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Autore: Horse_    22/06/2015    5 recensioni
(Ambientata nel 1800, tutti umani)
Elena ha diciotto anni e desidera una vita da favola. E' una ragazza giovane ed indipendente, ma costretta a sottostare alle regole ferree impostele dai genitori.
Lei è una principessa e futura regina dell'Olanda.
Damon giovane uomo francese, con origini italiane, viene costretto dal padre a scegliere una moglie per dare al suo regno un nuovo erede e la continuità della famiglia Salvatore.
Cos'hanno in comune Damon ed Elena?
Semplice, matrimonio combinato.
I due impareranno a conoscere e ad amarsi, pronti a tutto per salvarsi a vicenda.
Ma si sa, una storia d'amore è bella perchè deve affrontare problemi e loro due ne hanno tanti, forse troppi.
Regni in lotta tra di loro, guerre, rivolte, deposizione dal potere, cugini e amanti porteranno guai nella vita dei due giovani che faranno di tutto per far vincere il loro amore.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                     Ricongiungimento.
                                                                                                      40.



Pov Damon.

Ed è come tornare a respirare averla qui, tra le mie braccia. Elena mi stringe forte e piange, incurante di tutta la gente che c’è accanto a noi.
Non mi importa di chi ci stia guardando e di chi ci stia ascoltando, siamo solo io e lei, siamo solamente noi; due persone che sono rimaste separate per così tanto tempo per colpa di altri che volevano distruggere il nostro amore, ma ora lei è qui e non andrà più via da me perché non glielo permetterò.
Questi due mesi di lontananza mi hanno fatto troppo male, non sentirla più così vicina a me e sentirla solo così distante mi hanno portato nell’orlo di un baratro e credevo di essere sprofondato del tutto, ma ora lei è qui, viva. Non è morta come mi ha detto quel bastardo di Eric, è qui, carne e ossa.
Mia moglie si stacca leggermente da me e invece di urlarmi contro di essere stato imprudente o cose del genere mi bacia. Elena, lei che si vergognava di lasciarsi andare a smancerie in pubblico, mi bacia. Questo bacio sa di nostalgia, di frustrazione, di lontananza, di amore e di scuse. Perché si… Penso che entrambi dobbiamo scusarci con l’altro, io per primo, per aver pensato cose che alla fine non sono accadute e per essermi allontanato da lei.
Le accarezzo piano la schiena mentre i nostri nasi si contrano ed Elena ride sulle mie labbra. Mi era mancata troppo! Questo momento magico viene interrotto da Stefan che mi tocca piano una spalla e mi sorride imbarazzato quando, per mia sfortuna, mi stacco da Elena.

 
“Dobbiamo andare via da qui prima che ritornino.”- mi informa Stefan ed effettivamente non posso dargli torto.

 
 
Annuisco piano, tenendo sempre stretta a me Elena, e mi dirigo verso il mio cavallo. Aiuto Elena a salire davanti e poi salgo anche io, posizionandomi dietro di lei. Con grande sorpresa noto che c’è anche Charlotte, ma comunque non provo nessun sentimento di odio nei suoi confronti, è pur sempre mia nipote e non deve pagare lei per i suoi genitori.
Ce ne andiamo velocemente da quel luogo e prima di sparire da lì getto l’ultimo sguardo verso la ghigliottina dove, se mio fratello e gli altri non fossero intervenuti in tempo, ci sarebbe stata la mia testa.
Seguo mio fratello tra i boschi della Francia –dove sono cresciuto fin da piccolo– mentre gli altri non sono molto distanti da noi. Non ho idea di dove voglia andare visto che siamo dei ricercati, una specie di fuori legge, ed ogni luogo non è sicuro. Né per Elena e né per Charlotte. Il sole sta tramontando ed è ormai buio quando ci fermiamo davanti ad un palazzo. Non lo riconosco subito, ma quando ci sono davanti i miei occhi brillano leggermente: è il palazzo estivo della famiglia reale, dove venivamo da bambini quando nostra madre era ancora vivo.
Non sembra in buone condizioni, ma quando entriamo mi devo ricredere.

