Nuovo
capitolo e nuovi accadimenti… le cose si fanno serie… ma non vi dico di più!
;-)
Buona
lettura!!
Secondo capitolo: Brutti risvegli
Elsa
si svegliò in un lago d’acqua, batté le palpebre perplessa e stupita. Era
crollata addormentata nel suo letto non appena l’aveva raggiunto, dimenticando
di togliere l’abito di ghiaccio. Ma non era mai successo che del ghiaccio si
sciogliesse attorno a lei. Non importava quanto facesse caldo o quanto
profondamente lei dormisse, il suo potere non lo permetteva. Eppure ora era lì,
vestita solo della leggera sottoveste di tessuto che indossava sotto gli abiti
di ghiaccio, in una pozza d’acqua. Alzò il braccio e trasformò quell’acqua in
ghiaccio. Nulla. Il sonno sparì del tutto e Elsa si tirò a sedere. Agiò entrambe
le mani. Ancora niente. Sentì il panico crescere dentro di lei e respirò
profondamente per calmarsi poi chiuse gli occhi e ascoltò dentro di lei. Il suo
potere era lì. Sentirlo la tranquillizzò. Lo richiamò e lo spinse fuori da lei.
Nulla. Non aveva bisogno di aprire gli occhi per sapere che non aveva
funzionato. Era bloccato. Lo sentiva. Qualcosa lo teneva imbrigliato.
Scese
dal letto e si cambiò, indossando solo una veste da camera poi corse da Anna.
Arrivò
alla camera e batté i pugni sulla porta. Non ottenendo risposta la spalancò ed
entrò. La camera era buia e vuota. L’ansia la assalì più violentemente di
prima. Poi con un tuffo al cuore ricordò che Anna si era allontanata con Kristoff quella sera, dovevano essere assieme. Fu sul punto
di andare a cercarla poi si calmò.
Era
notte fonda, non aveva idea di dove alloggiasse Kristoff,
visto che aveva gentilmente rifiutato una stanza a palazzo, e non poteva
andarsene in giro come una pazza per la città chiamando a gran voce sua
sorella.
Avrebbe
atteso l’alba. Mentre tornava nelle sue stanze notò per la prima volta i
bracciali attorno ai suoi polsi. Tentò di sfilarli e non ci riuscì. Erano
avvinghiati con forza a lei. Tirò e tirò ancora, poi li sbatté contro il suo
mobile in legno. Riuscì solo a farsi male, il bracciale che aveva attaccato non
si graffiò neppure.
Anna
aprì gli occhi e ricordò con una sensazione di panico dove fosse.
“Lasciatemi
andare!” Urlò con forza, nessuno le rispose, nessuno venne. Si guardò attorno
disperata, era in una cella di legno che… ondeggiava. Capì che si trattava di
una nave quando le sue orecchie diedero un senso al suono che sentivano, era il
mare che sbatteva contro il fianco dell’imbarcazione. “Dove mi state portando?”
Urlò ancora.
“Anna?”
La ragazza sobbalzò poi sentì il cuore risollevarsi, il mucchietto di paglia
nell’angolo della cella si mosse e ne spuntò una carota, Anna si avvicinò e
aiutò il pupazzo di neve a liberarsi, “Dove siamo?” Chiese Olaf guardandosi
attorno, appariva confuso.
“Su
una nave… ci hanno rapito. Credevo di essere sola…”
“Rapito?”
Due occhi spalancati e preoccupati la guardarono e lei sorrise rassicurante.
“Non
ti devi preoccupare, Elsa verrà a salvarci in un baleno, vedrai.”
“Oh,
io non credo proprio.” La voce fece sobbalzare sia lei che Olaf. Un uomo grande
e grosso le osservava dall’alto.
“Voi!”
Disse Anna con rabbia.
“Sì,
io, ed è stato ridicolmente facile.”
“Vedrete
quanto sarà facile dopo che Elsa sarà venuta a prenderci! Non vi piacerà vedere
cosa sa fare quando si arrabbia sul serio!” Il capitano Sif
sorrise inclinando la testa.
