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Autore: FairySweet    23/06/2015    1 recensioni
Aveva fatto una scelta, forse una scelta egoista e insensata ... già, perché per avere quel sogno sarebbe morta ma infondo, che importanza aveva? Non era per lei che lo stava facendo, non era lei che avrebbe vissuto assieme a quella tenera e dolcissima vita ... Era davvero tanto brutto desiderare che lui non restasse da solo? ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, Cristina Yang, Derek Sheperd, Meredith Grey, Owen Hunt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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                                    Bolle di Sapone





Erano le tre e mezza di notte, un ora stupenda per riposare, per cancellare le fatiche della giornata appena trascorsa e invece, lei e Alex se ne stavano sdraiati sul letto con gli occhi spalancati.
Immobili, terrorizzati da quel piccolo umano che si svegliava ogni due ore e mezzo terrorizzandoli “Sta dormendo? Ti prego dimmi che sta dormendo” mormorò schiacciandosi il cuscino sulla faccia, Alex sbuffò alzandosi leggeremente dal materasso.
Daniel dormiva tranquillo nella culla con le manine posate affianco alla testolina e le labbra leggermente increspate “Dorme” ricadde sul materasso chiudendo gli occhi “Come fa un piccolo umano ad avere tanto fiato nei polmoni?” “Quando ero piccola odiavo la culla, piangevo continuamente e mia madre era costretta ad alzarsi ogni notte almeno otto volte” “Certo, da chi poteva prendere se non da te?” la porta di vetro scivolò dolcemente di lato, Owen sorrise posando sul comodino una bottiglietta di acqua “Come stai?” spostò leggermente il cuscino di lato scoprendo il viso di sua moglie “Bene, tutto bene” Alex rotolò di giù dal letto sbuffando “Vado a controllare i miei pazienti, ci vediamo tra un'oretta ok?” un debole si poi il viso di suo marito, la sua mano forte stretta delicatamente attorno alla sua “Vuoi che ti porti qualcosa?” “Non devi controllare il ...” “Non devo fare niente” si sedette affianco a lei seguendo con le dita i lineamenti delicati del suo viso “Dormivi da piccolo?” “E questa da dove esce?” sorrise alzando leggermente le spalle “Semplice curiosità” “Beh, dormivo tutta la notte” la vide sbuffare alzando leggermente gli occhi al cielo “Alex ha ragione, ha preso da me” lo sguardo dell'uomo si posò sul visetto rilassato del bambino e per la prima volta, qualcosa dentro di lui cambiò di colpo.
Aveva un bambino, un piccolo e bellissimo bambino che avrebbe portato a spasso per il mondo metà del suo cuore.
Cristina aveva ragione, gli assomigliava davvero tanto, il taglio degli occhi, le labbra, il colore della pelle.
Sembrava fatto apposta per ricordargli notte e giorno che aveva qualcuno, qualcun'altro oltre a lei “Ehi” si voltò di colpo incontrando gli occhi di sua moglie “Va tutto bene?” “Dovrei essere io a chiedertelo” “E perché? Sei mio marito, mi preoccupo per te” gli sfiorò il viso sorridendo “Dovresti riposare” “Resti qui con me?” ci mise qualche secondo a rispondere ma alla fine un dolcissimo sì uscì dalle labbra costringendola a sorridere.
Era rimasto sdraiato accanto a lei, immobile, con le braccia strette attorno ai suoi fianchi e la fronte posata contro la sua.
Un tenero abbraccio che da mesi non si concedeva e che gli era mancato da morire poi quel pianto delicato, leggero, si alzò lentamente dal letto avvicinandosi alla culla “Ehi, no piccolo, la mamma ha bisogno di dormire un po'” le manine si sfregarono dolcemente sugli occhi mentre quel corpicino così piccolo si rigirava tra le coperte “D'accordo” lo scoprì leggermente sospirando “Ok, ora ti prendo in braccio ma devi promettermi che non piangerai ok?” era piccolo, troppo piccolo per lui, per i movimenti impacciati di un padre terrorizzato.
Lo strinse tra le braccia mentre un sorriso tenero e spontaneo gli colorava le labbra perché la manina di suo figlio si era appena posata sul suo viso.
Non sapeva nemmeno lui cosa provare, forse era rabbia o forse amore ma c'era qualcosa dentro al cuore che costringeva quel sorriso a resistergli sulle labbra.
“Sei così piccolo” posò le labbra sulla testolina del figlio abbandonandosi al suo profumo tenero e delicato “La mamma starà bene, staremo bene” una lacrima silenziosa e gli occhi pieni di lei.




