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Autore: Vanex23    23/06/2015    1 recensioni
"Mi hanno sempre insegnato che nella vita o hai culo o te lo fanno. Il problema è che se nasci sfigato, muori sfigato, indipendentemente dal fatto che tu possa essere o no una brava persona. E se si potesse cambiare all'improvviso ogni singola molecola di un corpo, ogni singola mattonella del nostro fato, come andrebbe a finire la cosa? Chi si ricorderà di noi? E con quali ricordi? Chi dirà alla fine 'ne valeva la pena dopo tutto?' Alla fine, il destino è un qualcosa che ci creiamo noi, possiamo distruggerlo come ci pare e piace, quando e come vogliamo, tanto quanto premere un tasto e resettare ogni cosa. O no?"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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16 Aprile

Pov Jasmine

Aprii gli occhi leggermente fastornata dai raggi del sole che mi si presentavano dritti in faccia e mi accecavano del tutto. Mi ci volle un po' affinché mi abituassi alla luce dopo una bellissima dormita rilassente per i miei neuroni che viaggiavano troppo in fretta nella mia mente. Mi guardai intorno leggermente sperduta per poi ricordarmi che il motivo per cui non capivo come mai avessi i raggi del sole dritti negli occhi era semplicemente perché non ero in camera mia. Ero nella stanza di Luke, in casa di Luke. Mi girai piano nel letto stirandomi perché sentivo ancora le tempie pulsarmi leggermente, come dopo ogni maledettissima sbronza, solo che non smettevo mai.
Notai che i miei vestiti, quelli di ieri sera erano messi in un angolo su una sedia e controllai subito cosa avevo addosso: una maglietta bianca che mi stava leggermente larga. Mh, bene. 
Luke si era preso cura di me, di nuovo. Questo ragazzo sembrava si divertisse a farmi da badante.

"Buongiorno." Disse spuntando da dietro la porta con due tazze di caffè.
"Buongiorno." Ricambiai sorridendo e prendendo la tazza che mi aveva gentilmente offerto.
"Come ti senti?" Domandò sedendosi sul letto difronte a me.
"A parte qualche leggero mal di testa che viene e va, diciamo bene." - Spiegai sorseggiando il caffè. - "Ma tu dove hai dormito?" Chiesi curiosa.
"Sul divano sotto. Tranquilla." Disse lui rassicurandomi.
"E tua madre che ha detto?" Domandai stranita.
"Ha ringraziato solamente dio del fatto che fossi tornato per la seconda volta sobrio a casa ed ha ringraziato anche te perché ti ritiene mia salvatrice se in quattro settimane di uscite, almeno due volte sono tornato senza nulla di rotto a casa." Disse spiegandomi la cosa e scherzandoci pure sopra tanto.
"Ed io devo ringraziare il figlio se non ho rotto niente a casa mia o se sono ancora integra senza aver nulla di rotto io." Dissi facendo spallucce.
"Mh hai ragione, vedo che quando vuoi riesci ad ammettere le cose." Disse lui ridendo.
"Una domanda un po' più seria adesso: come hai fatto a cambiarmi?" Chiesi indicando i vestiti appoggiati sulla testa e poi toccando la maglietta che avevo addosso.
"Partendo dal presupposto che giuro non ho guardato né toccato nulla.." - Disse alzando le mani. - "Non è stato poi così difficile. Mi hai aiutata anche tu che ancora avevi ottime capacità motorie per alzare le braccia." Disse cercando di imitarmi.
"Sembra tu stia imitando un polipo e non la sottoscritta!" Esclamai offesa.
"Non volevo offenderla nell'orgoglio." - Cominciò lui chiedendomi scusa scherzando. - "Comunque prima sono entrato in camera tua e ti ho scelto un cambio, in caso tu non volessi rimettere quelli." Disse indicando i vestiti di ieri sera, che sinceramente preferivo non indossare più per quanto scomodi fossero.
"Grazie." Dissi io sorridendo e andando a cambiarmi.

**

Erano le 14:00 del pomeriggio e avevo chiamato mia zia dicendo che sarei rimasta ancora a casa di Cecile per guardare un film, mentre in realtà ero ancora a casa di Luke a vedere un film con lui. Film scelto rigorosamente scelto dal padrone di casa, infatti faceva letteralmente cagare. Neanche stavo a guardarlo con molto interesse, mentre messaggiavo con Cecile e Samuel per dire loro cosa stessi facendo. Luke addirittura per un pezzo di film si era quasi addormentato ed io stavo lì a stuzzicarlo per farlo stare sveglio.

