andare a far la spesa mi sembra. E voi lo conoscete, ci mette sempre ore. Ma ragazzi, entrate, non stiamo qui di fuori, si muore di caldo.

Entrarono in casa chiudendo la porta dietro di loro.

Ross sorrise: non era cambiato nulla. Era tutto come lo era sempre stato; mutava l’aspetto di sua madre, mutava tutto il resto, ma quella casa era sempre maledettamente uguale.

Si sentì del rumore provenire dal salone principale. Ross si avviò lì, seguito da Stormie e Winter.

Appena arrivato sorrise tristemente.

Gli si avvicinò, abbracciandolo stretto. Lui lo strinse di più a sé.

- Ne è passato di tempo, vero Ryland?

Il castano gli sorrise, risedendosi sulla sedia a rotelle. Winter gli si avvicinò, abbracciandolo a sua volta ed inginocchiandosi di fronte a lui per riuscire a guardarlo negli occhi.

- Oh Winter, ti fai grande, eh? Mi ricordo quando eri ancora uno scricciolo. - Le passò una mano fra i capelli. - Ero l’unico che sopportava le tue grida.

Ross sospirò. - Perché infatti sei sordo Ryland, la notte ti bastava toglierti gli apparecchi acustici.

Il castano rise. - Questi sono particolari.

Winter adorava vedere Ryland; era una persona buona, gentile, disponibile e mille altri aggettivi. Si sentiva solo un po’ strana quando si parlava dell’incidente o comunque dei suoi effetti. Si sentiva sempre colpevole in qualche modo perché, se fosse nata in un giorno diverso, su quell’aereo non ci sarebbe stato suo fratello.

- A proposito, - ricominciò Ryland. - Come va con Harper?

Ross arrossì. - Sempre tutti con questa storia. Va bene, okay? Va bene!

- Guarda che sarò anche sordo ma ho gli apparecchi acustici e T-I S-E-N-T-O. Non c’è bisogno di urlare come un pazzo!

Sbuffò. - Okay: ho intenzione di chiederle di sposarmi, va bene?

Ryland cacciò un urlo per l’emozione mentre Stormie si metteva una mano innanzi la bocca cercando di non mettersi a piangere.

In quel momento, invece, a Winter cadde il mondo addosso: e lei? Cosa avrebbe fatto?

- E’ una cosa stupenda tesoro, ma Winter? - chiese la madre, preoccupata.

- Ci ho già pensato. Ho parlato con Harper e mi ha detto che per lei va bene vivere con Winny.

- Allora, - disse la bionda. - Uno, ti avrò detto milioni di volte di non chiamarmi Winny. Due, Shor, e ti do fastidio io posso tornare qui a Los Angeles e…

- Ah no! - tagliò il discorso lui. Poggiò una mano sulla guancia della sorella. - Lotterò con tutto me stesso per tenerti con me. - Era uscito quasi come un sussurro.

Winter lo abbracciò stretto. - Grazie, Shor.

Chissà quante ragazze si sarebbero uccise a vicenda per abbracciare Ross Lynch in persona! Ed invece a lei bastava fare un passo e le forti braccia del biondo erano già strette su di lei per stringerla a sé. Era una persona fantastica, dolce, premurosa, affettuosa…

Certo, era anche un po’ infantile, impulsivo, andava in crisi abbastanza spesso; aveva una testa dura, era orgoglioso e se si metteva in testa una cosa era impossibile fargli cambiare idea. Ma d’altronde aveva imparato ad amare quei difetti; aveva pensato e confermato che se avesse conosciuto Ross nei suoi diciassette anni se ne sarebbe innamorata perdutamente. Beh, certo, se non fosse stata sua sorella.

Ryland si schiarì la gola. - Sembrate una coppia. Potete evitare? Piuttosto, Ross: già che sei qui vai a salutare Oliver. È venuto a casa l’altro ieri e ci ha chiesto quando vieni a fare una visita. L’ultima volta è stato, tipo, a Pasqua.

Ross aveva una faccia dispiaciuta. - Scusate è che con la musica, i film e tutto sono molto impegnato. A volte non posso neanche dormire la notte: essere cantautori non è semplice come sembra. Hai scadenze e se non le rispetti son cazzi amari.

Stormie posò una mano sulla sua spalla. - Ti capiamo, Ross, e siamo orgogliosi di ciò che sei diventato. Ho quattro figli stupendi: Rydel è un medico eccezionale e vive con Ell che è un commercialista bravissimo; tu sei un cantante con una voce pazzesca e sei protagonista in tantissimi film; Ryland è diventato uno scrittore famoso e Winter… va bene a scuola.

- Sul serio mamma? - chiese lei. - Tutti sono bravi ed io… vado bene a scuola?

Si mise a ridere, seguita poi da tutti gli altri. - Vieni, ti preparo dei biscotti.

La ragazza si girò verso Ross. - Vieni?

Le sorrise. - Vai, ti raggiungo.

