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Autore: MaxB    22/06/2015    8 recensioni
Raccolta di one-shots e mini-long basate su immagini di Rboz e Blanania, che mi hanno dato l'autorizzazione. Gajevy totale con accenni ad altre coppie.
Elenco dei capitoli per genere o caratteristiche:
- Serie di immagini: 1, 6, 8, 9, 14
- Immagini singole o a coppie: 2, 5, 7, 12, 18, 19, 23, 24
- Drammatiche: 3, 13
- AU: 5, 15, 18, 19, 20, 22, 24
- Pirates AU: 10, 11 (conclusa)
- School AU: 4, 15, 20
- Council Gajevy: 16, 21
- Gajevy Week 2015: 17
Scrittura e disegno sono due forme d'arte che se accoppiate fanno scintille!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Math Lesson (School AU 2)

Disegnatrice: Rboz
Universo: AU
Caratteri: IC
Genere: fluff; romantico
Personaggi: Gajeel Redfox; Levy McGarden; ragazze di FT; Pantherlily
Coppie: GxL; accenni NaLu
Rating: verde
POV: esterno
Lettura: orientale (destra a sinistra)
Contestualizzazione: imprecisata
Avvertimenti: storia facente parte della serie School AU, capitolo 2.

 

 
Riassunto capitolo 1: Levy prende l’autobus ogni mattina per andare a scuola, ma un giorno non trova posti a sedere ed è costretta a restare in piedi. Peccato che sia troppo bassa per appendersi ai sostegni e, temendo di vederla cadere, Gajeel, che va alla sua stessa scuola, le offre il braccio come sostegno. Nelle settimane successive, infatuato, il ragazzo cerca in ogni modo di attirare la sua attenzione, stuzzicandola e facendola innervosire, finché non trova il coraggio di invitarla ad uscire. Lei rifiuta timidamente e lo bacia sulla guancia per confonderlo e riprendersi il quaderno che le ha rubato come ostaggio. Ma lui non demorde e decide di rubarle gli occhiali dall’armadietto per ricattarla.
 

- Ehi, Lu-chan! - bisbigliò Levy, attenta a non farsi sentire dalla sensei. - Hai visto i miei occhiali?
- No, oggi sei entrata senza - rispose l'amica.
Levy trafficò un po' con gli oggetti che aveva sul banco, spostandoli e accertandosi più volte della mancanza degli occhiali. Spesso cercava e cercava e alla fine scopriva di avere l'oggetto smarrito proprio davanti agli occhi. Ma non quel giorno. Non erano nemmeno per terra.
Sbuffando contrariata, appoggiò il mento sul pugno chiuso e mise il broncio. Odiava non trovare qualcosa. Sapeva di essere disordinata, ma quando cercava di rimediare o sistemare faceva ancora più confusione.
- McGarden? - la interpellò la docente.
- Sì, sensei?  - rispose lei, scattando e cercando di non assumere l'aria colpevole di chi sa di essere distratto.
- Stai facendo una verifica. Perché ti muovi così tanto? Concentrati.
- Sì, sensei, ma non trovo i miei occhiali. Magari sono...
Dove potevano essere? Quella mattina era sicura di averli indossati. Quando aveva matematica non li toglieva mai. Allora perché... ma sì! Gajeel! Era stata costretta a metterli via mentre cercava un modo per riprendersi il quaderno. Pensava che armeggiando con l'armadietto il ragazzo avrebbe abbassato la guardia, e invece non era servito a nulla. Però gli occhiali erano lì, al sicuro.
- Nell'armadietto! - esclamò. - Sensei, posso andare a prenderli? Ci metto un minuto - la supplicò.
- Ma stai facendo il compito! Non riesci proprio a vedere?
Levy allontanò da sé il foglio della verifica. Era scomodo, ma ci vedeva. Del resto era colpa sua se aveva dimenticato gli occhiali. - No, ce la posso fare lo stesso.
Gajeel gliel'avrebbe pagata.
 
- Davvero hai dimenticato gli occhiali nell'armadietto? - chiese Lucy all'uscita dall'aula. - Non è da te. Insomma, ti dimentichi sempre moltissime cose, ma mai gli occhiali!
- Eh, lo so, ma non è stata colpa mia.
- E di chi è stata la colpa?
- Di Gajeel.
Lucy si bloccò in mezzo al corridoio dove gli altri studenti stavano prendendo l'occorrente per la seconda ora di lezione. Lei e Levy avevano biologia. Ma in quel momento era l'ultimo dei suoi problemi.
Cioè... Gajeel! Aveva visto la sua amica scendere dall'autobus insieme a lui, nelle ultime settimane, ma che ora lui le... un attimo, perché era stata colpa sua se aveva scordato gli occhiali? Magari glieli aveva tolti mentre la baciava appassionatamente in corridoio? Li aveva messi via per timore di romperli durante... durante cosa?
