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Autore: SAA89    22/06/2015    1 recensioni
Allora, manca meno di un mese ad Avengers: Age of Ultron, ma abbiamo visto tutti la scena nei titoli di coda del primo film. Sappiamo che il prossimo avversario dei Vendicatori sarà Thanos. E sappiamo anche che non lo metteranno a nanna prima del 2019, e ci vorranno la bellezza di UNDICI FILM!
Quindi, se non vi va di aspettare così tanto, questa è la mia idea su come potrebbe svolgersi la storia. Questa fic inizia dopo Iron Man 3: Loki è sotto chiave ad Asgard, ma il suo fratello adottivo ha già notato che qualcosa in lui è cambiato. Nel frattempo, gli altri Avengers continuano le loro vite a New York. Ma forze oscure cospirano contro i nostri eroi...
(a proposito, Romanogers a partire dal capitolo 2. Perché? Perché sì.)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All’interno dell’ipertecnologico armadietto era stipata un’armatura. Però era piuttosto diversa dalle solite armature serie Iron Man: le forme generali erano decisamente più sottili e longilinee, chiaramente adatte ad un corpo femminile. Inoltre, le parti che sulle armature di Tony erano di color giallo dorato, su questa armatura erano cromate a specchio.

Pepper non sapeva cosa pensare: < JARVIS... che cos'è? > chiese.

< Armatura serie leggera, Mark 1. I propulsori sono gli stessi della Iron Man Mark 43. Nessuna arma da fuoco, ma la corazzatura può resistere a tutti i tipi di proiettili leggeri e all’equivalente di 150 libbre di esplosivo Semtex. Progettata su misura per lei, signorina Potts >.

Pepper, in quel momento, scorse un post-it attaccato sopra al reattore ARC sul petto dell’armatura. Lo staccò per leggerlo:

Il tuo 12 per cento,
Tony

Che simpatico, pensò Pepper. Pensava che quella battuta del 12 per cento fosse riferita soltanto alla Stark Tower, non che si estendesse anche alle sue armature. Ma, visto che c’erano...

< JARVIS, facciamo una prova di collaudo > disse, con un sorriso sornione.

SHIELD helicarrier 64, in rotta per l’Area 51

Maria era salita sul ponte di comando e lo aveva preso per la collottola, strappandogli via la pistola, sollevandolo dalla sedia e trascinandolo via. Ci aveva messo un po’, ma alla fine era riuscita a scovare chi aveva fornito le credenziali a Rumlow: Jasper Sitwell. Era stato bravo, aveva coperto le sue tracce in modo eccellente, ma l’agente Hill era il vicedirettore dello SHIELD. Nulla poteva sfuggirle per troppo tempo.

Lo portò nella sala conferenze, scaraventandolo contro il muro. Steve era già lì; non aspettava altro: < Dove sono Sin e Rumlow? > inquisì.
Sitwell fece il finto tonto: < Cosa? >

Steve non aveva né il tempo né la voglia di stare al gioco. Assestò un destro dritto allo stomaco di Sitwell, per poi agguantarlo per la cravatta. Sitwell boccheggiò, ma ancora non volle parlare. Steve fece in modo che lo guardasse bene in faccia: < Apri bene le orecchie, vermiciattolo: o te ne stai zitto e muori qui e subito di una morte orribile, oppure ti fai furbo, mi dici quello che voglio sapere e muori di vecchiaia in prigione. Riproviamo: dove sono Sin e Rumlow? >

A quanto pare, Sitwell aveva la testa dura: < Non... non so di cosa stai parlando... >

Steve lo prese per la cintura dei pantaloni e per il collo della camicia, scaraventandolo contro il soffitto per poi farlo cadere sul tavolo, che andò in pezzi.

Fuori dalla stanza, Loki, Sif, Natasha e Fury osservavano i metodi di persuasione del capitano. Loki non era impressionato: < Perché non lasciano che sia tu ad interrogarlo, agente Romanoff? – chiese – sicuramente ti hanno insegnato metodi di tortura molto più efficaci del semplice pestaggio... scommetto che sei un portento, negli interrogatori... >

Natasha alzò un sopracciglio: < Il nome del corso era “tecniche avanzate di raccolta informazioni”, e sì, ero la prima della classe. Tu dovresti saperlo... non ti ricordi il nostro primo incontro su questa nave? >

Come dimenticarlo, pensò Loki. Non era da tutti ingannare il dio dell’inganno: < Allora, perché hai lasciato il posto al capitano? >

< Direi che Steve ha bisogno di sfogarsi un po’... >

Steve non ebbe esattamente modo di sfogarsi, dato che Sitwell crollò dopo solo un minuto e diciannove secondi: < Va bene, va bene, basta! Sono... sono ad Annapolis... > farfugliò. Steve gli aveva spaccato un braccio, una gamba, quattro costole e due denti.

