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Autore: CreepyGirl97    22/06/2015    8 recensioni
"Una singola bugia scoperta è in grado di creare dubbio in ogni verità espressa."
Yoonmin.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo tre.

Era già la terza ora nella classe di Jimin e Yoongi, ma del primo non c'era traccia all'interno dell'aula.
"Si è sentito male ed è andato a casa." aveva riferito Taehyung quando era stato interpellato, ma era talmente insicuro mentre lo diceva che si capiva lontano chilometri quanto grande fosse la sua bugia. Ma non che a Yoongi importasse qualcosa, comunque. Lo cercava solo perché era obbligato a farlo, non per altro. Ma a quanto pare nemmeno lui era tanto bravo a raccontare storielle. Il problema era che non si poteva amoreggiare con gli indagati e Yoongi faceva fatica ad usare scuse continuamente.
"Lo faccio solo per farlo cantare!" aveva ripetutamente rassicurato Namjoon, il quale lo guardava sempre contrariato.
"Sì, ma mi sembra che tu te ne stia approfittando un po'." rispondeva ogni volta. "Non dovresti innamorarti di lui."
"Non sono innamorato di lui. Non mi piace affatto." e Yoongi si rendeva perfettamente conto delle cazzate che sparava, ma non sapeva in che altro modo pararsi il culo. La verità era che Yoongi era completamente cotto di Jimin. Era una ragazzino così carino ed indifeso e poi era stato troppo dolce a chiedergli di uscire con un foglietto. In poche parole gli aveva rubato il cuore e forse l'altro neanche se n'era accorto.
"Ricordati che hai ventidue anni, ben cinque più di lui."  gli aveva ricordato Namjoon.
"L'amore non ha età."
"Allora stai ammettendo di esserne innamorato." Namjoon aveva una capacità acuta e raffinata di leggere tra le righe e capire anche i cervelli più complicati. Forse era per quello che l'avevano assunto in polizia così giovane.
"Era per dire..." aveva sussurrato Yoongi, spostando il peso da un piede all'altro. "E comunque anche tu esci con Taehyung."
"Ma lui non è sulla lista dei sospettati."
Yoongi sbuffava sempre alla fine di quel tipo di conversazione. Lo sapeva che Namjoon aveva ragione e anche il preside gliel'aveva ripetuto allo sfinimento quando li aveva assunti.
"Dovete semplicemente riferirmi se verificate comportamenti strani all'interno della scuola. Ultimamente stanno iniziando a mancare i fondi dalla cassaforte e molti professori hanno un atteggiamento più che sospetto, per i miei gusti. In più ci sono anche i genitori di alcuni ragazzi che non sono affatto visti di buon occhio." gli aveva brevemente spiegato al loro primo giorno da infiltrati e aveva consegnato loro una lista dove in cima torreggiavano i nomi di Park Jimin e i suoi genitori.
Ma non ci poteva fare granché se gli batteva forte il cuore quando lo vedeva sorridere.
La fine della lezione di storia arrivò presto e Yoongi si alzò dal suo posto per fiondarsi in quello accanto a Taehyung.
"Dimmi dov'è." gli ordinò.
"Chi?"
"Jimin, idiota."
"Non lo so dove si è cacciato, te l'ho già detto."
"Smettila di mentirmi, per favore. Ho bisogno di saperlo e tu sei l'unico a cui posso chiedere."
Taehyung roteò gli occhi alla sua insistenza: "Davvero, non so dove sia. So solo che alcuni l'hanno minacciato e poi mi ha detto di andare in classe."
"E l'hai lasciato solo con loro?" chiese incredulo.
"Certo che no, non sono un incosciente. Ce ne siamo andati insieme dopo averli ignorati, ma poi Jimin se n'è andato in bagno e io sono entrato in aula per la lezione." spiegò.
"E non sei nemmeno un po' preoccupato per lui?!" Yoongi non riusciva a credere alla calma dell'altro.
"Certo che lo sono, ma non è la prima volta che si assenta dalle lezioni a caso."
"Non è un buon motivo per non essere andato a cercarlo."
