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Autore: Kvothe97    22/06/2015    0 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 47

Allenamenti, ideologie e amicizie

-Ma... il fuoco non mi dice nulla Ulfric.-

-Oh sì che lo fa! Solo che tu hai le orecchie tappate e non lo vuoi ascoltare, fiammetta.-

-Dico davvero.-

-No, Fiammetta, dici sciocchezze. Ascoltalo. Questo... è un fuoco delicato, vuole solo illuminare, però se ci parli lui ti racconterà una storia. Senti il suo odore? Forza.-

-Ulfric ti dico che... aspetta... sento un ronzio!-

-Ecco ecco! Benissimo.-

-È come se volesse... non lo so... sento come se questo fuoco volesse stare vicino a un umano, sentire perennemente il suo calore.-

-Infatti è così, è un fuoco di compagnia, vuole stare vicino ad un umano per sentire sempre il suo calore corporeo. Gli piaci.-

-Che carino! Quindi basta che...-

-Devi solo volerlo, devi desiderarlo. Toccalo. Tranquilla, non ti brucerà. Forza toccalo, accarezzalo, lui saprà cosa fare.-

Ayliss lo fece e il fuoco della torcia non le fece alcun male, parve diventare rosso come il sangue, avvolse il suo braccio e infine si poggiò sulla sua spalla. Divenne una piccola fiammella gialla che non faceva altro che ronzarle attorno.

-Ulfric ce l'ho fatta!- disse lei piena di entusiasmo.

-Già. Ecco il tuo primo Fuoco Fatuo. Può essere molto utile, può difenderti poiché vede in te una madre e ti difenderà da qualunque pericolo. Ricordi il giorno in cui vi ho incontrati? Ecco, viaggiavo all'interno del mio Fuoco Fatuo, Calcifer.- dopo averlo menzionato, vicino Ulfric sbucò un piccolo fuocherello che subito si mise a giocare con quello di Ayliss.

-Posso dargli un nome?-

-No, non se ne parla.- disse Ulfric muovendo l'indice. -Non è un giocattolo, lui ha già un nome. Chiediglielo.-

Ayliss non dovette nemmeno parlare, basto un pensiero e immediatamente seppe il nome di quel Fuoco Fatuo.

-Cinder! Si chiama Cinder!-

Ulfric rise di gioia e abbracciò forte Ayliss.

-È proprio come immaginavo!-

-Sono una Piromante?- disse Ayliss spalancando gli occhi.

-Si! Ma non solo! Tu sei... tutto!-

Ayliss parve perplessa.

Ulfric le fece cenno di sedersi.

-Anni fa conobbi un uomo, a Tarpazzi. Ero andato a trovare mio fratello Toddar e a fare un giro d'ispezione dei bordelli di Venethika.-

Ayliss lo guardò con sguardo severo.

Lui alzò le mani.

-Giro d'ispezione ho detto! Era per lavoro.-

-So io che lavoro facevi Ulfric.- disse lei seccata.

-Certo che lo sai, è il tuo passatempo preferito.- disse lui facendogli la linguaccia come i bambini.

Lei fece un urletto stizzita e lo colpì con uno schiaffetto, nonostante stesse ridendo. Lui la accompagnò volentieri nella risata.

-Ascoltami un attimo. A Tarpazzi conobbi un uomo, Adalberto Narovagi. Quell'uomo mi disse di possedere uno strano potere. Vedeva attorno a certe persone... una sorta di energia incorporea e incolore, difficile anche solo da spiegare. La chiamò Aura Divina. Mi disse che era l'energia stessa degli Dei, la loro influenza. La vedeva nelle persone, negli oggetti, addirittura in certi luoghi. Mi disse che quell'Aura era alla base della Magia stessa.-

