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Autore: deborahdonato4    24/06/2015    2 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Nico si guardò attorno. Non vedeva la bambina da nessuna parte. Con il cuore in gola, saltò sulla giostra e controllò tutte le carrozze, poi si catapultò dall'uomo che vendeva i biglietti.
«Ehi!» esclamò Nico, sentendo l'adrenalina scorrere nelle vene. «Ehi, dov'è la bambina che era con me?»
«Se non lo sai tu...» rispose l'uomo, burbero, lasciando due biglietti ad una donna e al figlio.
«La stavo aspettando laggiù!» disse Nico, cominciando a sentirsi male. «L'ha vista allontanarsi? Ci sono i bagni nelle vicinanze?»
«Laggiù.» sbuffò l'uomo.
Nico fu sul punto di mettersi a correre quando la donna con il figlio lo fermò.
«È una bambina bionda? Con un peluche in mano?» gli chiese, la fronte aggrottata.
Nico annuì.
«L'ho vista allontanarsi in quella direzione con il fratello più piccolo.»
«Non ha fratelli piccoli.» ringhiò Nico, e si mise a correre nella direzione indicatagli dalla donna.
Cominciò ad urlare il nome di Christal, sperando che comparisse da un momento all'altro, chiedendogli scusa per essere scappata da sotto il suo sguardo. Per un momento, gli tornò alla mente il volto della ragazza bruna, e Nico lo scacciò in fretta.
Nico aveva guardato la giostra per tutto il tempo, sebbene distratto dalla ragazza. E la giostra aveva fatto solo due giri, e Nico le aveva dato due biglietti. Forse si era allontanata per andare al bagno. No, lo avrebbe avvertito. Ma chi era il bambino con lei?
Nico iniziò a fermare la gente tra le giostre e gli mostrò la foto di Christal dal cellulare, chiedendo se l'avessero vista. Alcuni scossero la testa, altri gli risposero che avrebbero tenuti gli occhi aperti. Qualcuno gli consigliò di chiamare la polizia, e Nico iniziò a sentire una stretta dolorosa allo stomaco.
L'aveva persa. Si era distratto per un minuto e l'aveva persa.
«Ben!» gridò una donna, avvicinandosi nella loro direzione. «Qualcuno ha visto Ben?»
Nico guardò la pozza di tenebre allungarsi vicino ai suoi piedi e alzò lo sguardo verso la signora, la donna dai capelli biondi, di circa quarant'anni, dall'espressione terrorizzata. Stringeva a sé un bambino che le somigliava molto, e Nico notò che aveva i capelli biondi anche lui. Pensò all'altra donna, quella vicino alla giostra, che gli aveva accennato al fratellino minore di Christal...
«Credo che mia figlia sia con il suo bambino.» disse Nico alla donna, che sembrava sul punto di mettersi a piangere.
«Mi sono distratta un momento, e lui è scomparso.» disse la donna, agitata.
Nico fu tentato di mettere a soqquadro l'intero posto chiamando a sé un'orda di zombie, o anche solo suo padre, quando lo vide. Il minion di Christal gettato a terra, a pochi metri da un cancelletto. Un bambino non poteva scavalcarlo, ma un adulto sì.
Lo scavalcò senza una parola e si guardò attorno. I suoi occhi si puntarono sul parcheggio, cercò la sua macchina. Alle sue spalle, la donna lo chiamò e Nico captò vagamente che era intenzionata a chiamare la polizia.
Aveva letto dei libri riguardo i bambini rapiti, per non parlare di quello che sentiva al telegiornale, che gli faceva venire il voltastomaco. Genitori distratti e bambini scomparsi. Non aveva alcuna intenzione di lasciare che il suo nome e quello di sua figlia comparissero su quella lista.
Nico si guardò attorno, e vide la ragazza bruna che gli aveva chiesto una sigaretta. La seguì con lo sguardo, e la vide salire su un furgoncino, che subito si mise in moto. Il cuore gli saltò in gola mentre cercava di capire.
Forse non era la pista giusta, però...
