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Autore: DAlessiana    21/06/2015    2 recensioni
“Cosa ti porta a Washington?” chiese, una volta incamminatosi con lei “Il BAU. Vorrei entrare nella squadra e, per miracolo, ho ottenuto un colloquio con l'agente Aaron Hotchner, che è a capo dell'unità. Devo sostenere il colloquio e se andrà bene e le mie preghiere verranno esaudite, lavorerò con la migliore squadra mai vista in campo!”
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO!
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aaron Hotchner, Jennifer JJ Jareau, Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Hotch rifiutò di sentire spiegazioni da parte di Aurora, perché se c'era qualcuno che doveva dargli delle spiegazioni, quello era Reid. Insieme agli altri era seduto davanti alla sala operatoria, in attesa di qualche novità. Sembrava che fosse passata un'eternità, ma lui rimaneva lì, in silenzio con le mani sulle tempie in cerca di qualche giustificazione valida: perché Reid aveva messo in gioco la propria vita? Perché gli aveva mentito e, soprattutto, perché lui non lo aveva capito subito che quella del traffico era soltanto una scusa.
“Non ti sforzare. Qualsiasi spiegazione che troverai sarà insignificante” disse Rossi, vedendo il suo amico in quello stato. Gli porse un bicchiere con del caffè ed Aaron lo ringraziò con un cenno del capo.
“Non capisco perché abbia fatto una cosa del genere.” lo fece partecipe dei suoi pensieri, mentre fissava il liquido scuro che non aveva per niente un bel aspetto.
“L'unico che può dirti il perché è lui. Che cosa gli dirai?” chiese Rossi, appoggiandosi al candidino muro bianco.
“Non lo so. Non so nemmeno se sono arrabbiato o preoccupato. Ho una responsabilità nei vostri confronti ed ogni volta che vi comportate da eroi, io non so che cosa fare. Siamo un team e credo proprio che a volte ve lo dimenticate.” rispose Hotch, buttando uno sguardo anche al resto della squadra che non si era mossa dalla sala.
“A volte seguiamo il nostro istinto e diventiamo irrazionali, capita a tutti” replicò Rossi, capendo che quello era il modo di Hotch di dirgli che gli voleva bene e che teneva a loro più che a se stesso.
“Continuo a darmi la colpa. Perché non ho capito subito che quella del traffico era una menzogna?” si accusò ancora il capo dell'FBI.
“Probabilmente se te l'avesse detto Derek oppure io, avresti capito subito. Stiamo parlando di Reid nessuno aveva preso in considerazione l'idea che avrebbe fatto una cosa del genere” disse David, mettendogli una mano sulla spalla.
“Io sì, avrei dovuto capirlo” la voce di JJ fece voltare i due uomini ed Hotch la guardò con espressione confusa.
“Quando mi hai affiancata a lui per occuparci della conferenza stampa, sapevo che lo avevi fatto perché io scoprissi che cosa gli stesse accadendo, ma non te l'ho detto perché con tutto quello che è successo mi è passato di mente ed anche perché pensavo che non fosse rilevante.” JJ parlò senza freno con gli occhi che quasi lacrimavano.
“Tutto è rilevante. Che cosa avresti dovuto dirmi, JJ?” domandò Hotch, per incitarla a continuare.
“Be', ecco…io credo che Reid si sia innamorato di Aurora” rispose la bionda, sentendosi in colpa per non averlo detto prima, abbassò lo sguardo pregando per il suo Spence, lei era l'unica che lo chiamava così.
“Reid osservava Aurora ed ha capito che quella dell'emicrania era una scusa, ma che in realtà si doveva incontrare con l'SI e così l'ha seguita” dedusse Rossi, pensando che contro la forza dell'amore anche l'essere più razionale del mondo, tipo Reid, diventa l'opposto.
“Ha rischiato la propria vita per salvare la ragazza di cui si è innamorato” concluse Hotch, comunque non giustificandolo del tutto.
Quando un uomo con la tuta verde uscì dalla sala operatoria, spalancando le porte. Tutti si voltarono ed Hotch si alzò.