Winter annuì, seguendo velocemente la madre in cucina e lasciando da soli i due ragazzi o meglio, ormai, uomini.

- Quindi ti vuoi sposare.

Rise istericamente. - Sì, anche se ho un po’ di paura. Tu invece? Notizie amorose?

Scosse la testa. - Non ho in mente di cominciare una storia. Massimo una scritta, in cui con la fantasia sono sposato con una modella.

Scosse la testa ridacchiando, guardando in alto. - Sempre il solito. Mi spiace solo che tu abbia rotto con Annabeth.

Sospirò. - E’ una persona stupenda ma non ha senso mandare avanti una relazione se lei deve stare per due anni in Canada. Riprenderemo quando e se tornerà.

Silenzio.

- Ehi, Ross. - Il biondo si girò verso il fratello. - Chi l’avrebbe mai detto che un ragazzino che aveva paura del mondo sarebbe diventato ciò che ora sei?

Gli sorrise. - Grazie a te, Ryland.

Scosse la testa. - No Ross, il merito è tuo. Sei stato tu che dopo l’incidente, quando avevo perso tutto, speranza, una gamba, l’udito, voglia di vivere, mi hai aiutato. Te ne sono riconoscente.

Si sedette sul divano, guardando il fratello che ormai era divenuto grande; i lineamenti un po’ infantili e il fisico da ragazzotto erano stati sostituiti da un viso affilato e attraente e un corpo sempre ben in forma.

Ross era praticamente uguale; aveva ancora l’animo giovane, con la sola differenza di riuscire ora a poter amare la vita. Si erano fatti grandi troppo in fretta, si diceva sempre; ricordava i suoi capelli biondi sempre disordinati che ormai erano sempre pettinati alla perfezione, gli occhi sempre freddi che ormai erano pieni di vita, il suo essere goffo trapiantato dal suo riuscire a ballare anche coreografie difficilissime.

- Siamo arrivati lontano, RyRy.

- Credo che ad un certo punto il mondo abbia cominciato a girare al contrario. Abbiamo cominciato ad andare in salita, - disse il castano. - ma tu c’eri ed io c’ero ed insieme ce l’abbiamo fatta. Ora il nostro nome si trova scrivendolo su Wikipedia, non credi sia straordinario tutto ciò?

Ross sorrise. - Sai cosa, Ryland?

- Cosa?

- Forse i demoni si sono trasformati in angeli.

Sorrise. - Forse gli angeli siamo noi e non ce ne siamo mai accorti.

Aprì la bocca come per dire qualcosa ma la richiuse subito. Stava per controbattere, dire una sua opinione completamente diversa da quella dal fratello. Ma poi ci pensò. Forse gli angeli siamo noi. Forse non ce ne siamo mai accorti. Forse siamo sempre stati angeli travestiti da demoni.

Sorrise. - Forse sì.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Allora, allora, allora.

  1. Nello scorso capitolo mica avevo scritto di avere una verifica XD avevo programmato di postare quel capitolo tipo un mese fa per cui chiedo venia.

 

  1. Raga On My Own di Teen Beach 2 è  una cosa awwesca (?)

 

  1. Ecco le idee cestinate:

 

  • Stormie era incinta di due gemelli ed uno dei due moriva
  • Ross si suicidava e lasciava una lettera [che ho pure scritto ma non la posto perché boh (?)]
  • Ryland moriva sull’aereo
  • Stormie moriva al parto
  • Ryland diveniva muto
  • Winny si chiamava Lilith [adoro quel nome] [visto che non ci sono Rik e Rocky ho deciso di spezzare la generazione dei figli con la R]
  • Mark in realtà era il patrigno di Ross e Rydel ma il padre di sangue di Ryland

 

Tutte idee di morte praticamente, ahaha, in realtà io l’avrei fatta finire con la morte di Ross ma non so perché, buoh, insieme a questa storia anche io sono cambiata e quindi anche la ff ha dovuto mutare. Credo che questo finale sia il capitolo di cui vado più fiera. Quindi boh, ci ho messo il mio perché io mi sono emozionata, ho pinto e ho riso proprio come Ross e spero che in un futuro io sia così felice.

Ringrazio tutti, ma proprio tutti tutti, da chi recensisce sempre, a chi l’ha messo nei preferiti a chi nei seguiti, a chi mi strappa un sorriso quando leggo le recensioni [che sono sempre meravigliose] a chi scrive con o senza la passione.

La scrittura è grande ragazzi, vi porta in un mondo unico. Perché suonare, cantare, ballare, vivere, beh, sono cose già fatte. Ma scrivere, oh!, sì che è qualcosa di vostro ed unicamente vostro. Tutti noi siamo poesia e dovremmo solamente metterla per iscritto.

Quindi non so ragazze, io vi adoro, siete le uniche a crearmi un sorriso che parte da un orecchio e finisce all’altro. Restate stupende così perché siete SPLENDIDE. Grazie mille a tutti xx

Prato_Azzurro

  
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