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Autore: Nisi    23/02/2005    24 recensioni
Chi di voi non ha avuto una compagna di classe ricca, bella, con un sacco di uomini ai suoi piedi e mortalmente stronza? Io sì! Se anche voi l'avete avuta in classe e l'avete detestata, leggete questa fiction. Se siete voi quelle belle, ricche e stronze, NON leggete questa fiction perchè vi succederanno delle cose davvero brutte. Dedicata a tutti coloro che pensano che crescere NON sia facile.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alt! Ferma! Stop! Fermi tutti! Mi ero dimenticata di una cosa importantissima!

Prima di cominciare con la narrazione dei fatti relativi a questo capitolo, è di vitale importanza fare il solito disclaimer, onde evitare fraintendimenti e casini vari.

Pronti?

Allora, qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi realmente esistenti NON è puramente casuale.

Lo so che non è politically correct, ma questa ff è completamente squinternata, per cui il politically correct va un po’ a farsi friggere.

Sorry

Nel secondo capitolo di questa meravigliosa fanfiction (cough cough! Non soffocate, per favore!) si diceva che Sara è una persona che tende a farsi troppe seghe mentali.

Vero.

Ma questo non le impedisce di avere una visione ottimistica della vita.

In fondo, non ha ancora avuto a che fare con professori universitari che devi supplicare per farti assegnare uno straccio di titolo di una tesi della quale non te ne frega niente, né con agenzie di lavoro interinale, né con fidanzati che detestano la tua migliore amica e viceversa, oppure con suocere triturabiiiiip, per cui per lei il mondo è tutt’ora un gran bel posto.

Con le debite eccezioni.

Sara pensa che la causa dei mali del mondo si possa imputare a due diverse categorie di persone: quelle che ti vogliono fare fesso e quelle che ti vogliono mettere i piedi in testa.

Per quanto riguarda la prima categoria, Sara pensa che questa comprenda un’ampia fascia di popolazione.

Questo pensiero le balza in mente spessissimo, in maniera irresistibile e prepotente quando le capita di vedere la pubblicità del Mulino Bianco.

C’è questa famigliola, l’avete presente tutti, no? La mamma sembra uscita in quel momento dall’estetista di Nicole Kidman (anche se sono le sette di mattina di un lunedì di nebbia – vi ricordo che qui siamo a Milano). La mamma di Sara gira per casa in pigiama con gli occhi semi chiusi e sembra ritornare al mondo dei vivi solamente dopo il terzo caffè.

Il papà della pubblicità sembra il fratello maggiore di Brad Pitt (a proposito di Brad Pitt, noi tutte ringraziamo di cuore la sua mamma perché quella sera non è andata al cinema!). Sara, il papà lo ha perso all’età di tre anni per una brutta malattia, per cui non se lo ricorda proprio.

I due fratellini della pubblicità sembrano sul punto di giurarsi amore eterno, mentre lei e Giulia… vabbeh, lasciamo perdere che è meglio.

Ma la cosa che la lascia più perplessa è che questi vanno al lavoro e a scuola con la stessa espressione che avrebbe lei se le dicessero che ha fatto il Jackpot al superenalotto. Non vedono l’ora, corrono perfino!

La cosa la lascia alquanto perplessa, non le sembra molto veritiera, a dirla tutta.

Stride, suona strano. Un po’ presa in giro, come si diceva.

Per quanto riguarda la seconda categoria di persone, adesso ci arriviamo.

Normalmente, quasi tutti gli alunni di tutte le scuole di questo mondo, arrivano in classe semi addormentati, in stato più o meno catatonico – vegetativo, le funzioni cerebrali ridotte al minimo, l’interruttore orientato sull’OFF che diventa obbligatoriamente ON allo squillare della campanella che annuncia l’inizio delle lezioni.

A Sara non succede propriamente così, per così dire.

Appena lascia la compagnia di Micro, i suoi nervi entrano in tensione, le sue braccia si irrigidiscono ed il suo stomaco comincia a restringersi come un maglione di lana lavato in lavatrice.