- Lu-chan, stai bene? Sei viola!
Il tono preoccupato di Levy, che era tornata indietro dopo essersi resa conto di non avere più l'amica al fianco, fece breccia nella mente di Lucy.
- Gajeel?!  - urlò, attirando l'attenzione di Erza, Mirajane e Juvia.
Le tre ragazze le raggiunsero, incuriosite.
Ecco, ci mancava solo quello.
- Stai zitta la prossima volta - le intimò Levy a denti stretti.
- Che ha combinato Gajeel-kun? Ha importunato Lucy-san? - domandò Juvia.
Juvia era una delle poche amiche di Gajeel. Anzi, l'unica. Il ragazzo conosceva Erza e Mira, le rappresentanti d'istituto con cui aveva avuto a che fare parecchie volte per questioni... disciplinari, ma definirle amiche era un po' esagerato. Se considerava i compagni di lotte, però, Gray e Natsu erano suoi amici… in qualche modo. Anche Gerard, che ogni tanto si ritrovava invischiato nella rissa senza motivo apparente.
- Devo sistemarlo io? - intervenne Erza.
- No, cioè, non lo so. Chiedetelo a Levy, è lei che se lo lavora! - disse Lucy, agitata.
Tre paia di occhi, esclusi quelli di Lucy, fissarono la più dolce ed innocente del gruppo, accusata di compiere atti osceni con quello scapestrato di Gajeel.
- Io non mi lavoro proprio nessuno, che stai blaterando?! - sbottò, paonazza, la ragazza. - Semplicemente per colpa sua ho scordato gli occhiali.
- Sei già a questa fase della cotta? Oh mamma, Levy - cinguettò Mirajane.
- No!
- Ti ha importunata? - indagò Erza.
- Be'...
Poteva dirsi importunata? Quella mattina sì, ma erano molestie piacevoli, alla fine. Gajeel le aveva dato la conferma di essere interessato a lei e la cosa la emozionava troppo per poterlo ammettere. Ma era un po' brusco e lei era tanto confusa. Non sapeva cosa fare. La attirava e allo stesso tempo la intimoriva.
- Allora? - sbottò Erza.
- No, non mi ha importunata. Cioè, sì, ma in modo carino. No, non carino, ma...
- Racconta - la interruppe Juvia.
Sospirando, Levy mise le ragazze al corrente di tutto, dalla vicenda dell'autobus di qualche tempo prima a quella mattina.
- Gajeel-kun ti ama tanto. Gajeel-kun non ha mai guardato le ragazze, Levy-san! Esci con Gajeel-kun!
- No! Devo solo prendermi gli occhiali.
Le amiche la seguirono mentre Levy apriva l'armadietto e allungava la mano per afferrare... il vuoto.
- Non ci sono!
- Magari ti sono caduti - suggerì Mirajane.
- Uno dei due se ne sarebbe accorto, no?
- Non se lui era sotto l'incantesimo di Cupido e tu pensavi al quaderno - disse Mira con malizia.
- Chiedi a lui. Però ti accompagno, non mi fido - disse Erza.
- Non posso, ora ho biologia e sono già in ritardo.
- Juvia ha lezione con Gajeel-kun. Juvia glielo chiederà.
- Grazie, mi faresti un grandissimo favore. Ora devo andare, ci vediamo a ricreazione.
- Abbiamo anche la pausa della terza ora… - fece notare Mirajane, assetata di scoop.
- No, io e Lucy abbiamo due ore di biologia, non una.
- Allora a dopo ragazze - salutò Lucy, ricevendo un coro di saluti in risposta.
Doveva ancora prendere i suoi libri e togliersi dalla mente l'immagine di Levy e Gajeel in... certi... atteggiamenti.
- Smettila - sibilò la ragazza, arrossendo a sua volta, notando le guance paonazze dell'amica.
Bastava già a lei a cercare di bloccare certe idee.
 
Il cellulare di Levy si illuminò, facendo intendere che era arrivato un messaggio. La secchiona della classe non guardava mai il cellulare durante la lezione, anzi, lo teneva direttamente spento, in cartella. Non si fidava a lasciarlo nell'armadietto. Però stava aspettando per vedere se Juvia le inviava un messaggio, e infatti il mittente, constatò Levy, era proprio la sua amica.
Gajeel- kun ti deve parlare a ricreazione. Ha detto che per terra non c'erano i tuoi occhiali
Levy sbuffò, attirando l'attenzione di Lucy.
- Che c'è? - le bisbigliò.