 
“Come fa ad essere ancora tutto intero e…”- mi guardo attorno. –“Pulito?”
“Abbiamo avuto qualche piccolo aiuto.”- Stefan mi strizza l’occhio e si affretta a chiarire visto che gli lancio uno sguardo parecchio preoccupato. –“Sono persone di cui ci possiamo fidare, gente che non apprezza Eric ed è felicissima di aiutare noi.”
“Lo spero bene.”- sospiro rassegnato ricordando che non è troppo bene fidarsi delle persone.

 
Per colpa di chi mi fidavo ci ho quasi rimesso la vita. Mi volto di scatto non sentendo più la presenza di Elena accanto a me e mi allarmo subito. Faccio per correre fuori, alla sua ricerca, quando la vedo entrare dal portone principale con Charlotte che gorgoglia divertita mentre gioca con i capelli di mia moglie. Elena le sorride di rimando mentre le accarezza piano la schiena. Mi fermo qualche attimo a guardare entrambe e non posso fare a meno di perdermi verso mia moglie così matura e così materna.
Ho scoperto da poco che quella bambina in realtà non è mia figlia, è più mia nipote, ma dopo quello che ha combinato Eric e quello che gli aspetterà –visto che è un traditore– penso che la bambina rimarrà con noi, o comunque nel giro della famiglia reale. Non potrei mai dare mia nipote a qualcun altro, non deve pagare lei le conseguenze di quello che hanno fatto sua madre e suo padre e so, per certo, che Elena non me lo permetterebbe mai. Da quel poco che ho visto si è legata molto a quella bambina, come se fosse sua. E la cosa non mi dispiace, anche se mi preoccupa un po’. Se dovesse succedere qualcosa, se Eric dovesse avere la meglio e portargliela via, non so come reagirebbe.
Mi avvicino piano a loro mentre la bambina tende le braccia verso di me.
Osservo Elena un po’ impacciato e lei sembra accorgersi del mio imbarazzo verso la bambina. L’ho tenuta in braccio solo una volta, ancora mesi fa, e sebbene sia cresciuta, la reputo ancora troppo fragile.

 
“Non è fatta di cristallo.”- mi sorride comprensiva. –“Penso che abbia fame, non mangia da oggi pomeriggio ed è così piccola.”

 
L’ultima frase la sussurra con preoccupazione. Le bacio piano la fronte e accarezzo una guancia alla bambina che intanto mi afferra la mano e osserva rapita le mie dita.

 
“Andiamo a cercare qualcosa, va bene?”- le domando.
 
 













 

                                                              * * *
 
















 “Grazie per essere con noi e per credere che tutto questo andrà a buon fine.”- dico a Gretel.
 

Gretel, la mia dolce cara Gretel, l’unica donna a cui effettivamente ho voluto bene da piccolo oltre a mia madre. Era la mia balia, quella povera donna che non sapeva mai come tenermi fermo e buono, quella donna a cui ho fatto tantissimi dispetti, come quello di averle messo un topo, rigorosamente vivo, sotto le coperte. Ma era anche quella che mi consolava quando Giuseppe era troppo severo con me e fermava mia madre dal venirmi a consolare.
 

“Farei di tutto per voi, mio re.”- mi risponde. –“Siete diventato un uomo e meritate che la vostra famiglia, compreso voi, stia al sicuro.”
“Grazie, Gretel.”- le sorriso. –“Ma non sono molto fiducioso nella nostra impresa.”
“Perché dite così, mio sire?”- mi domanda turbata. –“La gente in Francia vi ama, non dimenticatelo.”
“No basta solo questo, Gretel. Eric si  fatto così tanti seguaci qui, mentre io… Sono con un pugno di mosche in mano.”- dico abbassando la testa sconsolato.
“Avete la vostra famiglia con voi, i vostri amici. Troverete anche altri rinforzi, bisogna solo essere prudenti.”- controbatte. –“Non potete perdere tutto così, avete una bellissima moglie e una bambina stupenda.”
“Charlotte… Lei non è mia figlia.”- le spiego passandomi una mano tra i capelli.
“Scusatemi, io”- abbassa il capo mortificata. –“ero convinta che fosse vostra, vostra e delle regina Elena intendo.”
“E’ come se lo fosse però.”- le sorrido. –“E’ una storia lunga che non vale la pena di raccontare.”
 

