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Autore: Pendragon    24/06/2015    9 recensioni
[ Storia Interattiva | Iscrizioni chiuse | 10 posti liberi ]
Il destino è deciso da tre donne che, rintanate in un luogo inaccessibile agli uomini, tessono il filo della vita e lo recidono quando stabiliscono che ormai è troppo lungo. Il loro controllo garantisce equilibrio e giustizia, poiché le Parche sono donne imparziali e ponderate.
Ma se un giorno il filo dovesse sparire?
♦♢♦
«Hermes!» esclamò Chirone. «Aspettavo il tuo arrivo. Che notizie mi porti?»
Rosalee sentì il dio sospirare. «Non buone, Chirone. Non buone.»
«Ovvero?»
«Avrai senz’altro notato, Chirone, che gli ultimi avvenimenti nel mondo sono stati un po’ strani: gli dèi del vento sono come impazziti e gli altri dèi si rifiutano di comunicare con voi.» rispose Hermes. Rosalee guardò Robin e annuì, mordendosi il labbro.
«Senza dubbio. Vorrei sapere a cosa è dovuto.» disse Chirone.
«Il filo, mio vecchio amico.» rispose il messaggero. «Il filo è perduto.»
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Dei Minori, Gli Dèi, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il filo perduto
 
 
Flash
 


Logan Matthews
 
Essere un figlio di Apollo ti dava un lascia passare in determinate situazioni e questo Logan lo sapeva. Per questo, quando si era ritrovato davanti la calca vicino al bosco, non aveva fatto altro che alzare la mano in alto, attirando involontariamente un raggio di sole a se, e dire la classica frase “Sono un medico, lasciate passare!”. I semidei si spostavano un po’ ma non distoglievano lo sguardo da un punto ben preciso, come in trance.
«Ehi! Sono un medico anche io, largo gente!» s’intromise un’altra voce. Logan riconobbe la voce come quella di Neal Olsen, figlio di Asclepio, e fu contento di avere anche lui lì perché avrebbe potuto aiutarlo e non poco. Apollo e Asclepio insieme erano un’ottima combinazione in campo medico, come si poteva ben immaginare.
Quando Logan riuscì a superare tutti i ragazzi rimase scioccato. Uno scenario orribile si mostrava davanti ai suoi occhi: un cadavere era per terra, una mano portata sul cuore, segno dell’ultimo gesto compiuto prima di morire, e la mano era… rugosa. Era ricoperta di rughe e vene in rilievo, come quella di un ottantenne. Anche il viso era quello di un ottantenne, completamente deturpato dai segni dell’età, e la bocca aperta mostrava dei denti mancati. I capelli erano pochi e, quelli che gli erano rimasti, bianchi, come se fossero un semplice strato di neve.
Accanto al corpo c’era una ragazza dai capelli ricci color cioccolato e il viso ricoperto di lentiggini che lasciava sgorgare delle lacrime dai suoi occhi scuri, sussurrando il nome di Paul.
«Zoey,» disse Logan. «va via di qui. Andate tutti via di qui.»
«Questo non è uno show, sgombrare.» intervenne Neal, per poi accovacciarsi vicino al cadavere.
Zoey tirò su con il naso. «No, non posso. Paul…»
Logan si passò una mano fra i già disordinati capelli castani, sospirando. Diede un ultimo sguardo alla figlia di Atena che stava piangendo e tornò a guardare il cadavere, unendosi a Neal.
«Tony, Wendy, una barella.» disse rivolto ai suoi fratelli che si mossero in fretta verso l’infermeria per prendere l’oggetto richiesto dal ragazzo. Gli altri, invece, non accennavano minimamente al voler sloggiare.
«Violano la mia privacy medica.» sussurrò Neal con un certo nervosismo. Anche Logan, nonostante fosse sempre tranquillo e rilassato, iniziava  a sentirsi irrequieto. La situazione faceva abbastanza schifo, una ragazza che piangeva continuava a distrarlo e, in più, quasi tutto il Campo era dietro di loro, a fissare la scena come se fosse un film interessantissimo. Era snervante.
Fortunatamente la barella arrivò presto e così, con delicatezza, Neal  e Logan poggiarono il corpo senza vita di Paul sopra al mezzo di trasporto, coprendolo con un telo. Si fecero largo fra la folla che non mancava di gettare occhiate curiose alla barella.
«Gente, sul serio,» disse Logan. «andate a fare quello che fate ogni mattina. Capisco che sono bello da ammirare ma basta.» aggiunse alzando gli occhi al cielo. Piano piano i semidei iniziarono a ritirarsi, ritornando alle loro mansioni. Logan tirò un sospiro di sollievo, rivolgendosi poi al figlio di Asclepio. «Dunque, hai idea di come sia potuto succedere?»
Neal scosse la testa. «Nessuna. Cioè, avevo pensato all’invecchiamento precoce ma non ti riduce così, dico bene?»
«Dici bene.» concordò Logan. «Quanto meno sai chi è, di preciso?»
«Paul Thomas, figlio di Eolo.» rispose Neal. Il figlio di Apollo si illuminò.
«Oddei,» sussurrò. «era il fidanzato di Zoey?»
Il figlio di Asclepio annuì mesto.
Povera ragazza, pensò Logan. «Dobbiamo chiamare Zoey e parlarne con lei.»
«Non credo sia una buona idea.» replicò Neal.
«Lo è.» affermò Logan serio. Si sorprese da solo per il tono usato perché, d’altronde, lui era conosciuto come un ragazzo allegro ed estroverso. Vederlo serio be’… non era qualcosa di buono.
«Come vuoi.» permise il figlio di Asclepio quando, finalmente, entrarono in infermeria. Mentre loro entravano un ragazzo dai capelli castano scuro perfettamente pettinati e penetranti occhi verdi, che fissavano una fasciatura sul suo braccio, stava uscendo. Senza pensarci due volte il figlio di Apollo gli afferrò il braccio. John Greenwood, così si chiamava, lo guardò stupito.
«John posso chiederti un favore?» chiese Logan. Il figlio di Afrodite guardò la barella.
«C’è qualcuno messo peggio di me, allora! Io pensavo che sarei morto a causa di questo taglio che mi sono fatto e invece qualcuno è morto davvero. Certo, comunque del mio taglio c’era da preocc-»
«Adesso.» tagliò corto il figlio di Apollo. «Trova Zoey Baston e portala qui, per favore.»
John annuì. «Sarà fatto!» mosse i primi frettolosi passi e, come c’era da aspettarsi, inciampò nei lacci delle scarpe che portava inavvertitamente slacciati. Fortunatamente un figlio di Demetra, che era lì a rifornire di erbe mediche l’infermeria, afferrò John, evitandogli una rovinosa caduta.
«Attento, amico,» disse Logan. «non ho voglia di recuperare altri cadaveri per oggi.» 
Il figlio di Afrodite si scusò e poi sparì fuori dall’infermeria mentre i due ragazzi adagiavano il corpo su un lettino in un angolo abbastanza riservato del luogo. Abbassarono il lenzuolo fino al collo, guardando quella giovinezza rubata. Si chiese come potesse essere possibile, chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere, stroncando una vita tanto giovane sul nascere.
 