Non è certo la tensione per interrogazione e compiti in classe, come sarebbe logico pensare.

La causa del suo malessere non è da imputarsi ad un che cosa, bensì ad un chi.

Il Chi in questione è personificato in Jessica Ronchi; chi crede nella new age ed in filosofie orientali, potrebbe tranquillamente affermare che quella creatura sia il karma di Sara.

In pratica, sono 2 anni, che Jessica utilizza Sara quale strumento per rifarsi le unghie.

La gente prende a pugni il punching ball, Jessica fa arrostire Sara a fuoco lento, come una porchetta.

Questo è il caso di Sara e Jessica: il classico rapporto vittima/carnefice che potete trovare su ogni testo di psicologia che si rispetti.

Ma ora entriamo nel vivo della questione.

Nella fattispecie, questa mattina Sara si avvicina all’entrata della classe che è bloccata da Jessica Ronchi, Ombretta Ferrari e Simona Mantovani. Le tre (dis)grazie.

“Ehm, permesso” chiede esitante Sara.

Le tre fanno come se niente fosse successo.

“Scusate, mi fate passare?” chiede ancora.

Un muro avrebbe dato più soddisfazione.

“Dovrei entrare..” mormora Sara.

A questo punto, le tre paia di occhi si spostano su Sara.

Zoom!

Jessica le sorride, mentre la fa passare da capo a piedi: scarpe, calzoni, maglioncino, giubbetto, capelli, accessori e zainetto.

Jessica dice con voce flautata:”Ah, sei tu…” il suo sorriso si fa pronunciato, mentre non ci pensa minimamente a spostarsi per fare entrare Sara in classe.

Simona ed Ombretta la guardano con un sorrisetto.

Citazione biblica: Sara si sente come il vaso di coccio tra i vasi di pietra e vorrebbe essere in tutti i posti del mondo tranne che davanti a quella porta.

Jessica storce il grazioso nasetto, sempre sorridendo a Sara:”Carino questo giubbino…. Ma non lo portavi già la settimana scorsa e quella prima e quell’altra ancora? Forse perché non ne hai altri?”

Le tre la circondano e Sara non può muoversi di lì.

Le compagne di classe cominciano ad entrare in classe senza una parola.

Manuela Cafiero le lancia un’occhiata impietosita e con uno sguardo triste, entra in classe.

Sara è impietrita.

Tre contro uno. Non è leale.

Regola della jungla: la democrazia è un’eccezione, non una regola.

“Se vuoi” riprende Jessica “ti possiamo accompagnare noi a fare shopping, vero ragazze?”

con una risatina scema le due annuiscono.

“Conosco un posticino dove vendono giubbetti proprio alla moda…. Solo che costano un po’, ce li hai i soldi sufficienti, vero?”

Sara non riesce a rispondere. Si morde il labbro. Sa che se tentasse di parlare le verrebbe da piangere. Il suo stomaco si contorce, come se qualcuno l’avesse afferrato e lo stesse stringendo in una morsa. Ombretta e Simona scoppiano a ridere, mentre Sara diventa del color del fuoco.

Manuela esce dalla classe e si rivolge a Jessica:”Ma perché non la lasci in pace? Che cosa ti ha fatto?”

Jessica sorride ancora, ma di un sorriso che non arriva agli occhi.

Fa scorrere lo sguardo sulla figura pienotta di Manuela:”Tuo padre è pasticciere, vero? piuttosto bravo, a quanto sembra. Gli fai tu da assaggiatore, suppongo..”

Lo sguardo della ragazza si posa insistentemente sui fianchi over size di Manuela.

“Manu, lascia perdere, torna in classe” interviene Sara scrollando il capo con forza e mettendole una mano sul braccio.

Jessica non la prende minimamente in considerazione e continua l’affondo:

“Vuoi venire anche tu a fare shopping con noi, Manuela? Penso che in un bell’abitino premaman tu ci possa entrare bene. Taglia 54, vero? quanto pesi? 80, 85?”

