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Autore: _SuperLyla_    21/06/2015    2 recensioni
Tutti vi diranno che non è vero, ma fidatevi di me, a 18 anni vi si apre un mondo davanti, a cominciare dalle cose che potete comprare senza il permesso dei vostri genitori. Alcool, sigarette, accessi a discoteche esclusive, auto, patente, case. E questo è solo l’inizio della lista. Ovviamente c’è il fascino del ragazzo maggiorenne, e questo piace, ma non me la faccio con quelli più piccoli, preferisco non rischiare denunce. Ed è qui che inizia la storia che voglio raccontarvi.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ehilà gente! Sono stata assente per mooooolto tempo da questo sito, ma non scrivo mai qualcosa se non ho l’ispirazione giusta. Ovviamente sono tornata con una storia prettamente gay (amo talmente tanto gli uomini che non riesco a partorire altro), spero solo che vi piaccia e se volete lasciate una recensione!
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Finalmente è finita la scuola. Ora solo sole, mare e amore. Sesso, volevo dire sesso, scusate. Si, perché io non credo nell’amore, non più almeno. Sapete com’è, 18 anni, molte storie e cuore infranto centinaia di volte. Ma da qualche mese a questa parte ho detto basta a queste puttanate. Solo amici, alcool, sigarette, divertimento e scopate occasionali. Questa è la vita che voglio. E se per caso vi viene voglia di innamorarvi, non lo fate, sedetevi e aspettate che vi passa, perché fareste solo una grossa cazzata. Comunque, tornando a me, non mi sono ancora presentato, che maleducato. Sono Daniel, vivo in una piccola cittadina del centro Italia vicino Rimini e mi reputo un bel ragazzo. Le ragazze che mi conoscono mi definiscono “gran gnoccone”,  ma non sono così narcisista da dirmelo da solo. Peccato per loro che non potrò accontentarle, perché nessuna rientra nei miei gusti, a meno che non abbiano un pene. Ora penso l’abbiate capito, sono gay. Come ci sono diventato? Ve lo spiego subito. Le donne sono cosi complicate, piene di problemi, insicure e gelose. Gli uomini sono molto più semplici da capire, dicono subito quello che vogliono e sanno anche condividere (se sapete cosa intendo). Poi c’è un grosso vantaggio di fondo: volete mettere la bellezza di poter scopare 365 giorni l’anno e senza preoccuparsi di diventare padri prima del dovuto? Sono cose importanti da considerare. Sono dichiarato ovviamente, non ho mai avuto problemi a dire quello che sono perché le persone che veramente ti vogliono bene ti accettano. E poi è più facile rimorchiare. Quindi ora che sapete tutto quello che c’è da sapere di me possiamo andare avanti. Mi è rimasto solo un anno di scuola, ma adesso tutto è cambiato. Tutti vi diranno che non è vero, ma fidatevi di me, a 18 anni vi si apre un mondo davanti, a cominciare dalle cose che potete comprare senza il permesso dei vostri genitori. Alcool, sigarette, accessi a discoteche esclusive, auto, patente, case. E questo è solo l’inizio della lista. Ovviamente c’è il fascino del ragazzo maggiorenne, e questo piace, ma non me la faccio con quelli più piccoli, preferisco non rischiare denunce. Ed è qui che inizia la storia che voglio raccontarvi.
 
In discoteca quando si rimorchia occasionalmente non importa quanti anni hai, l’importante è che sei abbastanza ubriaco da limonare con uno sconosciuto. Una sera ero in uno di questi bei posti, più precisamente nel parcheggio, appoggiato alla mia auto, a limonare in modo spinto con un tipo (quindi compreso di mani che toccano ovunque e cose del genere) quando arrivò un mio coetaneo  che conoscevo di vista che si avvicinò tutto incazzato e mi rifilò un pugno sul viso. Lì per lì non mi resi conto di cosa era successo, poi lui si avvicinò e mi fece:
 “Tocca un’altra volta il mio fratellino in quel modo e te la rompo la mascella”.
Non potevo credere ai miei occhi: era identico al fratello ma con gli zigomi più pronunciati, un accenno di barba, due scintillanti occhi verdi e una chioma nera spettinata. Forse era l’alcool che non mi faceva sentire il dolore, ma mi sarei anche fatto sfondare il culo da uno cosi (nel vero senso della parola). Mi alzai barcollando da terra e guardai il ragazzino sbalordito con il fratello così sexy. Penso che non superava i 16 anni, e probabilmente non era neanche gay dichiarato quindi ecco spiegata la reazione del fratello maggiore.