- Gajeel non ha visto i miei occhiali  - brontolò a mezza voce.
E vuole parlarmi, aggiunse mentalmente.
In realtà non sapeva se esserne scocciata o esaltata. Insomma, quel ragazzo aveva un certo ascendente su di lei, anche se era brava a nasconderlo. Doveva ammettere che iniziava ad intrigarla. E poi era palesemente interessato a lei, anche se il suo corteggiamento, tutto provocazioni, frecciatine e irritazioni, non era esattamente uno dei suoi preferiti.
- Ah, mi dispiace. Vedrai che salteranno fuori.
Levy le sorrise per ringraziarla e tornò a seguire immediatamente la spiegazione. O meglio, a fingere di seguirla. Per la prima volta nella storia, la ragazza era disattenta. Troppi pensieri affollavano la sua mente.
E Lucy se ne accorse. Sorrise nel vedere l'amica scarabocchiare il libro, sacro per lei come tutti gli altri, invece di ricoprirlo di appunti fitti e ordinati.
Sperava solo che si trovassero bene insieme, o Gajeel l’avrebbe pagata.
 
- Vado a prendermi la merenda, ci troviamo fuori! - le disse Lucy, andando verso il suo armadietto.
- Non vengo fuori, fa freddissimo. Solo perché il tuo ragazzo è un tizzone ardente non significa che io debba esserlo a mia volta!
Levy ridacchiò di fronte al rossore dell'amica.
- Natsu non è il mio ragazzo!
- Sì, sì, va bene. A dopo Lu-chan.
Con il sorriso sulle labbra, Levy si diresse al suo armadietto e lo aprì, depositando il libro di biologia e prendendo i suoi pockies al cioccolato come merenda.
Chissà cosa voleva dirle Gaj...
- Ehilà, Gamberetto!
Levy sobbalzò, un po' per il soprannome e un po' per lo spavento.
Gajeel la stava fissando appoggiato agli armadietti, un sorriso strafottente sulle labbra e lo sguardo arzillo. Non lo aveva sentito arrivare.
- Gamberetto?! - esclamò Levy, sorpresa.
- Sì.
- E... perché? - chiese. La curiosità era troppa per fingersi offesa. Sì, era offesa, ma la voglia di capire quale strana associazione mentale aveva fatto quel ragazzo era troppa.
- Per la divisa giallina. E poi hai un sacco di arancione nel tuo armadietto. E i tuoi occhiali sono color gamberetto. E poi non mi ricordo. Ti dà fastidio?
Un po' allibita, Levy ci mise alcuni istanti per chiudere la bocca, aperta per lo sconcerto, e inarcare un sopracciglio. - Sì.
- Perfetto, allora da ora in poi ti chiamerò così.
Ottima mossa, brava Levy, pensò la ragazza con stizza verso sé stessa.
- Perché mi vuoi parlare?
- Ho uno scambio da proporti. Una cosa interessante - bisbigliò lui ghignando.
La prima cosa a cui Levy pensò fu la droga. Tutto l'interesse per quel ragazzo svanì in un attimo. Anzi no, aumentò: attratta dal ribelle tormentato con problemi tanto profondi da volerli annegare nella droga. Doveva aiutarlo. No, non doveva. Era meglio stargli lontano. Accidenti, la sua vicinanza le dava alla testa. E in quel momento era davvero troppo vicino.
- I-io... - balbettò, cercando di distogliere lo sguardo dal rosso fuoco di quegli occhi ipnotici. Scosse la testa e chiuse con forza l'armadietto, allontanandosi un po'. - Io non sono interessata a... certa roba.
Gajeel strabuzzò gli occhi, capendo cosa sottendeva. - Ma sei pazza?! Non sono un drogato, e nemmeno uno spacciatore. E poi non verrei mai ad offrirla ad una santarellina come te, se ce l’avessi.
- Ehi! - protestò lei, sospirando di sollievo mentalmente.
- È uno scambio che non potrai rifiutare - specificò lui avvicinandosi e mostrando ciò che aveva in mano.
- I miei occhiali! Come hai...?
- Ho visto la combinazione del tuo armadietto e ho deciso di prendermi una rivincita per questa mattina.
- Ma per cosa?! Ho solo ripreso ciò che era mio.
- Hai fatto il gioco sporco.
- Ti ho solo dato un bacio, baka! - borbottò Levy, paonazza.
Gajeel ghignò. - Be', questi non potrai prenderli facilmente come il quaderno. Sono fragili, potrebbero rompersi con una minima pressione, quindi tu uscirai con me.
- No.
- Allora resti senza occhiali.
Levy mise il broncio. Era stupido andare a lamentarsi con qualche insegnante… anche perché si rese conto con stupore di voler uscire con lui. Sì, voleva passare del tempo Gajeel. Però un appuntamento subito... aveva un po' di dubbi.
