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Autore: _Whatever_    22/06/2015    2 recensioni
Una storia di pochi capitoli, nessuna pretesa, nessun avvenimento particolare.
Alex torna a casa dopo il tour di AM e prende coscienza di realtà diverse dalle sue.
Spero di non avervi confuso le idee con questa presentazione.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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In studio era stata una giornata delirante: avevano dovuto incontrare dei nuovi clienti con un problema molto grande ed erano indecisi.

Il loro studio era uno dei più importanti della città e avevano una reputazione da mantenere, erano bravi in quello che facevano e questo era il motivo per cui quell'azienda che si occupava di alimentari si era rivolta a loro. D'altra parte il caso era così difficile e così importante che una loro scivolata sarebbe stata deleteria per lo studio legale.

I suoi soci erano indecisi esattamente come lei e dopo due ore di riunione non erano arrivati a una conclusione.

Arrivata a casa, si tolse la stretta gonna nera attillata e la camicia rosa comoda per infilarsi nella sua tuta grigia da casa.

Aprì il frigo per organizzare la cena, ma il martedì era il giorno della spesa, quindi non aveva nulla di commestibile.

Aveva voglia di un'insalata fresca, perché a pranzo i carboidrati avevano fatto da padroni, quindi, controvoglia si infilò qualcosa di più decente con cui farsi vedere in giro per il suo quartiere e andò a fare la spesa.

C'era un supermercato vicino a casa sua, ma prese l'automobile perché aveva intenzione di fare scorte.

Non era una fissata con l'alimentazione o con la buona cucina, ma sua mamma era italiana e tutto quello che aveva imparato sull'alimentazione era metodo suo. La sua dieta quindi seguiva uno schema rigoroso che prevedeva i carboidrati entro le cinque di pomeriggio e a cena solo proteine e verdura. Non riusciva a capacitarsi di come la gente potesse mangiare panini a qualsiasi ora del giorno e persino della notte in alcuni casi. I suoi colleghi la prendevano in giro perché non ordinava mai la pizza quando era in ufficio con loro, ma lei sapeva che se avessero mai assaggiato quella italiana, poi non sarebbero più riusciti a tirare un morso a quella che loro chiamavano pizza.

Il supermercato si trovava vicino a casa, ed essendo una zona particolarmente particolare di Los Angeles, non aveva molti dubbi sulla qualità dei prodotti venduti.

Fece la spesa con molta calma, anche cercando degli ingredienti particolari per nuove ricette e giunta alla cassa aveva il carrello pieno di roba, anche se viveva da sola.

Davanti a lei, in fila, c'era un ragazzo moro, magro, con pantaloni neri attillati e una camicia color cheddar.

Si girò a guardarla quando sentí il rumore del carrello dietro di lui e lei lo riconobbe: era il ragazzo di quella mattina, e anche in quel momento indossava gli occhiali da sole.

Lei sorrise impercettibilmente notando che il suo sguardo era puntato sul suo carrello pieno di roba e anche lui sorrise, a modo suo, cioè tirando su di un millimetro quasi un angolo della bocca.

Probabilmente non si ricordava minimamente del loro incontro di quella mattina e Julia non poté biasimarlo, era conciato veramente male.

Durante l'attesa si prese la libertà di vedere cosa ci fosse dentro il suo carrello: bottiglie di superalcolici, birre, patatine fritte di ogni gusto possibile immaginabile, pop corn, varie confezioni di infusi di té, cibo in scatola e un sacchetto di mele.

Quanto si poteva dire di una persona solo guardando la sua spesa: scapolo, giovane, inesperto ai fornelli, con amici esigenti dai gusti esigenti e vari circa alcool e patatine, anche perché considerando la sua stazza e il suo fisico era improbabile che bevesse e mangiasse quella roba in continuazione.

Nessuna restrizione particolare sul cibo, nessuna dieta da seguire, probabilmente mangiava in giro quando era fuori e sgranocchiava mele o beveva té quando era a casa.

Julia si chiese se il ragazzo si fosse sentito osservato, perché si voltò di nuovo verso di lei, ma gli occhiali da sole le impedirono di capire che sguardo le aveva riservato.

Arrivato il suo turno, iniziò a sistemare gli acquisti sul nastro trasportatore e quando la cassiera arrivò a passare i superalcolici sul lettore dei codici a barre, lo scrutò in viso per capire se poteva vendergli quei prodotti o se avesse bisogno di controllare la carta d'identità.





Il ragazzo notò lo sguardo indeciso della cassiera e decise di toglierle ogni dubbio.

"Guarda" si interruppe per fermarsi a leggere il nome della ragazza sul cartellino che aveva appuntato al petto.

"Guarda, Jane, tengo gli occhiali da sole solo per poter nascondere delle occhiaie davvero tremende, ma ti assicuro che anche io ho le rughe vicino agli occhi, stai tranquilla"

La ragazza era immobilizzata: quel tipo le aveva parlato con un tono che difficilmente sarebbe potuto appartenere a un ragazzino e anche i suoi modi erano stati abbastanza sfacciati da non lasciare alcun dubbio.

