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Autore: Temperina    21/06/2015    1 recensioni
Esiste un limite alla vendetta? Lee Eunhyuk vorrebbe rispondere di no, visto che nel suo caso si tratta di provocare la bancarotta della famiglia che aveva umiliato lui e sua madre molti anni prima.
Nel suo piano, però, non aveva previsto di conoscere e soprattutto di innamorarsi di una delle vittime,l'angelo bruno Donghae.
C'è ancora tempo per fermare il disastro che lui stesso ha iniziato? Forse no, a meno che loro due non accettino la condizione di...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Donghae s’incamminò verso la piscina, sapeva che una nuotata l’aiutava ad alleviare la tensione che aveva accumulato durante la cavalcata.
Nuotare gli servì a sciogliere i muscoli,ma si sentiva ancora tremendamente nervoso, e soprattutto era ancora turbato per l’intensa attrazione che provava per Eunhyuk.
Come poteva desiderare qualcuno così tanto? Come era possibile che fisicamente lo volesse fino a quel punto?
Aveva avuto un paio di ragazzi, niente di serio, ma sebbene glielo avessero chiesto, lui non aveva mai acconsentito a fare l’amore.
Gli piaceva baciare ed essere baciato, ma non si era mai spinto oltre…fino a quel momento.
In qualche modo sapeva di aver trovato in Eunhyuk ciò che stava cercando, era consapevole che lui intuisse i suoi sentimenti e li corrispondesse.
I brevi baci che si erano scambiati l’avevano sconvolto; anzi l’avevano spaventato: era qualcosa di sconosciuto.
Eunhyuk non era l’uomo giusto. Rappresentava sicuramente la passione, ma anche il dolore, la sofferenza.
Disgustato da se stesso, Donghae si arrampicò sul bordo della piscina, uscì dall’acqua e si avvolse in un telo di spugna. Si era appena accomodato sulla sdraio, quando sentì la porta di casa aprirsi e subito dopo richiudersi.
Il cuore gli balzò in petto appena scorse Eunhyuk che si stava avvicinando alla piscina; indossava un paio di pantaloncini neri,che sottolineavano l’ampiezza delle spalle, la vita sottile e le lunghe gambe muscolose.
Era molto virile, pensò Donghae, provando di nuovo il timore che sempre l’invadeva in sua presenza. Raccolse velocemente le proprie cose, infilando la crema solare e gli occhiali scuri nella borsa e si alzò di scatto.
<< Hai fatto una bella nuotata? >> gli chiese lui mentre Donghae gli passava accanto diretto verso casa.
Non ebbe nemmeno il coraggio di guardarlo in volto.
<< Si, grazie >>.
Raggiunse il portone, posò la mano sulla maniglia, e si rese conto, pieno di terrore, che l’anulare sinistro era nudo.
L’anello di fidanzamento non c’era più,l’aveva perduto.
Quella pietra costosissima era sparita.
Non poteva assolutamente permettersi di perderlo, doveva restituirlo a Henry!
Donghae tornò di corsa verso la piscina, giusto in tempo per vedere un lampo di pelle abbronzata immergersi nell’acqua. Rimase affascinato a guardare Eunhyuk che nuotava in immersione, fino a raggiungere l’altra sponda della vasca.
Lui emerse dall’acqua e si sedette sul bordo della piscina, con la pelle resa lucente dalle gocce che gli scorrevano sui muscoli possenti.
Con una mano si scostò i capelli bagnati. Alzando lo sguardo lo notò, dal altro lato della vasca, che lo fissava con aria trasognata.
<< hai bisogno di qualcosa? >> gli canzonò.
<< Si >> ammise titubante, con una stretta al cuore. << Ho perso il mio anello. L’anello di fidanzamento >>.
<< Quello che ti ha dato Henry? >>
<< Si >>. Col cuore che gli batteva impazzito lo vide alzarsi e dirigersi verso le sdraio sul lato lungo della piscina. << Era l’anello di sua madre. Un tesoro di famiglia >>.
Lui prese l’asciugamano e cominciò ad asciugarsi il petto. Donghae non riusciva a distogliere lo sguardo, affascinato dal guizzare dei muscoli e dalla forza che quel corpo emanava.
