Serie TV > Law & Order
Segui la storia  |       
Autore: FairySweet    23/06/2015    2 recensioni
Non sei mai stato bravo a raccontare bugie. Non l'hai mai fatto, non a te stesso per lo meno, come puoi pensare di ingannarti così? Dimenticare i suoi occhi, il suo sorriso, dimenticare il battito accelerato che ti sconvolgeva il petto ogni volta che l'avevi vicino.
Eppure ci hai provato, hai cambiato vita per lei, per te stesso, per la tua famiglia ma era bastata una telefonata, era bastato il suo nome per convincerti a scappare via di nuovo ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                 Muro di Ghiaccio





“Ciao dolcezza. Mi sei mancata lo sai?” “Ma davvero?” “Lui chi è?” domandò l'uomo spostando l'attenzione su Elliot.
Se ne stava appoggiato al muro alle sue spalle con lo sguardo perso su di lei, incurante del sospettato, incurante di ogni altra cosa “La mia balia” ribatté divertita sedendosi sul tavolo di fronte a lui “Da quando hai bisogno di una balia?” “Da quando il mio capitano ha deciso di non lasciarmi più da sola perché come sai, sono tenera e delicata” “Delicata? Tu? Forse il tuo capitano non ci vede molto bene” esclamò stupito “Vero? Ma questo è un nostro piccolo segreto Marvin” “Detective, lei crede che questa bellissima bambolina qui sia delicata?” “Quello che credo non importa” ma l'altro scoppiò a ridere massaggiandosi la spalla fasciata “Non importa? Dovresti vedere come mi ha preso. Mi ha letteralmente spaccato lo zigomo e lussato la spalla” “Con cosa l'hai colpito?” domandò confuso incrociando le braccia sul petto ma lei non rispose “Con un palazzo” “Un palazzo?” “Esatto, mi ha sbattuto contro un muro di cemento così tante volte da rompermi lo zigomo e da massacrare la mia povera spalla” “Ehi! Tu mi hai sparato addosso” “Avevi un giubbotto antiproiettile. È stato uno scontro impari” “La prossima volta, se non vuoi rischiare di perdere la spalla, non mi spari addosso e rispondi alle mie domande” “Non l'ho fatto forse?” “Chi è stato Marvin? Chi ha violentato Elisabeth?” “Perché dovrei saperlo?” “Perché c'era il tuo dna in quell'appartamento” si alzò in piedi avvicinandosi a lui “Abbiamo trovato il tuo dna e questo ti pone in cima alla lista dei sospetti” “Quale lista? Non avete niente!” “Io si” esclamò divertita sedendosi sul tavolo, era di fronte a lui, seduta lì con lo sguardo inchiodato al suo e un sorriso gelido sulle labbra “Ho una lista di cose da fare. Alcune belle, altre meno e tu sei una di quelle” “Bella suppongo” sorrise sollevando lentamente una gamba, Elliot trasalì mentre restava ad osservare la sua collega scendere a patti con un rifiuto.
Aveva posato il piede sulla sedia di Marvin, tra le sue gambe, immobile mentre i suoi occhi giocavano con lo sguardo dell'uomo costringendolo a sorridere, convincendo la sua mano a sfiorarle la coscia “Sei molto più sexy di quello che sembri, perché nascondi continuamente queste gambe?” “Chi ti dice che io le nasconda?” “Oh, giusto, dimenticavo la mania ossessiva compulsiva del tuo nuovo fidanzato” “Già” “E dimmi, lui lo sa che in realtà non sei la sua valchiria in pelle e frustini?” “Ecco perché resterai chiuso in isolamento fino a quando non avrò finito” ma lui scoppi a ridere “Fammi vedere queste gambe meravigliose e prometto di restarmene buono” “Dimmi cosa ci facevi lì dentro e ti prometto che le vedrai” “La cosa inizia ad essere interessante” “Tu credi?” sussurrò avvicinandosi lentamente a lui, aveva le labbra così vicine alle sue da poter sentire il respiro dell'uomo, l'eccitazione che nascondeva dietro a quello sguardo da folle “Dimmi perché eri lì, dimmi chi è stato Marvin” “Mettiamola così ..” le sfiorò il collo costringendo Elliot a scattare in avanti ma era terrorizzato perfino dal poterle parlare, come avrebbe potuto toccarla o costringerla a indietreggiare? Poteva solo restare lì, nel silenzio, nel nulla che le regalava a limitare i danni “ … non ho violentato Elisabeth, non è il mio tipo” “Non ti piacciono le ragazzine?” “Non mi piacciono bionde” “Credi davvero che questo mi convinca?” “Sono stato lì per parlare con il padre della ragazza” “Davvero?” l'altro annuì appena scendendo con la mano fino alla spalla della ragazza “Deve dei soldi al tuo ragazzo, molti soldi. Si è messo ad urlare e gli ho dato un cazzotto. Tutto qui, ma non ho toccato la ragazzina, non mi piace” “Perché non è abbastanza piccola per te?” “Punti di vista” “Sapevi che lavorava in uno dei più bei locali della città?” l'altro sorrise annuendo leggermente “Si, mi è arrivata questa voce” “Davvero?” “Davvero” “Ti piace quel locale non è vero? Ci sei stato parecchie volte” “Il proprietario è un mio buon amico. Uno dei migliori uomini del mondo” “Anche se si diverte con le ragazzine?” “Ognuno ha i suoi dolcissimi vizi no?” le labbra si aprirono in un sorriso terribilmente bello mentre con forza spinse via la sedia rovesciandolo sul pavimento “Ehi” esclamò Elliot raggiungendola “Sei … sei impazzita?” sussurrò posando una mano sulla sua spalla ma lei sorrise senza staccare gli occhi dal volto di Marvin “Ci vediamo al processo dolcezza” “Non vedo l'ora” esclamò divertito l'uomo cercando di sollevarsi da terra “Liv cosa …” “Smettila di preoccuparti, starà bene” prese il fascicolo dal tavolo e uscì dalla stanza lasciandoli soli.