Non aveva mai creduto di poterlo fare insomma, il cardiochirurgo più freddo e concentrato della west coast ora stava riempiendo la vasca per il bagnetto del suo bambino.
Se qualcuno anni prima le avesse raccontato quegli attimi probabilmente sarebbe scoppiata a ridere.
Chiuse l'acqua calda sistemando l'asciugamano sul bordo della vasca “Ehi, sei pronta? Di là siamo piuttosto arrabbiati” esclamò sfinito Owen avvicinandosi a lei “Sta piangendo?” “Non lo senti?” si voltò leggermente verso la cameretta ridendo “Forse ha fame” “Si? Beh, non credo che il mio seno gli piaccia granché” “Ok” sussurrò divertita alzando leggermente le mani nell'aria ma un tremito violento la costrinse a nasconderle di colpo “Stai … va tutto bene?” non rispose, si limitò a sorridere abbassando di colpo lo sguardo “Cristina tu ...” “Forse è meglio che sia tu a fargli il bagno” “Perché?” “Beh, potrebbe cadermi” rimase immobile ad osservare una stupida maschera che lentamente si mangiava ogni lineamento di sua moglie “Coraggio, puoi farlo Owen” “Non è vero, non l'ho mai fatto” “Allora imparerai” gli fece l'occhiolino tirandolo dolcemente verso il corridoio.
In fondo aveva ragione, ne era capace, non sapeva come o perché, evidentemente essere padre era una cosa già scritta dentro di lui.
Se ne stava lì a sorridere mentre le manine di suo figlio giocavano con l'acqua, movimenti nuovi, teneri e profumati di vita, movimenti che fino ad ora aveva solo immaginato eppure, quel piccolo corpicino aggrappato alla sua mano era parte di lui.
Così piccolo da spaventarlo, rannicchiato era lungo metà del suo avambraccio e sollevare qualcuno di così piccolo terrorizzava più di un paziente in fin di vita.
“Allora? È così difficile come credevi?” si limitò a sorridere seguendo i movimenti di sua moglie, posò l'asciugamano sul lavandino massaggiandosi con la mano libera la tempia “Ehi, vuoi sederti un po'?” “Perché dovrei? Per caso ho corso la maratona?” “Oh andiamo” “Ma dove cavolo ho messo l'asciugamano di Daniel” trattenne il fiato cercando di trovare un modo per aiutarla ma la vedeva scomparire velocemente ogni giorno che passava “È davanti a te” la vide sospirare ridacchiando divertita quasi come se quei continui cambi d'umore fossero normali “La mamma è quasi pronta Denny” si spostò leggermente di lato ma lei scosse dolcemente la testa allungando l'asciugamano verso di lui “Cristina” “Lo farai tu” “Puoi farlo anche tu” “No, no non posso” ricacciò indietro la voglia folle di urlare e prese dalle sue mani il telo candido.
Daniel finì al sicuro tra le sue braccia, la testolina posata sul petto e le manine aggrappate alla sua maglietta “Ok, ora che devo fare?” “Lo porti in camera e inizi a vestirlo” “Se tu ...” “No Owen, devi farlo tu” un altro leggerissimo tremito, un cenno d'assenso che nasceva spontaneo nascondendo per l'ennesima volta la realtà.
  
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