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Autore: ToscaSam    22/06/2015    0 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e i Blasoni Familiari, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e il Principe Mezzosangue a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del terzo capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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Angolo dell’autrice:
mi sono scordata di fare la nota a fine del libro precedente.
Anche stavolta mi sento in dovere di ringraziare le mie amiche, che sono meravigliose e mi hanno sempre invogliata a scrivere (anche minacciata LOL) nonostante io sia convinta che , certe volte, la storia fosse noiosa e non destasse interesse.
So che sto costringendo tipo otto persone a leggere una roba che sto scrivendo io permettendomi anche di giocare con le vite private degli altri (gnehh come sono cattiva ).
E, tra le altre cose, un buon 80% di queste persone ha la maturità in corso T^T (alzate tutti le bacchette, stronzetti, e rendete omaggio. Oppure alzate le mani per l’Energia Sferica, a vostra discrezione).
Quindi innanzitutto, scusatemi se sono una rompicog****i.  Poi vi devo ancora migliaia di GRAZIE, perché senza il vostro sostegno e il vostro amore non vomiterei cuori rosa ogni volta che leggete i capitoli.
È quella, per me, la vera gioia della fan fiction: pubblicare il link e aspettare i vostri commenti, vedere le bisticciate perché non volete spoiler, momenti di maphyah gratuiti e tutti i vostri bellissimi complimenti (che non merito. E non sono modesta, quindi evitate i “ma no, Sam! Sei bravyssyma!” XD).
Informo tutti i lettori che questo libro (finalmente!) ha una trama!
Lo scorso Nate Babbane e i Blasoni Familiari, non mi piaceva particolarmente.
Questo un po’ mi gasa, quindi ci sarà da divertirsi (spero).
E poi dopo arriva il big settehhh!
 
BUONA LETTURA.
VI AMO … VI … TR(no, basta citazioni di Ceccherini XD)
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Di qua e di là
 
Il cielo blu intenso dell’Irlanda faceva contrasto con il verde circostante.
Non era stata un’estate troppo calda da quelle parti.
In un’immensa distesa color smeraldo mossa dolcemente come se il vento fosse un pettine invisibile, c’era una casetta nascosta.
Come si potesse nascondere un’abitazione in una landa desolata, non è così misterioso, alla fine: era sufficientemente distante da qualsiasi autostrada o altri mezzi di comunicazione familiari ai Babbani; senza contare i numerosi incantesimi respingi-Babbano che proteggevano quelle vecchie mura di pietra.
Una giovane ragazza coi capelli rossi e la pelle chiarissima, di statura bassa, stava aprendo la porta di quella casa con i gomiti, poiché aveva le mani occupate.
 
« Alohomora
Gridò una voce maschile dall’interno.
La porta d’ingresso si spalancò e Sara – era infatti lei – evitò di rovesciare la caraffa di latte che stava trasportando.
« Duncan, ti pesava così tanto aprire di persona?»
Borbottò la ragazza a colui che aveva lanciato l’incantesimo.
Era un affascinante giovane uomo, coi capelli a metà fra il biondo e il rosso, con occhi dello stesso taglio e colore di quelli di Sara.
« È sempre divertente ricordare alle sorelline minori che non possono usare la magia fuori da scuola, finché non compiono diciassette anni»
Ridacchiò Duncan.
Per evitare la distruttiva rabbia furiosa della piccola sorella, il ragazzo le prese di mano la caraffa col latte, risparmiandole quel peso.
« Comunque, la parola d’ordine?» fece il ragazzo.
Sara esalò un sospiro pesante: « Vuoi veramente chiedermi ancora quella cosa ridicola?»
A Duncan si arrossarono le guance come a un bimbo felice.
« Oh si! È divertente e poi è una regola intimata dal Ministero!»
« E va bene … chiedi» bofonchiò Sara, alzando gli occhi al cielo.
« Che forma ha il tuo Patronus
Sara rispose a denti stretti, cantilenando la formula che ormai conosceva a memoria:
« Io. Non. So. Fare. Un. Patronus.».
Duncan rise ancora e Sara aggiunse, piano ma trucemente: « Per ora!»
« Ottimo! Direi che sei tu, puoi entrare».
 