 
Cora era stata trascinata ad un tavola e costretta a prendere posto accanto a David. Davanti a loro c’erano quelle tre divinità dal ghigno maligno e una dozzina di demoni serviva piatti con così tanto cibo da sfamare tutto il Campo Mezzosangue per una settimana. La donna guardò i semidei inarcando un sopracciglio.
«Be’, non gradite un boccone?» chiese con fare indignato. Cora guardò ciò che aveva davanti e, sebbene trovasse tutto allettante, si costrinse, per saggezza, a non toccare cibo.
«Non ho fame.» rispose Cora.
«Stai mentendo.» disse con disinvoltura la donna mentre si metteva in bocca un acino d’uva. La figlia di Ade la guardò con fare di sospetto e poi David, dandole una gomitata, la provocò. «Hai paura di rovinarti la linea?» il figlio di Persefone aveva un sorriso sul volto, sorriso che avrebbe fatto girare la testa a molte ragazze ma che lei trovava insopportabile. Si erano incontrati giusto qualche ora prima eppure Cora non lo sopportava e, cosa molto ovvia, lui non sopportava lei. Era presto per dirlo? Forse, ma l’atmosfera che regnava fra loro non mentiva.
«Mangiare rende più piacevole il discutere di affari.» disse l’uomo biondo, facendo cenno con una mano ad un demone di portargli da bere. Il demone obbedì, avvicinandosi al padrone con una brocca e versandone il contenuto nel bicchiere. Cora notò che era un liquido dello stesso colore dell’oro e, in un primo momento, pensò che fosse nettare; poi vide la consistenza del liquido e capì che no, non lo era. Sembrava…. Cora rabbrividì.
«Affari?» chiese David,dopo aver ingoiato un boccone della carne che aveva nel piatto.
«Sì,» intervenne la donna. «credo sia il caso di ragguagliarvi sui recenti avvenimenti.»
«Per farla breve… abbiamo fatto fuori un semidio.» disse il biondo, bevendo quella sostanza dal suo bicchiere.
«Chi?» chiese Cora, avvicinando un po’ di quel cibo a lei.
«Non è importante, ragazzina.» intervenne quello dai capelli neri e la voce di odio. Cora sbuffò, iniziando a mangiare.
«Ad ogni modo…» la donna spinse una grande coppa, dalle figure rosse che risaltavano sul fondo nero che ritraevano un sacrificio,verso i due ragazzi. Fece un rapido gesto con la mano e il liquido che c’era nella coppa, inquietantemente simile al sangue, iniziò ad incresparsi, mostrando delle scene: alcuni ragazzi riuniti al limitare di un bosco, qualcuno che veniva portato via su una barella e, poi, dei visi mostrati uno ad uno.
«Potrei avere una traduzione veloce?» chiese David, assumendo una strana espressione quando vide una ragazza dai lunghi capelli color cioccolato fra i quali spuntavano dei fiori, gli occhi azzurri e le labbra coralline. Cora si chiese il motivo di quella reazione ma poi decise che, tutto sommato, non erano affari suoi.
«State vedendo in diretta i vari avvenimenti nel Campo Mezzosangue e, in più, coloro che partiranno per cercare di recuperare il filo delle Parche.» disse con un ghigno il biondo.
«Quindi, in pratica, ci siamo appena fatti un mega spoiler?» chiese David.
«Non so cosa tu abbia appena detto, figlio di Persefone, ma non è importante.» rispose il moro. Cora constatò come, per quell’uomo, nulla fosse importante. A quanto pare se il discorso non comprendeva uccidere qualcuno a lui non importava. «Il punto è che l’impresa partirà presto e necessitiamo di un piano!» sbraitò poi.
David e Cora si guardarono, infastiditi allo stesso modo da quello scatto.
«Rilassati, fratello caro.» mormorò infastidita la donna. «Mentre voi due incompetenti non facevate altro che  giocare… io ho realizzato un piano.» disse fulminando prima i due uomini e poi sorridendo ai ragazzi.
«Vale a dire?» chiese Cora distaccata.
La dea ghignò. «Andate in Oregon,» disse. «il piano è lì.»
 