Annuisce e, dopo essersi leggermente inchinata, si dirige verso la cucina per finire di preparare la cena. Abbiamo bisogno di più aiuto possibile e visto che siamo in tanti c’è bisogno di preparare molto cibo.
Mi avvicino ad Elena che tiene tra le gambe la bambina che sta tentando di prendere un piccolo cubo di legno e di portarselo alla bocca. Lo afferro prima che entri a contatto con le sue gengive e questa mi guarda stranita, poi si sporge cercando di afferrarlo. Abbiamo lavato il gioco, ma non è comunque molto igienico che se lo porta alla bocca visto che è qui da chissà quanto tempo.
Mi siedo di fronte a loro e sorrido ad Elena che intanto mi sta osservando. Si sta mordendo il labbro inferiore e capisco perfettamente che c’è qualcosa che mi vuole dire, ma si sta comunque trattenendo. Decido di fare io la prima mossa.

 
“Dovremmo parlare, non credi?”- le domando.

 
Annuisce piano, abbassando lo sguardo intimorita. Che cosa le prende?

 
“Elena, che cosa c’è?”- le domando poi prendendole una mano.
“Io”- si blocca un attimo e mi guarda. Si sente in colpa. –“mi sono comportata malissimo con te.”
“Intendi quando avevi la febbre così tanto alta che hai rischiato di morire?”- le domando.

 
Per me lei non ha nessuna colpa, è venuta a sapere quella falsità in un brutto periodo ed era logico credere quello che la realtà mostrava.
In cuor mio so perfettamente che non ha mai creduto a questa storia fino in fondo.

 
“Damon, sai cosa intendo.”- sospira. –“Ti ho accusato di qualcosa che non hai commesso. Non me lo perdonerò mai.”

 
Mi sporgo leggermente, sempre facendo attenzione alla bambina, e le prendo il viso tra le mie mani, costringendola a guardarmi negli occhi. Le porto una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio e le sorrido.
Non voglio che si senta in colpa, voglio solo che tutto questo finisca e ritornare in Olanda il prima possibile, o, perlomeno, rendere la Francia un paese sicuro e libero.

 
“Elena, l’importante è che siamo qui, noi due, insieme.”- le bacio piano le labbra e per la seconda volta è come tornare a respirare. –“Mi importa solo quello.”
“Come puoi aver accettato il fatto che io non mi sia fidata di te?”- mi domanda.
“Semplicemente perché non era una bella situazione per nessuno e c’erano molte prove contro di me.”- le sorrido. –“E perché ti amo.”
Anche io ti amo.”- mi risponde con gli occhi che le brillano.

 
Non so da quanto tempo non glielo dicevo, ma queste parole sembrano risollevarle il morale tanto che mi bacia lei questa volta e in modo più passionale di quanto io sia abituato. L’attimo magico è interrotto da Stefan, di nuovo.

 
“Sc…Scusate”- balbetta. “Ma è… E’ pronta la cena.”

 
Mi giro di scatto e lo fulmino con lo sguardo mentre le guance di Elena si colorano di rosso.

 
“Stefan, ma la smetti di interromperci?”- gli domando con astio. –“Lì fuori c’è ancora una ghigliottina, ricordalo.”

 
Stefan se ne va velocemente, mentre Elena scuote la testa divertita. L’aiuto ad alzarsi e a prendere Charlotte, poi ci dirigiamo in sala.
 














