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Autore: mudblood88    21/06/2015    3 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

VENTISEI GIORNI PRIMA DEL SOLSTIZIO D'ESTATE




«Eccolo laggiù!»
Henry, Elsa e Hans raggiunsero il Pozzo dei Desideri il mattino seguente, e con grande stupore di tutti, fu proprio Henry a fargli da guida. Di giorno era stato ancora più facile orientarsi, non aveva avuto bisogno nemmeno della mappa.
«E ora, che si fa?» domandò Elsa, sporgendosi sul bordo per guardare all'interno del Pozzo.
Hans estrasse il libro e una piuma con un calamaio da una tracolla che aveva sulla spalla. «Ora, termino la storia» disse, con un sorriso.
Si appoggiò sul bordo del Pozzo, aprendo il libro all'ultima pagina che aveva scritto. In pochi istanti, scrisse di un portale che sarebbe comparso a Tremotino, che l'avrebbe portato direttamente ad Arendelle, facendolo uscire dal Pozzo che avevano davanti agli occhi. La penna magica si muoveva sulla pagina del libro con una grazia naturale, e quando terminò, mettendo il punto all'ultima frase, Elsa ed Henry guardarono verso il Pozzo, in attesa che qualcosa accadesse.
Hans richiuse il libro. «Forse dovremo aspettare un po'».
«Speriamo» disse Elsa.
Henry si sporse verso il bordo del Pozzo. «Funzionerà, ne sono certo» disse. Guardò Elsa e Hans. «Deve funzionare. Io ci credo davvero».
Nel momento in cui Henry pronunciò quelle parole, un gran frastuono riempì il bosco e una luce verde fuoriuscì dal Pozzo, facendo cadere Henry all'indietro.
«Henry, stai bene?» Elsa corse da lui. «Ti sei fatto male?»
Henry non rispose. «Lo sapevo che avrebbe funzionato!» si alzò di scatto. «Basta solo crederci. Esattamente come la spada nella roccia».
Elsa e Hans non risposero, ma guardarono il fascio di luce verde del Pozzo, tappandosi le orecchie per il troppo rumore. Nel giro di pochi minuti, la luce arrivò fino al cielo, esattamente come la prima volta che Henry l'aveva visto, e subito dopo cominciò a scomparire di nuovo, ma non prima di aver lanciato fuori Tremotino in persona.
L'uomo cadde a terra, sotto lo sguardo di Henry, Elsa e Hans.
«Nonno!» esclamò Henry, andandogli incontro.
Tremotino alzò lo sguardo. «Henry, che cosa... che cosa succede?»
Henry lo aiutò ad alzarsi.
«Come sono arrivato qui?»
«Ha funzionato!» esclamò Henry, e una volta che Tremotino fu di nuovo in piedi, non riuscì a trattenersi e lo abbracciò. 
Tremotino si irrigidì a quel contatto, e ricambiò appena l'abbraccio.
«Temo che mi serva una spiegazione» continuò Tremotino.
Henry sciolse l'abbraccio. «E' una lunga storia. Ma ho bisogno del tuo aiuto».
Elsa e Hans si fecero avanti.
«Propongo di tornare al mio castello» disse la Regina di Arendelle. «Là avremo tutto il tempo per parlare».
Tremotino, seppur riluttante, acconsentì, e per evitare che si facessero di nuovo la strada a piedi, teletrasportò tutti e quattro direttamente al castello. 
Una volta seduti comodamente in biblioteca, Henry raccontò per filo e per segno che cos'era successo da quando si erano visti l'ultima volta. Di come si erano sbarazzati di Malefica, Ursula e Crudelia alla Montagna Proibita, di come avevano raggiunto Arendelle per poi tornare a Storybrooke, ritrovandosi in una Storybrooke del futuro. Henry raccontò tutti i dettagli, tutte le informazioni che aveva raccolto su quella Storybrooke in cui erano finiti. 
Tremotino ci rifletté qualche momento. «Sortilegio, senza dubbio».
Henry, Elsa e Hans trasalirono.
«Come fai a esserne certo?» domandò Henry.