Eunhyuk lo squadrò e sollevò un sopracciglio.
<< Nel caso te lo stessi chiedendo, non ho io il tuo anello >> precisò.
Mortificato, Donghae si sentì arrossire fino alla radice dei capelli. Si sforzò di muoversi, di avvicinarsi alla sdraio dove era seduto poco prima, per controllare che l’anello non gli fosse caduto lì.
S’inginocchiò davanti alla sedia e controllò sotto i cuscini, non trovò nulla.
<< Forse l’hai perso durante la cavalcata >> osservo Eunhyuk.
Lui scosse la testa spaventato. << Sono abbastanza sicuro che lo avevo ancora quando siamo tornati a casa >>. Poi, sempre scrutando il terreno, si diresse verso il bordo della piscina, e ne osservò il fondale con attenzione.
<< Sapevo che non avrei dovuto indossarlo, non avrei nemmeno dovuto portarlo a Jeju….Non sarò mai in grado di ripagarglielo >>.
<< Sono sicuro che Henry non pretenderà che tu glielo ripaghi >> gli fece notare Eunhyuk.
<< Invece dovrò farlo. Quel diamante era di quattro carati, valeva una fortuna >>.
Donghae si voltò lentamente e lo fissò negli occhi. << Certo. Perché non avrebbe dovuto? >>
<< Perché quello non era un diamante vero >>.
<< Che cosa? >>
<< La pietra era fasulla >>. Eunhyuk alzò le spalle avvicinandosi a lui. << Non era nemmeno una buona imitazione >>.
Donghae indietreggiò di un passo, come se l’avesse schiaffeggiato. Come si permetteva di insinuare una cosa del genere? Che menzogna! Ma chi si credeva di essere?
Lacrime di indignazione gli bruciarono gli occhi; per tentare di nasconderle si affrettò a cercare gli occhiali scuri nella borsa, ma nell’infilarli fu troppo brusco e gli occhiali caddero a terra.
Eunhyuk li raccolse e l’aiutò ad indossarli. Le sue dita gli sfiorarono le orecchie, provocandogli brividi lungo tutta la schiena. << Parlami di Henry. Dimmi perché ti sei innamorato di lui >> lo invitò.
La voce di Eunhyuk gli avvolse il cuore, facendolo fremere nel profondo. Tremava di desiderio. Sollevò gli occhi, ora nascosti dalle lenti scure e lo guardò.
Come poteva continuare a fingere? Come sarebbe riuscito a fargli credere di amare Henry quando tutto ciò che voleva era gettarsi nella sue braccia, sentire la sua bocca sulla prpria?
<< E’ un amico di famiglia >> rispose in un sussurro. << Lo conosco da sempre >>.
<< Questo per te è abbastanza? >>
<< E’ molto buono con mio padre, lo aiuta…a volte >>.
Eunhyuk corrugò la fronte e socchiuse gli occhi, studiandolo con attenzione.
<< Questa è la tua idea di amore? >>
<< Io… >>
<< Tu cosa? >>
Donghae socchiuse le labbra ma non riuscì a parlare, si sentiva svuotato, incapace di pensare.
Lo sguardo di lui si soffermò sulle sue labbra, come se stesse ricordando il bacio che si erano scambiati, e ne sentisse ancora il sapore.
Se solo l’avesse baciato di nuovo… Se solo l’avesse sfiorato… Ma Eunhyuk non si mosse.
Rimase fermo ad osservarlo, in attesa.
Donghae avrebbe voluto allontanarsi immediatamente, porre della distanza tra lui e quell’uomo che lo scombussolava, ma era incapace di muoversi.
<< Henry non è così… >> tentò di difenderlo debolmente.
<< Così come? >>lo incalzò lui.
<< Cattivo…Non è così >>.
<< Forse non è cattivo, ma non è di sicuro una brava persona, e certamente non è l’uomo giusto per te >>.
Donghae sobbalzò al tono duro di lui.
La voce era diventata fredda, tagliente, le parole erano state pesanti come pietre. << Come puoi dire una csa simile? Tu non lo conosci nemmeno >>.
<< Lo conosco abbastanza. Henry e io siamo fati della stessa pasta. Abbiamo entrambi fatto carriera manipolando il prossimo. Io mi sono dedicato ai Choi, lui ai giovani biondi e inesperti >>.