“Come sta?” chiese, lasciando perdere i convenevoli. L'uomo, guardando le pistole ai lati degli agenti, capì subito chi fossero.
“L'operazione è andata bene. Ora è sotto anestesia e non vi so dire tra quanto si sveglierà” rispose e tutti si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo. JJ e Morgan si lasciarono andare in un sincero abbraccio, mentre Rossi ed Hotch si limitarono ad uno sguardo ed un piccolo sorriso.
“Lo sapevo, è troppo intelligente per morire!” esclamò David, facendo sorridere i presenti.
***
Roberto si precipitò in ospedale poco dopo aver sentito il telegiornale, che parlava di due agenti feriti, di cui uno in modo più profondo e della morte del killer, che aveva terrorizzato la cittadina. Aveva riconosciuto il luogo della sparatoria ed il fatto che uno ferito fosse una donna lo fece preoccupare ancor di più.
Vide Aurora parlare, poco fuori dall'ospedale, con un uomo più grande di lei. Portava pistola e distintivo, quindi dedusse che fosse un suo collega, ma quando si voltò riconobbe il detective Brown. Era nervoso, mentre Aurora era mortificata. Non era un ottima atmosfera e, per un attimo, Roberto arrestò la sua corsa. Quando gli occhi di sua sorella incontrarono i suoi ricominciò la corsa e la strinse tra le sue braccia.
“Che hai combinato, piccola?” domandò, baciandole i capelli. Aurora si lasciò ad un pianto liberatorio, tutta quella situazione la stava opprimendo fin troppo. Le braccia del fratello attorno a lei, il suo petto, bastavano queste semplici cose per farla sentire a casa. La sua vera casa.
“Sto bene” rispose, guardandolo negli occhi, mentre Roberto le asciugava le lacrime. Il detective Brown pensò bene di lasciarli soli, avrebbero finito di parlare più tardi.
“Era Stephen, Rob. Era stato lui” riuscì a dire Aurora, abbassando lo sguardo. Si sentì colpevole della morte dei suoi genitori, perché era stata lei a portare Stephen in casa sua e, inconsapevolmente, aveva condannato a morte i suoi.
“Lo so. Non è colpa tua” era come se Roberto riuscisse a leggere i suoi pensieri e, per tutta risposta, Aurora sciolse l'abbraccio.
“Invece sì. Ho condannato a morte mamma e papà, come puoi guardarmi in faccia? E' solo colpa mia se loro non ci sono più!” replicò la sorella, sentendosi un mostro, c'era così tanta differenza tra lei e Stephen? Il suo ex non aveva fatto altro che completare la sua opera.
“Aurora, ascoltami!” esclamò Roberto in un tono bonariamente severo, voleva avere la sua completa attenzione e l'aveva ottenuta, dato che sua sorella rimase immobile a fissarlo.
“Tu ti sei solo innamorata, piccola. Non hai nessuna colpa, è stato Stephen a decidere di diventare un assassino, tu non hai fatto nulla. Ti sei solo infatuata della persone sbagliata, certo non tutte diventano dei pericolosi killer, ma non potevi saperlo. E per rispondere alla tua domanda, io riesco a guardarti in faccia, perché senza vedere il tuo dolce viso, non potrei vivere” aggiunse, addolcendo il tono. Aurora avrebbe voluto replicare che un agente dell'FBI si era preso un proiettile in corpo per colpa sua, ma lasciò perdere e decise di riprendere l'abbraccio che avevano lasciato in sospeso.
***
Non sapendo quando Reid si sarebbe svegliato, Hotch aveva mandato tutti in albergo, almeno per rinfrescarsi un po'. Morgan fu il primo a tornare e, presa una gelatina alla frutta, andò nella stanza del collega, sentendosi accanto a lui. Si chiedeva perché Spencer non avesse parlato con lui di quello che gli stava succedendo, nonostante lo prendesse spesso in giro, Derek teneva a lui e lo aveva sempre considerato il fratello che non aveva avuto, dato che nella sua famiglia erano tutte donne e lui era l'unico uomo. Dopo la morte di suo padre aveva accusato molto la mancanza di una figura maschile nella sua vita ed aveva fatto molti colpi di testa, a volte gli era difficile anche sottostare agli ordini. Aprì la gelatina ed iniziò a mangiarne un po' con il cucchiaino di plastica.