"Tanto torna sempre, che bisogno c'è?"
"Che bisogno c'è?! Ma dico, sei scemo?! Potrebbe essere la volta buona che ci resta secco per quei bulli del cazzo!" aveva iniziato a perdere la calma e gli altri studenti lo guardavano divertiti.
"Sta' calmo, deficiente." Taehyung lo guardò infastidito e Yoongi trovò oltraggioso il suo tono, ma ai suoi occhi era solo un diciassettenne come tutti gli altri. Prese un respiro profondo e si alzò dal banco di Jimin per uscire dall'aula sbattendo la porta.
Non sapeva bene dove cercarlo, perciò girò per i corridoi vuoti come un idiota, essendo consapevole del fatto che presto qualche professore l'avrebbe beccato. Eppure non trovò nessuno ad intralciargli la strada.
Sbirciò nel laboratorio di chimica, ma dentro non trovò altro che beute di vetro e vari acidi sui banchi. S'intrufolò anche nei bagni dei maschi, ma erano tutti deserti. Neanche nella biblioteca lo trovò e allora scelse di andare sul tetto della scuola. Non era affatto sicuro che l'avrebbe trovato lì, ma era talmente disperato che sarebbe sceso addirittura negli Inferi, se quello sarebbe bastato a trovarlo.
Il tetto non era altro che una piattaforma con dei muretti alti un metro lungo il perimetro.
E fu proprio contro uno di essi che trovò Jimin, rannicchiato, con le ginocchia al petto, la faccia nascosta contro le braccia.
"Jimin...?" la voce gli uscì roca, ma comunque sapeva che l'altro l'aveva sentito, per via del sussulto che avevano subito le sue spalle. Lo sentì reprimere a fatica un singhiozzo, ma il modo in cui sobbalzava con il petto lo tradì.
"Ehi..." Yoongi si avvicinò e si piegò sulle ginocchia davanti a lui. Allungò una mano verso i suoi capelli e ci affondò le dita. Sotto il suo tocco, Jimin fremeva, ma subito gli sbatté via la mano con un colpo secco.
"Vattene." gli disse con voce incrinata dal pianto. Yoongi non si mosse. Anzi, tornò alla carica, accarezzandogli  il ginocchio e l'altro si lasciò scappare un singhiozzo più forte degli altri.
"Per favore..." sussurrò supplicante, quasi fosse stanco della situazione.
"Dimmi cos'è successo, Jimin." gli disse in un soffio dolce, avvicinandosi ancora di più a lui. A Yoongi sembrò di vederlo ghignare.
"Cos'è successo?" il suo tono sembrava aspro. "Secondo te?"
"Io..." Yoongi non ebbe il tempo di finire la frase che Jimin alzò la testa, rivelando la risposta alla domanda postagli. Un livido attorno all'occhio destro e un graffio sulla guancia sinistra attirarono l'attenzione e il senso di colpa di Yoongi. E poi quel labbro talmente gonfio che era un miracolo che non gliel'avessero rotto non fece altro che peggiorare le cose.
"Devi andare in infermeria..." mormorò preoccupato, ma Jimin affondò di nuovo il viso tra le braccia.
"Vattene."
"Ma..."
"Non dirmi cosa devo fare. Vattene e fregatene come tutti gli altri. Tanto ormai ci sono abituato."
Fu proprio quella frase ad ammazzare dentro Yoongi.
"Nemmeno tu dovresti dirmi cosa fare, ragazzino."
Jimin lo guardò torvo: "Si dà il caso che la colpa dei pugni in faccia sia tua. Quindi sì, ho il pieno diritto di mandarti a fanculo."
Yoongi ne rimase talmente scioccato, da metterci qualche secondo ad elaborare il tutto. Deglutì con fatica e decide di ignorare le sue parole.
"E io ho il completo diritto di dirti che sei una gran testa di cazzo. Contento ora? Possiamo andare in infermeria?"
"Ti ho detto di no, tu e 'sta cazzo di infermeria. Non ne ho bisogno." ribatté.