-Cosa intendi?-

-Ogni magia ha qualcosa in comune, tutte hanno... come dire... lo stesso filo conduttore. Sono alimentate dall'Aura Divina, dagli Dei stessi. Non mi seppe dire come gli Dei esistano e dove siano... ma non è importante. E da li capì tutto, Fiammetta. La Voce dei Q'uoin per esempio, permette loro di comandare ogni cosa, anche il fuoco. In modo parzialmente simile al mio, seppur la Piromanzia sia mille volte più potente e articolata. Il Canto dell'Abisso era un potere antichissimo, usato dai Re Abissali durante l'Epoca d'Oro, permetteva loro di comunicare con gli animali marini, compresi i Litumani. In modo simile alla Voce dei Q'uoin ma anche in questo caso in un modo più profondo, più viscerale, si trattava di una simbiosi stessa col mare, un legame quasi spirituale tra il Grande Blu e i Cantori, era una forma di reciproco rispetto. La Voce dei Q'uoin poi controlla la volontà ma ha strani effetti quando viene usata nella Grande Foresta, ho sentito storie che parlano di strani pozzi che si congelano ogni qualvolta nella Grande Foresta succede qualcosa di pericoloso. Ho addirittura sentito che la loro Voce acquisisce strane potenzialità se usata sugli antichissimi alberi di Q'uoian e viene addirittura amplificata a dismisura se usata utilizzando una parte degli Elementali. Per esempio una piuma di Work, gli Elementali dell'Aria, dona loro un incredibile potenziamento al controllo del vento.

Tutto questo è dovuto all'Aura Divina, è il filo conduttore che collega ogni magia.

Nell'Era del Tempo Antico, ancor prima dell'Epoca d'Oro, quando la Grande Foresta si estendeva per tutto le Terre d'Occidente, esisteva una forma di magia talmente antica da essere stata dimenticata. La Magia Antica derivava forse da un Dio Ancestrale, proveniente da uno dei Rami dell'Albero del Cosmo forse? Non so dirlo... ma quella magia rappresentava Aura Divina Pura, la totale essenza della divinità.

Tu Ayliss sei Aura Divina Pura, sei tutto ciò che resta della Magia Antica che ha dato vita a tutte le altre forme di magia. Perciò tu puoi fare... ogni cosa.-

Ayliss era incredibilmente stupita, sentiva il cuore battere all'impazzata.

Nemmeno lei sapeva dare una spiegazione all'esistenza di suo padre, non sapeva dove si trovasse, se esistesse fisicamente, come l'aveva messa al mondo. Non l'aveva mai nemmeno visto... ma se nulla succede a caso iniziò finalmente a capire, a trovare una motivazione dietro tutto quel caos.

Lei era tutto ciò che restava della Magia Antica, Aura Divina Pura, Essenza Totale di Dio.

Ma non solo del Supremo... di ogni Dio.

Tutto divenne chiaro.

-Ora ho capito... era così chiaro. Il Supremo è davvero un Dio d'amore allora... un Dio di pace. Io rappresento non solo lui... ma tutti gli Dei. Io esisto per dimostrare al mondo che può esistere la pace anche se le persone hanno credo differenti. Un mondo in pace può esistere, Ulfric. E forse sarà necessario lottare, forse ci sarà la malvagità, quella intrinseca negli uomini, che cercherà di impedire la realizzazione di questo sogno. Ma forse posso fare qualcosa. Forse si dovrà uccidere ma potrò cambiare anche la morte Ulfric, potrò renderla qualcosa di diverso. Ora non so spiegarlo ma un giorno capirai, davvero.

Forse... nasceranno degli eroi. Forse sono già nati.-

Ulfric la guardava e sorrideva e lei parve notare della luce nei suoi occhi.

-Piangi? Perché?-

Lui rise e si asciugò gli occhi.

-Perché sono felice, Ayliss. E orgoglioso. Davvero tanto, tanto orgoglioso.-

 

-Quindi come funziona esattamente questo potere?- chiese Kalad ai suoi tre maestri, Geralt, Katrin e Yorgh.

-Lo sai, si tratta di un emanazione di energia, una potente pressione che sbaraglia i tuoi nemici.- disse Katrin.

-Fin là c'ero arrivato anche io, ma come lo uso.-

-Basta volerlo. Dai, tendi la mano verso di me.- disse Yorgh.

Kalad lo fece e si concentrò, percepì una forza prorompente fuoriuscire dalle sue mani, forse era addirittura troppa forza. Infatti il contraccolpo lo fece cadere al suolo e il dolore al braccio fu maggiore di quello che pensava. Yorgh barcollò leggermente, ma non come Kalad avrebbe desiderato.