Tremotino incrociò le dita, appoggiando il mento sulle mani. «Ho cercato di contattare Belle, dopo che ci siamo lasciati. Ed è stato più difficile del previsto, anche per me» fece una pausa. «Quindi, alla luce di ciò che mi hai raccontato, credo proprio che non ci sia stato nessun errore con il portale. Ne è la prova anche il fatto che tu sei tornato qui sano e salvo».
Henry annuì. «A proposito di questo, devi aiutarmi a contattare le mie mamme. Devono sapere che sto bene e soprattutto devo sapere come stanno loro».
Sul volto di Tremotino si materializzò il suo solito ghigno beffardo. «Un modo potrei conoscerlo».
Tutti e tre lo fissarono, in silenzio.
Tremotino aprì il palmo della mano, mostrando una catenina che pendeva dalle dita, con un ciondolo che Henry riconobbe subito. Era il frammento di specchio che Regina aveva incantato per tenerlo d'occhio, e che Tremotino gli aveva poi strappato dal collo.
«Ce l'hai ancora?» esclamò Henry, con un sorriso.
Tremotino sorrise compiaciuto. «La cosa importante sarebbe che Emma e Regina abbiano ancora l'altra metà. Altrimenti non se ne fa niente».
Elsa intervenne. «Come possiamo fare per capirlo?»
«C'è soltanto un modo» rispose Tremotino. «Dobbiamo provare ad usarlo e vedere se riceviamo risposta».

**

Emma si svegliò il mattino seguente con la schiena a pezzi. 
Il letto presente nella stanza adiacente alla cripta non era tanto grande, ma lo era abbastanza perché potessero dormirci tutte e due. 
Tuttavia, quando si trovarono a doversi mettere a letto, entrambe sentirono un leggero imbarazzo, e restarono impalate ai due lati opposti per un bel po', fin quando Emma non decise di coricarsi a terra, senza dire niente.
Regina, a quel punto, aveva insistito perché lei dormisse nel letto, facendole capire implicitamente che avrebbero dormito separate. Emma, naturalmente, aveva rifiutato la sua proposta, costringendola – vista la sua condizione – a dormire nel letto e cercare di riposarsi. 
Non aveva certo calcolato come sarebbe stata la sua schiena dopo una notte passata sul pavimento. Si alzò, stiracchiandosi, e guardò Regina, ancora profondamente addormentata.
Era bellissima, pensò; così elegante e raffinata anche mentre dormiva, ma allo stesso tempo di una tenerezza disarmante. Emma si ritrovò incantata a guardare il suo profilo, i suoi occhi delicatamente chiusi, soffermandosi sulla cicatrice che aveva sul labbro superiore.
In quel momento, un flusso impetuoso di pensieri le attraversò la mente.
Da quando erano tornate a Storybrooke e si erano ritrovate nel futuro, non avevano più avuto occasione di parlare di ciò che avevano lasciato in sospeso. Tra la scoperta della gravidanza di Regina, del presunto sortilegio e il fatto che non avevano notizie di Henry, erano state troppo impegnate.
Emma si convinse che non era un buon momento per parlarne. Regina sicuramente doveva ancora digerire la notizia del bambino, così come lei stessa, d'altronde. Continuava a ripetersi che non era cambiato niente, che i suoi sentimenti per Regina erano immutati. Ed era vero; ma quel bambino da ora in poi sarebbe stato la priorità di Regina. Sapeva quanto Regina desiderava una famiglia unita, e ora aveva finalmente la possibilità di averla. Soltanto che lei non ne avrebbe fatto parte.
Sussultò appena quando vide che Regina cominciò a muoversi nel sonno. Si rigirò un po' nel letto, e la coperta le scivolò di dosso. Emma si avvicinò a raccoglierla, e fece per ricoprirla, quando la mora aprì gli occhi e la guardò.
Emma arrossì, senza rendersene conto. «Buon giorno» bisbigliò, ancora con la coperta tesa a mezz'aria.
Regina sbatté le palpebre un paio di volte prima di risponderle. «Buon giorno».
Sembrava come che non riuscisse a capire dove fosse, alzò un po' la testa e si guardò per un attimo intorno, spaesata.
«Non è stato un sogno allora» borbottò, stendendosi di nuovo sul letto. «Henry...»
Emma non rispose. Quella di Regina non era una domanda, ma un'affermazione che non attendeva una risposta.