"Non ne sarei tanto sicuro." una voce diversa dalle altre interruppe la loro discussione. Jimin s'irrigidì e il cuore prese a battergli nelle orecchie, ma quella volta solo per la paura.
Yoongi si girò e trovo Kim Seokjin appoggiato con una spalla al muro, mentre si rigirava un coltellino tra le dita.
"Adesso t'immischi anche tu con il frocio?" chiese sprezzante, sputando a terra.
"Lascialo in pace." Yoongi si alzò in piedi e l'altro rise strafottente. Kim Seokjin era il secondo della lista degli indagati.
"Altrimenti?"
"Lascialo stare e basta." ripeté guardandolo freddo negli occhi.
"Vattene, per favore... vattene..." Jimin mormorava in continuazione quelle parole, ma nessuno lo ascoltava. Forse nemmeno lo sentivano.
"Perché dovrei?" la sua voce era così fastidiosa che Yoongi avrebbe tanto voluto ammazzarlo di botte.
"Non ti ha fatto nulla."
"E invece sì. Appesta l'aria con la sua presenza."
Yoongi strinse i pugni e serrò la mandibola.
"Cos'e, ti sei innamorato dell'idiota lì?" gli chiese ridendo.
"Non è un idiota."
"Quindi sei innamorato di lui."
"Fatti i cazzi tuoi."
Jimin sobbalzò: e se Seokjin avesse avuto ragione? Se Yoongi fosse davvero stato innamorato di lui? Il suo cuore sembrò saltare un battito. Nel profondo ci sperava.
"Quindi ora abbiamo due froci a scuola." commentò avvicinandosi a Yoongi con fare minaccioso. Lui restò fermo anche quando Seokjin gli arrivò a pochi centimetri dal viso. Jimin alzò la testa giusto in tempo per vedere un pugno depositarsi sulla mandibola di Yoongi e spostargli il volto verso il basso.     
Jimin sussultò, ma l'altro restò immobile davanti a Seokjin, il quale lo guardava con un sorrisetto. Yoongi respirò profondamente un paio di volte, poi esplose in tutta la sua rabbia.
In un colpo, prese con un pugno il colletto della sua camicia e lo sbatté al muro con una violenza inaudita. Seokjin boccheggiò in cerca di aria e si lasciò cadere il coltellino a terra, con gli occhi spalancati. Il cuore di Jimin prese a battere ancora più velocemente.
"Te ne vai dalle palle, ora?" gli ringhiò contro tra i denti, con una mano che gli stringeva il collo. Le mani di Seokjin raggiunsero quella di Yoongi, cercando di staccarla da lui per tornare a respirare. Poi Yoongi gli prese i capelli tra le dita e gli sbatté la testa contro il muro, con abbastanza forza per fargli male, ma non per fargli venire un trauma cranico.
"Vattene a fanculo, brutta testa di cazzo..." Yoongi gli lasciò il colletto e l'altro ne approfittò per scappare. Jimin non l'aveva mai visto così vulnerabile... e quella visione gli strappò un sorriso.
Yoongi si girò di nuovo verso di lui e si avvicinò con un sospiro.
"Va tutto bene?" si chiesero nello stesso momento e sorrisero entrambi con le guance rosse. Altre farfalle colorate nello stomaco.
"Sei tu quello messo peggio." disse Yoongi, seguito da qualche secondo di silenzio. "Andiamo in infermeria, per favore." lo pregò di nuovo e Jimin annuì senza proteste.
"Ce la fai ad alzarti?" chiese prendendogli la mano, ma fermandosi interdetto quando sentii qualcosa di bagnato a contatto con le sue dita. "Ma che...?"
Gli girò la mano e spalancò gli occhi quando la ritrovò piena di sangue, con una ferita piuttosto profonda sul palmo.
"Come...?"
Il ragazzo si mordeva forte il labbro inferiore per reprimere il dolore, ma le lacrime gli scendevano ugualmente lungo le guance.
"Cristo..." Yoongi imprecò a bassa voce e cercò nella tasca il suo fazzoletto di stoffa per avvolgerlo attorno alla sua ferita.
"Fa male." osservò Jimin stringendo i denti.