Yorgh rise rumorosamente e di gusto, Katrin fece un mezzo sorriso mentre Geralt rimase impassibile.

-Avresti dovuto un attimo riflettere, non credi? Cos'hai notato su tutti i luttaniani che hai ucciso ragazzo?-

Quella frase fece star male Kalad, non era orgoglioso di aver ucciso dei luttaniani. Anche se il loro intento era ammazzarlo.

Provava rimorso per quelli che aveva ucciso prima.

-Indossavano l'armatura solo nelle braccia e nelle gambe.-

-Avrai capito perché, spero.-

-Ora sì.- disse Kalad tastandosi il braccio, niente di rotto per fortuna, solo una brutta botta. -La Pressione colpisce anche il corpo dell'utilizzatore, perché la pressione deve avere un punto d'appoggio.-

Geralt annuì. -Nella fattispecie le tue braccia o le tue gambe. Quindi, la tua bella armatura inquisitoria può anche andare tra i rottami.-

Kalad annuì e non ne sentì nemmeno la mancanza, quell'armatura era di un altro mondo, di un altro Kalad. Suo padre voleva cambiare l'Inquisizione ma non ci era riuscito, aveva passato la staffetta a Kalad che aveva capito una cosa molto importante.

L'Inquisizione era sbagliata, non poteva essere migliorata, poteva solo essere distrutta.

La sua armatura era il primo passo.

Gli vennero date delle protezioni per le braccia e le gambe e una tuta di cuoio molto resistente per difendere il corpo, ma niente che una spada ben affilata non potesse trapassare.

Non sarà un problema, ho sempre combattuto facendo in modo che i miei nemici non mi toccassero, ora dovrò affinare ancora di più il mio stile.

-In realtà la Pressione non agisce solo su braccia e gambe ma in ogni altra parte del corpo, anche la testa può emettere della Pressione ma fidati, senza il giusto allenamento non te lo consiglio.- disse Geralt.

-Tu sai farlo?-

-So fare molte cose.-

Kalad sbuffò e Geralt fece un mezzo sorriso divertito.

-Ma tu potrai fare molto di più, Kalad Raaka. Il tuo sangue è luttaniano, quando Luttan ti ha concesso il suo potere hai brillato di un intensa luce bianca, come tutti i Raaka prima di te. Tu puoi fare molto di più di quanto il tuo stesso corpo si limiti a fare, il potere di Luttan ha modificato il tuo corpo ma la tua costante vicinanza ad Ayliss ti ha cambiato ulteriormente, basta che tu lo voglia e la Pressione non sarà altro che una lieve carezza.-

Kalad ripensò a quando aveva chiesto a Geralt se Luttan gli avesse mai parlato e Geralt era rimasto in silenzio, eppure Kalad aveva sentito la voce di Luttan, antica, potente, l'aveva percepita ogni singolo millimetro del suo corpo, come un brivido intenso, un formicolio costante.

-Perché mi hai mentito? Luttan ti ha parlato, ti ha fatto delle domande, vero?-

Geralt annuì.

-L'ha fatto con tutti noi, per essere certo della nostra idoneità. Ora è innegabile la sua esistenza, vero?-

-Sì, come è innegabile quella del Supremo vedendo Ayliss. Ho letto il tuo sguardo, tu le hai creduto davvero, non l'hai fatto per trarne vantaggio.-

Geralt tacque per qualche istante, massaggiandosi lentamente il braccio destro.

-Sì, credo nell'esistenza del tuo Dio. Il fatto è che dovrebbero tutti fare così. Credo che esista, ma seguo la filosofia di Luttan perché rispecchia maggiormente me stesso. Luttan spinge gli uomini a essere decisi, intraprendenti, inarrestabili nelle loro decisioni, proprio come lo è la Pressione. Rispetto il tuo credo, Kalad, nonostante tutto.-

Kalad strinse forte i pugni, quanto era stato ottuso, cieco. Quanto era stato idiota. Le persone devono pensare con la loro testa e non seguire ciò che dice un'istituzione religiosa. La Fede nasce dal cuore, non dalle parole di altri uomini.

