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Autore: Promisen    24/06/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte passò serena e silenziosa, permettendo ai due elfi di riprendersi almeno un minimo da quel che avevano passato.
Il giorno dopo l'elfa chiara andò a svegliarli presto, sempre con il suo fare materno.
“Svegliatevi dormiglioni, oggi ha inizio la nostra nuova vita,” disse con il suo solito sorriso, spalancando con un gesto veloce le finestre, dal quale sembrò entrare di getto tutta la luce del mondo. Erano immersi nella natura: la luce del sole era delicata, perché mitigata dalle fronde degli alberi, mossi a loro volta delicatamente dal vento caldo, che trasportava con sé profumi leggiadri, suoni deliziosi, sensazioni davvero uniche. Era difficile trovare un panorama così semplice eppure così suggestivo, nonostante ad Ardisia si vivesse molto a stretto contatto con la natura.
Questo splendido paesaggio fece aprire lentamente gli occhi a Gerwyn, che con un filo di voce rauca e scazzata disse: “Vuoi chiudere questa cazzo di finestra?!”
L'elfa lo guardò sorpresa, e richiuse le finestre ridendo. “Ce ne sarà di lavoro da fare con te, ragazzo,” disse, sedendosi tranquillamente, pur senza permesso, sul letto dove stavano riposando Gerwyn e Akai.
L'elfo la guardò, aprendo soltanto un occhio, perché l'altro era troppo stanco per aprirsi come il primo. “Lavoro? Di che tipo di lavoro si tratta...”, il ragazzo avrebbe voluto dire il nome dell'elfa, ma non lo conosceva. Si sentì un po' in colpa per il tono di prima, quindi si sedette, aprì entrambi gli occhi e si schiarì la voce.
“Scusami per prima, la mattina non sono sempre di buon umore...”
“Scusa di cosa?”
“Ehm, prim-oh, vabbé, lascia stare..!”
La donna lo guardò curiosa, vedendo quanto potesse essere goffo e insicuro il comportamento di quel ragazzo. Sembrava non essere capace di parlare senza sentirsi a disagio.
“Piuttosto,” disse il ragazzo, guardandola in viso – ma non negli occhi, non riusciva a mantenere lo sguardo fisso su di lei senza sentirsi a disagio- “qual è il tuo nome?”
L'elfa, al contrario, non aveva il minimo problema a guardare Gerwyn negli occhi, per lei era una cosa normalissima e comune. “Mi chiamo Nariemel,” disse sorridendogli ancora una volta.
Il sorriso di Nariemel venne ricambiato da Gerwyn, ma divenne ben presto una risatina che la donna non comprese. “Perché ridi? Il mio nome ti fa ridere così tanto?” chiese confusa.
A quella domanda Gerwyn arrossì di imbarazzo:”Oh nono! Non è assolutamente per questo!” Disse enfatizzando la frase gesticolando nervosamente. Si calmò un secondo e sorrise, guardando Akai che ancora dormiva come un sasso nonostante tutti i rumori che lo circondavano.
“E' che lui ti ha chiamato Mammiriel e questa cosa mi ha sempre fatto ridere, lui modifica sempre i nomi per ricordarseli meglio.”
“Oh ora capisco,” disse lei sorpresa e ridacchiando anche lei. “Effettivamente è divertente così!” Disse coprendosi la bocca e ridendo di gusto, cosa che fece anche Gerwyn.
Per un attimo si sentirono davvero senza pensieri.
Quando smisero, la donna riaprì un altro discorso che spazzò via tutta la serenità del giovane.
“Cosa ci faceva un coltello dalla lama rossa nel tuo zaino?” chiese diretta l'elfa.
Gerwyn sussultò, esitò e balbettò cercando di costruire una frase compiuta.
Allora sapeva di averlo con sé, pensava Nariemel, che fino a quel momento dubitava che Gerwyn fosse stato imbrogliato da qualcuno. Possibile che un civile così indifeso faccia parte degli Akyrien?
“Io l'ho portato per difesa,” riuscì finalmente a dire Gerwyn, “e come vedi alla fine è servito. Se non fosse stato per quello saremmo morti.” Stava convincendo se stesso di non averle mentito. In fondo le aveva detto la pura verità: quel pugnale aveva salvato la vita a lui e ad Akai. E non sapeva neanche se quella donna fosse a conoscenza dell'esistenza di una gilda di assassini che usava solo lame rosse. Sarebbe stato molto più saggio non mettere carne a cuocere.