"Lo so, ma adesso andiamo in infermeria e ti cureranno, okay?"
"No, non è okay."
Yoongi aggrottò le sopracciglia.
"Voglio tornare a casa..." sussurrò sconsolato e quell'aria da cucciolo abbandonato lo colpì nel profondo. E allora si alzò da terra e lo tenne per mano, con l'intenzione più stupida che gli sarebbe mai potuta venire in mente. Lo portò a casa propria. Nel bel mezzo delle lezioni. E Yoongi lo sapeva che si sarebbe cacciato nei guai, ma non aveva idea di che altro poter fare.
 
~~~
 
La casa di Yoongi si trovava al penultimo piano di un vecchio edificio grigio. Man mano che l'ascensore saliva, il cuore di Jimin aumentava la velocità. Cavolo, stava per entrare nella casa del ragazzo che gli piaceva da matti...
Perché sì, era accertato che ormai era cotto di Yoongi. L'aveva capito nelle passate due settimane, da quando erano usciti insieme. Da allora si vedevano a scuola, pranzavano insieme a Taehyung e al ragazzo con cui usciva, Namjoon, e poi il venerdì sera, quando Yoongi veniva a fare da babysitter alla sorella perché la madre aveva il turno di notte all'ospedale, guardavano la televisione oppure giocavano ai videogiochi. Fatto sta che alla fine delle maratone che facevano, Yoongi si addormentava costantemente o sulla spalla di Jimin oppure sopra le sue gambe. Non capiva se lo facesse apposta oppure no, ma gli piaceva il fatto che fosse così dolce.
Le porte dell'ascensore si aprirono e Yoongi lo fece uscire per primo.
"Casa mia non è bella quanto la tua."
"Sono sicuro che è bellissima, invece. " Jimin sorrise incoraggiante e poi rise, in un modo che Yoongi avrebbe tanto voluto registrarla per ascoltarla in continuazione.
"Mi fai entrare o cosa?" chiese scherzando, visto che erano da almeno cinque minuti davanti alla porta d'entrata. L'altro arrossì leggermente e infilò le chiavi nella toppa.
All'interno era normalissima: un piccolo corridoio che portava al salotto e alla cucina unite, mentre per la camera da letto e il bagno si doveva attraversare tutta la sala. Le pareti erano verniciate di bianco e i mobili neri, semplici e minimal riempivano le stanze. Ai muri erano appesi vari quadri moderni di qualche epoca sconosciuta a Jimin. Era un peccato che non seguisse le lezioni di arte, ma sarebbe sopravvissuto anche così.
La mano di Yoongi sulla parte lombare della sua schiena, più a sud che a nord, però, lo distrasse da quei pensieri inutili. Non ne era proprio sicurissimo, ma gli sembrava di sentire la sua mano scendere sempre di più verso il basso. Magari era solo soggezione...
'Soggezione un cazzo, questo mi ha proprio toccato il culo!'
"Visto? È bellissima come ti dicevo!" mascherò i suoi veri pensieri con quelle parole, accompagnandole con un battito di mani e un saltello accennato. Yoongi sorrise e lo fece sedere sul divano di pelle.
"Vado... vado a prendere il disinfettante. Aspetta qui."
Jimin annuì e tornò a guardarsi attorno curioso.
Sul frigorifero nero opaco erano affisse delle calamite di varie città: Los Angeles, Dubai, Berlino, Londra, Shangai, Tokyo...
Yoongi e la sua famiglia dovevano aver viaggiato tantissimo.
Si alzò e si avvicinò ad esse. Sopra si trovava una piccola polaroid, sempre attaccata con una calamita: un piccolo bambino aveva le guance gonfie d'aria e buttava le braccia al collo ad un uomo, il padre forse, mentre una donna guardava i due con un sorriso sereno. La staccò dal frigorifero e la girò: "Con affetto, mamma e papà". Doveva essere Yoongi quel bambino.
"Jimin...?" la sua voce gli fece prendere un colpo e di scatto si ficcò la foto in tasca, nemmeno lui sapeva perché.
"Sono qui!" gridò da dietro il bancone della cucina alle sue spalle e Yoongi si girò, scrutandolo. "Scusa, avevo sete."