Da una stanza alle loro spalle, si aggiunse una terza voce:
« Visto che sei in vena di prendere in giro chi non sa fare gli incantesimi … fai fare a me quello sul latte, Duncan. Non vogliamo che un’altra caraffa vada in pezzi, giusto?».
Era il secondo fratello di Sara: Eean. Simile al fratello, d’aspetto, ma un po’ meno bello.
Sfoderò distrattamente la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò sul contenitore del latte. Quello si illuminò per un istante, poi tornò normale.
« Ecco fatto»  continuò Eean, prendendo tre bicchieri di vetro dalla credenza e invitando Duncan a rovesciarci dentro la perlacea bevanda.
Porse il primo a Sara, sorridendole:
« Non vogliamo nemmeno che la nostra piccola Grifondoro prenda qualche brutta malattia Babbana con il latte appena munto».
Sara bevve a grandi sorsate il latte candido, molto saporito. Riemerse dal bicchiere con dei bei baffetti bianchi, che eliminò con un tovagliolo di carta.
« Hai detto che Duncan ha rotto qualcosa?» chiese la ragazza, improvvisamente facendo caso alle parole del fratello.
Eean sorrise radioso, mentre Duncan già iniziava a borbottare.
« Oh si» esclamò il primo, compiaciuto: « Ha rotto la brocca di ceramica, perché ha scambiato l’incantesimo di sterilizzazione  con una maledizione. Non possiamo nemmeno riaggiustarla!»
« Non ho scambiato, cretino, ho sbagliato! Differiscono davvero per poco! Un movimento, una parolina …»
Sara scoppiò a ridere così tanto che la sedia non era più abbastanza comoda per accoglierla, così che prese a rotolarsi sul pavimento.
« Duncan ha fatto cosa??!!»
Non poteva trattenere le lacrime agli occhi.
Un grassissimo gatto marrone chiaro spuntò dalle scale di pietra che conducevano al primo piano, e vedendo la sua padrona accasciata a terra sotto il peso del convulso di risa, si avvicinò per annusarla in modo sospettoso.
« Palla!» continuò Sara, incapace di fermarsi: « hai sentito cos’ha fatto Duncan?! Bene sono proprio contenta!».
Il gatto Palla, constatato che non c’era alcun pericolo e che tutti stavano bene, si sdraiò pigramente anche lui, di punto in bianco.
« Ora basta Sara! Non è così divertente! Ho sbagliato! Succede! Lo so fare l’incantesimo, cosa credi?»
Duncan aiutò la sorellina a rialzarsi.
« Sai … » gli rinfacciò quella: « con tutte quelle storie che non fai altro che ripetermi – che tu e Eean siete i veri maghi che sanno fare tutto, perché siete stati entrambi dei Corvonero –, mi aspettavo che non sbagliassi mai una cosa così banale!».
 « Si, miss Banale, quando hai finito di fare la spaccona vai in mansarda: ho visto arrivare dei gufi».
 
Era agosto, in quel momento. Sara immaginò che fosse arrivata finalmente la posta da Hogwarts con l’elenco dei libri per l’anno successivo.
Avrebbe frequentato il terzo anno, non stava più nella pelle: si era fatta spedire dalla sua amica e compagna di Grifondoro Samantha, i libri di Antiche Rune. Non sembrava una materia così malvagia come, dopo i ripensamenti dell’ultimo minuto, le si era figurata nella mente. Si era divertita a imparare già qualche lettera dell’alfabeto runico e si era abbandonata in ricordi lontani, quando aveva trovato una pagina tutta sottolineata, che recitava “Alfabeti Runici Antichi, rari e in disuso”.
Sara, mentre saliva sovrappensiero la scala di pietra, si fermò a osservare le foto della sua famiglia, appese al muro.
Sua mamma e suo papà – molto più giovani di allora – le sorridevano da una cornice di mogano.
Si trovavano a Londra in quel momento.
Un velo di preoccupazione tornò a posarsi nel cuore della ragazza: se aveva passato l’estate con i suoi fratelli, nella loro vecchia casetta in Irlanda, era perché i suoi genitori erano preoccupati per quanto stava accadendo.
Il ritorno dell’Oscuro Signore era ormai stato ufficializzato anche dal Ministero della Magia. Quello, nonostante l’impegno nel distribuire fascicoli sulla protezione domestica ad ogni famiglia magica, non dava grandi segni di efficienza.
Il senso di insicurezza aveva già fatto ritorno in ogni mago che possedesse una qualsivoglia memoria del precedente periodo di terrore.
La famiglia di Sara era considerata “Purosangue”, dai folli che si preoccupavano di distinguere la qualità del sangue magico. Tuttavia le amicizie che si portava dietro avrebbero potuto condannarla come una “famiglia di traditori del sangue”.
Per questo mamma e papà Harrison avevano preferito tenere i loro figli più lontani possibile dal fulcro del mondo magico del Regno Unito, al sicuro in quella vecchia casetta di pietra.
Loro non se n’erano andati da Londra, per non dare l’impressione di uno stato d’allarme, di una fuga. Temevano che sparendo dalla circolazione tutti insieme avrebbero dato troppo nell’occhio. Invece così, poteva benissimo passare per una vacanza estiva dei ragazzi in Irlanda.
 