- Senti, che ne dici di fare qualcos'altro? Uscire subito, così, mi sembra un po' affrettato.
Il ghigno che si allargò sul viso del ragazzo gli illuminò gli occhi tanto da fare sembrare le sue iridi una sfera infuocata. Levy avvampò senza apparente motivo mentre il suo cuore iniziava a galoppare.
- Quindi non stai rifiutando.
- Rivoglio solo i miei occhiali.
- Ah-ah - mormorò lui con sarcasmo, chinandosi verso di lei.
Non doveva avvicinarsi troppo, il suo cervello andava in tilt quando accadeva.
- Ripetizioni, ti darò ripetizioni!
Gajeel si bloccò e fece una smorfia. Non era esattamente quello che aveva in mente.
- Sei un anno indietro.
- Sì, ma sono al corso avanzato, e dubito che tu abbia dei voti così buoni.
- Tsk - borbottò insieme a qualche altra parola incomprensibile. - Matematica.
- Ripetizioni di matematica?
Gajeel annuì, serio. - Non ho capito nulla del programma dell'anno scorso.
Levy sorrise, e fu il turno del cuore di Gajeel di scappare dalla gabbia toracica. - Va bene. Quando? Fra due settimane? - gli propose.
Era pazza? Non poteva aspettare così tanto!
- A me va bene, ma sappi che non ti darò gli occhiali finché non mi darai ripetizioni, e non so se puoi farne a meno per due settimane.
Levy gonfiò le guance e Gajeel sogghignò. Aveva vinto.
- In biblioteca all'una oggi, finite le lezioni.
- Non mangiamo?
Levy sbuffò. - Alle due allora.
- Mangiamo insieme, direi.
La ragazza roteò gli occhi, ma sorrise. Doveva interessargli molto se era così insistente. Non l'aveva mai visto insieme a nessuna ragazza nei corridoi.
- Va bene - concesse allontanandosi dopo aver finalmente preso i pockies. Le rimanevano solo cinque minuti di ricreazione.
- Non mi saluti con un bacio?
- A dopo - disse lei alzando una mano, ignorandolo e dandogli le spalle.
Ridacchiò senza farsi vedere, conscia di quanto ridicola fosse quella situazione. Si diresse quasi correndo verso l'uscita, facendo appello a tutta la sua forza di volontà per non girarsi e controllare l'espressione del ragazzo. Ragazzo che, ipnotizzato da quella piccola cervellona, non si era mosso di un millimetro e contemplava con gli occhi sbarrati il fondoschiena di Levy. Se la gonna fosse stata un po' più corta Gajeel avrebbe avuto bisogno di andare in infermeria per fermare il sangue da naso.
 
- Levy-san, che emozione! - canticchiò Juvia. - Gajeel-kun non si è mai interessato a nessuna, Juvia lo giura! Gajeel-kun e Juvia sono amici dall'asilo!
Levy avvampò. - Quindi non ha mai baciato nessuna ragazza?
- Uuuh, Levy-chan, vorresti essere la prima? - la prese in giro Lucy dandole delle gomitate complici sul braccio.
- N-no, ma che dici, Lu-chan?!
- Sii sincera, te lo si legge in faccia! - infierì Mirajane.
- Mira-nee, sei terribile! - disse Lisanna, la sua sorellina, ridendo con aria sconsolata.
- Io ti ho già detto che se ti importuna devi solo farmi un fischio – si intromise Erza.
- Non preoccuparti, non penso che sia un cattivo ragazzo, in fondo. A Natsu sta abbastanza simpatico.
- Ma Lucy, si picchiano sempre!
- Appunto, è il modo di Natsu per dire che a una persona ci tiene.
- Ah sì? Quindi è... violento, Lucy? - disse Mirajane con malizia.
- Non e violento. È un ragazzo vivace.
- Non mi hai capita. È rude in certe situazioni? - continuò imperterrita, muovendo le sopracciglia in modo allusivo.
Lucy capì l'antifona e diventò rossa come il fiocco della divisa. - Cosa stai dicendo?! Non andiamo a letto insieme!
- Ah, be', non mancherà molto - borbottò Levy.
- Che cosa hai de...?!
- Lisanna, è suonata, andiamo! - esclamò Levy scappando con l'amica.
- Questa me la paghi! - gridò Lucy, cercando di non pensare a lei e Natsu in... ehm...
 
Levy si diresse ridacchiando verso due tavolini liberi posti l'uno di fronte all'altra sotto alle finestre della biblioteca. Gajeel l'aveva fatta ridere per gli ultimi venti minuti e lei aveva rischiato di soffocarsi con l'acqua.
