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Autore: Eylis    12/01/2009    1 recensioni
Quando si risvegliò, Thomas era accanto al letto in cui era stata coricata.
“Cos’è successo?” Chiese, con voce impastata. Thomas le rispose con un gran sorriso.
“Beh, piccola, sei caduta ai miei piedi vedendomi e sei svenuta per la troppa emozione!” La faccia corrucciata di Eileen a quelle parole fuori luogo ebbe solo l’effetto di farlo ridere ancora di più, e dovette attendere qualche secondo prima di essere di grado di riprendere. “Ti senti meglio, ora? Hai dormito per ore, ormai è tardi…” Gli occhi della ragazza corsero all’orologio, e questa si accorse che Thomas aveva tremendamente ragione. Era ormai sera inoltrata, e lei non aveva avvisato casa! Si rialzò di scatto sul letto, i suoi genitori dovevano essere preoccupatissimi! Doveva assolutamente chiamarli!
[...]

Dopo aver svelato con dolore il proprio amore alla sua migliore amica Eileen fugge da ogni ricordo e da una vita che ormai la fa soffrire enormemente. Arrivata in una nuova città incontrerà una persona molto speciale che saprà aprirle nuovamente il cuore, lavare le sue ferite e soprattutto farle scoprire un mondo nuovo e splendido...
Attenzione: questa storia era già stata pubblicata, ma dato che aveva bisogno di una rilettura la sto pubblicando di nuovo (modificando la versione già presente così da non dover cancellare chi mi aveva già recensita). Le differenze sono un maggior approfondimento della trama e soprattutto dei sentimenti delle protagoniste, una stesura a capitoli ed una visualizzazione decisamente meno pesante. Spero apprezzerete questa rilettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. Domande

Arrivata a casa la madre le sorrise nel vederla tanto serena ed allegra, forse le cose stavano migliorando… cenarono assieme chiacchierando come non facevano da molto tempo, poi Eileen andò in camera per studiare. L’impegno che le era richiesto a scuola non era troppo pesante, ma doveva comunque soffermarsi, la sera, su alcuni argomenti più difficili per meglio comprenderli. Riuscì a lavorare ben poco però, perché dopo solo una decina di minuti squillò il telefono.
“Eileen, vai tu per favore? Sono in bagno!” La voce della madre la raggiunse e la obbligò ad andare a rispondere. Libera dai libri il suo pensiero si rivolse subito a Sylvie, ma quando sollevò la cornetta e sentì quella voce amara il suo sorriso mutò presto in una smorfia d’angoscia.
“Ti avevo promesso che ci saremmo risentite, ricordi? Vedi come sono brava io, rispetto quel che dico, al contrario di te!” Eileen rabbrividì.
“Tu…”
“Non rompere, ho qualche domanda da farti.” Sbrigativa la ragazza la interruppe senza minimamente curarsi del tremolio della voce di Eileen. Le parlava con tono cattivo e tagliente, che ancora aveva il potere di ferire terribilmente la giovane. “Come stai, in quel paesino sperduto? Non ti sei ancora persa nel bosco? E dimmi, quante denunce per molestie hai già ricevuto? In posti come quello le bruciano ancora al rogo, quelle come te!”
“Io… nessuna, nessuno ha fatto una cosa del genere!” Eileen si costrinse a risponderle, seppure a fatica, ma il suo tentativo di apparire decisa fallì miseramente. La voce dall’altra parte del telefono infatti la derise aspramente.
“E così stai imbrogliando ancora tutti quanti, come hai truffato me? Ma che brava! E pensare che io mi sono fidata di te tanto ciecamente per tutto quel tempo…” Ormai le lacrime scorrevano inesorabili sulle guance di Eileen, che non sapeva fare altro che ascoltare senza replicare. I ricordi presero a riaffiorare rapidi, e la vide accanto a sé quando ancora non sapeva. Aveva un sorriso così dolce mentre le offriva dei dolcetti, un’espressione così supplichevole quando le chiedeva di poter copiare un compito dimenticato… E quando le aveva rivelato quello che provava… con orrore l’espressione che aveva avuto a quella confessione si riaffacciò nella sua memoria. Il puro disgusto, forse anche il dolore… E poi le sue spalle girate mentre si allontanava di corsa intimandole di non seguirla… Non poteva permetterle di farle ancora del male, doveva fermarla.
“Smettila, ti prego, non puoi farmi questo…” La voce rise nuovamente, Eileen si fermò un attimo per trovare il modo di parlare. “Perché? Perché i miei sentimenti ti danno tanto fastidio? Non capisco!” Questa volta la ragazza le rispose con un tono che rasentava l’incredulità pura.
“E tu davvero credi che quanto mi hai detto mi dia fastidio? Solo fastidio?! No, ti sbagli! Mi fa orrore!” A quelle parole Eileen si tappò con forza la bocca con una mano per non farle sentire il pianto, poi, lentamente, si costrinse ad appendere.

