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Autore: Espero    23/02/2005    4 recensioni
Breve piece teatrale a sfondo filosofico
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il palco si apre veloce e rumorosamente. Un mare di voci e di figure occupano l’aere oscuro e infernale del palco. Non sono definite. Sono sagome di uomini e donne che si tengono con le mani l’uni agli altri e pendono dal soffitto. Alcuni si tengono appesi a corde, altri dondolano su trapezi. Tutti si gridano da una catena umana all’altra dondolando e bestemmiando. Sotto di loro c’è il vuoto e sulla sinistra un alto sperone roccioso che si staglia quasi sino al cielo. Spunta da sinistra una nave di cartone. Buffa nella sua infantile sottigliezza. Un colorata figura prende posto dentro essa. Magro e alto porta una maschera di arlecchino e spinge avanti la sua barca bidimensionale. Arrivato sotto una catena di uomini li guarda incuriosito. Volge lo sguardo allo sperone su cui ora giace rannicchiata una figura nera ammantata. “E’ strano Amico.” L’Arlecchino scende dalla barca e lentamente e agita il braccio verso l’amico sulla guglia di roccia che rimane immobile. “Ma ci pensi amico mio? Sono immerso per tutto il giorno in una fragorosa cascata di pulsante e densa vita ma la notte riesco a sentirmi solo. Eh Lo so! Sono un sciocco io, penserai tu! So bene che forse, chiudendo gli occhi, ammainerei le vele della mia mente e la lascerei vagare senza meta per tutta una notte cullata dai flutti stellati. Un’idea folle e disperata la mia di soffrire quando potrei dormire ma mi ritrovo a volte attanagliato per la gola da quest’asma. Mi stendo con gli occhi alla luna e sento come un sasso che mi grava sul petto. Fatica inerte che soffre forse del distacco di chi sfiora tanti porti ma in nessuno di essi ha qualcuno a cui dedicare una lettera aperta da un semplice “Caro Amico” o “Vecchio compagno di avventure” o anche solo a cui rivolgere un saluto mentre si salpa in una mattina di sole. Posso dire di aver visto mille luoghi e mille facce ma ora mi accorgo che quelle mille facce per me sono tutte uguali, non sono altro che piatte sagome su uno schermi blu e che nulla distingue una dall’altra. Mille facce ho visto ma è come se ne avessi vista solo una e l’avessi buttata fuori dalla porta a calci. Immerso in una rombante folla di silenziose maschere bianche giungo a sera che dentro non ho che il vuoto di ciò che ho voluto tenere vuoto e che quelle voci non mi hanno riempito. Nave senza ormeggi e corvo senza dimora mi sono mosso di ramo in ramo, di riva in riva senza mai indugiare per il terrore di essere catturato. La paura di legarsi a ciò che è passeggerò interesse, porta il viaggiatore a librarsi più in alto di tutto per ritrovarsi infine, la notte, maestosamente …” Una luce sfolgorante illumina tutto il palco. Le luci si accendono d’improvviso dal fondo del palco dal basso e mostrano che il palco è vuoto. Il trapezio è immobile le funi sono vuote nessuna persona, silenzio. “solo.”
  
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