Aveva passato ore intere a tentare di capire cosa le passasse per la testa. L'aveva seguita ovunque rispettando gli ordini del capitano ma non riusciva mai ad oltrepassare quel muro d'acciaio dietro al quele si era chiusa.
Olivia era sparita, soffocata dal peso di quegli anni, abilmente camuffata dietro a sorrisi di ghiaccio ed interrogatori che correvano sulla lama della legalità.
Camminava in bilico su un precipizio, vi restava sospesa cercando di capire cosa ci fosse nel buio lì sotto.
Cercava speranza, un giorno lontano dal sangue e dal dolore dei bambini, qualcosa di simile ad una vita “normale” ma tutto quello che riusciva a vedere, era un mare gelido fatto di lacrime, le stesse che cercava di mascherare perché non poteva piangere.
Mostrarsi debole, indifesa e insicura era un affronto, a sé stessa, al mondo intero.
Era sempre stata forte, ostinata a tratti perfino arrogante ma c'era sempre un motivo, una ragione che le dava forza ma che ragione c'era in quelle ore? Che motivo aveva per lasciarsi andare così? Non poteva sparire, non davanti a lui perché vederla in quelle condizioni era già di per sé doloroso, non le avrebbe permesso di ucciderlo
“Non hai bisogno di seguirmi ovunque” tremò leggermente riportato alla realtà dalla voce della donna.
Se ne stava di fronte a lui, gli occhi carichi di sfida e un leggero sorriso sulle labbra. Sembrava riposata, sembrava serena e tranquilla, il volto era luminoso e i capelli sciolti sulle spalle non facevano altro che accentuare la profondità del suo sguardo.
Amava quegli occhi, li aveva sempre amati, così scuri, così pieni di vita e passione. Occhi di notte che si insinuavano nei sogni scombinando ogni certezza della sua vita “Non ti sto seguendo” “No, hai ragione” rispose prendendo la giacca dalla sedia “Liv, forse dovremo … dovremo fermarci a …” “Ho un impegno” “Un impegno che riguarda la vita privata?” “Attento detective, il mio uomo non è uno che ama dividere le sue ragazze con altri” “Potresti smettere quando vuoi. So che è un incarico duro e difficile e …” “Smettila di dirmi cosa fare! Sono abbastanza grande per deciderlo da sola. Non ho bisogno di te” sorrise scuotendo leggermente la testa “Sei davvero così arrabbiata con me?” “Non sei al centro dei miei pensieri” “Tu non sei mai uscita dai miei” sussurrò avvicinandosi di colpo a lei ma la vide sospirare, cercava di trattenere una risata, qualcosa di simile al sarcasmo.
Qualcosa che l'avrebbe allontanato di nuovo perché non lo voleva lì, cercava in tutti i modi di allontanarlo, di tenerlo oltre quel confine che per tutti quegli anni aveva faticosamente costruito “Non sto scherzando Liv, non ho mai smesso di pensare a te. Mi chiedevo come stavi, se quando ti avrei rivista avrei avuto davanti la stessa meravigliosa donna che …” “Sei in ritardo” rispose inchiodando gli occhi ai suoi “Sei in ritardo Elliot” “Non è vero” sussurrò sfiorandole una spalla ma lei indietreggiò di colpo allontanandosi da quella carezza leggera che non voleva “Scusa, non volevo … non volevo turbarti” “Ti manderò i nuovi file audio domani mattina, vai a casa, non ho bisogno di nient'altro” strinse più forte la giacca tra le mani e senza più dire una parola se ne andò.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Law & Order / Vai alla pagina dell'autore: FairySweet