-Anche io rispetto la tua, nonostante tutto quello che ho fatto.-

-Lo so, Luttan ti ha considerato degno.-

-Ed è un segno più che sufficiente.- disse Yorgh sorridendo.

Kalad provava profondo rispetto per loro, avevano lottato, resistito, difeso la loro fede. L'avevano difesa per la sua ideologia.

Difendere un ideologia, sapeva cosa significava. Lui difendeva Ayliss.

-Forza, iniziamo l'addestramento.-

 

L'addestramento si protrasse per l'interezza dei tre giorni, Geralt era un maestro estremamente severo, spingeva Kalad a sforzare il suo corpo il più possibile ben sapendo che ormai il corpo del ragazzo era stato fortemente potenziato dai recenti avvenimenti. Kalad supervisionava gli allenamenti poiché a spiegare il grosso della Pressione erano Katrin e Yorgh.

Kalad scoprì che la pressione poteva essere usata in svariati modi, dalla semplice emanazione di potere dalle proprie mani o dai propri piedi, in quel caso permetteva al proprio corpo di saltare per grandi altezze, come avevano fatto molti luttaniani con cui Kalad aveva combattuto, fino a fare cose molto più complesse, come emanare la Pressione dall'interezza del proprio corpo, come aveva fatto Kalad appena ottenuto il potere.

Quella Geralt la chiamava Pressione Totale ed era molto complessa da usare, poiché bisognava focalizzare ogni singola parte del proprio corpo nel compito di emettere la Pressione, ogni arto, ogni millimetro della propria pelle doveva essere coordinato, come gli strumenti musicali durante un concerto. Yorgh usava uno stile di combattimento diverso, basato sulla possente stazza del suo corpo. Ovviamente chi era massiccio come lui aveva un grosso vantaggio, il Punto d'Appoggio (così lo chiamavano) era un corpo ben più massiccio di quello di Kalad.

Yorgh non apriva i palmi delle mani ma li teneva chiusi, utilizzava direttamente i suoi pugni per colpire i suoi avversari, pugni accompagnati dalla Pressione che non sbalzavano necessariamente via il nemico ma lo tramortivano. Yorgh insegnò a Kalad a colpire ripetutamente il suo nemico con i pugni di Pressione finché il nemico è così tramortito da non riuscire nemmeno a pensare. Era una tecnica difficile da padroneggiare poiché la Pressione pretendeva di uscire dal corpo e un palmo aperto era un uscita molto più sicura di un palmo chiuso. Ma Yorgh spiegò che non si trattava di emanare la Pressione, il palmo chiuso serviva appunto per trattenerla, potenziare il proprio pugno e renderlo Pressione concentrata, il rischio era che ti si rompessero tutte le dita. Katrin invece utilizzava una tecnica differente, chiamata Pressione a Taglio. Katrin non spalancava il palmo e nemmeno chiudeva il pugno, la mano era aperta ma le dita erano perfettamente dritte, parallele e ben vicine, quasi volesse emulare una spada. E il concetto era proprio quello. Katrin spiegò a Kalad che la Pressione in quel caso doveva uscire dai bordi della mano e non dal palmo, ciò faceva in modo che la Pressione uscisse come una violenta sferzata che invece di spingere tagliava.

Geralt osservava, dava qualche consiglio, spingeva Kalad a riprovare decine e decine di volte finché non riusciva ad usare al meglio il suo potere.

Geralt poi spiegò che la Pressione poteva essere immagazzinata, bastava concentrarsi sulla propria mano e immagazzinare più Pressione possibile, poi emanarla dal proprio palmo per colpire il proprio nemico. La pressione non solo diventava più potente ma si protraeva tanto quando era stata immagazzinata, senza bisogno di mantenere il braccio teso. Questo era estremamente utile poiché bloccava un proprio avversario e ti permetteva di concentrarti su qualcun altro.