“Matthew non c’era bisogno Dio santo, so badare a me stesso.” Quindi è così che si chiama, pensai,  spero di ricordarmelo domani.
“Ti stava stuprando nel mezzo di un parcheggio di una discoteca, era necessario.”
“Non mi stava stuprando, ero consenziente, o non hai visto questa parte?”
“Con un uomo?”
“Si, qual è il problema?”
“Nessuno.” Anche se il suo viso non era così convincente.
Poi se ne andarono, e io rimasi li come uno scemo aspettando che quella visione eterea mi si togliesse dalla mente.
 
Il giorno dopo mi svegliai con un grosso mal di testa , un livido viola che deturpava il mio viso e vaghi ricordi. Ma mi girava un nome in testa. Matthew. All’inizio pensai fosse il nome di uno con cui ero andato, anche se di solito non me lo ricordavo mai. Poi mi illuminai. Era quello che mi aveva procurato questo aborto sulla faccia, rovinando il mio bel viso. Se lo avessi  incontrato per strada l’avrei preso a pugni, anche se sarebbe stato un peccato toccare quel corpo in quel modo, avrei preferito in altro. Mi alzai tutto indolenzito, feci pranzo (erano le 13 circa), mi feci una doccia e uscii. Di solito il giorno dopo di una serata devastante il solo pensiero di vedere altro alcool mi faceva venire da vomitare, ma non so perché ero talmente carico che mi sarei scolato volentieri due o tre birre. La città dove vivo è piccola quindi tutti quelli della nostra età il pomeriggio vanno in un pub in centro e passano lì i pomeriggi giocando a biliardo/biliardino, fumando e scambiando due chiacchiere. Presi la macchina, accesi lo stereo al massimo e mi diressi verso il suddetto pub. Arrivato davanti all’ingresso salutai alcuni amici e mi accesi una Marlboro rossa. Neanche il tempo di fare due o tre tiri che vidi un gruppo di ragazzi che stavano arrivando con le loro macchine tenendo la musica al massimo. Non li conoscevo bene perché venivano raramente qui. Scesero dai mezzi e si diressero verso l’ingresso, ma appena vidi uno di loro mi cadde la sigaretta dalle mani. Era lui. Quello che mi aveva sferrato un pugno la sera prima, Matthew. Appena mi vide fece un sorrisetto da bastardo qual’ era, si avvicinò al mio orecchio e disse “Vedo che ti ho lasciato un bel ricordino di ieri sera, così impari a fare il pedofilo.” Le mie mani incominciarono a prudere così tanto che non ce la feci più, lo presi per il colletto del giubbino di pelle e lo attaccai al muro “Ero troppo ubriaco per risponderti ma non ci metto niente a recuperare.” I suoi amici e i miei ci guardavano a bocca spalancata, alcuni cominciavano ad alzarsi, forse per separarci. Un amico mio si avvicinò e mi fece “Dai Daniel non fare casini, ignoralo.” Il mio avversario, sempre con il suo odioso sorrisetto mi fece “Ah allora è così che ti chiami. Mi piace sapere i nomi di quelli che pesto, così posso vantarmene meglio.” Lui non cercava di divincolarsi, ma mi sfidava. Detti retta al mio amico e lo lasciai andare, non volevo mettermi nei guai. Raggiunse i suoi amici e presero qualcosa da bere al bar, io mi sedetti ad un tavolino fuori e mi accesi un’altra sigaretta.
 
Stava calando la sera quando uscì dal pub con il suo branco di pecore. Stavo per girarmi ed ignorarlo quando mi appoggia un fogliettino sul tavolo, mi fa un ghigno compiaciuto e va via. Presi il fogliettino con faccia perplessa, pronto a leggervi una sua provocazione, ma quando lessi veramente quello che c’era scritto rimasi a bocca ancora più spalancata: diceva “3458923201 SCRIVIMI”. Lì per lì volevo strapparlo e buttarlo via. Non sapevo se prenderlo come uno scherzo o prenderlo sul serio, ma la cosa mi incuriosiva. Non dissi niente a nessuno, mi allontanai un po’ dal pub e gli mandai un messaggio:
“Ti diverti a prendermi per il culo o non hai nient’altro da fare?”
Dopo neanche un minuto mi arrivò la sua risposta.