Simona ed Ombretta ridono, Manuela prende un’espressione avvilita.

Sara guarda Jessica e finalmente riesce a spiccicare:”Sei una grandissima stronza!”

Jessica col suo sorrisino cattivo le risponde:”E allora? Qual è il problema, Belotti? Io posso e tu no!”

Finalmente Jessica si sposta e Sara può entrare in classe, tirandosi dietro una Manuela sull’orlo delle lacrime.

Rabbia, tanta, tantissima rabbia. Sara può accettare che Jessica si diverta con lei, ma non con Manu. Quella ragazza era così…. carina e gentile. Apre e chiude i pugni per sbollire.

“Grazie, bella” le sussurra Sara passandole un braccio attorno alle spalle, poi si siede accanto alla sua compagna di banco, Silvia Confalonieri.

Silvia le prende la mano e la stringe piano:”Mi dispiace tanto” mormora lei.

Alza le spalle ed apre il libro di inglese:”Non importa, Sil” anche se non è vero.

Sara guarda Jessica che sorride raggiante a Fabio, appena entrato in classe:”Ciao tesoooro!”

Immaginate un fiume di melassa appiccicosa che inonda l’aula…

“Ciao, bella bimba. Oggi sei uno schianto!” la abbraccia con trasporto.

Inoltre…Super Attak!!!!!

“Si, vero?” Jessica chiude gli occhi appoggiando il capo alla spalla del bel Fabio.

Vinavil!!!!!!

“Cosa stavi dicendo alla Belotti prima, dolcezza? Non parli mai con lei” chiede Fabio occhieggiando la scollatura della sua ragazza.

Bostikkkk!!!!

“Oh, niente zuccherino, cose da donne, sai com’è” e lo abbraccia a sua volta ridacchiando compiaciuta.

Smunci smunci picci picci bao bao.

Vabbeh, avete capito che queste due ventose si stanno baciando, no?

Questa è la classe quarta b del liceo linguistico Cartesio.

Classe quasi esclusivamente femminile, come quasi tutti i corsi di studi ad indirizzo linguistico.

14 ragazze e 5 ragazzi: Marco Riva, Lorenzo Bianchi, Luca Alberti, Francesco Rossi e Fabio Cortesini.

Si, si, ricordate bene, quel Fabio Cortesini per il quale spasima la nostra Sara e che, per beffa, è anche il ragazzo di Jessica Ronchi. Infatti nei momenti in cui i due piccioncini si esibiscono, Sara si sente il cuore fatto a fettine.

E’ proprio il caso di dirlo, anzi, di urlarlo forte: ma che rogna!

Le 14 ragazze si dividono in due gruppi. Non formalmente. Ma la divisione tra un gruppo e l’altro è chiara per tutti. Come del resto i criteri che decidono chi sta dove.

C’è il gruppo delle vamp, che si riduce ai tre bijoux di figliole che già conosciamo: Jessica, Simona ed Ombretta.

Poi, il gruppo delle racchie, che comprende tutte le altre.

Per essere nel gruppo delle vamp, devi essere bella, popolare, avere una mandria di maschietti sbavanti ai tuoi piedi ed avere tanti soldi da non riuscire a contarli.

Se ti manca una sola di queste caratteristiche, sei irrimediabilmente out, senza appello.

E le vamp spadroneggiano sulle racchie.

Le racchie sono ragazze normalissime, anche carine ed hanno una sacra paura delle vamp.

Questa mattina era toccato a Sara e a Manuela, ma non si sa a chi toccherà nell’intervallo, o alla fine delle lezioni, oppure il giorno dopo. Non si difendono tra di loro per paura di ritorsioni. Se si difendono, beh, avete avuto un esempio di cosa potrebbe capitare. Le vamp sanno come mettere al loro posto quelle che non si fanno gli affari loro: con dosi massicce di veleno.

Di certo, Jessica Ronchi ha un debole per Sara, adora tormentarla. Sembra quasi che abbia un radar, come quello della mamma che ti sgama subito quando esci con un tipo: Jessica riesce sempre a capire dove colpire Sara, come e soprattutto quando.