Sara raggiunse la mansarda, arrampicandosi su una scaletta a pioli di legno.
Dalla finestra circolare, erano entrati diversi gufi: il primo che riconobbe fu Hoo-Hoo – un Gufo della Virginia, appartenente a Samantha –, poi Eulalia – una civetta minuta, di Alice – e infine un allocco grigio che doveva venire da Hogwarts.
Hoo-Hoo tese la zampa in avanti, orgoglioso, in attesa di recapitare il messaggio.
Sara, un po’ divertita, gli disse:
« Hoo-Hoo, aspetta, non vedi che sto sciogliendo il messaggio di Eulalia?»
Lui non si mosse e attese in quella scomoda posizione che Sara prendesse tutte le altre lettere.
Riponendo quelle in tasca, per il momento, la ragazza dai capelli rossi andò a riempire una piccola ciotola con il becchime e si promise di andare a prenderne anche una con l’acqua.
Tornando ai piani inferiori Sara iniziò a leggere le lettere delle sue amiche:
 
Cara Sara,
ieri sono arrivate le lettere di Hogwarts (anche la mia), così la mamma di Dara è andata oggi a Diagon Alley. Non ci ha permesso di andare con lei. È molto preoccupata e non le piace che ci facciamo vedere troppo in giro.
Come ti ho già scritto, non me la sono sentita di spiegare la questione a mamma, papà, Lizzy e Bob. Mi sento un po’ in colpa per essere andata via da casa anche d’estate … praticamente quest’anno non li vedrò mai. Vedrò come sarà la situazione per le vacanze di Natale.
Qui però, va tutto bene. Non ci sono stati grandi problemi, né se ne sono letti sul giornale.
Ah, ho letto quel coso che ha mandato il ministero … quel compendio per la difesa domestica. Ho scritto anche a Terry per sapere cosa ne pensasse. Ovviamente, anche a lui sembra un po’ ridicolo. Secondo lui è creato apposta per disseminare il panico. Dice che il Ministero, ora, vuole mettere paura alla gente, come scusante per il fatto che si è comportato da nullafacente per tutto lo scorso anno.
Un po’ è vero.
Voi fate davvero quella cosa della parola d’ordine? La mamma di Dara – che è una Dara di venticinque anni più grande – ci ha obbligate a farlo.
Anzi, credo di non avere nemmeno  il permesso di raccontartelo via lettera, quindi faccio cadere qui l’argomento, e buonanotte.
Ho letto l’articolo del nuovo Ministro, che garantisce la massima sicurezza a Hogwarts per l’anno scolastico. Tu cosa ne pensi?
Ultima domanda: ha notizie dalle altre? (sai per caso qualche strana novità sul conto di quelle simpaticone di Serpeverde? Ci sono stati un sacco di arresti in questi mesi, ma non mi sembrava di riconoscere nessuno. Ho pregato tutte le divinità esistenti per vedere scritti i nomi di Austere Gamp e Dolores Umbridge nelle liste dei detenuti di Azkaban).
Baci,
Alice
(e ovviamente ti saluta anche Dara!)
 
Appuntandosi mentalmente la risposta da scrivere, Sara strappò l’incarto dell’altra busta.
 
