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Autore: Root    22/06/2015    4 recensioni
Avevo una cotta per te. Sei carino, ma non sei il mio tipo.
Quelle parole, Nico se ne rendeva conto perfettamente, non riuscivano neanche ad avvicinarsi a quel che erano i sentimenti che aveva provato per Percy. In quelle poche, insulse parole non era presente tutto il dolore che il figlio di Ade aveva provato, tutto quel che aveva fatto per Percy, tutto quel che aveva desiderato e non aveva mai potuto avere.
Eppure, fu proprio quel che disse.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci sono scuse per il tempo che ho impiegato per aggiornare, lo so, vi chiedo umilmente scusa (in teoria un paio di scuse ci sarebbero, vale a dire esami e un maledetto blocco dello scrittore). Non mi perdo in chiacchiere e vi lascio a al capitolo, sperando che ci sia ancora qualcuno che voglia leggerlo. Vi chiedo ancora scusa per il ritardo (il prossimo capitolo è l'ultimo, giuro che aggiornerò la settimana prossima) e spero vi piaccia :D





Percy si svegliò con la sensazione del corpo di Nico ancora stretto contro di sé, ma con il letto indubbiamente vuoto. Per un attimo, nella confusione del sonno ancora pesante su di lui, pensò di aver sognato, un sogno lungo e piacevole che si era concluso con la notte più tranquilla che avesse avuto fino a quel momento, nonostante il tempo che era stato necessario al suo cuore per calmarsi e smettere di battere così rumorosamente da impedirgli di addormentarsi.
Gli ci volle un secondo per guardarsi attorno e iniziare a sorridere, perché non era stato un sogno, decisamente no. Come sarebbe mai potuto esserlo? Un sogno così reale, come se lo si stesse vivendo davvero sulla propria pelle, Percy non aveva mai avuto un sogno simile che fosse effettivamente bello che gli avesse fatto aprire gli occhi sorridendo e non pronto a scappare il più lontano possibile. Nei suoi sogni c'erano mostri e divinità il cui unico intento era quello di piegarlo sotto il peso di responsabilità da semidio e ricordi che avrebbe preferito dimenticare, non c'era tranquillità e non c'era la sensazione trovarsi esattamente dove avrebbe dovuto essere; né tanto meno i suoi soliti sogni gli lasciavano il desiderio di non dover riaprire gli occhi e tornare alla realtà e lo facevano risvegliare con le farfalle nello stomaco.
Percy non sapeva da quando tale sensazione gli era diventata tanto familiare, era come se da un momento all'altro non fosse più stato in grado di star vicino al figlio di Ade senza che essa gli facesse visita; come se all'improvviso avesse finalmente aperto gli occhi, si fosse guardato attorno e avesse visto Nico per la prima volta.
Gli piaceva pensare all'effetto che Nico aveva su di lui: lo confondeva -e forse lo spaventava anche, se era onesto con se stesso- e allo stesso tempo lo rassicurava, perché significava che aveva fatto bene a seguire il consiglio do Afrodite e fidarsi del suo cuore; Percy non ricordava di essere mai stato tanto sicuro di qualcosa nella sua vita.

 