Con le debite variazioni, questo è un copione che si ripete quasi ogni giorno da un paio di anni, cioè da quando Jessica si è accorta della sua esistenza.

All’inizio Sara si difendeva, ma poi non ce l’ha più fatta. Due anni di continui attacchi a sorpresa fiaccherebbero chiunque. A fare il muro di gomma, Sara proprio non ci riesce, non c’è mai riuscita. Riesce a difendere gli altri, ma sé stessa… altro paio di maniche.

Le ore passano lente, ma finalmente arriva l’intervallo e Sara esce dalla classe per andare a farsi un cappuccino alla macchinetta assieme a Micro.

Micro il cappuccino non lo beve, però le fa compagnia e fanno quattro chiacchiere.

“Ala, oggi te lo offro io il cappuccio” esordisce Micro a mo’ di saluto.

Lei gli sorride. “Grazie, anche perché oggi non ho monetina”

Micro inserisce le monetine contate nella fessura e la macchina comincia a ronzare per preparare il cappuccino a Sara.

“Bella maglietta” dice Sara con un gesto della testa mentre sorseggia la bevanda bollente.

Micro prende l’orlo della t-shirt con le due mani e lo tira verso l’esterno per mostrarle bene il disegno.

“Ti piace, Ala? Mi è arrivata ieri dall’America”.

E’ una maglietta dei Korn quella che indossa Micro. Micro indossa solo magliette dei Korn. Dice che gli piace la R al contrario del loro logo. Se non ci fossero i Korn, probabilmente Micro andrebbe in giro nudo.

“Niente male, Micro”

“Mh mh mh mh” mugugna Micro.

“Che c’è?” domanda Sara.

“Parli troppo poco stamattina. Successo qualcosa?”

Sara scrolla le spalle in un gesto che non vuol dire nulla.

Micro sospira ed affonda le mani in tasca:”Ancora la stronzona capitalista?”

Sara annuisce mentre in gola le si forma un magone grosso come il Titanic.

“Se l’è presa solo con te?” si informa gentilmente lui.

Sara scuote ancora la testa:”Manu”.

“Ah.” Micro ammutolisce costernato. Manuela è molto simpatica a Micro, le fa tanta tenerezza.

Nei suoi sogni notturni immagina sempre di affondare la testa nelle sue morbide curve e di farsi cullare da lei come un bambino. Chissà se anche la sua pelle odora dei bignè alla vaniglia della pasticceria di suo padre…

“Non l’ha presa troppo male, spero” Micro è davvero dispiaciuto.

“Al solito, Micro…” oggi Sara è davvero di poche parole, la vocina incrinata.

“Sara, se vuoi dico a mia mamma di preparare una bella molotov apposta per lei e gliela imbosco sotto al banco (Grazie Kannuki! NdA). Poi, invece di metterle le sue cremine, la cremiamo!” si offre Micro servizievole: i geni da terrorista ereditati da sua madre si fanno sentire.

Sara scoppia a ridere, finalmente:”eh, magari riusciamo a farla spettinare!”

Micro sogghigna:”Ma quella non si spettina manco quando si zompa l’uomo suo!”

“Come fai a saperlo, Micro” Sara continua a ridere “almeno lei non te la sei mai fatta, non sei abbastanza IN” finisce per scimmiottare la vocetta affettata di Jessica.

Micro da un colpetto sulla spalla di Sara con la sua:”Sono io che non voglio intingere il mio biscottino nella sua scodellina. Una così mi smoscia solo a sentirla parlare e se lo sapesse mia madre che vado con una filo imperialista mi disereda” sghignazza lui.

“Minimo! Ciao, allora ci vediamo alla fine delle lezioni.” Sara lo abbraccia. Beh, ci prova, visto che lui è almeno 25 cm più altro di lei “Grazie, Micro.”