Quando Reid si svegliò fu attratto dal profumo di gelatina alla frutta, la sua preferita. Si ritrovò in una stanza con pareti bianche e, dopo pochi secondi, distinse la figura di Derek Morgan, la fonte del profumo.
“Non è giusto mangiare gelatina davanti ad un paziente che ne va matto” disse, con la poca forza che aveva, ma che stava recuperando pian piano.
“Bentornato tra noi, ragazzino!” esclamò Morgan, sorridendo. Gettò il contenitore, ormai vuoto, nel cestino e si alzò, andando a chiamare il medico, che corse subito.
“Salve dottor Reid! Come si sente?” domandò, gentilmente il medico, appena varcata la soglia della camera.
“Un po' frastornato, ma so che è normale” rispose Reid, tentando di mettersi seduto, il medico corse in suo aiuto.
“E' l'effetto dell'anestesia. Abbiamo estratto il proiettile dalla sua spalla con successo, ma dovrà stare qui per tutta la notte, domani nel pomeriggio potrò dimetterla, salvo complicazioni. Dovrà prendere queste pillole ogni otto ore per due settimane” disse l'uomo, indicando il flacone sul comodino, accanto al letto. Spencer annuì e si guardò la sua spalla sinistra fasciata, si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto portare quella medicazione alquanto fastidiosa.
“Potrà volare, dottore?” chiese Derek, che fino a quel momento era rimasto in disperate, silenziosamente.
“Certo. Ora vi lascio, ho altri pazienti. E' stato fortunato, dottor Reid, ci vediamo più tardi.” lo salutò cordialmente e Spencer fece lo stesso. Quando la porta si chiuse e rimasero soli, il più giovane guardò il collega.
“Avanti! Parla pure” lo incitò Reid, consapevole di quello che avrebbe voluto dirgli.
“Non sono qui per rimproverarti, Reid. Per quello c'è Hotch” alzò le mani in segno d'arresa l'uomo di colore.
“Non ho rispettato un ordine ed ho sbagliato, lo so, ma se tornassi indietro non esiterei a rifarlo, Derek.” disse Spencer, non si era pentito delle sue azioni, pur sapendo di aver fatto un errore.
“Perché?” la curiosità vinse l'agente e lo spinse a porre la fatidica domanda.
“Per Aurora. Io...credo di...amarla?” rispose il genio e senza rendersene conto aveva chiuso la frase come se fosse un interrogativo, nemmeno lui credeva alle proprie parole.
“Be' rischiare la tua vita non è proprio il modo migliore per dichiararsi” esclamò Derek, sedendosi accanto al suo letto.
“Io non sono te. A te basta fare un sorriso e sfoderare i tuoi muscoli, così le ragazze cadano ai tuoi piedi. Insomma, guardami! Oltre il mio cervello,che cosa ho?” si sfogò il dottore, mostrando quasi del tutto il suo essere insicuro.
“Hai te stesso, Spencer, che è la cosa più importante. Sii te stesso e vedrai che Aurora non potrà resistere a questo ciuffo!” esclamò l'agente, scompigliandogli i capelli. Entrambi scoppiarono a ridere e l'aria divenne più leggera.
“Sono felice che tu stia bene, ragazzino” sussurrò Morgan, lasciandosi andare ad un breve abbraccio.
“Grazie” mimarono le labbra di Spencer, era un grazie speciale, racchiudeva tutte le volte che aveva avuto bisogno di qualcuno e lui era tra i primi a correre in suo aiuto, per quel che poté, Reid ricambiò la stretta.
Dopo poco Derek uscì dalla stanza per avvisare gli altri e chiamare Garcia, che non gli aveva dato pace.
