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Autore: Rowena    13/01/2009    4 recensioni
«Oh Merlino» sussurrò Ginny: dannazione, quanto amore c’era nell’aria quella mattina? Doveva esserci lo zampino di Silente, dal cielo doveva agire per rendere il mondo più felice. E chissà che anche Luna, che le stava di certo mentendo, non fosse stata colpita dalla stessa febbre d'amore...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Hannah Abbott, Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note: questa storia è stata scritta per la quarta edizione del Fic_exchange


La Tana, vecchia e scombinata dimora dei maghi dai capelli rossi più famosi d’Inghilterra, riposava in una quieta notte d’autunno: certo, fuori il vento ululava parecchio, e in soffitta il vecchio spettro si dava da fare perché gli altri abitanti non lo dimenticassero tra i tubi arrugginiti, ma la casa era solida e confortevole, come sempre.
La famiglia Weasley dormiva della grossa dopo una serata incredibilmente movimentata che si era conclusa con la prima partita da titolare giocata dalla piccola di casa, la dolce e avventurosa Ginny, una splendida vittoria che la giovane strega aveva segnato con i suoi splendidi tiri; tutti i familiari si erano presentati allo stadio per assistere, una volta tanto in tribuna d’onore, e la grinta della ragazza non aveva deluso nessuno, nemmeno la sua più che pretenziosa allenatrice Gwenog Cerbero Jones.
E ora la strega si godeva il giusto sonno dei vincitori, dopo i festeggiamenti di squadra, le domande dei giornalisti, e il brindisi a casa per l’incredibile impresa.
Era una notte tranquilla, dunque… Almeno finché qualcuno non si mise a bussare con insistenza sulla vecchia porta di casa, deciso a non rimanere sulla soglia senza avere risposta.
«Ma che diavolo», esclamò Ron che era sceso fino in cucina alla ricerca di un bicchiere di latte. Chi mai poteva essere a quell’ora della notte?
Trascinando i piedi fino all’ingresso, il giovane mago andò ad aprire prima che l’ospite misterioso svegliasse tutta la casa.
«Luna?» esclamò prima di stropicciarsi gli occhi, sorpreso e quasi certo di stare ancora dormendo. Non era un sogno, tuttavia: Luna Lovegood era davvero davanti a lui, in pigiama e con ai piedi un paio di pantofole a forma di una qualche creatura magica sconosciuta. «Si può sapere che ti prende? È successo qualcosa a casa?» chiede poi ricordandosi che la dimora dei Lovegood era molto vicina alla Tana.
La ragazza scosse il capo, eppure aveva un’aria strana, quasi preoccupata. Quell’espressione turbata non era da lei, folletto sempre sorridente…
«Ronald, c’è Ginny per caso? Ho assolutamente bisogno di parlare con lei» disse Luna senza curarsi di rispondere alla domanda e tormentandosi le mani.
Non era mai successa una cosa simile, anche nella sua stramberia più totale la giovane Lovegood era almeno riuscita a rispettare gli orari per una visita civile. Qualcosa non andava però, perfino nello stato di dormiveglia in cui si trovava Ron riuscì a percepirlo. «Vado a chiamartela, aspetta pure qui: ti avviso che quando la si sveglia all’improvviso mia sorella morde».
Non aveva voglia di fare le scale fino alla camera della sorellina, perciò si Smaterializzò in barba ai suggerimenti del Ministero che sconsigliavano di farlo se non si era perfettamente coscienti. Peccato che ricomparve nella camera sbagliata: quella di Percy, per essere precisi, in cui l’occupante stava beatamente russando con la bocca aperta. Indeciso se rabbrividire o se procurarsi una macchina fotografica per approfittare del momento, Ron scivolò fuori dalla stanza e raggiunse quella di Ginny, una rampa di scale più su. «Ginny, svegliati» disse scrollando la ragazza. «Avanti, c’è quella pazza della tua migliore amica alla porta».
Non era molto accondiscendente ad alzarsi, ma il fratello, indisposto per la visita fuori orario, era deciso a non permetterle di continuare a dormire con l’amica ancora sulla porta di casa.