< Dove, di preciso? >

< Al... al vecchio aeroporto abbandonato... della marina... hangar 11B... >

< Visto? Era così difficile? > disse Steve, prima di sferrare un pugno sul naso a Sitwell, facendogli perdere conoscenza.

< Che rottura, dobbiamo fare dietrofront... > sbuffò Fury.

Annapolis, dove sorgeva la sede dell’accademia di addestramento della Marina degli Stati Uniti, era vicinissima a Washington. Fino agli anni 80 c’era anche un aeroporto, che poi però era stato ricostruito in un altro sito, più vicino al porto militare. Il vecchio aeroporto era rimasto abbandonato, ed alcuni edifici erano stati comprati da una holding con sede in Germania. Maria fece un rapido controllo incrociato al computer: quella holding era riconducibile alla RAID.

Il grosso helicarrier virò di 180 gradi. Erano sulla rotta per l’Area 51, e ci avrebbero messo venticinque minuti per tornare indietro.

*

< Come procediamo? > chiese Natasha.

< Sono sicuro che ci stanno aspettando – le rispose Steve – credo che sapessero fin dall’inizio che avremmo smascherato Sitwell. Non possiamo attaccare frontalmente, non sappiamo quante forze hanno a disposizione... >

< Abbiamo Hulk con noi, te ne sei scordato? > disse Tony, dando una pacca sulla spalla a Bruce. Il dottore sorrise imbarazzato.

< Non voglio rischiare. Se dovessero sfuggirci saremmo punto e a capo, e poi potrebbe anche essere una trappola. Dovremo essere più discreti possibile. Loki? >

L’asgardiano si voltò verso di lui, facendo finta di mettersi sull’attenti. Steve ignorò la presa in giro: < Riesci a farci entrare senza che ci vedano? >

< Nessun problema, capitano... > rispose, facendogli il saluto militare. Steve alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

Fury prese la parola: < Noi vi seguiremo da vicino. Cercate di non ingaggiare finché non saremo in posizione per fornirvi supporto di fuoco... >

Steve annuì: < Ricevuto. Avengers, prepariamoci... >

Pochi minuti dopo, un Quinjet prese il volo dal ponte dell’helicarrier, diretto verso il vecchio aeroporto di Annapolis. Nello stesso istante, qualcos’altro atterrò sulla nave. Maria non credette ai propri occhi nel vedere Pepper, con addosso un’armatura personalizzata, che avanzava verso di lei: < Salve, Maria. Dove sono i ragazzi? >

Tony li aveva avvertiti che Pepper stava per raggiungere l’helicarrier, ma si aspettavano che arrivasse in elicottero, non certo così: < Uh... ehm, hanno appena lasciato la nave; stanno seguendo una pista... gran bel completo, Pepper... > farfugliò la Hill.

Pepper sorrise. Dopo l’avventura con il Mandarino, la vita normale e il lavoro d’ufficio avevano iniziato a sembrarle noiosi. Ma ora che si trovava su una portaerei volante con addosso un’armatura Stark, aveva la faccia di una ragazzina ad un concerto degli One Direction.

Annapolis, vecchio aeroporto

L’hangar 11B era enorme, quasi delle stesse dimensioni della base HYDRA dalla quale Teschio Rosso era decollato con il suo gigantesco aereo per attaccare gli Stati Uniti. Era situato ai confini dell'aeroporto, e solo una recinzione di rete metallica lo separava dalla strada pubblica dietro di esso: Sin e la RAID si stavano praticamente nascondendo in piena vista.

La Corvette nera di Natasha era parcheggiata al lato della strada, a circa dieci metri dall’hangar. Seduto al posto del passeggero, Steve stava infilando i proiettili nel caricatore di una 45 semiautomatica. Natasha lo osservava sorpresa: < Non ti ho mai visto portare una pistola... > disse.

< Non ne ho mai sentito il bisogno, da quando mi hanno scongelato... fino ad oggi > rispose Steve, infilando il caricatore nell’impugnatura e riponendo la pistola nella fondina al fianco destro della sua uniforme blu notte: < Barton, sei in posizione? > disse poi, parlando all’auricolare.

Clint si trovava sul tetto di un edificio poco lontano. Dietro di lui, Bruce, Loki e Sif stavano scendendo dal Quinjet: < in posizione, capitano... > rispose.

< Stark, Rhodey, com’è il panorama? > chiese poi Steve, infilandosi l’elmetto dell’uniforme.

Iron Man e War Machine erano atterrati all’interno dell’aeroporto, nascondendosi in uno degli edifici attigui e scansionando i dintorni con l’aiuto di JARVIS: < I sensori termici rilevano la presenza di almeno cinquantasette persone all’interno... tantine, per un hangar abbandonato... > disse Tony.

< Ehi, Tony, vedi quello che vedo io? > chiese Rhodes. C’era una strana interferenza elettromagnetica che proveniva dall’interno dell’hangar.