***
Aurora, sollevata dalla notizia che Spencer era salvo, lasciò per un attimo la mano del fratello e stava per entrare nella stanza, ma lo sguardo dell'agente Hotchner la fece tornare su i suoi passi.
Aaron Hotchner entrò nella stanza ed il rumore della porta fece voltare Reid verso di essa, sorridendo incuriosito. Appena incrociò il duro sguardo del suo supervisore, la sua espressione mutò e deglutì pesantemente. Nessuno dei due parlò ed il silenzio iniziò ad essere opprimente, Reid prese fiato, ma venne interrotto dal suo capo.
“Come stai?” chiese, spezzando l'aria gelida che si era creata, senza addolcire lo sguardo. Un brivido percosse la schiena di Spencer, quello sguardo faceva più male di un proiettile, lo aveva schivato per i ritardi in ufficio, ma non lo avrebbe scansato anche adesso.
“Bene” rispose, non avrebbe mai osato dirgli che la spalla iniziava a fargli male, perché sarebbe stato stupido lamentarsi per un suo errore. Ad un certo Reid trovò uno strano interesse per il lenzuolo bianco che lo avvolgeva ed il silenzio calò di nuovo nella camera.
“Vuoi sapere perché ti ho disobbedito? L'ho fatto per Aurora, credo di essermi innamorato di lei ed ad un certo punto non ero più razionale” fu Reid a rompere il silenzio, stringendo, con la mano libera, il lenzuolo.
“Non è una buona ragione, Reid” replicò severo l'altro, incrociando le braccia a petto.
“Lo so” ammise il dottore “Non sto cercando di giustificarmi, Hotch” aggiunse, continuando a torturare la stoffa di cotone bianco.
“Ti chiedo scusa per non aver rispettato il tuo ordine e per averti mentito, ma non mi pento delle mie azioni” disse sinceramente Reid e stavolta incrociò lo sguardo del suo capo.
“Bene. I medici del pronto soccorso mi hanno dato i tuoi oggetti personali” disse Hotch, avvicinandosi al lettino. Poggiò sul tavolo il distintivo ed il cellulare di Spencer, ma quest'ultimo capì che qualcosa non andava, infatti, poco dopo, notò la mancanza dell'arma.
“E la pistola?” chiese, sperando che non accadesse quello che stava pensando.
“Quella la terrò io, la riavrai quando lo riterrò opportuno” rispose il capo dell'FBI, con tono severo. Reid lo guardò spaesato, non capiva se l'avesse ancora portato con sé nei casi o lo avrebbe regredito a lavoro d'ufficio finché lo avrebbe ritenuto opportuno.
Stava per chiederlo quando il cellulare di Hotch squillò. L'uomo, se possibile, indurì ancor di più lo sguardo, Reid dedusse che non si trattava di buone notizie.
“Hanno trovato un altro cadavere, stesso modus operandi” disse, riponendo il cellulare nella tasca del pantalone di colore scuro.
“Domani sarò dimesso” disse Spencer, così avrebbe potuto aiutarli, almeno dalla centrale, dato la mancata possibilità di usare il braccio sinistro.
“Sei sollevato dal caso dottor Reid e credo che, quando torneremo a Quantico, un po' di lavoro d'ufficio non ti farà male” replicò Hotch, facendo spegnere Spencer come una candela su cui qualcuno aveva appena soffiato. Avrebbe voluto ribattere, ma la porta si chiuse ed Hotch sparì dalla sua visuale, lasciandolo solo.
Lo aveva chiamato << dottor Reid >>, non semplicemente << Reid >> e questo non era affatto un buon segno, anzi, non sarebbe tornato indietro sul provvedimento che aveva preso nei suoi confronti.
Prese in mano il distintivo e lo rigirò tra le dita della mano libera, mentre un dubbio lo assaliva: Aveva ucciso un uomo innocente?



-Salve a tutti! :)
Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto dei problemi in questi giorni. Spero che il capitolo vi piaccia e di aver descritto al meglio Hotch, non è un impresa facile decifrarlo a volte! :P
Alla prossima! :33

  
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