Un pugno, un occhio nero e molte lamentele dopo, Ginny fu finalmente in piedi: non aveva capito cosa farfugliasse di preciso quello svitato di suo fratello, e dopo il colpo che aveva preso la sua eloquenza era perfino peggiorata, se possibile, ma era meglio scoprire subito qual era il problema per poi tornarsene subito a letto.
Ciabattò fino all’ingresso, tenendosi al corrimano per paura di riaddormentarsi in piedi, e finalmente la vide: c’erano solo un paio di candele accese, eppure il suo pigiama, rosa e arancione con degli strani disegnini, avrebbe fatto luce nella più totale oscurità. Il suo stupore aumentò nel notare le pantofole che calzava l’amica, babbucce a forma di chissà quale creatura magica sconosciuta.
«Luna? Ma… che diavolo ci fai qui?»


Giornata tranquilla a Diagon Alley, quella che due amiche di vecchia data scelsero per incontrarsi, fare un giro per negozi e prendere qualcosa da bere al Paiolo Magico; era normale, visto che la grande ondata degli acquisti scolastici per quell’anno si era esaurita e non era ancora periodo per pensare ai regali di Natale. Era già novembre inoltrato, ma la magia dei colori, le luci, la neve e dello scambio di pacchetti avvolte in carte sgargianti avrebbe aspettato almeno un altro paio di settimane.
«Ancora non so come ringraziarti, Luna: se non mi avessi cercata tu, mia madre mi avrebbe incastrata per aiutarla a organizzare il menu per la cena di Natale. Ti rendi conto? Siamo ancora a metà novembre, non è un po’ presto per occuparsi di queste cose?» esclamò Ginny destreggiandosi tra le borse che contenevano i suoi acquisti.
«Ah, ma se non cominciasse così presto non riuscirebbe a rimpinzarci in quel modo» scherzò George, inserendosi nella conversazione. «Insomma, tu saresti pronta a rinunciare così su due piedi ai suoi manicaretti? Poi per Natale dà il meglio di sé, lo sai anche tu».
 «Per carità, già è stato difficile farle accettare la mia nuova dieta energetica per tenermi in forma» brontolò Ginny prima di abbracciare il fratello e schioccargli un bacio sulla guancia destra, poco distante dal punto in cui cominciava la cicatrice nascosta dai suoi capelli rossi. «Ciao George, come stai?»
Il mago si grattò il naso e scrollò le spalle, tranquillo. «Non mi lamento: con l’inizio della scuola gli affari calano ogni anno, è ovvio, ma per fortuna esiste Halloween a tirare su le vendite».
«E tutti i ragazzini sotto gli undici anni vengono qui a comprare qualunque schifezza sui tuoi scaffali!» finì per lui la sorella, ridendo come una matta. Da quando George aveva riacquistato i suoi modi scherzosi e la sua voglia di essere sempre allegro, Ginny ringraziava ogni giorno Santa Angelina Johnson per essere riuscita in quel miracolo.
«Come sta la tua ragazza?» domandò a proposito, sperando di poter lasciare i suoi saluti a quell’amica eccezionale.
George quasi arrossì, il colore del suo unico orecchio già cominciava a cambiare verso una tonalità ben più accesa. «Oh sì, molto bene, Angelina è sempre in gamba… Ginny, domani sera a cena vorrei fare una cosa importante».
Conoscendo i maschietti di casa, il molto importante poteva riferirsi a chi spettava l’ultima cucchiaiata di pudding natalizio quell’anno. «Cosa, smettere di infilarti i grissini nel naso credendo di essere divertente?» domandò ironica.
Luna, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, fece notare che a lei sarebbe piaciuto che un ragazzo facesse una cosa del genere a un appuntamento con lei. «Davvero, almeno non sarebbero necessarie tutte le solite frasi di circostanza e quelle sciocchezze che imbarazzano da morire».