Quel tipo di coltello, tuttavia, non si trovava in vendita negli empori delle città, ma veniva fabbricato in quelli che una volta erano i rifugi degli Akyrien. Nariemel ne sapeva più di lui. Eppure quel ragazzo non faceva neanche un po' di paura. Quali problemi potrà portarmi un ragazzetto e un bambino? Pensò Nariemel e sorrise, alzandosi lentamente. “Preparatevi voi due, dobbiamo dirigerci a...”
Improvvisamente la porta si aprì con forza ed entrò un ragazzo ansimante. “Nariemel, Nariemel! Il rifugio è sotto attacco. Gli orchi...gli orchi sono impazziti!”
“Cosa?” ripeté Nariemel, prendendo velocemente le sue cose e dirigendosi fuori.
“Cambio di programma, Gerwyn, restate qui e sbarratevi dentro!” urlò la donna, già alla soglia della porta. Gerwyn volle ribattere. Voleva essere utile e ricambiare i favori che Nariemel gli aveva offerto fino a quel momento, ma si rivelò una proposta inutile. Gli orchi avevano già circondato la locanda nel quale si trovavano. “Dannati traditori!” Ringhiò Nariemel, guardando delle figure che si muovevano velocemente fuori la finestra.
“T-traditori? Cosa sta succedendo?” balbettò Gerwyn. Nariemel fece per dirgli qualcos'altro, ma il divampare inaspettato del fuoco la fermò.
“Ci stanno mandando a fuoco!” urlò il ragazzetto che avvisò Nariemel all'inizio e insieme a quell'urlo si alzarono quelli di tutte le altre persone all'interno della locanda.
“Merda merda merda!” Urlò il ragazzetto, e saltò letteralmente dalla finestra.“Georghen aspetta!” Neanche il tempo di dirlo che si udirono colpi di lame e le sue urla di dolore.
Nella stanza ci fu il silenzio più assoluto per qualche secondo. Si sentivano soltanto le lame divampare e le basse risate soddisfatte degli assassini all'esterno. Gerwyn sbarrò gli occhi e corse verso il suo zaino, prendendo il coltello e sguainando la lama. “Io ti aiuto, non resterò fermo con le mani in mano!” Nariemel lo guardò per qualche secondo poi abbassò lo sguardo, annuendo.
“Non abbiamo altre soluzioni. Sveglia il ragazzino e fallo restare sempre dietro di te. Non separarti da lui per nessuna ragione al mondo.”
Gerwyn annuì e svegliò Akai, che ancora intontito capì soltanto che doveva restare stretto dietro il suo fratellone.
I tre uscirono dalla stanza e videro che il fuoco era stato appiccato da più direzioni e che inaspettatamente erano entrati alcuni “traditori” nell'edificio in fiamme. La loro eccessiva aggressività era qualcosa che Gerwyn non aveva mai visto.
“Fottuti cani...” ghignò Nariemel estraendo la spada, riconobbe alcuni di loro, e sapeva bene quanto non fossero brillanti in combattimento e questo in un certo senso la tranquillizzava.
“Siete venuti qui a morire pur di non lasciare nessuno in vita?! Mossa sbagliata!” Urlò, accogliendo il primo nemico con una falciata dritta nel collo. Questo colpo così preciso ed esperto fece vacillare i tre che si trovavano dietro, che capirono ben presto che quello sarebbe stato il loro ultimo errore.
Il primo venne trafitto al cuore da tutta la spada, il secondo venne colpito tra gli occhi da un coltello che Nariemel estrasse con una giravolta, e il terzo venne abbattuto con un calcio, ritrovandosi a terra, vicino ad una fiamma viva dell'incendio. Nariemel si avvicinò a lui e lo finì spezzandogli il collo. Quando si girò verso Gerwyn, spalancò gli occhi e urlò.
Una lama trafisse Gerwyn dalla schiena, trapassandogli il petto e facendo schizzare un mare di sangue. Akai era caduto di lato, spinto da una forza enormemente maggiore di lui, e Gerwyn ebbe appena la forza di realizzarlo. Le forze lo abbandonarono presto. Tutto si deformò intorno a lui e la luce venne sostituita dall'oscurità più totale. Sentì ancora qualche suono. L'urlo disperato di Akai; quello iroso di Nariemel; voci e sospiri, ansimi e parole che persero velocemente senso. Tutti i suoni si soffocarono e velocemente tutto tacque.
 

   
 
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