~
 

La prima cosa che Nico pensò quando si svegliò, ancor prima di aprire gli occhi, fu che non gli sarebbe dispiaciuto affatto iniziare così tutte le sue giornate, che non sarebbe stato difficile abituarsi a condividere il letto con Percy, ad avere le sue braccia strette attorno alla propria vita e il suono regolare del suo respiro che riempiva la piccola stanza.
Nico decise di ignorare il proprio cuore che pareva incapace di riprendere a battere in modo normale e chiuse gli occhi, rilassandosi e abbandonandosi per un po' a quella situazione così strana eppure tanto normale che non poteva fare a meno di trovarla familiare. Fu proprio quella familiarità a riscuoterlo, a fargli aprire gli occhi e a far accelerare il suo cuore per qualcos'altro oltre la presenza di Percy così vicino a sé. Per la paura: perché Nico si rese conto che, dopo quella notte, quel letto tanto piccolo gli sarebbe sempre parso troppo grande, perché era stato sufficiente un assaggio di quel che avrebbe potuto avere per non volerlo lasciare mai più, per desiderare ancora di più,
Il problema era che Nico aveva finalmente capito cosa volesse il suo cuore, ma non aveva assolutamente alcuna idea di cosa volesse quello di Percy. A questo pensiero sorse in lui il prepotente bisogno di allontanarsi il più possibile da Percy e da qualunque cosa ci fosse tra di loro, prima di diventare incapace di lasciarsela alle spalle quando fosse venuto il momento - troppo tardi, gli sussurrò una vocina, e Nico sapeva che aveva ragione, ma ciò non significava che le avrebbe prestato ascolto.
Nico desiderava di più, desiderava potersi svegliare tutte le mattine in quel modo e andare a dormire la sera senza la paura degli incubi, perché Percy sarebbe stato accanto a lui per strapparlo da qualunque terrore onirico stesse vivendo e riportarlo alla realtà; e Nico desiderava poter fare altrettanto per lui; desiderava che Percy lo guardasse con gli occhi con cui un tempo aveva guardato Annabeth e desiderava poterlo guardare lui stesso in quel modo senza temere di essere notato. Nico desiderava così tanto, eppure era pronto ad accettare qualunque cosa Percy fosse disposto a dargli.
Era stato facile convincersi di non voler più nulla finché nulla era stato esattamente quel che aveva tra le sue mani. Ma quando arrivi a sfiorare qualcosa dopo averla agognata per tanto tempo, niente può impedire a quella sottile speranza che avevi abbandonato di rinascere; e per quanto tu possa cercare di ignorarla c'è sempre quella vocina nella tua testa che ti sprona a combattere una battaglia che avevi fino a quel momento considerato persa in partenza.
E sembrava che quella vocina non avesse alcuna intenzione di stare zitta, ma che piuttosto avrebbe continuato a ricordargli quanto era stato bello avere le braccia di Percy strette attorno a sé, e a sussurrargli di continuare a combattere per quel che desiderava. Nico avrebbe voluto avere il coraggio di farlo, avrebbe voluto sentirsi leggero come quando aveva confessato i suoi sentimenti la prima volta e ritrovare quella forza d'animo e quella sicurezza di sé che gli avevano permesso di parlare così apertamente.
Si fermò a guardare Percy, contemplando l'idea di limitarsi ad ignorare tutti i confusi pensieri che si affollavano nella sua testa e di stendersi di nuovo accanto a lui, poi si voltò ed uscì nella tiepida aria mattutina.
Mentre passeggiava per le vie silenziose del Campo cercando di pensare a qualunque cosa non fosse Percy Jackson, Nico realizzò per la prima volta che quel luogo era diventato la sua casa, la prima vera casa che aveva avuto da quando aveva memoria. Non avrebbe saputo dire da quando aveva smesso di sentirsi nulla di più che un ospite al Campo Mezzosangue, forse da quando aveva smesso di pensarci tanto e di aspettare con timore il giorno in cui sarebbe stato costretto ad andarsene, o forse da quando si era reso conto che le persone che lo abitavano erano la sua famiglia.
Si diresse verso l'arena; era il posto che preferiva, era tranquillo, poteva allenarsi e stare in compagnia della signora O'Leary, -e per Percy sarebbe stato facile trovarlo lì, ma Nico non ci aveva pensato, affatto.
Quando vi giunse si sedette accanto al segugio infernale, poggiato contro il suo fianco peloso e trasse un profondo respiro, mantenendo l'aria nei polmoni per qualche istante prima di rilasciarla nuovamente. A quel punto concesse ai suoi pensieri di tornare a soffermarsi su Percy e su qualunque cosa ci fosse tra di loro.
Non sono certo di sapere quel che provo per te, così aveva detto Percy e Nico ricordava perfettamente il suo sguardo perso e confuso mentre pronunciava quelle parole, uno sguardo che non aveva mai visto sul volto del figlio di Poseidone. Nico ricordava anche esattamente il modo in cui si era dimenticato per qualche istante come respirare e il modo in cui il suo cuore aveva perso qualche battito. Aveva pensato di aver capito male, di essere stato troppo preso da se stesso e da quel che stava provando in quel momento da aver sentito solo quel che avrebbe voluto e non quel che Percy aveva effettivamente detto. Poi aveva pensato che dovesse essere un sogno; e adesso, nel silenzio dell'arena, solo con i suoi pensieri, Nico pensò che forse sarebbe stato meglio se lo fosse stato davvero. Sarebbe stato più facile risvegliarsi, aprire gli occhi e scoprire che in realtà non era cambiato proprio nulla tra di loro, che Percy lo considerava come nulla di più che un buon amico -il che era comunque più di quanto Nico si fosse mai permesso di sperare. Sarebbe stato doloroso, certo, ma sarebbe senz'altro stato più facile per entrambi.