Non sapeva cosa dirle. Si sentì improvvisamente svuotata, improvvisamente di nuovo oppressa dal senso di colpa. 
Si inginocchiò accanto al letto, dove Regina era ancora distesa. La donna si mise su un fianco, e i loro occhi si inchiodarono gli uni agli altri.
Per qualche minuto ci fu soltanto silenzio tra loro, silenzi adornati di sospiri e sguardi indecifrabili. Emma aprì la bocca per parlare un paio di volte, e alla fine riuscì a pronunciare soltanto un flebile: «Regina...» poi abbassò lo sguardo.
Voleva scusarsi, voleva confortarla, voleva dirle... quello che provava.
Regina allungò una mano verso di lei, accarezzandole una guancia. Nel momento in cui le sue dita sfiorarono la pelle della bionda, entrambe seppero cosa volevano dirsi, ma seppero anche di non poterselo dire. Quella situazione era già abbastanza complicata senza che ci mettessero in mezzo anche i loro sentimenti. Sentimenti di cui entrambe, ormai, avevano certezza, ma nonostante questo dovevano tenerli dentro.
Poi cominciarono a sentire un ronzio provenire da un angolo della cripta. Regina si alzò di scatto, mentre Emma si voltò alla ricerca della fonte del rumore.
Entrambe si alzarono, guardandosi intorno, e capirono che il ronzio proveniva dalla borsa di Regina, che la sera prima aveva abbandonato senza nemmeno ricordarsene.
«Ma cos'è?» domandò Emma, mentre Regina afferrava la borsa, frugandoci dentro.
«Non può essere...» esclamò Regina, fissando l'interno della borsa. Estrasse un piccolo frammento di specchio, che Emma guardò ad occhi sgranati.
«Quello è...» Emma si avvicinò. 
«Henry!» esclamò Regina, lasciando cadere la borsa a terra. Il viso sorridente del ragazzo fece capolino dallo specchietto, anche se pallido e sfocato. «Henry, stai bene? Come hai fatto a...»
«Sto bene, mamma!» gridò il ragazzo. «Sto bene, sono ad Arendelle, con Elsa e Hans!»
Emma tirò un sospiro di sollievo, e per la prima volta da due giorni sentì i nervi delle spalle rilassarsi. Fu costretta a mettersi a sedere sul letto dall'emozione. 
«C'è Tremotino qui! Aveva lui il ciondolo con il frammento di specchio!»
Regina ed Emma si scambiarono un'occhiata.
«Come hai fatto a contattarlo?» chiese Regina, sorpresa. «Come hai fatto a farlo arrivare fin lì?»
Henry sorrise. «Ci ha pensato Hans. Ha scritto su Tremotino, con l'inchiostro e la penna magica. L'inchiostro e la penna con cui ha scritto le vostre storie!»
Regina ed Emma - che nel frattempo si era rialzata per guardare nello specchio - restarono a bocca aperta.
«Dobbiamo parlare con Tremotino» intervenne la bionda. «Abbiamo bisogno di sapere come risolvere il nostro problema».
«E perché dovrei aiutarvi?» domandò Tremotino, affiancandosi ad Henry. «Sapete che la magia ha sempre un prezzo».
Emma sbuffò. «Certo, come no» esclamò. «Si da il caso che noi abbiamo un'informazione che sicuramente ti convincerà ad aiutarci».
Tremotinò esitò. «E quale sarebbe?»
Regina lanciò uno sguardo d'intesa ad Emma, prima di rispondere.
«Belle».
Al solo nome, Tremotino si irrigidì.
«Belle ha un marito e un figlio» continuò Emma, senza tatto. «Se vuoi che questo cambi, dovrai aiutarci».
Anche attraverso lo specchietto, videro lo sguardo smarrito di Tremotino. Poi, come risvegliato da un sonno, tornò ad essere il cinico che era. 
«Cosa volete sapere?» domandò.
«Vogliamo sapere cosa sta succedendo» disse Emma, e velocemente spiegò a Tremotino ciò che già Henry gli aveva raccontato, ma con qualche dettaglio in più. «Sembrerebbe proprio un sortilegio» rispose Tremotino, dopo averci riflettuto qualche secondo. «I sortilegi che hanno a che fare coi salti temporali sono molto pericolosi. Ma si possono spezzare, come tutti. Serve un incantesimo molto potente che, si da il caso, io conosca».