< Dev’essere lo scettro – rispose Tony – direi che siamo nel posto giusto... >

Steve fece un respiro profondo: < Okay, Loki. Tocca a voi >

Loki, Bruce e Sif scesero silenziosamente al piano terra dell’edificio su cui si trovavano assieme a Clint. Si diressero verso l’entrata dell’aeroporto, e poi, tranquilli e pacifici, entrarono indisturbati dalla porta principale dell’hangar 11B.

< Siamo dentro, capitano > bisbigliò Bruce al suo auricolare. Non cercava nemmeno di nascondersi: grazie alla magia di Loki, nessuno poteva vederli né sentirli.

In fondo all’hangar c'era un gigantesco bombardiere Tupolev Tu-95 “Bear” sovietico. Difficile non notarlo, con i suoi oltre 50 metri di lunghezza e altrettanti di apertura alare. Bruce non sapeva niente di aerei da guerra, ma la stella rossa sulle ali e i caratteri cirillici sulla fusoliera ne rendevano abbastanza ovvia la nazionalità.

< C’è la tua amichetta, capitano... > disse Loki al suo auricolare, arrivato al centro della struttura.

Steve strinse la maniglia della portiera. Quanto avrebbe voluto saltare lì dentro e tagliarle la gola.

Sif e Bruce si voltarono nella direzione in cui guardava Loki, e poterono scorgere Sin, che parlava con un uomo sulla sessantina, vestito con un impermeabile beige.

Si avvicinarono per sentire cosa si stessero dicendo.

< Devi stare tranquillo, Lukin... > stava dicendo Sin.

< Non dirmi di stare tranquillo > rispose l’uomo misterioso, con uno spiccato accento russo.

Steve era impaziente: < Vedete lo scettro? >

Gli rispose Bruce: < Negativo, capitano. Sta parlando con un uomo... russo, credo... l’ha chiamato Lukin... >

Al sentire il nome Lukin, Natasha, che prima guardava annoiata il volante della sua macchina, alzò la testa di scatto, fissando l’hangar fuori dal finestrino: < Hai detto Lukin? Fatemi vedere... >

Bruce estrasse una piccola telecamera portatile, riprendendo il volto dell’uomo che parlava con Sin. Natasha e Steve potevano vedere il video su un tablet. Natasha sgranò gli occhi.

Steve era preoccupato: < Nat, lo conosci? >

< Eccome – rispose la russa, digrignando i denti – Aleksander Vasilevic Lukin, generale dell’Armata Rossa. Era il direttore della Stanza Rossa, la divisione del KGB che mi ha addestrata >

< Ed è invischiato con la RAID... > osservò Steve.

Natasha non rispose. Si limitò a tornare a guardare fuori dal finestrino in direzione dell’hangar.

Sin e Lukin continuavano la loro conversazione: < Hai dato un calcio ad un nido di calabroni, Synthia. Era proprio necessario uccidere la Carter? > disse Lukin.

Sin scrollò le spalle: < Dovevamo provocarli in qualche modo, così ho pensato di unire l'utile al dilettevole. Ora ci attaccheranno di sicuro. Quando lo faranno, noi li distruggeremo... e tu riavrai la tua schiavetta personale >

Lukin sbuffò, esasperato: < Ti senti invincibile adesso, vero, signorina Schmidt? Proprio come l'imperatore del Giappone dopo l'attacco di Pearl Harbor. O come tuo padre, dopo aver fatto uccidere Abraham Erskine... >

< Io ho lo scettro >

< Tuo padre aveva il Tesseract >

< Rivuoi la tua preziosa Vedova Nera, sì o no? Se vuoi che ti aiuti, smetti di discutere > disse infine Sin. Lukin non rispose.

Natasha aveva sentito tutto grazie alle riprese video. Quel pazzo di Lukin aveva intenzione di usare lo scettro per farle il lavaggio del cervello e riavere così la migliore assassina mai uscita dalla Stanza Rossa. Ma se pensava davvero che i suoi piani sarebbero andati in porto, si sbagliava di grosso.






Allora, aggiorno un po' in anticipo, visto che ci sono.
Avete presente Pepper nei fumetti? E avete presente che nei film, tranne l'exploit alla fine di Iron Man 3, è sempre e solo la damigella in pericolo? Ecco, adesso non più...
Inoltre, ho deciso di seguire l'idea che Sitwell e rumlow lavorassero insieme. Questo non significa che lo SHIELD sia corrotto dall'HYDRA, o che prima o poi troveremo Alexander Pierce. Ma mi piace l'idea di qualche talpa nell'organizzazione più segreta del mondo.
Infine, Aleksander Lukin è un altro personaggio dei fumetti che ho deciso di introdurre... chissà cosa riusciranno a combinare lui e Sin...
Lasciatemi un commentino per dirmi cosa ne pensate! Alla prossima!
  
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