Mentre la ragazza stava ancora divagando, successe qualcosa di davvero strano: George fece una smorfia offesa e tirò fuori dalla tasca della sua tunica una scatolina di velluto. Quel gesto fece tornare seria anche la sorella. «Oh Merlino... È quello che penso? Le chiederai di sposarti?»
«Indovinato» rispose George fregandosi il naso. «Ma che la cosa non scappi da qui, signorina, perché se la voce arrivasse anche a mamma quella comincerebbe all’istante a organizzare preparativi di ogni genere».
Mantenere il segreto su questo genere di cose era una specie di patto tra tutti i fratelli Weasley impegnati ma non ancora fidanzati ufficialmente, così da evitare che una follia come il matrimonio di Bill dovesse ripetersi: certo, quello era stato anche dettato dai gusti della sposa, e nessuno dei rimasti celibi si sarebbe di certo trovato una compagna altrettanto sofisticata, ma era sempre meglio evitare il rischio, no?
Per questo Ginny assicurò che avrebbe tenuto la bocca chiusa finché non fosse stato lo stesso George a comunicare la grande notizia alla Tana. «A patto che tu domani mi scriva un resoconto della serata e m’informi di qualunque novità» pretese però tendendo la mano destra al fratello.
«Curiosa come sempre, eh, Gin? D’accordo, mi sembra ragionevole» e strinse così la promessa. «Ora però devo tornare al lavoro, o chissà che mi combina Perce… Statemi bene! Ah, sorellina, abbiamo i biglietti per stasera: ho rimandato la proposta di un giorno per assistere al tuo debutto, perciò vedi di giocare la partita migliore della tua vita, intesi?»
E in un lampo amaranto, il mago scomparve all’interno del suo negozio. «È bello vederlo di nuovo ridere così» disse Luna con la sua solita aria assorta. «Ho sempre saputo che sarebbe successo, ma lui si è impegnato perché non accadesse. Ora sta bene, però».
Ginny annuì: George aveva fatto penare a lungo tutta la famiglia, con il suo rifiuto della realtà. Qualcuno era perfino arrivato a pensare che non sarebbe riuscito ad andare avanti ma, alla fine, lui aveva sorpreso tutti, proprio come suo solito. «Angelina gli ha fatto proprio bene, grazie a lei è riuscito a riprendersi molto in fretta. Andiamo ora, ho voglia di bere qualcosa».
Le due ragazze avevano fatto compere interessanti – Luna dei libri e Ginny alcuni accessori per il Quidditch, e aveva dovuto insistere per pagare normalmente e non in autografi – e alla fine erano entrate al pub.
«Ciao Hannah, ci porti due analcolici magici? Quello che preferisci, basta che non ci sia nulla dentro che possa considerarsi doping» ordinò Ginny con sicurezza, sorridendo alla vecchia amica dietro al bancone. «Sai, stasera devo giocare e se risulto positiva ai controlli pre-partita Cerbero Jones mi ucciderà».
La fama di Gwenog Jones, prima Battitrice delle Holyhead Harpies e ora allenatrice severissima della stessa squadra, era nota a tutti; quella era un dittatore in gonnella, perciò era meglio evitare di indisporla e farsi trovare in forma allo stadio dove si sarebbe tenuta la grande partita. A confronto con lei, i racconti di Harry e degli altri Grifondoro passati per le mani e gli allenamenti di Oliver Baston sembravano sciocchezze.
Hannah Abbott sorrise e annuì: «Un minuto e sono subito da voi, ragazze, lasciate fare a me».
Il Paiolo magico aveva cambiato aspetto da quando il vecchio Tom aveva deciso di venderlo, lamentandosi degli acciacchi dell’età; nessuno si sarebbe aspettato l’offerta più che generosa della giovane strega irlandese, che aveva colto l’occasione per aprire una sua attività nel posto più fruttuoso della Gran Bretagna magica.