Nico sospirò e chiuse gli occhi. Era sempre così difficile essere innamorato di qualcuno? Forse Favonio si stava divertendo a tenerlo d'occhio e a vedere lo stato patetico in cui si trovava, forse sarebbe spuntato da un momento all'altro per fargli un'altra ramanzina e per ricordargli che l'amore non sempre rende felici – come se Nico non lo avesse capito anche da solo. Scacciò quel pensiero dalla testa; non aveva alcuna voglia di arrabbiarsi a causa di fastidiose divinità che non facevano altro che immischiarsi nella vita di poveri semidei. I suoi pensieri tornarono a quella mattina e a quel che era successo la sera prima, a quando Percy gli aveva chiesto di andare con lui a New York, alla sua espressione incerta e piena di speranza mentre aspettava la sua risposta; e poi indietro al pomeriggio, al modo in cui il tempo si era fermato mentre Percy teneva la fronte poggiata contro la sua e non distoglieva i suoi occhi verde mare da quelli neri di Nico.
Sarebbe stato decisamente più facile se fosse stato solo un sogno, eppure Nico si scoprì a preferire la confusione e il tumulto di emozioni che lo stavano investendo a qualunque altra soluzione più conveniente.
-Potevi restare nel letto invece di metterti a dormire qui, sai?
La voce di Percy lo fece trasalire, strappandolo ai suoi pensieri. Il figlio di Poseidone lo stava guardando sorridendo, ma Nico non poté fare a meno di notare il modo in cui si stava mordicchiando leggermente il labbro inferiore e teneva le mani strette a pugno; vedere Percy nervoso lo fece sentire tale a sua volta.
-Tutto bene?- gli chiese Percy quando gli fu chiare che Nico non aveva intenzione di aprire bocca e il figlio di Ade si limitò ad annuire.
-Sicuro?- chiese ancora Percy, poco convinto.
Nico era sul punto di annuire di nuovo quando Percy gli si fece più vicino e poggiò una mano sul suo ginocchio. Si alzò di scatto, allontanandosi di un passo da dove Percy era ancora seduto per terra.
-Nico...?
-Io non lo so, Percy, non lo so davvero, e tu non fai altro che confondermi di più.- Non aveva avuto intenzione di dirlo, non aveva avuto intenzione di dire proprio nulla di quel che lo stava tormentando, avrebbe voluto accontentarsi di quel che Percy era disposto a dargli e non chiedere nulla di più, per quanto patetico potesse sembrare; e invece adesso non sembrava capace di smettere di parlare, anche mentre Percy, ora in piedi di fronte a lui, lo stava guardando confuso e turbato.
-Sono sempre stato convinto di non avere alcuna speranza; perché c'era Annabeth e perché tu eri semplicemente irraggiungibile. Ma poi è cambiato tutto improvvisamente e ora non capisco più niente, perché so finalmente cosa voglio io ma non ho idea di quel che vuoi tu.
Nico non era neanche certo che quel che stava dicendo avesse senso o se stesse semplicemente pronunciando una parola dietro l'altra senza che insieme avessero un significato logico; avrebbe solo dovuto smetterla, rimangiarsi qualunque cosa avesse detto, perché stava rovinando tutto, stava infrangendo qualunque cosa ci fosse stato fino a quel momento tra lui e Percy. E nel momento in cui avesse finalmente deciso di stare zitto si sarebbe probabilmente sepolto sotto la polvere dell'arena a morire di vergogna.
-E questo mi confonde e mi spaventa, perché non posso semplicemente tornare a come eravamo prima.- aggiunse quest'ultima parte sottovoce, perché aveva bisogno di dirlo, di far uscire quelle parole ma non era certo di volere che Percy le sentisse.
Non aveva idea di quel che sarebbe potuto succedere quando avesse smesso di parlare: forse avrebbe fatto bene a voltarsi e ad allontanarsi il più velocemente possibile. Probabilmente non lo avrebbe fatto davvero, ma se anche avesse voluto la mano di Percy che era andata a stringere la propria glielo avrebbe impedito.
Senza neanche rendersene conto sollevò gli occhi e incontrò quelli di Percy, ma non ebbe il tempo di decifrare l'espressione del più grande che questi gli si avvicinò e, improvvisamente le labbra di Percy erano sulle sue.
Nico avrebbe potuto giurare che il tempo si fosse fermato davvero, che il mondo avesse smesso di esistere per quei pochi e lunghissimi istanti in cui Percy tenne le proprie labbra poggiate su quelle del più piccolo; tutto ciò che esisteva erano quelle labbra, una mano di Percy stretta attorno a quella di Nico e l'altra posata sulla sua guancia. Furono solo pochi istanti e forse anche di meno ma per Nico sarebbero potuti essere anni e non avrebbe fatto alcuna differenza, perché Percy lo stava baciando e Nico non riusciva a pensare assolutamente a nulla: non a quanto meravigliosa fosse la sensazione delle sue labbra contro le proprie, non al fatto che il suo primo amore fosse anche il suo primo bacio, né tanto meno gli venne in mente dove si trovavano e che chiunque avrebbe potuto vederli.
Sperò solo che anche questa volta non si trattasse di un sogno.