 

                                                                * * *
 















Elena è già in camera, mentre io ho appena finito di discutere con mio fratello, Alaric e altri soldati su alcune questioni militari e di come muoversi contro Eric.
Attaccherà prima o poi, sarà costretto a farlo, ma prima di allora dobbiamo prepararci tatticamente e fisicamente –e trovare altri rinforzi.
Gretel si è offerta di tenere Charlotte per la notte, con la scusa di voler stare con la bambina e di aiutarci senza fare avanti e indietro per darle da mangiare, ma ha capito perfettamente che voglio rimanere da solo con mia moglie, almeno per questa notte. Ho bisogno di lei, con ogni fibra del mio essere, voglio che sia la nostra notte.
Salgo velocemente in camera e apro piano la porta. Elena è in piedi, davanti allo specchio, nell’atto di togliersi il vestito. Mi chiudo piano la porta alle spalle e la chiudo a chiave –per evitare che Stefan ci interrompa per la terza volta nell’arco di una giornata– e mi avvicino a mia moglie con passo felpato. Sembra non essersi accorta di me e ne approfitto per bloccarle una mano e baciarle piano il collo. Finalmente sorride notando la mia presenza dallo specchio e io le sorriso di rimando, per poi continuare a baciarle il collo continuando fino alla spalla nuda. La sento sospirare contro il mio tocco ed io continuo con il mio lavoro.
 

“Gretel terrà Charlotte con sé per questa notte.”- inizio a slacciarle il vestito lentamente, alternando qualche bacio sulla schiena. –“Avremo un po’ di tempo per noi, ne sei d’accordo?”
 

Finisco di slacciarle anche l’ultimo nastro lasciando in bella mostra la sua schiena nuda. E’ perfetta, ancora meglio di quanto ricordavo.
 

“Sono d’accordo.”- mormora mentre inizio a sfilarle il vestito.
 

Prima la manica a destra, poi quella a sinistra. Elena, trasportata dalla mia foga nello spogliarla, mi aiuta, in modo che non possa rompere il vestito e ben presto è davanti a me con solo una misera sottoveste che le arriva leggermente sotto le ginocchia a coprirla. Posso vedere il seno formoso al di là del tessuto e il mio corpo risponde a quel richiamo. Elena, intanto, approfittando della mia distrazione, mi sta slacciando i bottoni della camicia, uno per uno, in una dolce tortura.
Spazientita, quando ormai mancano solo quattro bottoni, li toglie tutti su un colpo, strappando la camicia. Ridacchio della sua sorpresa e la guardo con un misto di meraviglia e orgoglio per la sua intraprendenza.
Purtroppo canto vittoria troppo presto perché abbassa lo sguardo imbarazzata. Non le do nemmeno il tempo di controbattere che la bacio con foga, facendola indietreggiare fino al letto. Faccio una leggera pressione in modo che si distenda e continuo a baciarla, senza lasciarle un attimo di respiro.
I nostri respiri si mischiano, i nostri sapori anche. Le nostre lingue danzano tra di loro mentre le mie mani sono impegnate a toglierle anche la sottoveste. In poco tempo gliela levo ed Elena fa la stessa cosa con la mia camicia, lasciandomi a petto nudo.
Quanto mi era mancata, quanto l’avevo desiderata! Avevo bisogno di lei, di sentirla mia a tutti gli effetti. Elena si alza leggermente con il busto e si dedica al mio petto, lasciandomi una scia di baci bollenti che partono dal collo e arrivano fino all’ombelico, per poi risalire e scendere. Un gemito mi sfugge incontrollato ed Elena mi osserva, vittoriosa. Ora, però, è il mio turno. Questa è la nostra notte, ma voglio che sia anche la sua. Voglio amarla come non ho mai fatto –e se l’ho fatto mi impegnerò ancora di più.
La faccio distendere ancora e inizio a baciarle il collo, alternando questa dolce tortura a qualche piccolo morso, senza farle mai del male. Il respiro di mia moglie si fa sempre più veloce e affannoso, vuol dire che le sta piacendo. Arrivo piano al suo seno e lo venero con dolcezza e dedizione, cercando di trasmetterle tutto l’amore possibile che ho per lei e che non è mai scemato in questo ultimo periodo di lontananza. Elena stringe piano le lenzuola, mentre io continuo con il mio lavoro. Arrivo alla sua pancia piatta –e noto, con frustrazione, che è dimagrita ancora– e lascio alcuni baci anche li, alcuni leggeri, altri più premuti. Scendo verso le gambe, arrivando ad un ginocchio, per poi risalire piano, mentre Elena comincia a muoversi impaziente. Non resisto nemmeno più io e capisco che non ce la fa più nemmeno lei quando le esce dalle labbra il mio nome strozzato.
Il suo “Damon” pronunciato con così tanta eccitazione mi spinge ad iniziare la nostra danza di corpi, perché non posso più aspettare.
Arrivo all’altezza del suo viso e riprendo a baciarla, mentre lei allarga le gambe e le intreccia sul mio bacino. Appoggio le mani ai lati della sua testa, per non pesarle, e mi spingo dolcemente dentro di lei, sempre con paura di farle del male. E finalmente trovo il mio posto nel mondo, mi sento semplicemente a casa. Mi sento in pace con me stesso, mi sento me stesso. Elena mi osserva con dolcezza e mi bacia, muovendo leggermente i fianchi per invitarmi a proseguire. Mi muovo piano, con movimenti altalenanti, per godere appieno l’atmosfera carica di passione e il piacere che sta crescendo. Lei mi segue, assecondando i miei movimenti, rendendosi partecipe, e non ricordo nemmeno l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore così –o se l’abbiamo mai fatto così. Siamo in preda l’uno ai sentimenti dell’altro, siamo fatti per stare insieme.
Sento che il piacere sta crescendo sempre di più, lo capisco dai nostri sguardi e dai nostri occhi che non si staccano mai, nemmeno quando aumento il movimento. Le bacio il naso, gli angoli della bocca ed infine le labbra. Quando stiamo per arrivare al limite Elena chiude gli occhi e serra le labbra, lasciandosi trasportare dal piacere intenso che ci stiamo procurando a vicenda. Arriviamo al limite insieme. Rimango immobile per qualche attimo, poi mi accascio sul suo petto nudo cercando di non pesarle troppo.
Rimaniamo entrambi fermi, immobili. Non parliamo, c’è solo Elena che mi accarezza piano i capelli e i nostri sospiri farci da sottofondo.
Sono con la donna che amo, non potrei chiedere niente di meglio e questa è appena stata la notte più bella di tutta la mia vita.
 