"Ok, il film magari non era strepitoso." Commentò lui alzadosi dal letto per staccare la tv.
"Tu dici? Solamente questo?" Chiesi ironica.
"Cosa vuoi che dica?" Chiese curioso.
"Che il film faceva cagare, so che puoi farcela, sii onesto con te stesso!" Lo incoraggiai io.
"Sì, il film faceva cagare ma tu non ne hai proposti altri." Disse lui facendo spallucce.
"Veramente sì mister ciuffo, ma tutti quelli che ti proponevo non erano disponibili perché non li possedevi in casa." Lo informai.
"Tuché, dai, per questa volta hai ragione tu, ma non ci sarò una prossima volta, sappilo." Disse lui sorridendo sicuro di sé.
"Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco." Gli risposi prima di lanciarli un cuscino dei suoi in faccia.
"Come ti sei permessa scusa? Io ti ospito a casa mia e tu mi tiri i cuscini in faccia." Disse lui avvicinandosi al letto.
"Era solo per farti rimanere con i piedi ben sani a terra. Dovresti pure ringraziarmi." Dissi facendo spallucce.
"Ah dovrei pure ringraziarti?" Domandò ironicamente lui. Piano piano che si avvicinava io mi alzavo leggermente dal letto, fin quando non scattò in avanti con un balzo prendendo e stringendomi a sé, entrambi con un cuscino nelle mano.
"Non si tratta così una principessa." Gli sussurrai vicino all'orecchio, guardandolo dritto negli occhi.
"Ma la principessa ha fatto la monella nella casa del principe." - Disse lui ricambiando il mio sguardo. - "E' casa mia, praticamente se tu volessi scappare da qui avrei 100 modi per fermarti se non di più."
"Uno di questi è tenermi stretta a te?" Dissi ancora sussurrando mentre lui mi teneva ancora stretta.
"Se questo implica farti rimanere ferma e accanto a me allora sì." Disse lui avvicinandosi ancora di più al mio viso. 
Praticamente avevo una piccola distanza di almeno 2 cm dai nostri visi e pian piano che si avvicinava non potevo far altro che guardare le sue labbra e lui le mie. Lo vedevo come mi guardava, aveva cambiato espressione da un po' di tempo. Lo avevo capito, ma cercavo di far finta di nulla e ora mi ritrovavo in un bel casino. Agli inizi era più che altro un prendersi in giro a vicenda, lui ci provava con me solo per il semplice gusto di provarci con la nuova arrivata, lui non sapeva niente di me, idem io di lui. Ma adesso era cambiato tutto, adesso lui non ci provava con me solo perché ero la nuova arrivata, ma perché gli interessavo veramente. E come biasimarlo, se io ero ancora qui che da un lato pendevo dalle sua labbra, dall'altro volevo ancora stare abbracciata a lui nella sua fitta, voleva dire solo che il suo interesse da parte mia era ricambiato. Però non riuscivo proprio a lasciarmi andare. O semplicemente non volevo dopo tutto ciò che avevo passato?
Mentre continuavo a fissarlo cercando di decifrare la lucina che per un attimo si era accesa nei suoi occhi, non potei non evitare l'inevitabile: un altro bacio da parte sua. Il primo era stato quello a stampo sulla finestra e non era stato nulla di che, ma questo, questo iniziava ad essere un qualcosa, sapeva di un qualcosa. Il suo abbraccio era più sciolto, più leggero, più dolce, ed io inizialmente non riuscii a staccarmi proprio per niente da quella foga. Dopo un paio di secondi però, riprendedo possesso delle mie facoltà, soprattutto mentali, perché erano quelle che condizionavano ogni mio movimento, pensiero, sfogo e sentimento, decisi di bloccarmi e mi staccai subito da lui. Entrambi aprimmo gli occhi nello stesso momento e lui era davanti a me che mi guardava con aria curiosa e nello stesso tempo dispiaciuta, ma il problema non era lui, ero io, sempre e solo io. Magari se lo avesse saputo, lo avrebbe capito, ma con quale coraggio dirgli ora tutta la verità?
"Che c'è?" Mi chiese lui, restando come nella posizione iniziale, ovvero abbracciati.
"Io.. Io non posso." Dissi non riuscendo a guardarlo negli occhi.
"Perché stai abbassando la testa? Jasmine, guardami!" Disse lui esigente. Io alzai di scatto la testa e i vedi i suoi occhi cercare di scrutarmi, di capire, senza però riuscire a trovare la parte mancante al mio comportamento. Decisi che era meglio finirla qui una volta per tutte e dirgli tutto ciò che andava detto, tutto ciò che doveva sapere, e non importava se dopo le cose sarebbe cambiate, ero abituata agli abbandoni. Feci un bel respiro profondo, mi staccai dolcemente da lui facendo un mezzo sorriso e andai a sedermi accanto alla finestra, mentre lui mi seguiva e si sedeva difronte a me, sul suo letto, con le spalle tese, fissandomi ancora e aspettando una mia risposta.