Si erano trovati davanti al bar della scuola appena era finita la quinta ora, e avevano pranzato al calduccio. All'inizio nessuno dei due era sembrato intenzionato a parlare e il silenzio era stato imbarazzante. Poi Gajeel aveva deciso che per conquistarla era necessario rompere il ghiaccio, così si era buttato. E aveva piacevolmente sorpreso Levy. Prima le aveva posto delle domande semplici di carattere generale, riguardanti la scuola soprattutto, e quando lei si era rilassata e aveva iniziato a sentirsi a suo agio aveva scavato in profondità, chiedendole di sé, dei gusti personali. Gajeel si era quasi dimenticato di respirare fra una risposta e l'altra, assorbito da lei. Più volte si era riscosso toccandosi le labbra nel timore di aver fatto la bava, ma aveva mantenuto con orgoglio l’espressione imperturbabile. E poi, verso la fine del pranzo, aveva smesso di indagare temendo di irritarla, e aveva sfoderato il suo repertorio da ammaliatore (che non sapeva nemmeno di avere).
Si sedette su uno dei tavolini di fronte a Levy pensando che quel giorno aveva scoperto due cose molto importanti: primo, la musica più bella del mondo era la risata cristallina e dolce di quella ragazza, e, secondo, se lei fosse stata un libro l'avrebbe letta ininterrottamente.
- Allora, in cos'hai problemi, esattamente? - domandò dolcemente strappandolo dalle sue fantasie su che tipo di rivista potesse apparire in certe pose... meglio non pensare quelle cose.
- Per ora mi hanno dichiarato invalido nei rapporti scolastici, quindi non so da cosa vuoi partire, decidi tu. Non so nemmeno se come cosa ha senso.
Levy rise e Gajeel ghignò, felice di notare com’era cambiato l’approccio della ragazza. Era stata sulle sue tutto il giorno senza dare segni di apprezzamento per i tentativi di conquista che lui faceva. Ora invece era rilassata e si stava godendo la sua compagnia, fissandolo un po' troppo intensamente, per una che fingeva di essere completamente disinteressata. E questo non faceva altro che esaltare Gajeel: la stava conquistando.
- Avrebbero dovuto dichiararti invalido e basta, in ogni campo.
- Ehi - borbottò lui. - Sono pur sempre un tuo senpai, stai attenta, kohai! - disse marcando l'ultima parola.
- Ok, ok. Partiamo da... aspetta, prima mi ridai i miei occhiali.
Gajeel glieli allungò quasi con dispiacere: non poteva più ricattarla.
- Iniziamo dall'analisi completa di una funzione?
Il ragazzo sobbalzò. - L'ho finita a giugno dell'anno scorso, com'è possibile che tu già sappia farla?
- Corso avanzato - rispose lei incassando la testa nelle spalle. - Ma l'hai capita o devo approfondire dell'altro?
- L'unica cosa che ho capito è che devo fare un'analisi, poi non ho idea di come eseguirla.
Levy ridacchiò. - Ok allora, dammi il tuo libro che guardo come la spiega.
- È nel libro dell'anno scorso.
- Ah già. Allora te la spiego come l'ho capita io.
Gajeel prese il suo quaderno e poi decise di stuzzicarla. - E se l'avessi capita male anche tu?
- Ho preso il voto massimo nell'ultima verifica  - rispose lei cercando la giusta pagina del suo blocco di appunti. Non c'erano orgoglio, insolenza o presunzione nel suo tono. Semplicemente gli aveva raccontato una cosa accaduta per metterlo al corrente del fatto che non gli stava dando ripetizioni a caso.
Gajeel grugnì e cercò la prima pagina bianca su cui scrivere. Alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Levy che si infilava gli occhiali. Sì irrigidì e spalancò gli occhi. Era così carina... tenera.
Non poteva farcela, non poteva conquistarla. Come poteva una ragazza come lei innamorarsi di un brontolone burbero e rude come lui? Si stava illudendo, ridicolizzando e umiliando. Ma non voleva andarsene, lei gli piaceva troppo.
Qualcosa di caldo gli toccò la mano e Gajeel scosse la testa per concentrarsi.
Era la manina morbida di Levy.
- Tutto bene? Sei distratto. Sono noiosa? - chiese pacatamente.
- No, tranquilla - borbottò. - Vai avanti ora ti ascolto.
Lo sguardo che gli lanciò gli fece sperare di avere una chance. Sì, ce l'aveva: lei non era ancora scappata, dopotutto.
- Ok allora - esordì sorridendo. - Prima di tutto dobbiamo dare la definizione di...