"Sì, non preoccuparti. Mi hai solo spaventato un po'."
"Perdonami." Jimin fece un inchino e l'altro si avvicinò a lui ridacchiando.
"Dammi la mano." cambiò discorso e agitò il disinfettante. Jimin gliela porse e si spostarono sul lavabo.
"Ti farà un po' male." e con un batuffolo di cotone iniziò a passarglielo sulla ferita. L'altro gemette di dolore e Yoongi non fece altro che arrossire.
'Smettila di fare versi del genere...'
"Fa male, Yoongi." disse stringendogli l'avambraccio.
"Lo so, ho finito, adesso." lo rassicurò calmo, prendendo una garza bianca ed avvolgendola attorno alla sua ferita. Dopodiché avvicinò la mano alle sue labbra e ci lasciò sopra un bacio.
Jimin si lasciò scappare una risatina e si coprì la bocca con la mano sana.
"Perché ridi?"
"Sei divertente, Yoongi." spiegò con due mezzelune scure al posto degli occhi e l'altro pensò che fosse bellissimo anche con un occhio nero e la guancia graffiata.
"Devi... devi metterti il ghiaccio." cambiò discorso balbettando. Jimin annuì e seguì con gli occhi Yoongi mentre apriva il cassetto del freezer in alto al frigorifero e intravide un lembo di pelle sotto la camicia bianca della scuola.
"I tuoi genitori non ci sono?"
Yoongi sembrò irrigidirsi: " No. Lavorano all'estero."
"Non tornano mai a casa?"
"Solo durante le festività più importanti. Non passo molto tempo con loro."
"Che lavoro fanno?" chiese genuinamente.
"Sono scienziati a Mosca, in Russia." spiegò mentre passava il ghiaccio al ragazzo. Non gli stava mentendo, non completamente, almeno. I suoi genitori lavoravano davvero lì, l'unica bugia era che a casa non ci tornavano proprio mai.
La bocca di Jimin formò una 'o' perfetta e sembrava quasi impressionato.
"Quindi è come se vivessi da solo tutto il tempo, giusto?"
Yoongi annuì con un sospiro.
"Beh..." Jimin si guardò attorno, mentre si allontanava da lui per avvicinarsi alla libreria nell'angolo, piena di DVD. "Allora potrei rimanere qui io a farti compagnia." disse sbarazzino. "Cioè... per dormire, intendo."
Yoongi fissò la sua schiena interdetto.
'E adesso che cazzo faccio?' si chiese mentalmente, ma l'unica risposta che gli uscì fu un secco "No".
Jimin ne sembrava deluso: "Oh." fu la sola cosa che riuscì a dire. Eppure pensava di piacere a Yoongi... Perché non aveva accettato?
Si girò verso di lui e gli mostrò un sorriso spento: "C-credo... di dover tornare a casa."
Non riusciva nemmeno a spiegare quanto si sentisse uno sfigato.
Yoongi annuì e disse freddo: "Sì, lo credo anch'io."
Si sentiva in colpa, ma... non poteva farlo. Namjoon l'avrebbe detto al capo e lui ci teneva a quell'incarico. Doveva per forza entrare nella polizia ufficialmente e quello non era il modo adatto per farlo.
Jimin sospirò e prese la giaccia della divisa per andarsene, l'unica cosa che gli apparteneva in quella casa estranea. Non aveva nemmeno lo zaino,  lo aveva lasciato a scuola. Si aspettò di sentire la stretta di Yoongi attorno al polso e la sua voce dirgli che stava scherzando, ma niente di tutto ciò accadde.
Uscì dalla casa e si fiondò nell'ascensore con le lacrime agli occhi. Era stato uno stupido a pensare che Yoongi avrebbe accettato. Probabilmente era ancora troppo presto e lui l'aveva preso per un pervertito maniaco. Magari da quel giorno l'avrebbe solamente considerato un amico e si rattristò.
 Voleva essere il suo fidanzato, baciarlo tutti i giorni, dirgli che lo amava tutti i giorni, fare l'amore tutti i giorni.