"Allora, quello che ti sto per dire non credo ti piacerà, non piace tutt'ora a me, ma spero ti serva per capire, io devo dirtelo per forza." Dissi tesa.
Lui annuì con la testa e disse - "Calmati, almeno cerco di capire."
"Fino al 26 marzo del 2013 ero fidanzata da un anno col mio ex ragazzo, Rick. Diciamo che andava tutto bene, almeno secondo il mio punto di vista, fino a quella giornata. Il pomeriggio arriva Margot a casa mia e inizia a raccontarmi tutto. Mi dice che Rick, dal 14 febbraio si vede con un'altra ragazza, che mentre io lo aspettavo a casa mia per la nostra cena,  lui mi aveva detto che stava con Carl a ripetizioni di matematica, mentre in realtà Margot lo aveva visto con un'altra ragazza proprio quel giorno per strane e pure coincidenze e che questa ragazza non era nient'altro che una delle mie più grandi amiche, si chiama Marika. Io inizialmente non potevo crederci, non volevo crederci, avevo solo parole, non prove, ma poi pensavo che Margot non aveva motivi per mentirmi, soprattutto non dopo aver i suoi problemi come la malattia a cui pensare e che nonostante tutto lei pensava ancora a me. E come fare a scoprirlo? Ci pensavo sempre, sempre, sempre. Fin quando non mi si presentò davanti l'occasione giusta: il compleanno di Marika. Li avrei avuti proprio tutti e due davanti ai miei occhi, qualche bicchiere di troppo, si sa come vanno a finire queste cose. Mentre ero alla festa cercavo disperatamente un bagno, avevo bevuto forse un po' troppo e non ce la facevo più, ero con Samuel e Margot che girovagavamo per i corridoi e per sbaglio uscimmo dalla porta del retro per andare a finire su un bordo piscina, dovevamo fare il giro per entrare di nuovo, passammo dall'entrata principale e proprio girando l'angolo c'era la prova che tanto cercavo. Loro due insieme che si baciavano e anche appassionatamente. Entrammo subito dentro, iniziai a bere cocktel di svariati generi, fin quando, al momento della torta non mi alzai in piedi per fare un grandissimo discorso sulla festeggiata, dove la omaggiavo e ringraziavo per avermi rubato il fidanzato, per esserselo scopato a mia insaputa e per aver formato la nuova coppia dell'anno, e feci anche i complimenti a lui, dove lo ringraziavo per avermi resa cornuta davanti agli occhi degli altri, per avermi trattata come una povera scema e dissi pure che l'unica persona ad aver avuto le palle di dirmi tutto era stata Margot, mentre gli altri per vigliaccheria e paura si nascosero dietro ad un dito. Non mi sentivo molto orgogliosa del mio gesto perché anche io avrei fatto la figura della stupida una volta rientrata a scuola, ma sentivo il dovere di dare una bella smerdata a quei due coglioni." - Mi interruppi un attimo per fare un sospiro più lungo per la parte più dolorosa che sarebbe arrivata e non riuscivo a tenere lo sguardo alto, così mi alzai e diedi per un momento le palle a Luke, non ce la facevo. Mentre raccontavo, lo sentii ridere al momento del discorso su Marika e Rick, magari si era immedesimato in me, avendo vissuto in prima persona anche lui una cosa del genere. Decisi comunque di raccontargli tutto, quindi ripresi da dove mi ero fermata. - "Passarono i mesi, Rick mi chiamava ma io non rispondevo, non stavo mai a casa, stavo sempre con Margot, ero ogni giorno in ospedale, la visitavo di continuo insieme a Samuel, mi mancava da morire. Arriviamo al 4 agosto, che la mattina Margot era con noi a scherzare e parlare del più e del meno e la sera, alle 21.00 Samuel piangevo mi chiama e mi dice che Margot non ce l'ha fatta, Margot era morta, la mia migliore amica Margot, l'unica che era stata in grando di volermi veramente bene non c'era più. Ero disperata, non sapevo cosa fare. Passai due settimane di inferno, ogni sera mi ubriacavo e mia madre non sapeva come comportarsi con me, allontanavo tutti, mi ero persa completamente. Fin quando una sera in un pub, fin troppo ubriaca, non reggendomi completamente più in piedi, incontrai Rick. Io volevo andarmene, ma