Gajeel smise di ascoltarla. Come poteva concentrarsi su qualcosa di diverso dal suo viso? L'avrebbe sgridato per non aver seguito, lo sapeva, ma magari se la sarebbe cavata. Sapeva qualcosa dell'analisi di funzione e aveva preso una buona sufficienza nella verifica, per cui ne sarebbe uscito indenne… o almeno ci sperava. Tutto ciò di cui aveva bisogno era di parlare con lui, con Pantherlily, il suo miglior amico nonché consulente dato che era più maturo di Gajeel. Be’, chiunque lo era. Magari Natsu no.
Il ragazzo, attento a non farsi vedere, allungò una mano per prendere il telefono e lo mise repentinamente dentro il quaderno che teneva inclinato sul petto.
- Qualcosa non va? - chiese Levy, che lo aveva visto muoversi improvvisamente.
- No no - rispose lui in modo stoico, sebbene dentro di sé avesse un mare in tempesta. - Mi stava cadendo la matita.
Levy lo guardò, dubbiosa, e riprese a scrivere sul suo quaderno quello che stava spiegando, sorridendo. Le piaceva molto imparare e insegnare.
Gajeel, intanto, fingendosi attento, era già sulla chat di Lily.
LILY! LILYYYYLILYYY, scrisse, premendo quelle tre lettere quasi in ordine casuale, l'occhio puntato su Levy, di sottecchi.
Calmati. Che succede?
Per fortuna la risposta era stata immediata. Gajeel era sul punto di scoppiare.
Levy mi sta facendo da tutor in privato!
Sto sudando sette camicie.

Ma non bastavano quei due messaggi. Lily doveva capire. Era il suo migliore amico, e Gajeel aveva perso il conto delle volte in cui gli aveva detto di farsi avanti con Levy, l'unica ragazza che l'avesse mai colpito. Doveva rassicurarlo come solo lui sapeva fare, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
È così sexy con gli occhiali.
Ancora nessuna risposta. Ma era cretino o cosa, il suo amico? Doveva proprio chiederglielo direttamente, un aiuto? A quanto pareva sì, e Gajeel era troppo disperato per pensare al suo orgoglio.
Che cosa dovrei
Levy alzò gli occhi proprio in quel momento. E lo colse in flagrante.
- Gajeel! - urlò. Fortunatamente la biblioteca era vuota.
Gli afferrò in fretta il cellulare e scappò dietro ad una libreria, approfittando del momentaneo sgomento del ragazzo.
Era fritto. Morto. Non si sarebbe più mostrato dopo quella figura. Cosa doveva fare? Andare a cercarla o aspettare lì? Non aveva nemmeno bloccato lo schermo!
Magari se restava fermo manteneva un po' di orgoglio. Doveva essere superiore e non implorarla. Appoggiò il mento sul pugno chiuso, allungando l'altra mano per prendere il quaderno di Levy e leggere. Aveva una calligrafia delicata, tutta curve e tenerezza. Come lei. Poteva una scrittura essere tenera? Gajeel fece una smorfia e iniziò a fare l'esercizio.
- Ridammi il quaderno - disse pacatamente Rebi alcuni minuti dopo, prendendo posto e fissando il suo quaderno.
Il ragazzo era stato talmente concentrato da non udirla avvicinarsi. Poteva comunque notare il rossore che le colorava le guance. Ovviamente aveva letto tutto.
Le allungò il blocco. - Ho fatto l'esercizio. E ho capito il procedimento  - borbottò. - Puoi ridarmi il cellulare?
Levy distolse lo sguardo, imbarazzata. - Ti distrarrai ancora.
- No, fidati. Lo metto via.
Del resto, non era il telefonino la sua causa principale di distrazione.
- Lo tengo ancora un po'. Piccola rivincita. Ora fai questo esercizio - gli ordinò scrivendo sul suo quaderno un problema complicato.
Senza fiatare, Gajeel si mise all'opera. E si impegnò davvero, come mai aveva fatto. Tanto da non accorgersi della conversazione via etere che avveniva tra la ragazza che aveva davanti e il suo migliore amico. Solo quando alzò la testa per riflettere su un passaggio notò il sorriso di Levy, e le sue dita che scrivevano sul cellulare che era indubbiamente suo. Lo afferrò senza troppi convenevoli.
- Ehi! - borbottò Levy.
Il messaggio che stava scrivendo prima di essere scoperto, "che cosa dovrei", era stato inviato. E poi la conversazione era continuata.
Gajeel, è da quando l'hai notata sull'autobus che ripeti quanto è bella. Con o senza occhiali, è sempre la stessa.
Cosa dovresti cosa?
Gajeel? Ci sei?
Senti testa di ferro, invitala fuori e smettila. A casa te le prendi.

Quattro messaggi di Pantherlily.