Hannah non aveva ancora firmato il contratto e già si era messa a rimodernare, pulire, sistemare… Si era scoperto che il colore della tappezzeria alle pareti era un verde brillante, o almeno, quello doveva essere stata la tonalità iniziale, e che i pavimenti delle camere erano fatti di un meraviglioso parquet. La donna non si era certo fermata lì, e ben presto il locale era diventato alla moda, fresco, un richiamo per la gioventù magica. Gli affari le andavano bene, tanto che era riuscita a tenere tutto il vecchio personale – almeno i membri che davvero lavoravano – e ad assumere anche un nuovo aiutante che stesse al bancone del pub mentre lei si affaccendava in cucina.
Con un sorriso rivolto alla proprietaria, che approfittava della calma mattutina per occuparsi di persona delle ordinazioni, le due streghe si sedettero a un piccolo tavolo in angolo.
«Allora, ora che siamo al caldo puoi anche dirmi per cosa hai voluto vedermi» disse Ginny con dolcezza all’amica, intuendo che se l’aveva addirittura invitata a fare shopping, cosa che Luna detestava di per sé, doveva parlarle di una questione davvero importante.
Il loro legame era particolare, forse perché la giovane Lovegood era di suo un tipo unico e inimitabile: non avevamo mai condiviso un certo tipo di confidenze, anche perché la strega dai capelli rossi aveva Hermione, che di certo conosceva meglio Harry e aveva sempre saputo darle il consiglio giusto su come comportarsi con lui, mentre l’altra non aveva mai dimostrato un particolare interesse per i maschietti.
Ma Luna stava arrossendo, e giocava con il sacchetto dei libri che aveva acquistato, imbarazzata. Quello era un altro indizio, secondo Ginny, per supporre che c’entrasse un ragazzo. Era strana in quel periodo, più distratta e sognante del solito, e di certo la colpa non era degli studi che stava portando avanti per diventare un’esperta di Creature Magiche!
«Avanti, sputa il rospo, lo sai che puoi sempre rivolgerti a me se qualcosa ti turba» aggiunse per spingerla ad aprirsi un po’. Anche perché se Luna era turbata, c’era davvero da preoccuparsi: lei era l’etereo folletto di sempre, sorridente e allegra in ogni situazione…
«Non è niente di grave, sai» sospirò alla fine l’interpellata, cominciando ad arricciare una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi. «Rolf Scamandro mi ha offerto un lavoro nella sua equipe di ricerca».
Aveva già parlato dell’uomo all’amica, della volta in cui aveva fatto la sua conoscenza e dei vari incontri che erano seguiti. La aiutava a studiare, le suggeriva nuovi argomenti su cui riflettere, e più di tutto il mago chiacchierava con lei, trascorrendo insieme intere ore sulle Creature Magiche più incredibili e fantasiose, e su quelle che, un giorno, avrebbero potuto studiare collaborando e aiutandosi sul campo di ricerca.
«Conosco poco Rolf, ma è stato il mentore di mio fratello Charlie all’inizio della sua carriera e so che è una brava persona» commentò tranquillamente Ginny, curiosa di saperne di più. «Non vedo perché questa notizia dovrebbe rattristarti».
«Perché per essere membri di quell’equipe, oltre a ottenere il diploma per cui sto studiando adesso, bisogna sostenere un esame molto più difficile per verificare la competenza dei candidati. Rolf vorrebbe assumermi senza questa trafila, sulla parola, perché vada con lui e i suoi assistenti in Asia a cercare qualche specie di Creatura Magica ancora non identificata», spiegò la ragazza fissando la superficie del tavolo. «Non mi ha spiegato molto perché vuole che lo scopo della spedizione sia una sorpresa, ma da quel che ho capito un suo amico di vecchia data gli ha segnalato delle strane impronte e tracce che gli esperti di là non hanno saputo identificare, e vorrebbero che Rolf si occupasse del caso. Lui, invece, vuole me come assistente sul campo, anche se per questioni di tempo non posso sostenere il concorso di assunzione».