<< Ma se… >>
Eunhyuk non capiva per quale ragione Donghae continuasse a difendere Henry, a meno che non fosse davvero innamorato.
<< Non è tutto >> lo interruppe brusco. << Il tuo Henry Lau è molto più approfittatore di bei ragazzi. E’ indagato anche per evasione fiscale, frode assicurativa reato di falso e un paio di incendi dolosi >>. Compreso quello che ha semidistrutto proprio la tua fattoria tre anni e mezzo fa.
Donghae, però, non gli credeva, se ne accorse dal piglio deciso del mento e dalla smorfia delle labbra.
<< Solo perché tu sei un essere privo di morale, Eunhyuk, non è detto che tutti siano uguali a te >>.
Lui scosse il capo, senza parole.
Non sapeva come spiegargli le circostanze che li avevano portati a trovarsi lì in quel momento. Non sapea da che parte cominciare a raccontargli il suo passato, le disgrazie accadute a sua madre. << Probabilmente io non sono un uomo virtuoso, ma non ho mai approfittato degli uomini >> dichiarò secco.
<< No? Allora come lo chiami tenermi qui contro la mia volontà? >> La voce di Donghae si alzò di tono. << Io sono un tuo astaggio, mi stai tenendo prigioniero. Questo non vuol dire, secondo te, approfittarsi di un uomo? Non stai forse negando i miei diritti?
Eunhyuk detestava vederlo piangere, e gli faceva male il disgusto dipinto sul suo volto.
<< Si >> sospirò alla fine, con vice roca.
Lui sollevò un dito e glielo punto al petto. << Allora non parlarmi di Henry, e non giudicare le mie scelte perché tu sei di gran lunga peggiore. Sei veramente meschino >>.
Seduto alla scrivania del suo ufficio, Eunhyuk osservava le pagine uscite dal fax.
La cessione delle Imprese Choi aveva avuto inizio.
I membri del consiglio erano stati tutti avvisati, l’offerta di acquisto era stata fatta. Adesso era solo questione di tempo e di pazienza.
E nervi d’acciaio.
Perché Eunhyuk poteva immaginare cosa stesse attraversando Siwon in quel momento: rabbia, sconforto, senso di tradimento. Siwon aveva creduto in lui, si era fidato del suo fratellastro.
In realtà Siwon non lo aveva mai conosciuto davvero.
Il fax continuava a stampare fogli su fogli di documenti. Offerte d’acquisto,prezzo delle azioni…
Siwon doveva sentirsi distrutto.
La porta del suo ufficio si spalancò di colpo.
Donghae si fermò sulla soglia. << Voglio delle prove >> lo aggredì. << Dimostrami che c’è Siwon dietro il mio rapimento, oppure lasciami andare. Adesso >> gli aggiunse.
Eunhyuk non aveva un bel aspetto. Era pallido, e profonde linee scure gli circondavano gli occhi e la bocca, facendolo sembrare molto più anziano.
Lui posò sul tavolo i dcumenti che aveva in mano.
<< Prove? >>
 
<< Si. Devi avere qualcosa da qualche parte. Qualcosa di scritto che possa incriminare  Siwon. Del resto sei stato tu a dirmi che in futuro potrai ricattarlo per questo, quindi devi avere le prove >>.
Voleva ferirlo, invece era lui a soffrire, oppresso da una situazione più grande di lui.
Chiuso nella propria stanza si era reso conto di non sapere più a cosa credere. Non sapeva di chi fidarsi.
Eunhyuk gli aveva fatto anche questo: aveva completamente sconvolto il suo mondo.
Come vi era riuscito?
Forse perché gli aveva sempre parlato in maniera semplice e diretta. Non aveva mai giocato con le parole.
Non aveva tentato di proteggere i suoi sentimenti, al contrario di Kyuhyun e Siwon, di suo padre e perfino di Henry. Tutti loro avevano sempre cercato di tenerlo lontano dalla realtà, avevano preso le decisioni al suo posto. Certo, lo avevano fatto con le migliori intenzioni, per proteggerlo, invece gli avevano arrecato solo un grosso danno.