Ehi Sara!
Hai letto sulla Gazzetta che ci daranno una scorta di Auror, a guardia del castello? So che è terribilmente brutto da dire, ma questo fatto dello stato di allarme è piuttosto emozionante.
Ti immagini? Essere protetti da chissà quanti e quali incantesimi, e per giunta una squadra  di cacciatori di maghi oscuri alle nostre spalle.
Ok, smetto di fare l’esaltata e torno ad essere preoccupata: quell’opuscolo sulla difesa è abbastanza da panico.
Te avevi idea di cosa fossero gli Inferi? Mamma mia … corpi morti usati come armi da combattimento … è orribile.
Panico anche per la Maledizione Imperius.
Le Maledizioni Senza Perdono, ho letto che dovrebbero essere materia di studio al quarto anno di Hogwarts; ma figurati te se quella deficiente di una vacca grassa della Umbridge ci spiegava cose del genere! Ho bruciato “Teoria della Magia Difensiva”, per davvero. Anzi, ne ho serbato qualche pagina, perché così ci fodero il fondo della gabbia di Hoo-Hoo.
Dobbiamo assolutamente andare a Diagon Alley. Ho sentito dire che ha un aspetto spettrale e che molti negozianti hanno chiuso.
E poi dobbiamo passare … “tu sai dove”. Voglio fare una scorta di scherzi e soprattutto dare un’occhiata. Magari ci becchiamo anche qualcun altro … è tutta l’estate che non vedo nessuno.
Mamma e papà mi hanno praticamente proibito di andare più in là del nostro giardino. Non sono nemmeno potuta andare a trovare le fatine dei boschi che abitano nel querceto qui accanto.
Fammi un piacere. Se hai delle lettere da mandare, usa Hoo-Hoo, che è tutta l’estate che smania. Io non ho parlato con nessun altro eccetto te e Alice (e Dara), che già ha Eulalia.
So che Irene ha ospitato Dario per qualche settimana. Credo che siano andati insieme alla premiere di non so che film e ci sta che abbiano dormito per terra, fuori, pur di essere in fila per il biglietto.
Non ho altre notizie.
Le Serpeverde saranno a brindare con Tu-Sai-Chi in qualche villa di campagna, felici che persone col sangue sporco come me, o traditrici come te, siano a rischio.
Valentina però, mi sa che non fa parte del coro.
Ho sentito dire che ha passato l’estate a casa in montagna coi suoi nonni, quindi non si è unita alle amichette.
Speriamo un bene … dici che ce la faranno a capire quanto sono idiote?
Spero di essere lì quando lo capiranno.
Un saluto,
 
Samantha.
 
 
**
 
Quello stesso giorno, in una stanza di un Hotel, nei pressi della località balneare di Stutland, una signora piuttosto in carne si era affacciata alla finestra e, a causa di qualcosa che era successo, si era vestita alla bell’e meglio con una vestaglia di raso rosa confetto e si era precipitata nella hall, fuori di sé.
« Ma le pare il caso!!» gridò al receptionist – un giovane mingherlino – : « Le pare il caso che io venga al mare per sfuggire ai ritmi forsennati e alle strade di città e mi capiti uno stormo di gufi sopra la finestra!?! Come me lo spiega lei questo?!»
Sulla sua acconciatura notturna piena di bigodini, facevano la sua figura due schifosamente grandi cacche di gufo.
Il giovanotto della reception passò tutta la mattina a cercare di convincere la signora che non era colpa sua se uno stormo di gufi aveva deciso di svolazzare proprio da quelle parti.
Dentro di sé, di certo pensava che non fosse colpa proprio di nessuno, ma forse se avesse saputo l’intera storia, avrebbe potuto rifarsela con la segreteria di Hogwarts, scuola di Magia e Stregoneria.
Era proprio da lì che quei grandi allocchi grigi provenivano.
Si erano diretti a Stutland perché, poco distante da quell’hotel, un gruppetto di ragazzi stava passando le loro vacanze in una meravigliosa residenza (che agli occhi dei Babbani appariva come una casa diroccata, piena d’erbacce).
 
« Passa qui, Chad!»
Disse Adrian Pucey al suo amico, mentre si crogiolava su una poltrona di bambù, in veranda.
Warrington aveva appena raccolto due lettere che i gufi avevano lasciato cadere sul pavimento.
« Sono quelle di Hogwarts» fece Warrington in risposta, indicando due ragazze sedute su un comodissimo dondolo con le tendine argentate.
« Uh! Davvero?» una delle due, magrolina, con gli occhiali rettangolari e i capelli di un castano miele, si alzò in direzione dell’amico.
Anche Pucey si alzò e agguantò la lettera prima di Laura, aprendola:
« Eddai! È mia! Dammela!»
« Voglio vedere chi è il capitano della squadra!»
dichiarò Adrian, ignorando le proteste di Laura.
Bianca, in tutta risposta, attese in pace che la sua lettera le pervenisse, continuando a sorseggiare il suo cocktail al succo di zucca.
Aprendo ed esaminando la pergamena aggiuntiva alla lettera dei libri per Laura, il ragazzo esclamò, deluso:
« Cosa?! Io ero convinto che fossi tu!»
« Stai scherzando, vero? Non ho mai giocato e mi volevi far fare il capitano! Sei proprio di fuori, Adrian. Chi è? Il Cercatore?»
« Intanto tu hai giocato una partita. “si informano i membri della squadra di Quidditch che desiderano ripresentarsi al provino, che dovranno rivolgersi a Roland Urquhart, il nuovo Capitano”. Questo Urquhart non ho la minima idea di chi sia. Tu lo conosci, Graham?».
Da una sedia all’ombra, Montague alzò la testa in direzione di Laura e Adrian.
Era smunto e, rispetto all’anno precedente, molto dimagrito.
« Mai visto» , si pronunciò.
Il soggiorno nell’Armadio Svanitore l’aveva disturbato molto.
Era stato al San Mungo un paio di settimane e doveva prendere tre pozioni diverse al giorno per tutta l’estate.
 