Si poggiò allo specchio dell'ascensore e si lasciò scivolare a terra, con le mani sugli occhi. Voleva semplicemente sparire dalla faccia del pianeta.
Le porte si aprirono al piano terra ed entrò qualcuno che le fece richiudere per risalire e dopodiché si sedette accanto a Jimin. Tentò di reprimere un singhiozzo, ma quello fu più forte di lui.
"Mi dispiace." sussurrò la voce di Yoongi all'orecchio dell'altro. Aveva il fiatone, dopo cinque piani di scale in corsa. Jimin sentì il suo braccio cingergli le spalle ed attirarlo a sé.
"Così ti bagno la camicia." mormorò tirando su col naso, ma Yoongi lo zittì con un dito sulle labbra.
I loro visi erano così vicini che Jimin poteva distinguere ogni più piccola sfumatura degli occhi di Yoongi che potessero distinguerli da quelli di una qualsiasi persona.
Il suo respiro fresco e rincuorante gli scaldava il cuore.
E poi si ritrovò con le labbra poggiate alle sue, prima delicatamente, poi sempre più appassionatamente.
Jimin ci mise un po' a ricambiare il bacio dell'altro, ma quando lo fece, si sentì al settimo cielo. Non ci credeva nemmeno lui. Gli esplodeva il cuore, da tanto che batteva veloce e la situazione peggiorò e migliorò quando sentì la sua mano accarezzargli la guancia e il sorriso che andava formandosi sulle labbra di Yoongi. Quando le loro labbra si saziarono, erano già a letto.
Certo, era appena passata l'ora di pranzo, ma Jimin non poteva aspettare la sera per avvolgersi tra le sue braccia. Avevano ancora la camicia e i pantaloni della divisa, ma il petto di Yoongi si auspicava un ottimo cuscino lo stesso. Rise quando Jimin si mise ad ascoltare il suo battito accelerato.
"Batte forte, Yoongi." commentò praticamente sdraiato su di lui.
"Chissà perché." sussurrò in risposta, prendendogli il viso tra le mani e stampandogli un bacio in fronte.
Quando, dopo un sorriso dolce, Jimin affondò di nuovo la faccia nel suo petto, Yoongi gli arruffò i capelli giocandoci con le dita e l'altro gli strinse la vita con le braccia, per ricambiare quella piccola dimostrazione d'affetto.
Si sentivano entrambi al settimo cielo. Yoongi aveva mandato a quel paese Namjoon e le sue parole da guastafeste, deciso che se la sarebbe goduta finché sarebbe durata.
"Buonanotte, Yoongi."
"Sono appena le due del pomeriggio." ridacchiò divertito.
"Non importa."
"Buonanotte anche a te, Jimin." e sorrisero entrambi. Jimin sussurrò qualcosa destinato originariamente a non essere sentito da nessuno, ma Yoongi non era sordo.
"Ti amo." gli aveva bisbigliato soffocato dalla stoffa della camicia. Yoongi non rispose, ma sorrise.
Jimin non ne sembrò afflitto. Non gli serviva che lui lo dicesse. Il battito svelto del suo cuore parlava meglio della sua bocca. Non aveva mai sentito un cuore diverso dal suo battere tanto velocemente per lui. E si sentì tanto amato, in quel momento, con le mani di Yoongi attorno alla vita e le sue pulsazioni cadenzate a fargli da ninnananna. Ci sarebbe restato tutta la vita, lì, insieme a Yoongi, su quel letto che li accoglieva. 


Il mio spazietto: Feels e cose dolci a parte, non ve lo aspettavaaaaaaate, eh, che Yoongi era un poliziotto ventuduenne... Ecco, era per questo che ero sia eccitata che spaventata. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno con questo piccolo colpo di scena, nel caso mi scuso, ma ho avuto quest'intenzione fin da subito. In ogni caso, questo non farà altro che intensificare la trama ~ E nulla, se avete dei dubbi, sentitevi liberi di chiedere qualunque cosa non abbiate capito, sarò felicissima di rispondervi! Chuu, e alla prossima ♥ 
   
 
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