«Che genere di incantesimo è?» domandò Regina.
«E' un incantesimo che sovvertirà gli equilibri spazio temporali, e porterà tutto alla normalità, se applicato correttamente. Dovrei averlo nel mio negozio, ammesso che sia ancora lì» Tremotino fece una pausa, prima di continuare. «Non ricordo esattamente come funziona quell'incantesimo, ma sicuramente dovrete trovare degli oggetti».
«Come possiamo avere la conferma che si tratta di un sortilegio e che non abbiamo sbagliato qualcosa con il portale?» intervenne Emma. 
Tremotino ghignò. «Sapete già la risposta a questa domanda. C'è solo un modo per capirlo».
Emma e Regina si guardarono.
«Il confine» sussurrarono, all'unisono.
Tremotino annuì. «La pergamena con l'Incantesimo dello Spazio e del Tempo dovrebbe trovarsi in uno dei cassetti del bancone, nel mio negozio. La riconoscerete con facilità». 
«Grazie, Tremotino» disse Regina. 
Emma annuì. «Si, grazie».
«Non ringraziatemi, non ancora almeno» sospirò l'uomo. «Verrete altre volte a chiedere il mio aiuto, ne sono certo. E vedremo che informazioni avrete, allora».
Emma e Regina fecero per rispondere - o insultarlo - a quella velata minaccia, ma Tremotino scomparve dalla loro vista per lasciare spazio di nuovo al visto sorridente di Henry, che calmò le due donne.
«Voi come state?» chiese il ragazzo.
«Stiamo bene, Henry» disse Regina.
Henry sospirò. «Mi mancate. Vorrei essere li con voi per aiutarvi».
«Non preoccuparti per noi, ce la caveremo» lo rassicurò Emma. «Tu resta lì, sarai al sicuro. Noi sistemiamo questo pasticcio e poi torniamo da te. Ok?»
Henry annuì. Poi lanciò un'occhiata oltre lo specchietto, e chiese, in un bisbiglio: «Cosa devo fare con Tremotino?»
Emma e Regina, ancora una volta, si scambiarono uno sguardo.
«Convincilo a rimanere ad Arendelle» suggerì Emma.
«Emma ha ragione» intervenne Regina. «Meglio tenerlo d'occhio, e poi... purtroppo temo abbia ragione. Avremo bisogno ancora del suo aiuto».
Henry annuì di nuovo. «Cosa devo fare per contattarvi con questo specchietto?»
«Basterà che pronunci il nostro nome guardandolo» spiegò Regina. «Siamo qui, ogni volta che vuoi».
Le due donne gli sorrisero.
«Vi voglio bene» sussurrò Henry.
«Anche noi te ne vogliamo, ragazzino» disse Emma.
Henry annuì e sorrise appena, un secondo prima che la comunicazione si interruppe. Le due donne restarono qualche minuto a fissare lo specchietto nelle mani di Regina.
«Sta bene» bisbigliò Emma, scoppiando a piangere. «Sta bene, è al sicuro».
Il senso di colpa che la opprimeva sembrava svanire poco a poco, come un iceberg che si scioglieva dentro al suo petto, invadendola di una sensazione fredda, glaciale, ma che avrebbe presto lasciato spazio ad un calore rassicurante.
Regina le sorrise. «Si, sta bene» e le posò una mano sulla spalla.
Emma la guardò dritta negli occhi e Regina, davanti a quelle lacrime, si sentì sprofondare. Teneva ancora una mano sulla sua spalla, quando presto si ritrovò ad abbracciarla, a stringerla forte contro il suo petto. Ed Emma si lasciò andare, come solo con Regina riusciva a fare. Singhiozzò contro la sua spalla, senza preoccuparsi di apparire debole, senza preoccuparsi di non essere capita. Non aveva bisogno di fingere, con Regina; sapeva che lei l'avrebbe compresa, sapeva che non l'avrebbe giudicata. Perché anche lei era madre, la madre di suo figlio, e anche lei sentiva lo stesso senso di leggerezza nel sapere che Henry era al sicuro. 

**
Se gli equilibri spazio temporali vuoi sovvertire
Due oggetti magici e potenti devi reperire.