~


Percy lo baciò senza pensarci due volte.
Una mano ancora stretta attorno a quella di Nico, l'altra poggiata sulla sua guancia, e le labbra posate leggermente sulle sue in un bacio gentile che voleva dare una risposta a tutte le preoccupazioni cui il figlio di Ade stava dando voce un attimo prima e che erano finalmente state dimenticate.
Percy si allontanò dopo quelli che dovevano essere stati solo pochi secondi, senza togliere la mano dal viso di Nico e restando tanto vicino a lui da riuscire a sentire il suo respiro caldo sulle proprie labbra. Percy avrebbe potuto continuare a guardarlo per ore, con gli occhi scuri grandi per la sorpresa, il viso rosso e le labbra dischiuse, come se stesse cercando di dire qualcosa ma neanche lui stesso sapesse bene cosa o fosse incapace di trovare la voce per farlo.
- Mi dispiace di averti confuso tanto. - disse Percy in poco più di un sussurro. Sorrise nel vedere finalmente l'espressione tormentata scivolare via dal viso del più piccolo.
Nico annuì lentamente e, a poco a poco, mentre la consapevolezza di quel che era appena accaduto lo investiva, il suo viso si fece sempre più rosso e le sue labbra si incurvarono in un sorriso.
Percy gli prese il viso tra le mani e lo baciò di nuovo, abbandonandosi completamente a quella sensazione che aveva desiderato per tanto tempo anche senza esserne consapevole.
Le labbra di Nico erano morbide ed incerte contro le sue e Percy era certo che quello fosse il bacio migliore della sua vita. C'era qualcosa in più in quel semplice e casto toccarsi di labbra, qualcosa che forse aveva a che fare con i capelli di Nico tra le sue dita e il calore del suo viso che Percy avvertiva quasi come proprio, o forse con il prepotente desiderio che quel momento potesse prolungarsi in eterno e con la sensazione che null'altro avesse importanza, nulla che non fossero loro due, come se quello fosse dove appartenevano, l'uno con l'altro, come se Percy avesse atteso quel momento da sempre. Il che era probabilmente stupido, ma era esattamente come Percy si sentiva.
-Credo di essere decisamente innamorato di te, Nico.- disse, le sue labbra che sfioravano quelle di Nico. Era così bello poterlo dire ad alta voce e non nutrire assolutamente alcun dubbio; ma ancora più bello fu quel che Nico disse subito dopo, a voce talmente bassa che Percy pensò che forse non aveva avuto davvero intenzione di dirlo.
-E io credo di non aver mai smesso di esserlo di te.