Lui le scompiglia i capelli con tenerezza:”Di niente, gnappetta” Micro la chiama gnappetta quando è particolarmente intenerito.

Sara ritorna in classe più sollevata. Micro la tira sempre su di morale.

Siede al banco e pochi minuti dopo inizia la lezione di tedesco.

Il tedesco è una delle materie preferite di Sara, se la cava molto bene. Il compito per oggi era la traduzione di un brano.

Entra la professoressa Sirtori:”Guten Tag, wie geht’s heute (buongiorno, come va oggi?).”

Si siede in cattedra e si infila gli occhiali con la catenella che erano posati sui ricci grigi.

“Vediamo… per oggi vi avevo dato la traduzione del brano a pagina 47. sentiamo com’è andata. Ronchi!”

“Si professoressa?” risponde Jessica con un sorriso smagliante.

Silvia e Sara le fanno il verso sottovoce:"Si, professoressa?"

“Vuoi leggermi la tua traduzione, per favore?”

Mentre Jessica legge, Sara cerca il quaderno nello zainetto.

Non lo trova.

Eppure era sicurissima di averlo messo in cartella quella mattina.

Rivolta tutto lo zainetto, anche le tasche, mentre sente la professoressa assegnare un bel sette e mezzo al compito di Jessica.

Tira fuori tutto: agenda, astuccio, fazzoletti di carta, portafoglio.

“Belotti!”

Accidenti.

“Mi leggi la tua traduzione?”

Sara diventa di brace:”Professoressa, io… credo di aver lasciato a casa il quaderno”.

La professoressa la guarda severamente:”Non è da te, Belotti. Mi spiace, ma sono costretta a darti cinque”

Accidenti, doppio accidenti. Media rovinata.

Sara si fa prestare un foglio da Silvia per prendere appunti e le due ore di tedesco volano veloci.

Arriva la fine delle lezioni.

Sara rimette tutti i libri nello zainetto ed infila il giubbotto.

“Belotti?”

Sara alza gli occhi e vede Jessica.

Con in mano il SUO quaderno di tedesco.

“Grazie. Hai fatto un buon lavoro!” Jessica posa il quaderno sul banco ed in quel momento è arrivato Fabio che porta via Jessica prima che Sara abbia il tempo di dire “ah”

Maledetta stronza.

* * *

Spero di aver reso bene l’idea…. Questo capitolo è sicuramente meno spiritoso degli altri per forza di cose. Se avete critiche o suggerimenti, passatemeli pure, solo tenete presente che sono una persona sensibile ed ho il cuore tenero. Grazie.

Il nome del capitolo è esagerato, lo so, ma mi è sempre piaciuto fare i giochi di parole e mi sono voluta divertire.

Come al solito, grazie a tutti coloro che mi hanno recensito, in particolare:

Per Fili.xxx@virgilio.it. Ho tentato di risponderti, ma mi tornava indietro la mail. Non ti preoccupare, la storia è già tutta nella mia testa, resta solo da scriverla, cercherò di aggiornare più presto che posso. Grazie per i complimenti, li apprezzo molto.

Muse 17. Grazissime, troppo buona. Sono in astinenza da Samuel e Lidia, salutameli tanto.

Lulumyu: anche io mi sono divertita tanto a scriverlo, sono felice che abbia fatto divertire anche te. farò il possibile per continuare così.

Kannuki: sono molto onorata delle tue recensioni, grazie. ho preso spunto, come avrai visto…. Jessica che non va alla scuola privata… se ci fosse andata, lei Sara non l’avrebbe mai incontrata. Però so che uno dei migliori licei linguistici di Milano è pubblico, per cui mi sono attaccata a questo…

Mewina: non posso fare altro che dirti che sei una grande… magari un giorno ci racconterai come è andata. Fossi al tuo posto, ancora adesso starei godendo come un riccio! E se tu scrivessi una fanfiction?

Comunque grazie a tutti voi che state leggendo la rivolta delle racchie. Thanks. Ah, fra poco l’arrivo di un nuovo personaggio molto particolare.

   
 
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