“Non
credo che la regina verrà a prendervi” Qualcosa nel suo tono gelò Anna che
all’improvviso ebbe davvero paura.
“Cosa
le hai fatto?” Chiese con un fil di voce.
“Nulla
di male”
“Non
vi credo”
“Non
mi importa che mi crediate o no. Sappiate solo che non le ho fatto del male, ma
che non potrà venirvi a prendere e sappiate altresì che sono un gentiluomo e
che non verrà fatto alcun male neppure a voi e al vostro interessante amico. Comportatevi
bene e tutto andrà per il meglio, due o tre anni e potrete rivedere vostra
sorella sana e salva”. Anna sgranò gli occhi.
“Due
o tre anni?” L’uomo annuì.
“E’
il tempo minimo per l’organizzazione di nozze reali… soprattutto tra paesi così
lontani…” Sorrise al suo sguardo preoccupato, “No, non voi principessa.”
Ridacchiò all’idea poi prima di chiudere la botola aggiunse. “Vostra sorella
sarà una magnifica sposa per il mio signore”.
Elsa
osservò l’alba ma il suo sollievo durò poco. Prima ancora che potesse indossare
qualcosa oltre alla veste da camera bussarono alla sua porta.
“Elsa,
Elsa!” Era la voce di Kristoff, la ragazza andò
immediatamente ad aprire e trovò il giovane intento a litigare con due guardie
e un servitore agitato.
“Cosa
succede, dov’è Anna?” chiese subito lei, “Lasciatelo passare, grazie” Aggiunse
alle guardie.
“Dov’è
Anna? Lo chiedo io a te” Rispose Kristoff, “Ieri
siamo andati via insieme, ma lei si è ricordata di dover dire non so cosa a
Olaf così l’ho aspettata. Non è mai arrivata. Pensavo avesse cambiato idea o si
fosse dimenticata, sai com’è Anna… ma poi questa mattina ho trovato il suo
cavallo al porto, ancora sellato. Ho chiesto in giro e nessuno l’aveva vista.
Così sono corso qui e mi hanno detto che non è tornata a palazzo ieri notte.
Quindi sono venuto da te.”
Elsa
ascoltò con ansia crescente tutto il racconto. Erano soli e avevano raggiunto
lo studio. La regina guardava fuori dalla finestra verso il porto, le braccia
strette attorno al corpo in un freddo che era dentro di lei. I fatti raccontati
dal ragazzo che senso avevano?
“Elsa?”
chiamo Kristoff. Era chiaramente agitato, mai l’aveva
chiamata per nome ed ora lo aveva già fatto più volte. Si voltò a guardarlo.
“Non
capisco…” Ammise.
“Dobbiamo
fare qualcosa! Cercarla!” Il ragazzo si agitava andando avanti e indietro per
la stanza mentre lei era immobile.
“Kristoff… credo l’abbiano rapita gli Ivoriani… guarda”
Indicò il porto con le navi già visibili nel chiarore del mattino. “La loro
nave non è più nel porto, devono essere salpati questa notte.”
“E
allora perché non fai qualcosa!” Il ragazzo quasi urlò e lei scosse la testa.
“Tu puoi fermarli! Ghiaccia il mare e io farò il resto!” Disse risoluto l’uomo
ma Elsa si voltò verso di lui, calde lacrime scendevano sul suo volto.
“Non
posso.” Come a spiegarsi alzò le braccia, la vestaglia scivolò rivelando i
bracciali.
“Cosa…?
Non capisco…”
“Non
ho più potere… questi bracciali sono un dono degli ivoriani, mi impediscono di
evocarlo… sono inutile…” Kristoff guardò i bracciali
per un lungo momento poi sul suo volto si dipinse uno sguardo sicuro.
“Io
so chi può toglierteli”
“Come?”
La ragazza lo guardò completamente stupita da quell’affermazione, poi comprese:
“I troll?” Il ragazzo annuì convinto.