“Non mi diverto per niente.” Questo ragazzo aveva la capacità di farmi cadere la mascella a terra ogni minuto, e non per i pugni.
“Che vorrebbe dire?”
“Preferisco spiegartelo di persona.” Okay, o era un bravissimo attore o un malato di mente.
“Continuo a non capire.”
“Voglio vederti e parlare a quattr’occhi, solo tu e io, ti va?” O. Mio. Dio.
“Se vuoi vedermi solo per prendermi in giro risparmiatelo, altrimenti ti prendo veramente a pugni.”
“Tieni da parte le minacce, non voglio vederti per quello, altrimenti te lo avrei chiesto in faccia oggi, non credi?” In effetti aveva ragione, perché tutta quella segretezza se doveva solo sfottermi? La cosa mi incuriosiva ancora di più. E poi nel caso lo avesse fatto lo avrei messo al tappeto per bene.
“Ok, ci sto, ma ti ho avvertito. Quando?”
“Stasera, davanti alle scuole elementari, alle 9.”
“Va bene.” Il mio stomaco cominciò a stringersi e avvertii un senso di nausea, come la prima volta che dovetti andare ad un appuntamento. Non mi succedeva da anni.
 
Erano le 8.45. Ero lavato, profumato, vestito in modo impeccabile e con i capelli tirati indietro dal gel. Non sapevo neanche io perché tutta quella cura per un incontro con un bastardo, in fin dei conti non era né un appuntamento né niente che minimamente gli assomigliava, ma mi piaceva dare sempre una bella impressione. Presi la macchina e mi avviai, la strada non era tanta ma non avevo voglia di arrivarci a piedi. I miei erano partiti per una vacanza quindi a casa non avevo nessuno a rompermi le palle nel caso avessi portato un po’ di amici a far festa dopo questo incontro. Pensai che mi sarebbe servito. Arrivai lì davanti e lo vidi da lontano seduto sulle scalinate di fronte al cancello d’ingresso. Ci avevo scommesso la vita che sarebbe venuto con gli amici per farmi qualche scherzo, ma a quanto pare era da solo. Di solito davanti quella scuola la sera ci andavano solo i drogati o le persone che volevano appartarsi, quindi mi sembrò strano che mi chiese di vederci lì. Mi avvicinai fissandolo. Lui mi vide, mi salutò con un cenno del capo e mi fece segno di sedermi di fianco a lui. Era tutto molto strano. Mi sedetti. Sembrava quasi imbarazzato, come una bambina che stava per confessare la sua prima cotta. Mi feci coraggio e cominciai a parlare.
“Ok, finiamola prima che la cosa diventi ridicola. Che cosa vuoi? Devi ancora insultarmi per quello che ho fatto a tuo fratello? Che poi non ho fatto niente, è un ragazzo adolescente e tecnicamente è lui che mi ha abbordato…”
“Puoi stare zitto due minuti per favore? Grazie. Allora, non sono qui per insultarti ancora, penso di averti già affondato abbastanza. Ho pensato molto a quello che è successo l’altra sera, e volevo chiederti scusa. Non volevo farti veramente male, volevo solo allontanarti da mio fratello. Per me già è difficile accettare il suo coming-out, ma vederlo strusciarsi con un altro mi ha fatto impazzire… Soprattutto se quel ragazzo è il motivo del dubbio sulla MIA eterosessualità...”
Rimasi di sasso. Non potevo credere alle mie orecchie. Mi era già successo di far ricredere alcuni ragazzi ma questo era clamoroso. Una persona che a stento conoscevo, che mi ha tirato un pugno perché mi limonavo suo fratello, che mi ha insultato davanti a tutti, mi viene a dire che forse è gay a causa mia. Ok, questa era veramente l’ultima cosa che pensavo mi dicesse.
“Non so veramente che dire, mi hai lasciato senza parole.”
“Spero solo che accetti le mie scuse, per il resto dimentica quello che ho detto…”
“Perché dovrei?”
“Non penso che dopo quello che ho fatto abbia la minima speranza con te.”
“Si, è vero, ti sei comportato da fratello eccessivamente protettivo e soprattutto da vero stronzo, ma vuoi sapere cosa ho pensato quando mi hai tirato quel pugno? Che eri dannatamente sexy e…”
“E?”
“Che mi sarei fatto volentieri sfondare il culo da te.” L’avevo detto. Ora a dichiarazioni shockanti eravamo pari.
“Mi hai tolto le parole anche tu.”
“Troppo esplicito?”