Quando la cassiera ebbe finito di passare la merce, gli comunicò il prezzo senza il coraggio di guardarlo in faccia.

Julia aveva assistito alla scena sorridendo: conosceva quella cassiera, era una ragazza giovane e carina e i suoi scrupoli sull'età di quell'uomo erano più che giustificati, si era comportato in modo da attirare l'attenzione. Non aveva aperto bocca fino a quando non le aveva fatto quel discorso e anche l'aver tenuto gli occhiali da sole poteva essere fraintendibile.

Julia sorrise a Jane e stava per dirle di lasciar perdere quel soggetto, ma quel soggetto si era fermato all'uscita del supermercato a controllare il telefono e Julia non era intenzionata a mettere ulteriormente in imbarazzo quella ragazza.

Pagó la sua spesa e uscí dal supermercato superando il ragazzo.

"Scusa?" La stessa voce che prima aveva volontariamente fatto diventare rossa la cassiera la fece fermare.

"Si?" Julia si voltò.

"Tu sei quella che stamattina si é fermata ad aiutare un ragazzo ubriaco?" Chiese lui avvicinandosi.

"Probabile"

"Ti volevo ringraziare e soprattutto ci tenevo a dirti che non mi capita spesso di ridurmi in quelle condizioni, sai...non vorrei che pensassi che hai un vicino di casa con problemi di alcolismo cronico"

"Tranquillo, l'alcolismo non é niente di nuovo, siamo a Los Angeles, ci sono cose ben peggiori." Rispose Julia sorridendo per fargli capire che le sue preoccupazioni erano infondate.

"Comunque, piacere, io sono Julia" concluse appoggiando una busta per terra per stringergli la mano.

Il ragazzo esitó e poi gliela strinse di rimando.

"Io sono David"

"posso restituirti il favore portandoti una busta verso casa?" Chiese David gentilmente.

"Sono venuta in macchina sapendo che sarei andata via carica, al massimo ti offro un passaggio se non vuoi camminare fino a casa"

"Volentieri, grazie"

Si avviarono verso l'automobile della donna.

"Cosa fai nella vita, David?" Chiese Julia per fare conversazione.

"In questo momento niente di particolare, ma in generale diciamo che mi occupo di"

Un momento di esitazione.

"Arte, ecco sí, arte"

"Quanto mistero dietro quelle lenti scure, David. Facciamo che mi farò andare bene questa risposta abbastanza evasiva che vuol dire tutto e niente"

Intanto erano arrivati alla macchina e così caricarono le buste nella bagagliaio.

"Tu invece?" Chiese David per distogliere l'attenzione da se, non appena salirono in macchina.

"Io sono un avvocato, lavoro in un studio in centro"

"Oh, interessante" rispose Alex non sapendo bene cosa dire.

"Non mentire, per uno che si occupa di arte in generale non dev'essere nulla di interessante o avvincente"

"Dipende dai punti di vista"

"Non sei americano" disse Julia, non era una domanda perché l'accento non lasciava molti dubbi sulla provenienza del ragazzo.

"No, sono inglese"

Julia rimase in silenzio aspettando che David le dicesse qualcosa di più.

"Sono di Sheffield, una cittadina nel nord"

"Il cambiamento deve essere notevole"

"Diciamo che é stata una cosa graduale: prima sono passato da Londra e New York e ora eccomi qui"

"Capisco. Quello lí sta aspettando te?" Erano a pochi metri da casa di David e notarono un'automobile parcheggiata davanti al suo ingresso. Fuori dalla macchina c'era un ragazzo alto con i capelli lunghi raccolti in una coda.

"Già, é un mio amico" rispose David nervoso.

Julia accostò al marciapiede e David scese dall'automobile.

Grazie mille, Julia”

Di niente” sorrise la ragazza.

Scaricò la sua busta dal bagagliaio e le sorrise passando di fianco al posto del guidatore per raggiungere Zack.

Dov'eri? E' tutta la mattina che ti chiamo, Al!”

Eh, sono andato a fare la spesa e ho dimenticato il cellulare a casa”

Al guardò preoccupato in direzione di Julia per vedere se avesse sentito della conversazione con Zackary e dal suo sorriso quasi compassionevole, capì che la ragazza aveva sentito perfettamente quello scambio di battute. Lei sapeva benissimo che lui non aveva dimenticato il cellulare a casa perchè lo stava controllando all'uscita dal supermercato prima di fermarla, ma c'era un'altra cosa.

Sarebbe voluta scendere dall'auto per chiedergli se ' Al' fosse il diminutivo di Alfred, Alvin, Alan, Alfie, Alex, ma sorrise e fece manovra per raggiungere casa sua.

  
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