“Sì, Granpapà potrà farlo di sicuro, ti libererà e poi potremo
liberare Anna e quegli ivoriani si pentiranno di averla portata via.”
Un
leggero bussare interruppe la risposta di Elsa. Un servitore entrò.
“E’
arrivata questa lettera mia regina, il messaggero dice che è urgentissima… e
visto che eravate sveglia…”
“Certo,
grazie” Elsa la prese, poi la posò sul tavolo senza neanche guardarla. Il
servitore era uscito e lei espresse quello che prima aveva voluto dire:
“I
troll… sono andata da loro da piccola… quello che mi ha detto il loro saggio ha
condizionato tutta la mia vita, mi ha spaventato e mi ha fatto temere il mio
potere. Non sono sicura di voler tornare lì”
“Hanno
salvato Anna, sono delle brave… persone” Aggiunse.
“Lo
so… ma…”
“Anna”
Disse solo lui e Elsa annuì decisa.
“Sì,
certo, farò qualsiasi cosa per salvarla. Andiamo”. Si voltò e fece cadere la
lettera. Kristoff si abbassò per raccoglierla e nel
rialzarla il suo volto si era fatto di pietra.
“Credo
che prima dovremmo leggere questa” Elsa che era già alla porta si voltò
perplessa dal suo tono duro, il ragazzo le tese la lettera e anche lei si
irrigidì. Era inviata dal capitano Sif.
L’aprì
con una certa trepidazione e ne lesse rapida il contenuto. Poi la strinse nella
mano con rabbia. Kristoff la guardava in attesa e lei
spiegò.
“Sono
stati loro, me lo confessa con candore.”
“Ma
perché?”
“Semplice,
è un ostaggio.”
“Cosa
vogliono?” Elsa strinse le labbra con rabbia.
“Vogliono
il controllo su di me, o meglio, sul mio potere”
“Ma…
non capisco… i bracciali…”
“Leggi
tu stesso”.
Kristff prese la lettera e lesse ad alta
voce:
“Buongiorno
cara regina Elsa,
Immagino
che vi siete già accorta di non poter più togliere i miei bracciali e di come
essi blocchino il vostro potere. Qualsiasi cosa tenterete di fare sarà inutile,
essi sono stati creati per catturare i jinn del
deserto e renderli geni sottomessi. Solo il vostro padrone potrà liberarvi.
Questa
era la prima cosa che volevo sapeste, la seconda è che vostra sorella è al
sicuro nelle mie mani. Non le sarà torto un cappello e la rincontrerete quando
sposerete il mio signore e vostro padrone, il califfo di Ivoria.
Ho creduto opportuno fare di lei un ostaggio per evitare di avere tutta la
marina di Arendelle nella mia scia. Vi consiglio di
non dire nulla a nessuno, mi eviterete di doverle fare del male, a lei o alla
vostra creatura, il pupazzo di neve, che ho preso come dono e dimostrazione del
vostro potere per il mio signore.
Avrete
presto mie notizie, sarò l’inviato durante tutte gli accordi per il matrimonio.
Buona
giornata
Capitano
Abul At Di Il Sif”
Kristoff smise di leggere stringendo i
denti.
“Come
vedi ho letteralmente le mani legate. Non posso usare il mio potere, non posso
mandare la mia flotta…”
“Dobbiamo
comunque tentare, Granpapà saprà dirci di più sui
bracciali e forse persino toglierteli”
“Sif dice che non è possibile”
“Dobbiamo
tentare!” Insistette il giovane e Elsa annuì.
“Va
bene, ma lo faremo in segreto. Diremo a tutti che Anna è con gli ivoriani per
una gita in mare di una settimana e diremo che io mi recherò al mio castello di
ghiaccio per lo stesso periodo di tempo.”
“Non
faranno domande?”
“No,
sono la regina dopo tutto” Elsa alzò il mento decisa e Kristoff
annuì.
“Andiamo
allora”.