Eunhyuk non aveva mai avuto la pretesa di difenderlo da qualcosa. Gli aveva raccontato i fatti come realmente erano, o perlomeno la sua versione dei fatti, e lui si rendeva conto che le cose, come le vedeva lui, avevano un senso.
Non era d’accordo con lui, tuttavia ne apprezzava l’onestà… Bè, se si poteva definirla onestà. Così era andato nel suo ufficio chiedendo delle prove.
Non era più in grado di distinguere la verità dalle menzogne, e si rifiutava di rimanere in quello stato più a lungo. Voleva sapere.
Era suo diritto sapere.
Voleva conoscere i fatti anche nei minimi dettagli.
Avrebbe deciso lui stesso che cosa era giusto e cosa non lo era.
<< So che devi avere dei documenti >> proseguì con lo stomaco contratto e le gambe pesanti come il piombo. << Vorrei vedere tutto quello che hai. Per piacere >>.
Eunhyuk gli porse una cartellina, e lo osservò mentre lui l’apriva e cominciava a leggere i fogli all’interno.
Aveva ragione, pensò accigliato. Lo conosceva abbastanza bene per intuire che lui avesse dei documenti che lo riguardavano, per essere con le spalle coperte nel caso che quel rapimento anomalo fosse finito davanti a un giudice in tribunale.
Non si sarebbe addossato la colpa senza convolgere anche Siwon. Non si sarebbe rovinato senza distruggere la reputazione del fratellastro.
A Donghae cominciarono a tremare le mani, mentre leggeva i documenti che Eunhyuk gli aveva consegnato.
Lo vide impallidire e combattere evidentemente contro le proprie emozioni.
Sapeva che quei fogli l’avrebbero sconvolto.
C’erano delle e-mail di Siwon con sue fotografie scattate alla fattoria dei Lee e vari commenti in proposito. Lo osservò mentre esaminava una copia del passaporto, del biglietto aereo e i trasferimenti bancari di denaro che Siwon aveva effettuato.
Donghae chiuse il fascicolo e lo fece scivolare lentamente sulla scrivania.
<< Ti ha pagato per rapirmi >>.
Eunhyuk notò l’angoscia nella sua voce.
<< In realtà quel denaro era per te, nel caso ne avessi avuto bisogno durante la tua permanenza qui >> gli spiegò.
Donghae emise un sospiro esausto.
<< Perché dovrei aver bisogno di soldi? Sono un’ospite. Provvedi a me in ogni modo… >>
Il tono ironico si incrinò, era sul punto di piangere.
<< Non aveva nessuna intenzione di farti del male, Donghae >>.
<< Non cercare di difenderlo, è un tuo nemico! >>
A Eunhyuk si strinse il cuore. << Ma questo ti ha ferito, te lo si legge negli occhi… >>
<< La cosa dovrebbe renderti felice >> lo interruppe con una falsa risata. << Era esattamente quello che volevi, quindi puoi festeggiare >>.
Ma lui non aveva nessuna voglia di festeggiare. Si sentiva insoddisfatto, crudele. Non si riconoscea più.
<< Non posso festeggiare la tua infelicità, Donghae. Mi stai troppo a cuore >> ammise.
Donghae rise di nuovo, poi il riso si trasformò in pianto e calde lacrime cominciaro a scivolargli sulle guance. << Non dire che ti sto a cuore, è l’insulto peggiore. Non ti interesso, non ti interessa nessuno al di fuori di te stesso >>.
<< Ci sono molte cose che non sai >>.
<< Non credo >>. Il suo sguardo incontrò quello di lui e lo tenne incatenato. << Penso che sia una bugia che tu racconti a te stesso, invece la verità è piuttosto semplice. Tu vuoi che gli altri soffrano perché tu hai sofferto. Così puoi brindare per il tuo successo. Sei in gamba. Soprattutto a fare del male. Lo sai fare molto bene >>.
Uscì dal suo ufficio lasciando la porta aperta.
Eunhyuk rimase a guardare la porta ascoltando l’eco dei suoi passi che si allontanavano. Poi il silenzio lo avvolse e scese fin nel profondo del suo cuore.
Le cose non erano andate come aveva previsto. Pensava che sarebbe riuscito a far si che Donghae disprezzasse Siwon, invece non era successo.