Tornò in camera, si buttò sul letto e pianse a lungo, chiedendosi come poteva fare per liberarsi di quella persona che, ora se ne rendeva conto, era tanto cattiva. Eppure le aveva voluto così bene! Era così difficile liberarsi di quel sentimento nei suoi confronti per sostituirlo con l’odio, nonostante tutto. Era stata legata a lei per così tanto tempo che quando risentiva la sua voce si chiedeva se l’avrebbe mai dimenticata veramente.
Si addormentò ore dopo, sfinita, e quando si risvegliò aveva ancora gli occhi gonfi, tanto che la madre stentò a non chiederle cosa fosse successo. La donna tentato di mettere da parte le sue preoccupazioni nei confronti della figlia, ma vederla in quello stato le aveva subito ricordato il giorno in cui l’aveva trovata, esamine, bagnata dal suo sangue.
“Stai bene, tesoro?” Eileen non la guardò neppure a quella domanda, ma nemmeno si arrabbiò con lei, diminuendo i suoi timori.
“Sto bene.” Dopo aver risposto con tono piatto Eileen si versò un bicchiere di latte e si preparò la colazione in silenzio. La madre preferì allora non più chiederle nulla, capendo intuitivamente che aveva solo bisogno di tempo per riflettere. La giornata così trascorse relativamente tranquilla. Piano Eileen riuscì a mettere da parte l’episodio, e quando arrivò da Marta si era quasi completamente ripresa, anche se la domanda di cosa poteva fare continuava a tormentarla. Quando la donna le aprì però riuscì a sorriderle con allegria, così questa non notò nulla.
“Buongiorno cara!”
“Buongiorno Marta, eccomi qui!” La donna la fece entrare e richiuse la porta.
“Sali pure, credo proprio che Sylvie ti stia aspettando con impazienza!” Eileen le lanciò un sorriso che sprizzava gioia e corse di sopra.

Questa volta Sylvie non era seduta sul letto, ma era affacciata alla finestra, e non la guardò subito. Dopo qualche istante di esitazione allora Eileen le si avvicinò per vedere cosa stesse ammirando con tanta intensità, ma osservando a sua volta al di là del vetro vide solo il bosco che splendido circondava la parte posteriore della casa.
“Cosa guardi?” Sussurrò, quasi avesse paura ad alzare la voce. Sylvie non le rispose, ma dopo qualche istante si scostò dalla finestra e si mise dietro a lei poggiandosi lievemente contro la sua schiena. Eileen ebbe un leggero sussulto a quel contatto inaspettato ma dolce, le sorrise. La ragazza ancora intenta le prese il capo fra le mani delicate e la diresse verso una pianta, poi puntò il dito in direzione di uno dei suoi rami, e con un’attenta osservazione Eileen si accorse che su questo c’era un piccolo nido d’uccello. Trattenne il fiato, d’istinto, era così bello, ma anche così fragile alla vista!
“A volte vorrei poter essere anch’io un uccello, per poter dimenticare ogni cosa…” disse, e la sua voce si riempì di triste amarezza. Sylvie allora l’abbracciò, come volesse consolarla, poi la girò verso di sé e le carezzò il viso guardandola con dolcezza. I suoi occhi chiari la scrutavano nel profondo, quasi a volerle leggere l’intera anima. Quanto avrebbe dato Eileen perché potesse farlo davvero! Incredula del suo stesso pensiero si ritrovò a meditare che forse di lei avrebbe potuto fidarsi, forse se ne avesse avuto il coraggio avrebbe potuto rivelarle il suo segreto. Ma inaspettatamente alle sue labbra salì un’altra richiesta.
“Sylvie, perché non parli?”

  
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