Un favore incredibile, vero; soprattutto se offerto a una ragazza stravagante come Luna, che era giovane e ancora non aveva alcuna esperienza che le desse il diritto d’essere avvantaggiata in quel modo. E le malelingue erano ovunque, Ginny lo sapeva benissimo; se avesse accettato con leggerezza, con tutta probabilità la sua amica sarebbe stata additata dai colleghi con dei nomignoli ben altro che affettuosi. E se il connubio lavorativo con Scamandro non fosse durato, Luna rischiava di vedersi sottovalutata per quelle cattiverie senza fondamento.
Luna non si meritava una cosa del genere: s’impegnava duramente negli studi, anche se aveva un modo personalissimo per farlo, e di certo si sarebbe guadagnata ogni privilegio e qualifica solo con il suo entusiasmo e la voglia di fare. Chissà che era passato in testa a Rolf nel farle una simile proposta…
Suo fratello Charlie lo aveva sempre descritto come un tipo con la testa tra le nuvole, poco attento alle cose reali che non toccavano i suoi studi, e Ginny sospettava che avesse offerto il posto alla ragazza in buona fede, pensando solo di farle un favore, ignaro della delicata posizione in cui l’avrebbe messa. Anzi, era quasi pronta a scommetterci: se era amico del Weasley dei draghi, in fondo, doveva avere per forza qualche rotella fuori posto!
La ragazza bionda sorrise, vedendo che l’amica stava rimuginando. «Non è questo il problema, tranquilla: ho già deciso che gli dirò che voglio sostenere l’esame come tutti, è solo che non vorrei offenderlo. Sai aiutarmi a trovare un modo carino per rifiutare il posto?»
A quella nuova risposta, Ginny strabuzzò ancora di più gli occhi: Luna che si preoccupava di simili cose? Ma se era famosa per esprimere in ogni situazione le sue idee in modo sincero e cristallino, senza badare alla possibilità di ferire le persone! Quella novità le fece sorgere in mente un nuovo, piccolo ma interessante sospetto.
«Luna, ma tu… Ti piace Rolf, per caso?» azzardò mettendo un sorrisino malizioso.
La ragazza scoppiò a ridere, incredula. «Oh, Ginny! Ma cosa vai a pensare? Sei davvero fantasiosa» replicò serena, senza lasciare trapelare nulla.
Il naso Weasley per i segreti, tuttavia, era certo di aver centrato il bersaglio ancora una volta. Stava per lanciarsi in un’ottima imitazione della madre, pronta a fare all’amica un interrogatorio da Molly Weasley, quando Hannah comparve tra loro con due enormi bicchieri su un vassoio.
«Super analcolico alla frutta, specialità del mio nuovo barista» annunciò prima di posare il tutto sul tavolo e recuperare una sedia per se stessa: a quell’ora nel locale non c’era un grande movimento, e come proprietaria poteva di diritto permettersi una piccola pausa per salutare due delle sue migliori amiche. «Allora, super campionessa! Sei pronta alla tua prima grande impresa?»
A quella domanda, Ginny storse il naso: «Sono sciocchezze. Battere il record di gol segnati da un esordiente durante la sua prima partita non è poi così difficile, a mio parere».
Hannah sorrise, ancora curiosa. «Eppure parlando di te l’Incredibile Jones dà per certo il tuo successo!»
La nuova giocatrice non era sorpresa da quelle dichiarazioni: in fondo, cominciava quella sera sololo perché una delle tre titolari stasera non poteva giocare, così per pubblicizzare il suo lancio aveva tirato fuori la storia del record da battere. Un classico delle manovre di Cerbero Jones. «Non è così difficile, ti dico: sono sei i gol del record da battere, e la partita di stasera è semplice, non come se giocassimo con i Cannoni di Chudley ma quasi».
Luna continuò a rimanere in silenzio, visto che il suo tifo, per tutto il bene che voleva a Ginny, andava ai Tutshill Tornados, che quella sera sarebbero stati impegnati in uno scontro serrato con il Puddlemere United, e perciò non era in vena di parlare di Quidditch.
Fu Hannah a dare all’amica una pacca sulla spalla d’incoraggiamento che le fece andare di traverso un sorso del suo cocktail. «Tu fa’ del tuo meglio, ho scommesso un sacco su di te. Anche Neville l’ha fatto, perciò vedi di non deluderci».