Aveva solo coinvolto una persona innocente.
Era suo padre quello che faceva soffrire gli uomini giovani, non lui. Lu non lo aveva mai fatto. Aveva sempre sostenuto di difendere i deboli, invece si era trovato a tenere in ostaggio un ragazzo indifeso.
Che razza di uomo poteva fare una cosa del genere?
Solo uno come suo padre.
Ma lui non era come suo padre. Era completamente diverso da lui.
O forse no?
Nella sua camera gialla con le travi di legno scuro, Donghae estrasse dall’armadio la propria valigia e la posò sul letto; si asciugò le lacrime che continuavano a cadere e fece scorrere la cerniera, aprendola.
Così era tutto vero.
Eunhyuk gli aveva detto la verità. Siwon aveva organizzato il suo rapimento e aveva versato parecchio denaro sul conto di Eunhyuk.
Come aveva potuto fargli una cosa del genere?
Che razza di persona era?
Era stupido continuare a piangere, eppure non riusciva a smettere. Non avrebbe certo cambiato le cose. L’unica possibilità era andarsene di lì.
Ed era esattamente quello che lui aveva intenzione di fare.
Con gesti nervosi cominciò a prelevare i propri abiti dall’armadio per gettarli nella valigia.
<< Dove credi di andare? >> la voce di Eunhyuk lo raggiunse dalla sogli, il tono era sorprendentemente dolce.
Lui gettò indietro la testa in un gesto di sfida. << Via >>.
<< Adesso? Alle nove di sera? >>
Grazie al cielo non lo stava prendendo in giro. Ne avrebbe avuto la possibilità se avesse voluto. Invece il tono era sincero.
Entrambi sapevano che non avrebbe potuto andare da nessuna parte, che se se ne fosse andato avrebbe vagato per Hellasan avvolto nell’oscurità. Ma lui non acennò a nulla del genere, e Donghae continuò a riempire la valigia.
<< Devo andarmene, non posso più rimanere qui? >>
<< D’accordo >>.
<< D’accordo? >>
Lui si bloccò, con le mani sulla valigia, e lo guardò.
<< Sei d’accordo? >>
<< Si >>.
<< Mi lascerai andare via? Chiamerai l’elicottero per farmi venire a prendere? >>
<< Si. Sarà la prima cosa che farò domani mattina. Te lo prometto >>.
<< Perché non adesso? >>
<< E’ tardi. Il mio pilota ha avuto una giornata di lavoro molto pesante . Ha bisogno di riposarsi, ma domani mattina sarà qui, te lo assicuro >>.
<< Come posso crederti? >>
<< Ti ho mai mentito? >>
Lui lo studiò per un lungo istante. Lo vide per quello che era, e avrebbe voluto odiarlo.
Ma non poteva. Provava sentimenti contrastanti per lui, intensi. L’odio, però, non era uno di quelli.
Si diresse all’armadio e prese un paio di scarpe, chinandosi scorse qualcosa sul fondo. L’anello.
L’anello della madre di Henry.
Donghae lo sollevò e se lo infilò al dito.
<< L’ho trovato! >> esclamò voltandosi verso Eunhyuk. << Era qui, sul fondo dell’armadio >>.
Eunhyuk si sporse verso di lui.
<< Sono contento che tu l’abbia trovato >>.
Donghae si accigliò. << Perché? Dici che è un falso… >>
<< Ma tu eri preoccupato. Non ti voglio più vedere preoccupato. Vorrei vederti sempre felice, te lo meriti >>.
Improvvisamente Donghae  si pentì di essersi infilato l’anello al dito. Non gli piaceva. << Io non credo che Henry sia cattivo. Però non lo conosco molto… >> Trasse un profondo respiro e guardò Eunhyuk negli occhi. << … E sicuramente non lo amo. Non sono mai stato innamorato di lui. Non siamo fidanzati >>.
Eunhyuk si irrigidì. << Che cosa? >>
Lui scosse la testa, mordicchiandosi il labbro.
<< Tu e Siwon siete così intelligenti, eppure non lo avete capito. Io non sono mai stato fidanzato con Henry, non ho mai acconsentito a sposarlo. Lui me lo ha chiesto, io però non gli ho detto di si >>.
   
 
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