Mi sei mancato.”- mormora tra i miei capelli.
Anche tu.”- le rispondo. –“Non ti lascerò più andare via.”
“Me lo prometti?”- mi domanda piano, con voce insicura.
 

Alzo leggermente il capo e la bacio, accarezzandole dolcemente i capelli.
 

“Te lo prometto Elena, non ti lascerò mai più.”- le rispondo stringendola forte.
 

Passiamo non so quanto tempo a coccolarci, a baciarci e ad accarezzarci e a guardarci negli occhi. Dire che ci siamo mancati è poco. Senza di lei una parte di me era morta e ora averla qui, tra le mie braccia, mi fa sentire vivo.

 
“Chi ti ha detto che Charlotte non è mia figlia?”- le domando piano.

 
Elena si volta verso di me e si tira su a sedere, coprendosi comunque con la coperta che le arriva fin sopra il seno.

 
Katherine.”- mi risponde.
“E’ venuta da te?”- le domando preoccupato.
“A dir la verità è stata in prigione in Olanda per un po’, ma  fuggita con l’aiuto di qualche guardia francese. Ma non è riuscita a prendere la bambina visto che era con noi.”- mi racconta scuotendo la testa.
“Quindi è stata Katherine…”- mormoro pensieroso.
“A fare cosa?”- mi domanda, poi si fissa il collo nello stesso punto in cui sto guardando io e sembra capire. –“La collana? Si, l’ha presa lei.”

 
Elena abbassa lo sguardo dispiaciuta e so che teneva molto a quella collana, ma l’importante è che lei sia salva, il resto non conta.

 
“Mi dispiace.”- mormora.
“Non fa niente, era solo una collana.”- le rispondo baciandole dolcemente la fronte.
“Ma me l’avevi regalata tu.”- controbatte guardandomi negli occhi. –“Era un tuo regalo.”
“L’importante è che tu sia salva, il resto non conta.”- le sorrido portandole una ciocca di capelli dietro la fronte. –“E se ci tieni così tanto farò di tutto per riprenderla.”