ero distrutta, lui mi offrì un passaggio e mi portò a casa sua. Non entro nei particolari di quella notte, non ne sarebbe il caso, nemmeno voglio ripensarci. Da quella notte poteva esserci forse l'unica cosa buona per me in 18 anni di vita, se non fosse anche quella svanita in seguito. La mattina dopo lui non c'era più, aveva solamente scopato con me per sport, perché si annoiava, mentre io non ero in me ed ero ubriaca persa, non potevo oppormi al suo volere e a lui conveniva, in un certo senso aveva sempre avuto paura di me e del mio essere più forte su molte cose rispetto a lui. Passarono i giorni, finché una sera, guardando il calendario notai che non avevo appuntato l'ultima volta che avevo avuto il ciclo. Avevo un ritardo di quasi 10 giorni e non riuscivo a capire perché. Il giorno dopo andai in farmacia e da sola dovetti fare tutto, comprai il test e dopo aspettai. Aspettai ed aspettai fin quando non ci fu il responso: ero incinta. Il bastardo quella sera aveva fatto quello che doveva con me, mi aveva abbandonata la mattina seguente ed io ero incinta di lui. Passai tutto settembre in una specie di angoscia e depressione che neanche mi riconoscevo più, non volevo vedere neanche più Samuel, non avevo detto niente e Rick e con mia madre avevamo deciso che se volevo tenerlo, potevo tenere il bambino. Avrei saltato l'ultimo anno di scuola.." - Non riuscii a finire la frase perché scoppiai a piangere pensando a ciò che sarebbe venuto dopo. Lui stava in silenzio ad ascoltare, io neanche avevo il coraggio di girarmi. Lo sentii alzarsi a affiacarmi, mettersi proprio dietro di me, senza dire nulla. Continuai a raccontare senza però riuscire a frenare le lacrime. - "Una settimana prima che cominciasse la scuola, esattamente un martedì sera, mi svegliai improvvisamente nella notte per delle fitte assurde al basso ventre. Non riuscivo neanche a muovermi. Riuscii solo ad accendere la lampada sul comodino e vidi delle macchie di sangue sul materazzo. Non capivo cosa stava accadendo. Chiamai mia madre, non sapevo che fare. Arrivai in ospedale e mi dissero che stavo avendo un aborto spontaneo." - Dissi semplicemente toccandomi la pancia. Fu proprio il quel momento che Luke posò la sua mano sulla mia ed io cominciai a piangere ancora di più, non riuscivo più a trattenermi. Mi fece voltare verso di sé e mi strinse quanto più poteva, come a dirmi che lui c'era in quel momento. - "Io non sapevo che fare, mi sentivo come se avessi avuto addosso una calamita per i guai e basta. Io non ce la facevo più. Ad ottobre ero completamente un'altra persona. Bevevo e basta. Cercavo vodka ovunque e stavo sempre sola e avevo perso tutti." - Finii piangendo ancora di più.
"Adesso però andrà tutto bene." Disse lui coccolandomi e tranquillizzandomi. Continuai a piangere per un altro po' di tempo e quando mi tranquillizzai un po' di più riuscii a ricambiare l'abbraccio di Luke.
"Scusami." Dissi sottovoce stringendolo a me.
"Non devi scusarti. Sono solo del parere che se resti attaccata al tuo passato, per quanto doloroso possa essere, non riuscirai più a goderti le altre cose belle della vita." Mi disse continuando a coccolarmi.
"Lo so." Mugugnai sulla sua spalla.
"Ho sempre pensato che tu fossi cresciuta troppo in fretta, che in realtà fossi ancora una bambina dentro, non mi aspettavo questo, ma comunque adesso che so la verità non ho intenzione di abbandonarti." Spiegò.
"Te lo avevo detto che però i miei scheletri nell'armandio facevano paura." Commentai.
"Per chi non vuole o non sa riminanere sì, ma per me no." Disse stringendomi ancora.
Non mi sarei mai più stancata dei suoi abbracci. Mi sentivo sicura, mi sentivo potretta, capita, e ora che sapeva tutta la verità potevo forse ammettere che Luke Hemmings in realtà mi era sempre piaciuto dal primo giorno.

























Angolo Autrice:
Tadan, ecco qui il nono capitolo dove ogni cosa per la nostra Jasmine viene svelata. Che ve ne pare? Ve lo aspettavate? Avevate capito qualcosa? Fatemi sapere se volete con una recensione o anche sul mio profilo ask.
Spero vi piaccia anche questo capitolo, il prossimo non so se riuscirò a pubblicarlo domani, vedremo.
Bene, detto ciò, buona lettura, xoxo Vanex23
  
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