“Nono, va benissimo ma… il fatto che mi sono eccitato appena tu l’hai detto significa che sono attratto da te?” In effetti appena lo dissi il suo corpo si avvicinò involontariamente al mio.
“Penso proprio di si. Modestamente sono un maestro nel far eccitare le persone, anche solo con le parole.”
“Sei solo un narcisista del cazzo.”
Eccola la simpatia di prima. “E tu sei un bastardo.”
Si avvicinò a me, la distanza divenne sempre minore fino a che non ci fu più. Le sue dita si infilarono tra i miei capelli e la sua bocca cercò la mia. All’inizio sembrava una guerra tra le nostre lingue, poi diventarono una cosa sola. Il mio corpo si avvicinò automaticamente al suo. Pensai che da lontano potevamo sembrare un'unica persona. Dopo qualche minuto ci staccammo per riprendere fiato. Le sue guance erano arrossate, ma sembrava ancora più attraente se era possibile.
“Ora sono sicuro al 100% che tu sia attratto da me.” Feci un ghigno di soddisfazione.
“Stai zitto. Piuttosto, hai in mente un posto appartato dove andare? Qui fra un quarto d’ora sarà pieno di tossici.”
“Ah quindi vuoi continuare la serata con me?” Il mio ghigno si trasformò in un’espressione sorpresa ed eccitata.
“Mi sembra abbastanza ovvia la risposta, cretino.” Sbuffai. Avrebbe mai finito di insultarmi?
“Casa mia è libera, i miei sono partiti.” Sapevo già come sarebbe andata a finire la serata. E la cosa mi eccitava all’inverosimile.
“Perfetto.”
Ci dirigemmo verso la mia macchina. Il tempo di fare la poca strada che divideva la scuola da casa mia che ci fiondammo in camera da letto. I vestiti caddero nel tragitto. Lo gettai sul letto e mi misi sopra.
“Non pensavo fossi gay per come avevi reagito quella sera.”
“Non lo pensavo neanche io, ma mi hai fatto ricredere.”
“Bene. Pronto per la tua prima volta?”
“Non sono vergine, idiota.” In quel momento mi venne da sbatterglielo dentro con violenza solo per non sentirlo. Tranne le urla di piacere.
“Dietro penso proprio di si, visto che sei alla tua prima esperienza con un uomo.”
“Ok, hai ragione. Portati via la mia ultima briciola di purezza.”
Immaginate come andò dopo. Pensai che non era proprio il caso di invitare amici quella sera.
 
Fu la serata più strana, interessante ed eccitante della mia vita. Perché ve lo racconto? Perché ora quel bastardo, pezzo di merda, stronzo, la persona più odiosa del mondo è il mio “scopamico”. Non mi guardate con quella faccia di disapprovazione. Vi ricordate cosa ho detto all’inizio? Non credo più nell’amore. Pensavate che invece dopo di Matthew l’avrei fatto? Mi dispiace avervi deluso allora. E’ vero, oramai siamo scopamici da più di due mesi, ma questo è tutto. Lui si fa la sua vita e io la mia. Ci consideriamo degli svuota-palle a vicenda. Non abbiamo bisogno di rimorchiare né di fare nessuno sforzo per fare sesso. Si può dire però che non siamo neanche amici, infatti quando ci incontriamo non ci salutiamo. Qualche messaggio per il dove e il quando, si fa quello che si deve fare e via. Semplice, veloce ed efficiente. Non avrei potuto chiedere di meglio. Ovviamente possiamo farlo anche con altre persone se vogliamo, ma nessuno dei due ha voglia. Anche se quando guarda un altro in modo più lascivo il mio stomaco fa una capriola e divento più irascibile, e la stessa cosa succede a lui con me. Me ne accorgo perché diventiamo più aggressivi a vicenda quando facciamo sesso, come per punirci. Strane cose le emozioni. Chissà, forse in un futuro molto lontano potrei ricominciare a credere nell’amore, ma per ora quella sottospecie di idiota è solo una persona che soddisfa i miei bisogni come io soddisfo i suoi.
Ma se qualcuno ci prova con lui per svuotarsi le palle gli stacco il pene a morsi.
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Angolo della scrittrice: rieccomi… allora? Vi è piaciuta? Spero di sì, era molto tempo che non scrivevo quindi non lapidatemi vi prego D: Sono ben accette anche le critiche costruttive, insomma fatemi sapere cosa ne pensate! Ci rivediamo alla prossima fanfiction guys <3
 
  
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