Il nome del vecchio compagno di scuola fece sobbalzare Luna, che fino a quel momento aveva continuato a fissare il tavolo immaginando quali creature meravigliose avrebbero studiato Rolf e i suoi colleghi. «A proposito, come sta Neville?», domandò. «È passato parecchio tempo dall’ultima volta che ci siamo visti».
La proprietaria del locale fece spallucce e si voltò a guardare l’orologio che sovrastava il bancone. «Stamattina aveva un colloquio di lavoro, ma dovrebbe tornare a minuti: perché non l’aspettate qui? Se è andato bene gli farà piacere festeggiare anche con voi, e se invece è andato male… Beh, una pacca in più sulla schiena non guasta mai».
Concreta e solare, Hannah era rimasta la Tassorosso di sempre. Quando Neville aveva confidato a Harry e Ginny della sua nuova relazione, i due erano rimasti increduli, più che altro sorpresi per non aver mai notato nessuna particolare simpatia tra loro, ma vedendoli insieme chiunque si poteva convincere di quanto stessero bene insieme.
«Andrà benissimo, ne sono sicura: non aveva rivali al corso avanzato di Erbologia» commentò Luna distrattamente, giocando con l’ombrellino di carta che ornava il suo bicchiere.
Proprio in quel momento un forte crac annunciò il ritorno di Neville Paciock: il largo sorriso che gli attraversava il volto sembrava anticipare notizie non buone, ottime.
«Allora, tesoro? Raccontaci» esclamò Hannah avvicinandosi al fidanzato. «Ora che sappiamo che è andata bene, vuoi dirmi per che posto hai fatto il colloquio? »
Il ragazzo era davvero euforico: «Ebbene, signore, avete di fronte a voi il prossimo insegnante di Erbologia alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!»
«No!» esclamò Ginny.
«Sì!»
«Non ci credo!» ribadì Hannah, sorpresa quanto le altre due.
«Mi ha scritto la Sprite qualche tempo fa: ha deciso di essere ormai pronta per la pensione, ma non vuole lasciare la scuola senza un degno successore e… Beh, a pensato proprio a me, dice di non aver mai avuto uno studente migliore».
In un applauso, Ginny si alzò e andò ad abbracciarlo. «Accidenti, Nev, te lo meriti! Ed è vero, nessuno potrebbe rimpiazzare la vecchia Pomona meglio di te».
«Grazie, Gin» rispose il ragazzo arrossendo fino alla punta delle orecchie. Se avesse avuto i capelli rossi, sarebbe sembrato un vero Weasley. Anche lui fece una cosa strana, molto strana.
S’inginocchiò e tirò fuori una piccola scatolina di velluto da una tasca. «Hannah, mi ero ripromesso che se mi avessero assunto ti avrei chiesto una cosa».
«Oh Merlino» sussurrò Ginny: dannazione, quanto amore c’era nell’aria quella mattina? Doveva esserci lo zampino di Silente, dal cielo doveva agire per rendere il mondo più felice… Sperò che ispirasse un poco anche Harry, che avrebbe dovuto chiederle di sposarlo già da tempo, e con gli occhi lucidi tornò a seguire il momento commovente per Neville e Hannah.
Dopo molti brindisi – sempre analcolici per la giocatrice di Quidditch – baci di congratulazioni, e, sigh, la promessa strappata di fare da damigella d’onore, le due streghe lasciarono il Paiolo Magico.
«Ehi, Luna… Se a te piacesse Rolf non ci sarebbe niente di male» si sentì in dovere di dire, sperando così di convincerla ad ammettere la palese verità. «Certo, ha qualche anno più di noi, però sembra una persona a posto».
«Ti ringrazio, Gin» rispose gentilmente l’amica, «ma ti posso assicurare che non ho alcun interesse in quel senso: adoro Rolf e la sua biblioteca e mi piace molto lavorare e studiare con lui, ma la verità di ferma lì».