 
Rimaniamo qualche istante in silenzio, poi decido di rivelarle alcuni particolari.

 
“Sai perché mia assomigliava?”- domando e vedo mia moglie aggrottare leggermente le sopracciglia. –“La bambina intendo.”

 
Elena scuote la testa.

 
“Ho scoperto che Eric è mio fratello, il primogenito di Giuseppe.”- le rispondo facendo una smorfia.
“Che cosa?”- lo urla quasi Elena portandosi le mani davanti alla bocca sconvolta.
“Si, ed è per questo che vuole prendere il potere e far valere i suoi diritti. Vuole governare la Francia al posto mio.”- le spiego.
“Non lo farà.”- mi risponde facendo una smorfia. –“Ma questo vuol dire che Charlotte è tua nipote? Povera bambina.”
“Stai dicendo che forse sono un cattivo zio?”- le domando inarcando un sopracciglio fintamente offeso.
“No.”- scuote la testa convinta. –“Mi preoccupo solo per quella povera bambina. Ha due genitori che sono dei traditori e… Come farà?”
“Ho già pensato a tutto, ovviamente prima però devi esserne d’accordo.”- le spiego e sorrido. –“Sappiamo bene entrambi che fine fanno i traditori e quella bambina rimarrebbe senza genitori, ma fa parte della nostra famiglia. Possiamo tenerla con noi.”

 
Vedo gli occhi di Elena brillare e un sorriso farsi strada nel suo volto.

 
“Adottarla?”- mi domanda volendo una conferma. –“La cresceremo come se fosse nostra?”
“La mia idea sarebbe questa.”- confermo.
“Ma è meraviglioso!”- esclama gettandomi le braccia al collo.

 
L’accolgo felicemente beandomi di tutta quella contentezza e in poco tempo ci ritroviamo per fare l’amore per la seconda volta in una notte –e che sarà il preludio di una terza e di una quarta.
Finalmente ogni cosa è al suo posto.



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Buon inizio di settimana a tutte :)
Non mi sono fatta attendere poi molto e credo di essermi fatta perdonare alla grande con questo capitolo. Vi svelo un segreto... Penso di non aver mai scritto un capitolo più dolce di questo *-*
Insomma, è il mio capitolo preferito, per ora! (e spero che sia anche per voi così)
Sinceramente non so il perchè di tutta questa dolcezza, forse perchè mi manca il Delena e so che non lo rivedrò più per tanto tempo (sto sperando che The Vampire Diaries a questo punto finisca con la settima stagione per rivederli insieme, ma da come ha parlato Julie durerà più di Beautiful tra poco e quindi mi sa che rivedrò Nina in TVD nei panni di Elena quando avrò il bastone...), forse perchè mi manca Elena, forse perchè mi manca il The Vampire Diaries di una volta... Boh, non lo so, ma quando ho scritto il capitolo mi sentivo parecchio malinconica tanto da aver iniziato una nuova serie Arrow e, per adesso, le coppie (anche se non ce ne sono) stanno andando più o meno bene... Parlo di Oliver e Felicity ragazze... Non stanno insieme, ma non sono nemmeno lontani u.u
Dunque, ritorniamo al capitolo. Sinceramente non ho molto da dire, a parte il fatto che c'è stato tanto Delena (come vi avevo promesso =') )e che Stefan è sempre in mezzo alle scatole. Damon vuole uccidere Erik e Katherine -e come dargli torto!- e insieme ad Elena vuole adottare sua nipote, ma sappiamo com'è Elena... Ora è felice, ma poi le verranno i rimorsi... Non sulla bambina, ma sul fatto di uccidere i suoi veri genitori...
Il mistero della collana è stato svelato e presto saprete anche cos'è successo a Katherine in Olanda :')
Grazie per le magnifiche recensioni e per il supporto, il capitolo è dedicato a tutte voi ragazze <3
Alla prossima! :)

PS: siamo arrivati a 40 capitoli, wow *-*
  
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