Geralt, il secondo giorno, mostrò a Kalad le tecniche più pericolose e complesse, come quella di emettere la Pressione Totale il più velocemente possibile, questo permetteva non solo di resistere ad un altra Pressione indirizzata verso di te ma ti permetteva di respingere qualunque tipo di attacco. Ma era estremamente complessa da padroneggiare, poiché si trattava di una concentrazione totale e una flessione muscolare estrema veloce che metteva in serio pericolo il proprio corpo. Geralt era addirittura in grado di concentrare la pressione su un solo dito e spararla come se fosse una freccia, questo era altrettanto pericoloso poiché il colpo era addirittura superiore ad una Pressione normale ma veniva immagazzinato in uno spazio estremamente ristretto.

Geralt mostrò a Kalad anche come emettere una raffica di Pressioni consecutive, una dopo l'altra senza nemmeno una pausa, quella tecnica era estremamente stancate ma devastante se utilizzata nel giusto modo.

Gli allenamenti si protrassero per tutti e tre i giorni, intervallati da qualche pausa per mangiare, lavarsi e stare con Ulfric e Ayliss.

 

Appena Kalad vide Ayliss non poté fare a meno di baciarla.

-Ehi.-

-Ehi.- rispose lei sorridendo.

-Come stai?-

-Stanca, Ulfric mi ha fatto faticare. E ha parlato, tanto, davvero tanto.-

-Tipico.-

-Tu come stai?-

-Esageratamente stanco ma... felice. Sento di star facendo qualcosa di buono. Ho distrutto la mia armatura sai?-

-Davvero?-

-Già. E non mi è importato.-

-È il passato.-

-Sì, lo è. Non ignorerò ciò che ero, neanche per sogno. Se voglio guardare verso il futuro devo togliere le mie radici dal passato ma devo sempre volgere lo sguardo indietro, per non dimenticare. E poi sempre avanti.-

Lei lo accarezzò.

-Ce la faremo, andremo a Q'uoian e staremo al sicuro, ci riposeremo, ci prepareremo. E poi...-

-Poi?-

-Poi saremo pronti.-

Kalad non dovette sapere per cosa, sapeva già tutto.

 

-Ha detto che vuole... non so, modificare la morte, renderla qualcosa di diverso. Sembra una cosa assurda, eh? Eppure ci credo. Ritengo sia impossibile non crederle a dire il vero.-

-Cambiare la morte?-

Ulfric annuì accompagnando il movimento con un suono della bocca.

-Quella ragazza mi stupisce sempre di più.

-Verrebbe quasi voglia di morire per vedere che combina, eh?- disse il piromante ridendo.

-Non ho tutta questa fretta di morire a dire il vero.-

Ulfric guardò davanti a sé pensieroso.

-Credo non ci sia niente di meglio di capire quando è arrivato il proprio momento e sentire... di aver vissuto. Vissuto davvero. Capire di aver fatto tutto quello che poteva essere fatto. Dev'essere davvero una bella sensazione.-

Kalad iniziava a vedere in Ulfric ben più di un alleato, ormai lo vedeva come un fratello. Poteva essere strambo, logorroico e poteva anche aver fatto cose discutibili ma aveva fatto così tanto, talmente tanto che una vita sola non bastava per raccontare tutto.

-Sai...- iniziò Kalad.

Ulfric lo guardò.

Erano seduti in un vasto salone, sedevano per terra e attorno a loro c'erano svariati luttaniani, alcuni vecchi, altri giovani. C'erano pure dei bambini che si divertivano guardando i giochi pirotecnici di Ulfric. Il lavoro che i luttaniani avevano fatto era incredibile, avevano usato la loro pressione per creare una tana all'interno di una montagna.

Era l'ora di riposo, in cui tutti si trovavano in quel salone e discutevano, ridevano, giocavano a carte e bevevano. Una cameriera non smetteva mai di portare caraffe di vino che Ulfric non rifiutava mai.

-Sto aspettando la risposta.- disse Ulfric con un mezzo sorriso, ironizzava sempre sulla cupezza di Kalad.

-Niente volevo solo dirti che... ti considero un buon amico, davvero.-

-Oh.-

-Oh?-

Ulfric fece spallucce.

-Niente non... non me l'aspettavo. Cioè iniziavo a pensare che il tuo parere su di me fosse maggiormente positivo ma... ecco non pensavo mi considerassi tuo amico.-

Kalad era perplesso.