 
«Dunque, Zoey, che cosa è successo al tuo ragazzo? A parte l’essersi dimenticato di mettere la crema antirughe.» chiese Logan sedendosi di fronte a Zoey Baston. La figlia di Atena, tremendamente scossa, lo guardò in viso con fare indignato.
Annalise Martell, seduta accanto a lei con l’intento di consolarla, lo guardò malissimo e se solo fosse stato nei poteri di sua madre, Eris, lo avrebbe bruciato con lo sguardo. «Ti sembrava opportuno, Logan?»
«Cercavo di alleggerire la tensione!» si giustificò il figlio di Apollo.
«Dolcezza,» disse Neal. «c’è un tempo per le battute e un tempo per essere seri, non è così difficile.»
Logan alzò gli occhi al cielo, ma si sforzò di mangiarsi i commenti che aveva intenzione di fare, concentrandosi sulla situazione. «Zoey?» la richiamò.
«Non credo abbia voglia di parlarne, adesso.» intervenne Annalise.
«Annalise non prenderla male, te ne prego, ma non puoi stare qui.» replicò Logan.
La figlia di Eris lo guardò con fare altezzoso. «Non sei il mio capo.» disse con un sorrisetto divertito la ragazza. Logan sentì Neal ridacchiare e, di conseguenza, lo zittì con un gesto rapido della mano e poi guardò Annalise. Nonostante avesse avuto da ridire su ciò che diceva il figlio di Apollo – perché, come credeva lui, le sue parole erano oro colato – e gli tenesse testa senza problemi, apprezzava il suo temperamento. Questo, chiaramente, non lo avrebbe mai ammesso e così si limitò ad alzare le mani al cielo. «Va bene, ma sta zitta.» replicò. Annalise fece per parlare ma Logan le uccise la parole in gola. «Te lo chiedo da amico, è un favore.»
«Chi ti ha detto che voglio fartelo?» rispose a tono la figlia di Eris.
Neal fischiò. «I livelli di tensione sessuale sono saltati alle stelle, eh?» disse con un largo sorriso. «Prima che l’ossigeno venga azzerato dalla vostra UST 1 direi che ci conviene far parlare Zoey.»
La figlia di Atena tirò su con il naso e, con voce tremula, iniziò a parlare. «Eravamo nel bosco e stavamo--»
«Direi che, per adesso, possiamo evitare i dettagli.» intervenne Logan.
«Stavamo parlando,» sbuffò Zoey. «e, ad un tratto, lui è rimasto come paralizzato e ha iniziato a invecchiare. Ad un tratto è stato preso da delle convulsioni e, mettendosi la mano sul cuore, è--» un singhiozzo la zittì e Annalise cercò di consolarla. Logan e Neal si guardarono. «Hai idea di come sia successo?» chiese Logan.
«Magia.»
Logan posò gli occhi su un ragazzo dai mossi capelli scuri come il cielo notturno e dei particolarissimi occhi blu/viola. Al suo fianco c’era John, il figlio di Afrodite che aveva chiamato Zoey, che sembrava stesse ringraziando il cielo per il fatto che il ragazzo, Alphard Maldon, avesse parlato.
«Da quanto tempo siete lì?» chiese Annalise.
«Circa cinque minuti.» rispose John, spingendo Alphard verso gli altri semidei. Il figlio di Ecate si guardò intorno a disagio. «E adesso, Alfie, puoi dire loro quello che hai detto a me?»
«Dai Alphard, parla.» lo incitò Logan. «5 secondi o inizio a fare battute. Cinque…»
«Se non parli giuro sullo Stige che ti farò pentire di essere nato, Alphard.» disse velocemente Annalise.
Alphard prese un bel respiro e poi guardò John, che, con lo sguardo, gli intimò di parlare. «La morte del ragazzo è avvenuta per un’alterazione magica al  suo “filo della vita”. Qualcosa di potente ha giocato con la sua vita, ho avvertito la sua presenza nel bosco.» disse, guardando in basso.
«Cosa?» chiese Zoey. «Alterare il filo della vita? È impossibile! E poi… perché a lui? Non ha mai fatto nulla.» singhiozzò.
«Magari era solo un test.» ipotizzò Logan, ritrovandosi l’appoggio dei presenti, mano che di Zoey che, a quell’affermazione, dovette sforzarsi di non scoppiare di nuovo a piangere.
«Purtroppo è successo, Zoey.» disse John, dandole una pacca sulla spalla.
«Ma come?» chiese Annalise.
Ci fu un silenzio assordante per un paio di secondi e, alla fine, Neal schioccò le dita. «Rosalee e Robin! Loro ne sanno di più di noi, andiamo a cercarli!» esclamò il figlio di Asclepio.
«In che senso?» chiese John.
«Be’, loro--» non fece in tempo a finire che un lampo di luce irruppe dalle finestre e tutto divenne bianco agli occhi di Logan, occhi che fu costretto a chiudere per non rimanere cieco.
 
