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Autore: PersephoneAm    23/06/2015    2 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Passai un'intera settimana senza di lui. Tommy ovviamente non mi aveva chiamata e io iniziavo a temere in una rottura definitiva. Il sabato mattina si quella settimana mi risvegliai a pezzi: avevo passato la notte a piangere e gli occhi mi bruciavano terribilmente. Indossai gli occhiali da vista e uscii dalla mia camera, per andare in bagno e riempire la vasca con dell'acqua calda.

Accesi il 3G di internet e subito la suoneria della notifica dei messaggi attirò la mia attenzione. Afferrai prontamente il telefono e aprii Whatsapp, trovando un'ottantina di messaggi da persone diverse, oltre a delle notifiche di Ask (non avevo ancora chiuso il mio profilo su quel sito? BAH!). Quando però vidi i messaggi, ovvero le foto (anzi LA foto, perché era una, la stessa in tutte le diverse conversazioni), fui scossa da un brivido: c'era Thomas su quella foto, che stava baciando la sua ex, Sara. Ma che dico baciando! Stavano limonando come dei forsennati! Anche sul profilo di Ask era lo stesso: c'erano offese su offese, oltre al fatto che ero una "cornuta".

Nel frattempo la porta d'entrata era stata aperta con un tonfo, quasi come se l'avessero butata giù a forza, mentre qualcuno mi stava chiamando. Mi avvicinai alla porta e la chiusi a chiave. Non volevo vedere nessuno in quel momento. Non volevo parlare con nessuno. Volevo stare da sola, volevo provare a mettere insieme tutto il casino che si era creato nella mia testa.

«Alli!»

Era mio fratello, stava salendo di corsa le scale, mentre Darko iniziava ad abbaiare, spaventato e innervosito da quell'entrata stile "Walker Texas Ranger".

«L'avrà già vista oramai, Alex!» Riconobbi subito la voce di Gabriele. «Io l'avevo detto che non doveva andare a quella festa.»

«Ma stai un po' zitto?»disse Teo, aldilà della porta. «Alli, ti prego, apri 'sta porta! Se non hai ancora acceso il telefono, ma ne dubito, visto che, conoscendoti come le mie tasche, l'avrai lasciato acceso, sperando nella telefonata di Tommy, dovresti uscire dal bagno perché dobbiamo spiegarti una cosa.»

Provarono nuovamente ad aprire la porta, ma sapevano meglio di me che ci sarebbe riusciti solo buttandola giù.

«Per quale cazzo di motivo l'ha fatto poi?»urlò Stefania. «È solo un cretino!»

«Lo sai anche tu com'è quando si ubriaca.»le disse Teo, con tono calmo e pacato.

Era ubriaco. ERA UBRIACO! Cos'era quella? Una scusa? Una schifosissima scusa? Beh, non me la bevevo, non mi interessava.

Guardai di nuovo la foto sul telefono e sentii una rabbia cieca salirmi dalla mano fino alla testa e lanciai violentemente il telefono contro lo specchio, rompendolo. Dall'altra parte della porta mio fratello imprecò, mentre Darko prese ad abbaiare più rumorosamente. Nel frattempo immersi un piede nell'acqua, trovandola straordinariamente calda e invitante, così finii per immergermi tutta. Aprii gli occhi, ma non vidi nulla se non i miei capelli che galleggiavano sopra di me, mentre la mia testa iniziava a diventare pesante. Lì sotto si stava bene, nessun rumore che ti infastidisse, nulla di nulla. Solo la calma e la tranquillità.

Dopo pochi secondi il mio corpo iniziò a reclamare aria, ma l'unica cosa che facevano i miei polmoni era rilasciare lentamente un po' di ossigeno alla volta, per prolungare la mia permanenza sotto l'acqua. Lì si stava bene. L'avevo già detto a me stessa?

Un piccolo angolino della mia testa mi stava urlando di tornare in superficie, perché lì non si stava affatto bene, che se continuavo a ripetermelo era solo per auticonvincermi, ma io non volevo dare ascolto a nessuno in quel momento, perché lì SI STAVA BENE.

Davanti ai miei occhi si presentarono i mille e più ricordi di me insieme a Tommy: il nostro primo bacio, la prima volta che avevamo fatto l'amore, quando si era presentato davanti alla mia scuola con Darko, i suoi sorrisi, i suoi mille sguardi, ...

TUTTA UNA GRANDE BUGIA.

Io ero stata solo un passatempo, un passatempo sostituito nel giro di una notte con una puttana,. In quel momento mi sentii da schifo. Le immagini di me e Tommy insieme si stavano ricoprenso di puntini neri, mentre con un tonfo sordo capii che qualcuno aveva veramente buttato giù la porta e mi aveva afferrata per i capelli, tirandomi fuori dall'acqua.

Immediatamente avvertii il freddo attenagliarmi le ossa e la pelle, ma sembrava come se non riuscissi a muovermi, non riuscivo a mettermi in posizione fetale. Uno di quei figli di puttana mi prese a schiaffi, facendomi riaprire gli occhi. Gli tossii in faccia, sputandogli addosso l'acqua che avevo ingerito mentre mi avevano tirata su.

«Che cazzo fai, cretino?»urlai dietro a mio fratello, tremando.