Un oggetto del presente, che a quel momento ti riporterà
E un oggetto del futuro, che tutto inghiottirà.
Sotto alla luce della luna posarli dovrai
Ma attenzione! Un giorno prescelto, avrai.
Con entrambi gli oggetti tornerai all'inizio
Ma solo nella notte d'estate, del solstizio. 


«E' uno scherzo, vero?» sbraitò Emma, leggendo la pergamena che Regina teneva in mano. 
Dopo aver parlato con Henry e Tremotino – e dopo che Emma si fu calmata – le due donne erano andate al negozio di Gold per recuperare la pergamena. L'avevano riconosciuta subito, come aveva detto Tremotino; era vecchia e ingiallita nel tempo, ma erano comunque leggibili le grandi lettere argentate che recitavano "Incantesimo dello Spazio e del Tempo" e poche enigmatiche frasi.
«Dimmi che tu hai capito qualcosa di quello che c'è scritto» continuò Emma, portandosi le mani alla testa.
Erano tornate nella cripta, dopo aver preso un caffé per Emma e un thé per Regina. 
«Ho capito che questo incantesimo è più difficile del previsto e dobbiamo farlo...» Regina indicò le ultime due frasi, sospirando. «...il giorno del solstizio d'estate. Ma è tra meno di un mese!»
Emma fece un rapido conto mentalmente. «Tra ventisei giorni per l'esattezza. Dobbiamo recuperare questi oggetti al più presto».
«Hai ragione» ammise Regina. Lesse un'altra volta la pergamena. «Non ho idea di cosa siano. Un oggetto del presente e un oggetto del futuro...»
Emma cominciò a camminare avanti e indietro nella cripta. «Abbiamo bisogno d'aiuto».
Regina si voltò a guardarla. «E chi ci può aiutare?»
Emma inspirò a lungo, prima di rispondere. «Tremotino potrebbe avere questi oggetti. Ma senza doverlo chiedere a lui, ci serve una persona che ha passato molto tempo lì».
Si guardarono per un lungo momento.
«Come possiamo convincerla ad aiutarci?» chiese Regina. «Siamo due sconosciute per lei, senza contare che non possiamo farci vedere troppo in giro. Neal ci sta alle costole».
Emma si portò un dito sulle labbra. «Forse Belle non ci riconosce finché è a Storybrooke. Ma cosa accadrebbe se attraversasse il confine?»
Regina annuì. «Tremotino ha detto che così possiamo anche avere la conferma che si tratta di un sortilegio. Possiamo unire le due cose».
«Dobbiamo escogitare un piano per attirarla al confine» disse Emma. «Questa è la nostra nuova operazione».
Regina sorrise. «Propongo di darle un nome. Henry l'avrebbe fatto».
Emma lesse tra le parole di Regina una certa nostalgia, verso Henry, che non era lì con loro. Capiva perfettamente cosa provava, perché anche a lei mancava.
«Operazione...» continuò Regina, pensierosa. «Io non sono brava, coi nomi».
Emma arricciò un angolo della bocca. «Operazione Scoiattolo».
Regina aggrottò la fronte. «Perché scoiattolo?»
Emma alzò le spalle. «Henry mi ricorda un po' uno scoiattolo, a volte...»
Emma scoppiò a ridere ancora prima di finire la frase, trascinandosi dietro Regina. Risero per quelle che sembrarono ore, e si gustarono fino in fondo quel piccolo momento di gioia, perché sembrava troppo tempo che non ne assaporavano uno. 



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** Eccomi qua, bella gente, con il sesto capitolo! Spero che vi sia piaciuto, le cose stanno cominciando a prendere forma. Vi dico anche che salutiamo momentaneamente Henry, Elsa e compagnia bella, non scriverò più in parallelo ma ora mi concentrerò su Emma e Regina e sull'Operazione Scoiattolo. 
Operazione che non ha un nome casuale, e certe personcine carine capiranno a cosa mi riferisco <3 Ciò detto, questo capitolo, questa Operazione scoiattolo, lo dedico in particolare alla mia Deary, alla mia Alli-Mills, e alla mia Pattysmam -che mi porta sulla via della perdizione-. Voi sapete perché <3

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