Ciao, sono Levy. Ho... scoperto Gajeel mentre chattava e gli ho rubato il cellulare. Non volevo farmi gli affari suoi, ma...
Levy. Levy aveva scritto a Lily! Magari aveva letto anche i messaggi precedenti, dove c'erano solo parolacce, risatine e commenti su di lei.
Benedetta ragazza, hai fatto bene a leggere! Scusa il mio amico che è troppo stupido per farsi avanti. È cotto di te. Ma tanto. Puoi uscire con lui?
Lo conosco poco...
Vedo che non hai detto di no, grazie. Be', si esce proprio per conoscersi.
Magari è un sentimento passeggero.
No, lo conosco da una vita, fidati che non è mai stato interessato all'amore. Lo hai stregato.
Sono lusingata.
Dai ti prego portamelo fuori di casa! Così almeno mi rompe i cosiddetti perché è fantastico passare del tempo con te, e non solo perché è bello guardarti.
Allora gli piaccio solo fisicamente.
No, è così cotto che ti ha analizzata nei minimi dettagli. Non sarebbe in grado di descrivermi così accuratamente come fa con te nemmeno se lo obbligassi. E siamo cresciuti insieme.

A quel punto la conversazione si era interrotta e il cellulare era tornato al proprietario. Levy sorrideva con aria furba mentre controllava l'esercizio.
- Fino a qui è tutto...
Gajeel la interruppe mostrandole il cellulare: un altro messaggio di Lily.
Non è ossessivo. Magari un po', ma in senso buono. E non è un maniaco.
Levy ridacchiò. - Ora me li mostri direttamente, i messaggi?
Gajeel, imbarazzato, assunse la solita espressione menefreghista e impassibile. - Solo per farti capire che sono un tipo a posto. Mi ha fatto passare per una specie di... maniaco ossessivo, come ha detto lui.
- In effetti... - disse lei, ridendo quando lo vide strabuzzare gli occhi. - Dai, continuiamo matematica.
L'ora successiva diede i suoi frutti e Levy spiegò con precisione le nozioni basilari. Gajeel, concentrato per quanto la vicinanza della ragazza glielo permettesse, risolveva in fretta gli esercizi e gongolava internamente di fronte ai complimenti. Il tempo passò troppo in fretta.
- Allora direi che siamo a posto - esordì Levy stiracchiandosi.
- Sì, hai spiegato decentemente.
- Ehi! Mi sono superata! Direi che sei in debito.
Gajeel ridacchiò in quel modo che segretamente Levy trovava adorabile, emettendo un "gihihi".
- Che ne diresti se ti portassi al cinema per sdebitarmi?
Levy si bloccò. Glielo aveva davvero chiesto. Sorrise, pensando che alla fine il coraggio non gli mancava se l'aveva invitata ad uscire nonostante la figuraccia.
Finse di rifletterci mentre Gajeel, teso, si preparava lo zaino. Ovviamente avrebbe accettato, soprattutto perché a pranzo lo aveva conosciuto meglio, ma voleva tenerlo sulle spine.
- Allora? - grugnì il ragazzo, dopo un silenzio troppo lungo.
- Direi che mi va bene. Mi dici tu dove e quando?
Gajeel annuì energicamente cercando di contenere la felicità.
- Sì, ti farò sapere - disse con noncuranza.
- Non fare tanto il prezioso - ridacchiò lei dandogli una spintarella che non lo smosse di un millimetro.
- È un privilegio uscire con me. Le altre morirebbero per ottenere ciò che ti ho proposto.
- Allora chiedilo alle altre! - lo sfidò lei.
A Gajeel piacque immensamente quell'aria competitiva.
- Nah, le altre sono tutte uguali. Io voglio quella strana.
Sbuffando, sebbene fosse divertita, Levy uscì dalla biblioteca. Udì la risatina di Gajeel un secondo prima di essere afferrata per la borsetta.
- Prendiamo l'autobus insieme, aspettami.
Non era una proposta, era una constatazione. Prendevano davvero l'autobus insieme, ogni mattina. Ma al ritorno non sempre, a causa degli orari differenti.
Alla fermata dell'autobus un silenzio imbarazzato sembrò calare sui due, ma Levy scoppiò a ridere all'improvviso e ruppe la tensione. Aveva ripensato alla strana conversazione avuta con Lily, il migliore amico di Gajeel, che l'aveva lusingata e le aveva aperto gli occhi. Era un ragazzo in gamba.
Quando salirono sull'autobus trovarono senza difficoltà due posti vicini e vi si sedettero in un muto accordo.
- Finisci pure di leggere il tuo secondo libro della settimana.
Levy strabuzzò gli occhi mentre Gajeel scivolava un po' sulla sedia, stravaccandosi. - Come lo sai?