~

Nico aveva ancora paura che se avesse sbattuto le palpebre si sarebbe svegliato e avrebbe scoperto che tutta quella giornata era stata nulla di più che un sogno infido mandatogli da Favonio, da Cupido o da qualche altra divinità che si divertiva a prendersi gioco di lui. Eppure la mano di Percy stretta attorno alla propria era decisamente reale, così come erano reali gli sguardi che i due continuavano a lanciarsi e il sorriso che Nico non riusciva ad eliminare dalle proprie labbra.
-Dovresti lasciarmi la mano.- disse Nico mentre passeggiavano per le vie del Campo, ma non cercò di liberarsi dalla stretta.
-Sarebbe un problema se qualcuno ci vedesse?- gli chiese Percy, e il tono naturale della sua voce tranquillizzò Nico più di qualunque cosa che il figlio di Poseidone avrebbe potuto dire e si rese conto che non c'era davvero alcun problema, non in quel tempo e soprattutto non al Campo Mezzosangue.
Naturalmente, a cena la notizia aveva già attraversato tutte le case perché una cosa del genere non poteva assolutamente passare sotto silenzio al Campo; Nico si sorprese a non esserne particolarmente infastidito.
Quella sera andarono alla spiaggia. Si sedettero sulla sabbia, Nico tra le gambe di Percy, la schiena poggiata contro il suo petto, le braccia di Percy strette attorno a lui. Da quella mattina sembrava che il figlio di Poseidone non potesse fare a meno di quel contatto, quasi avesse paura di ristabilire una certa distanza tra di loro e Nico non poteva che esserne felice: la sensazione di averlo tanto vicino, della sua pelle contro la propria, di quel contatto che Nico aveva desiderato per così tanto era una cosa di cui non avrebbe mai più potuto fare a meno.
- Nico, posso farti una domanda?- chiese Percy all'improvviso.
Nico annuì, ma non si aspettava in alcun modo quel che il figlio di Poseidone stava per chiedergli.
-Cos'è successo in Croazia?
Nico si ritrovò ad arrossire al pensiero. -Nulla- disse, -nulla che abbia importanza adesso.
Ed era vero, perché Percy lo stava abbracciando stretto e non sembrava intenzionato a lasciarlo andare quindi no, tutto quel che era successo in Croazia non aveva assolutamente alcuna importanza.
Ma ovviamente Percy non era d'accordo.
- Nico- gli sussurrò all'orecchio, facendo trasalire il più piccolo. Nico gli rivolse un'occhiata truce -o almeno ci provò, ma non era facile quando Percy lo guardava con quei suoi stupidi occhi verde mare e il suo stupido solito sorriso.
- Coraggio, dimmelo- chiese il figlio di Poseidone. -Per favore- aggiunse.
- Dei, Percy sei proprio un bambino a volte.
- Ma ti piaccio così- rispose in poco più di un sussurro e, anche se non poteva vederlo, Nico riusciva a sentire il sorriso nella sua voce. Abbassò la testa, cercando di nascondere il suo viso rosso dietro i capelli, e non rispose -non che ce ne fosse bisogno, a quel punto.
Rimasero in silenzio per qualche tempo, il suono del mare di sottofondo.
- Uno spiacevole incontro con Cupido- disse Nico dopo un po', cedendo infine alla curiosità di Percy. -Come facevi a sapere della Croazia? - chiese, prima di ricevere una risposta.
- Oh, Afrodite vi ha accennato, l'ultima volta che ci siamo visti. Ha detto che Cupido si era interessato a te.
Nico fece una smorfia. -Purtroppo.
Percy lo strinse ancora di più a sé e poggiò la fronte sulla sua spalla mentre rideva e, mentre si univa a lui, Nico pensò che quello era un suono che avrebbe volentieri ascoltato per il resto dei suoi giorni.
- Le divinità dell'amore non vogliono proprio lasciarci pace, a quanto pare.- disse Percy ancora tra le risa.
-Ora non avranno proprio nulla di cui lamentarsi, però.- rispose Nico. I suoi occhi incontrarono quelli sorridenti di Percy e Nico si chiese come avesse potuto anche per un attimo pensare di non essere più innamorato di lui.
- Direi proprio di no.
Nico non pensava si sarebbe mai abituato alla sensazione delle labbra di Percy contro le proprie, e una parte di lui sperava davvero non accadesse. Si lasciò guidare da Percy che lentamente gli fece dischiudere le labbra, e Nico si abbandonò completamente a lui, al suo sapore che era così simile a quello del mare eppure così indiscutibilmente Percy. Quando si separarono nessuno dei due disse nulla, persi l'uno nell'altro, e l'unica cosa che attraversò la mente di Nico era che non aveva mai avuto alcuna possibilità di lasciarsi alle spalle quel che provava per il ragazzo davanti a lui.
Per un attimo pensò che sarebbe stato bello poter restare così per sempre, solo lui e Percy, mentre il mondo andava avanti senza di loro; ma non ce n'era bisogno, si rese conto, non c'era bisogno che il tempo si fermasse e li lasciasse indietro, perché di momenti come quelli ne avrebbero senz'altro avuti altri; quindi andava bene così.

  
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