«Credo stia avendo un calo termico, Alex.»sentii dire a Gabriele. «Ma io dico: che cazzo credevi di fare Alice?»

«Stavo facendo un bagno, cretini!»

«È pallida come un cencio, Cristo santo!»esclamò Teo. «Ed è altrettanto fredda!»

«Stefania, prendimi la sua coperta!»ordinò Alex. «Sbrigati!»

Stefania corse in camera mia e prese la trapunta dal mio letto, tornando poi in bagno e avvolgendomi dentro. Mi portarono vicino al camino, mentre Alex chiamava il nostro medico di famiglia.

«Cosa chiami a fare il dottor Ferri!»lo ripresi. «Avrà altro da fare che venire a visitare una che stava facendo il bagno.»

«Sei svenuta mentre stavi facendo un bagno, Alice.»mi spiegò Silvia. «Non te ne sei nemmeno resa conto.»

Aggrottai la fronte. «Ma va!»

«È così, Alli.»mi interruppe lei. «Sei svenuta nella vasca.»

Rimasi in silenzio quella volta, cercando di ricordarmi qualcosa del bagno, ma non mi veniva in mente nulla di un mio svenimento! Dieci minuti dopo arrivò il nostro medico, il quale mi controllò per filo e per segno e mi chiese se mi sentissi male in quel momento.

«Sto benissimo.»gli risposi e lui mi mise al braccio il misuratore per la pressione.

Quel cavolo di coso mi dette un fastidio incredibile: stringeva tremendamente, mentre si gonfiava. Dopo aver fatto un bip, lo strumento sparò dei numeri sullo schermo e il medico annuì tra sé, scribacchiando qualcosa su un foglietto.

«La pressione è bassa, Alice!»mi fece notare il medico, spegnendo l'apparecchio.

«E quindi?»

«Hai mangiato ieri sera?»mi chiese, guardandomi da sopra gli occhiali.

«Certo, dell'insalata e un po' di carne.»

In quel momento bussarono alla porta e, quando Alex andò ad aprire, rimasi a bocca aperta.

«Non è questo il momento migliore, Tommy!»gli disse mio fratello. «Vattene.»

«Devo vederla.»mormorò lui, guardandomi negli occhi.

«Per me, te ne puoi anche andare.»gli dissi, distogliendo lo sguardo.

«Alli... Avevo bevuto.!»

«So non affari tuoi, non mi interessa. Te ne devi andare.»

«Perché sei bagnata e c'è qui il tuo medico?»mi chiese.

Non gli detti risposta, fissando il fuoco che scoppiettava nel camino; lui contrasse la mascella, stringendo i pugni. Alex gli fece segno di uscire con lui, mentre Gabriele si sedette sulla poltrona al fianco del mio divano.

«Chi era?»mi chiese il dottore.

«Il mio ex.»

«Mh!»fece l'uomo. «Comunque, hai qualche altro malessere, per caso?»

«Beh, mi girava la testa nella vasca e basta.»risposi io. «Ma per il resto nient'altro.»

«Bene, allora, come medico, ti ordino di mangiare un po' di più. Successivamente vedremo come va, va bene?»mi disse.

«Ma gliel'ho detto: ho mangiato, ieri sera.»esclamai, spazientita. «Non faccio la dieta da non so nemmeno quanto tempo.»

«Se non è il mangiare è lo stress, Alice. Devi prenderti un po' di tempo per te stessa! E per lui.»

L'ultima frase la disse mormorando, ma anche Stefano la sentì e infatti si schiarì la voce, alzandosi e uscendo di casa.

«Cosa vuol dire, scusi?»gli chiesi con un filo di voce.

«Che avete bisogno di tempo per riflettere! Quando si è ubriachi si fanno le peggiori scemenze, Alice... Mio fratello si è schiantato contro un palo della luce ed ha perso la vita, ma credimi se ti dico che lui ha fatto qualcosa di meno peggio di mio fratello.»

Lo vidi raccogliere i suoi strumenti da lavoro e infilarli nella sua borsa di pelle marrone. Scrisse qualcosa su un foglietto, lo strappò, lo piegò in quattro e me lo diede. «Arrivederci, cara.»mi disse e se ne andò.

Rimasi a fissare la porta per non so nemmeno quanto di quel tempo, quindi mi alzai e andai nella mia camera, seguita a ruota da Darko. Mi avvolsi i capelli in un asciugamano e indossai una tuta calda e confortevole.

Quando tornai da basso, Alex e Gabriele erano seduti in sala, ma di Tommy non c'era neanche l'ombra.

Chiamatemi stupida, ma a me già mancava. Mi era bastato vedere i suoi occhi spenti, il suo viso tirato e già mi mancava. Volevo abbracciarlo, sentirlo mio, baciarlo. Anche se mi aveva detto che ero un peso, anche de aveva baciato un'altra, lui continuava a mancarmi. E una vocina nella mia testa mi diceva: "Ti manca perché lo ami, stupida. È ovvio, no?".

Presi dal tavolo il foglietto del medico e lo aprii. Rimasi basita quando ci trovai scritta solo due parole, undici lettere che mi sconvolsero: PENSACI BENE.
   
 
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