- Sono un buon osservatore.
- Sei ossessivo!
- Nah. Ho solo notato che leggi molto. Tu sei ossessiva.
- Ah sì? Allora facciamo così: se io non leggo per tutta la durata del viaggio, che è di mezz'ora, il film da vedere lo decido io.
- Ci sto. Ma se tu leggi allora dovrai uscire con me ancora.
Levy sorrise e arrossì, chiudendo la borsa in modo teatrale per mostrare che non avrebbe ceduto. Inutile a dirsi, si addormentò nel giro di due minuti. I libri erano l'unica cosa che le impediva di prendere sonno in autobus, e senza quelli nemmeno la presenza di Gajeel poteva fare molto. La testa lentamente si posò sul braccio del compagno, che sorrise. Non arrivava alla spalla, tanto era piccola.
A Gajeel non era mai persa così tenera, dolce e indifesa come il quel momento, e la contemplò per istanti lunghissimi. La svegliò solo quando mancavano tre fermate prima di casa della ragazza.
- Ohi, Gamberetto, sveglia.
Levy sobbalzò e raddrizzò di scatto la testa, mormorando un "Gamberetto" in tono contrariato. Avvampò quando si rese conto di essere stata appiccicata a Gajeel per un sacco di tempo.
- Scusami! Non volevo addormentarmi su di te. È solo che sei comodo.
Il ragazzo ridacchiò, immaginandosi brevemente lei che dormiva pigiata contro di lui su un prato, in un futuro non lontano. Ghignò quasi con malignità: meglio farla arrossire ancora con una delle sue solite uscite.
- Sì, so di essere fatto apposta per essere il letto delle ragazze. Tu hai usufruito solo in parte del servizio.
Come previsto, Levy avvampò. - Devo scendere ora. Ah, comunque ho vinto io.
- Dichiarerei nulla la gara, dato che la scommessa prevedeva un certo impegno da parte tua. Hai dormito, quindi hai barato.
- Non hai messo clausole alla sfida, è colpa tua, mi dispiace.
Gajeel ridacchiò e si scostò per farla passare, cercando di non guardare il suo fondoschiena in modo troppo eloquente mentre passava.
- Allora a domani. Prendi un bel voto in matematica.
- Contaci.
Levy gli sorrise un'ultima volta prima che le porte si aprissero. E Gajeel la fissò allontanarsi sotto il sole invernale finché l'autobus non ripartì. Poi prese il cellulare e aprì la chat di Lily.
Grazie, bastardo.
 
 
MaxBarbie’s
Oui, je sui vivent. Forse. Non lo so. È in corso un processo di sfaldamento neuronale per cui sono.. ehm… non in pieno possesso delle mie facoltà mentali? Sì^^
Duuuuuunque, che dire?
NOVITA’! PREGASI PRESTARE ATTENZIONE: a causa dell’immensa quantità di immagini che Blania e soprattutto Rboz sfornano, questa fic diventerà una raccolta di mini-long! Nel riassunto-plot della fic indicherò le categorie dei capitoli. Sì, so che non si capisce nulla, ma quando vedrete capirete. Ad esempio, questo capitolo fa parte della School AU serie, iniziata con il capitolo 4, Too short. Quindi nel plot metterò:
- School AU: 4, 15, 22 (numero a caso).
Sì, perché continua. Poi le altre long sono la Gajevy Week 2015 (so che siamo  in estate ma chissene), quindi i prompt Cooking, Daydream e bla bla di Rboz, la COUNCIL GAJEVY MINI-LONG ragazzi io non riesco ancora a credere e questo è uno spoiler bastardissimo, upsi^^
Non so se ciò che dico ha senso. Oggi ho finito gli orali, mi sento una gelatina informe. Scusate la lunga assenza, sono riuscita a postare solo perché oggi mi sono presa il pomeriggio sabbatico. Sto anche scrivendo poco per mancanza di tempo L Per quanto riguarda LNVI, sono indietro perché ho bisogno di tempo per riflettere sulla linea temporale degli avvenimenti. Ho qualcosa di pronto, ma è da aggiustare cronologicamente parlando.
Mi fermo o scrivo un capitolo di note d’autore che non interessano a nessuno (e vi capisco). Comunque capirete quando il capitolo è parte di una serie perché il nome della serie e il numero del capitolo sono scritti di fianco al titolo.
Spero che il capitolo sia chiaro, faccio fatica quando molti personaggi interagiscono.
BUONA ESTATE A CHI NON HA GLI ESAMI DI *inserire parolacce a piacere* e IN BOCCA AL LUPO A CHI LI HA!
MaxBarbieLaMortaVivente (The Living Dead? Può essere?)


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