Da quando Pucey aveva invitato i compagni di squadra (più Laura e Bianca) nella residenza estiva della sua famiglia, Montague aveva raccontato loro quella che era sembrata a tutti una storia sia divertente che dolorosa: si era ritrovato in una specie di limbo, diviso a metà fra Hogwarts e un negozio di Notturn Alley, che guarda caso possedeva un armadio gemello. Era riuscito poi a Smaterializzarsi – senza patente – ed era finito dentro un gabinetto.
Non si ricordava granché di come fosse finito nell’Armadio, né di come avesse fatto a Smaterializzarsi in quelle condizioni.
Quell’estate rappresentava per loro l’ultima possibilità di stare insieme: i ragazzi avevano infatti finito la scuola e da settembre avrebbero incominciato a lavorare, mentre Laura e Bianca se tornavano a Hogwarts per il loro terzo anno.
 
« Io so chi è»
Disse Bletchley, lungo disteso su una sdraio, con in mano un bicchiere di succo di zucca ghiacciato.
« E ti pareva» bofonchiò Pucey, passando finalmente le lettere a Laura.
« Chi è?» incalzò Warrington.
Bletchely parlò a fatica, schiacciato dall’abbiocco per l’esposizione al sole: « È uno che suo padre ha un mucchio di soldi. Avrà sganciato un gruzzolo per comprare il titolo di Capitano».
Bianca , dopo aver dato un’occhiata alla sua lettera, si unì alla conversazione.
« Laura, bisogna che tu entri nella squadra a tutti i costi, quest’anno!»
« Ci puoi scommettere!» le fece eco Pucey: « tu invece, Platino, non te la senti di provare le selezioni?»
(Quell’anno, Bianca, sfoggiava una tinta biondo platino).
« Io? Si, vedrai mi ci vedi a cavalcioni di una scopa!» ridacchiò lei.
 
Il clima, da quelle parti, non era per nulla teso.
Forse perché nessuno di loro aveva niente da temere, se anche il Signore Oscuro era tornato all’attacco. Forse perché non avevano nemmeno voglia di pensare al momento in cui si sarebbero ritrovati di fronte a una qualche scelta.
Bianca continuava a ignorare il fatto di aver litigato con quelle che prima erano le sue migliori amiche e non aveva la forza di turbarsi per questo.
Il nuovo status le andava anche bene: aveva amici – che piacevano anche alla sua famiglia – e non le mancava quasi niente.
Laura non faceva molto caso alla cosa, per adesso. Finché non si fosse ritrovata a vivere a Hogwarts sotto lo stesso tetto con loro, non si sarebbe resa conto di quel che provava realmente.
Si era accorta, però, del turbamento di Valentina, che si era rifiutata categoricamente di andare in vacanza con loro (anche se aveva trovato scuse meno dirette).
Con Antòn le cose andavano bene: si scrivevano più volte ogni settimana  e lui non accennava a sparire più, come era successo per l’intero anno precedente.
Con Montague e gli altri ragazzi della squadra, la situazione era migliorata: Montague era troppo debole per fare l’offeso, così aveva incominciato a trattare Laura come un comune mortale, finendola con la storia della gelosia.
Gli altri la coccolavano come avevano sempre fatto, senza però lasciar trasparire altre accezioni che non fossero l’amicizia (non che Antòn non facesse qualche piccola storia).
 
Un nuovo anno a Hogwarts stava per cominciare, a discapito del pandemonio che infuriava nel mondo magico, sia che venisse percepito che puntualmente ignorato.
  
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