 
 
_____________________________________________________________________________________________
  1. UST: Unresolved Sexual Tension,
 
Pendragon's Notes
 
Heeey! What’s up you guys? Pendragon is here ♥
Bene… morto, abbiamo scoperto chi è morto, un semidio completamente a random! Poraccio. #RIP
Credo che abbiate capito perché è invecchiato. È estremamente facile, dai ewe
Intanto, senza ulteriore indugio, facciamo il punto della bella gente che abbiamo conosciuto qui!

 
Logan Matthews, il figlio di Apollo dalle battute inopportune di MrsJackson_;
Zoey Charlotte Baston, la povera figlia di Atena di Zoey Charlotte Baston;
John Greenwood, il “messaggero” figlio di Afrodite di Luthien Felagund;
Annalise Martell, la ribelle figlia di Eris di A_M_N;
Alphard Orion Maldon, il timido figlio di Ecate di AliNicoKITE;

Poi abbiamo rivisto anche Neal nelle vesti di medico e Cora e David, i bad guys di turno che dovranno trovare qualcosa o, meglio, qualcuno in Oregon!
Mi manca solo un personaggio principale da presentare (non sapevo proprio come inserirlo in questo capitolo, ew) e un altro bel tipetto e poi abbiamo conosciuto tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che i personaggi siano stati resi secondo la vostra volontà! Fatemelo sapere in una recensione uwu
Intanto ringrazio tutte quelle belle personcine che hanno recensito lo scorso capitolo. Io amo leggere le vostre recensioni, aw. Siete dei tali cupcakes
Vabbè, ora vi lascio e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Baci,
 
Pendragon 
 

 
  
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