-Perché non dovrei considerarti mio amico?-

-No, non dico che tu non debba farlo. È che... gli ultimi amici che ho avuto sono stati centinaia di anni fa... e sono tutti morti.-

-E gli amici che hai ora sono vivi e vegeti. Sai... io non ho mai avuto degli amici. Ho sempre preferito restare solo.-

Kalad stava aprendo il suo cuore ad un'altra persona che non fosse Ayliss, se solo Ulfric avesse capito quale atto di fiducia era quello.

Sono sicuro che lo stia capendo.

-Spesso mi prendi in giro per il fatto che sono sempre cupo e be' non posso negare di esserlo. Ma... non ho mai trovato delle persone che potessi considerare amici. Un amico è una persona per cui sei disposto ad accettare i difetti e ad esaltare i pregi. Sei amico di una persona anche per i suoi difetti, tanto di quelli non ti importa, perché quando si è amici si è complici, si è uniti da qualcosa che non può nemmeno essere spiegato, come se una strana forza ti faccia sentire a casa vicino a una persona. Amicizia e amore sono così simili, infondo. La differenza sta che nell'amore si da tutto se stesso per l'altra persona, perché non esiste nulla di più importante. Con l'amicizia basta dare la propria presenza, una battuta scherzosa, una bevuta, una pacca sulla spalla. L'amicizia è meno pretenziosa, no?-

Ulfric rise. -Diamine non ti avevo mai sentito parlare così tanto. Cos'è, vuoi rubarmi il ruolo di logorroico nel gruppo?-

Rise pure Kalad e il ragazzo si stupì nel notare quanto gli piacesse il suono della sua risata.

-Dai, sto cercando di essere serio!-

-Io c'ho rinunciato secoli fa, la vita è troppo breve per essere seri.-

-Disse l'uomo in vita da secoli, forse millenni.-

Ulfric annuì facendogli un gesto col bicchiere e sorrise bevendo il vino.

Kalad bevette e si godette quell'attimo di silenzio, sapeva benissimo che le sue parole avevano colpito profondamente Ulfric, la risposta infatti non tardò.

-Sono stato solo per molti anni, dopo il Grande Gelo mi ritirai in un angolo remoto del Nord, aiutando i bisognosi quando serviva ma senza stringere amicizie. Il tempo era passato, io e i miei compagni ci eravamo divisi e mi ero ritrovato... solo. Provai la solitudine, persi ogni contatto con loro poiché tutti loro presero strade differenti, continuarono la loro vita. Mi resi conto di essere solo, davvero davvero solo. Anche i miei fratelli se ne andarono. Provai la solitudine. Non è bello restare soli, Kalad. Solo quando resti solo capisci quanto sia bello avere degli amici.-

Kalad sorrise e annuì. Era davvero bello avere degli amici.

-Credo tu sia il mio migliore amico, vecchio.- disse Kalad prendendo il bicchiere di Ulfric e facendolo riempire dalla cameriera, poi fece lo stesso col suo.

Ulfric annuì e ripenso al suo passato. Ai suoi fratelli, Kolmat dal carattere schivo ma determinato, Ursuul sempre pronto a combattere e a mettersi in mostra, Toddar che non disdegnava mai una bella bevuta.

Ripensò a Skaring, col suo sguardo glaciale ma la sicurezza che trasmetteva, Lysandrus col suo sorriso splendente e il suo incredibile senso di giustizia, Zermon con quel suo sguardo malinconico, sempre con una parola di conforto per tutti e infine Novarak, col suo sguardo truce ma che appena entravano in una città metteva sulle sue spalle i bambini e passeggiava accompagnato dalle loro risate.

E poi Kalad, con i suoi occhi da lupo, la sua cupezza ma al tempo stesso la sua incredibile purezza. Con quegli occhi decisi, ora puntati verso il futuro, dritti verso un sogno che per molti poteva essere irrealizzabile, ma sempre ben consapevoli di ciò che era stato nel passato.

Un buon uomo da avere come migliore amico.

-Credo che pure tu lo sia per me, ragazzo.-

I due fecero tintinnare i loro bicchieri e si rilassarono, godendosi ogni istante di quel meritato riposo.

 

  
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