Certo, come no. Salutandola, Ginny si spaventò nel rendersi conto di quanta voglia avesse d’impicciarsi nella questione, proprio come sua madre. Beh, Luna era una persona fuori dal comune, perciò non c’era da stupirsi se rifiutava in quel modo di avere una cotta per il suo futuro collega.

«Allora, Luna? Si può sapere perché sei venuta qui a quest’ora della notte?» ripeté Ginny visto che l’amica non si decideva a risponderle. «E che diavolo sono quelli?» aggiunse poi indicando le pantofole dell’altra.
«Oh, questi? Sono Snagulizi Pallidi» fu subito spiegato. «Sono creature molto bizzarre: le due code sono simbolo della vita e della morte, toccandone una si muore all’istante, mentre l’altra cura qualsiasi malattia; inoltre, vedi le orecchie? Ecco, si dice che bollendole con succo di Mandragola e…»
«Ti prego, non a quest’ora» la interruppe Ginny sentendosi pronta a fare una strage molto contenuta; c’era anche Ron da prendere e sistemare, però, per averla svegliata in quel modo…
Silenzio. Doveva essere una cosa veramente gigantesca, non si era mai comportata in quel modo prima.
«Ti ho mentito, Ginny» mormorò finalmente Luna tenendo gli occhi bassi. «Non è vero che Rolf non mi piace».
Ecco, le confessioni amorose e i sensi di colpa alle due del mattino erano veramente di troppo: con tutto il bene che voleva alla sua stramba amica, questa era veramente troppo grossa anche per lei.
Eppure Luna era Luna… E non le avrebbe voluto altrettanto bene se fosse stata diversa. «Allora perché sei qui a dirlo a me? Nel senso, se ti piace diglielo» rispose spiccia. Diglielo prima che tiri le cuoia, visto che è un vecchio, pensò più acida e antipatica che mai.
«Oh, hai ragione» e così com’era comparsa, la ragazza dai capelli biondi scomparve, Smaterializzata e decisa ad apparire a molte miglia di distanza, proprio di fronte a casa di Rolf.
Sospirando, Ginny chiuse la porta e cominciò a risalire le scale: sapeva già che avrebbe sognato tutta la notte Snagulizi Pallidi, ma con Luna era così.
Nello stesso momento, un vecchio campanello risuonò stridulo nella magione della famiglia Scamandro e l’ultimo erede, che stava dormendo il giusto sonno dopo una lunghissima giornata di lavoro, si alzò a vedere chi fosse alla sua porta a quell’ora balorda.
«Luna?» domandò aggiustandosi i suoi orrendi occhiali sul naso. «Va tutto bene?»
La ragazza annuì; se non fosse stata notte fonda, il mago avrebbe potuto notare il rossore che colorava le sue guance. «Va tutto bene, sì… Rolf, io devo dirti una cosa».
«Non accetterò il posto che mi hai offerto, a meno che non riesca a superare l’esame standard come gli altri candidati» disse Luna in un solo fiato. Le sue mani tremavano, e di questo l’uomo se ne accorse benissimo. «Va bene, come preferisci tu» le rispose gentilmente temendo che fosse preoccupata della sua reazione. «Solo che avrei voluto portarti con la mia squadra, e con le procedure del test non farai in tempo».
Inaspettatamente, però, Luna non tornò serena e placida come suo solito. «Peggio per me, allora. Rolf, ti andrebbe di uscire con me?»
Era l’ultima domanda che si sarebbe mai aspettato. L’interpellato valutò che erano circa le due di notte, che fino a un paio di minuti prima stava beatamente dormendo, che la ragazza era molto più giovane di lui e molte altre cose… Prese un bel respiro e alla fine annuì.
«Sì, mi piacerebbe molto. Ehi, Luna, quelli cosa sono?» domandò proprio come aveva fatto Ginny, incuriosito dalle sue pantofole.
Molto più tranquilla, dato che ormai l’invito era stato accettato, Luna le esibì per bene e cominciò a raccontare la storia degli Snagulizi Pallidi. In fondo si trattava di creature davvero speciali, con la loro doppia coda e la lingua a spirale…




   
 
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