Nico si mise a correre. Il furgoncino aveva un vantaggio di tre minuti su di lui, ma il figlio di Ade non si lasciò scoraggiare. Continuò a correre, ignorando la fitta al fianco. Per alcuni anni, prima che partisse, Alec lo aveva costretto a correre con lui tutte le mattine. Quando Alec era scomparso, Nico si era ritrovato a correre da solo, per allentare un po' la pressione e la preoccupazione nei riguardi del suo secondo Solace preferito. Sebbene le tante serie tv che si vantava di aver visto, non aveva ancora fatto a meno dell'esercizio fisico. E si consigliò di comprare un tapis roulant, durante la settimana, per allenarsi a casa mentre Christal faceva i compiti.
Sempre se avesse trovato la bambina.
Nico scacciò quel pensiero. L'avrebbe trovata, anche a costo di far scendere gli Dei dall'Olimpo per aiutarlo nella ricerca.
Il furgoncino si fermò ad un semaforo rosso e Nico quasi gli sbatté contro. Iniziò a tirare pugni contro le fiancate, fino a quando l'autista non scese.
«Ehi!» gridò l'uomo, confuso. «Mi hai ammaccato la macchina!»
«Mi mostri cosa sta trasportando.» ringhiò Nico. «E alla svelta.»
L'uomo lo fissò torvo. «Sei tutto matto.»
«Sono matto, ho dei problemi di autocontrollo e ho la mania di aggredire gli sconosciuti.» disse Nico. «Aprimi subito il retro.»
L'uomo gettò un'occhiata alla donna sul sedile posteriore, e Nico capì tutto quello che c'era da capire. Tornò indietro di qualche passo, ignorando i passanti che lo additavano, e tirò un pugno al finestrino. Ne dovette tirare tre, prima che il finestrino si frantumasse. Nico non udì il rumore, attutito da una sirena della polizia che si fermava alle sue spalle, e anche per il sollievo e la rabbia che lo assalirono quando incrociò gli occhi scuri della figlia.
«Signore.» lo chiamò uno dei poliziotti alle sue spalle. «Signore, si calmi...»
Nico lo ignorò. Iniziò a tirare pugni contro lo sportello, cercando di aprirlo, e alla fine raccolse il pugnale che teneva attaccato al polpaccio. Sapeva che un giorno gli sarebbe servito. Ignorò i due poliziotti alle sue spalle, che probabilmente avevano appena tirato fuori le pistole, visto il rumore emesso, e aprì gli sportelli con il pugnale.
«Christal.» esalò Nico, entrando in fretta, e avvicinandosi alla bambina. Era stata imbavagliata e legata, ma non sembrava riportare altri danni. Al suo fianco, un bambino dagli occhi verde prato lo guardava terrorizzato.
Tagliò via le corde da Christal e da Ben, e Christal gli saltò al collo piangendo. Anche Ben, timoroso ma in lacrime e bisognoso di sicurezza, lo abbracciò.
Nico li cullò per un minuto, cercando di tranquillizzarli, e chiedendo loro di stringerlo un po' meno forte perché stavano rischiando di soffocarlo. Rinfilò il pugnale nel laccio legato al polpaccio, e uscì dal furgoncino stringendo a sé i bambini.
Uno dei poliziotti, vedendo i due bambini legati all'interno, aveva fermato l'autista, che ora era ammanettato contro il cofano dell'auto della polizia.
«Sono suoi figli?» gli chiese il secondo poliziotto.
«Una sì, ma dell'altro conosco la madre.» disse Nico, stringendoli a sé, gli occhi puntati sull'uomo che sudava e cercava una scappatoia, sebbene con le manette strette ai polsi. «Christal, Ben, potete lasciarmi andare solo per un secondo? Vi giuro che non mi allontanerò.»
Christal ubbidì, titubante, e costrinse Ben a fare lo stesso. Nico li guardò con attenzione, poi afferrò l'autista del furgoncino e gli piantò un destro dritto in volto, spaccandogli il naso. Sentì le nocche scorticate della sua mano destra, e qualche frammento di vetro gli si conficcò più a fondo nella carne.
«Bene, ragazzo, ora basta.» gli disse il poliziotto numero 1.
«Tocca di nuovo mia figlia, bastardo, e ti giuro che un naso rotto sarà la tua ultima preoccupazione.» ringhiò Nico, afferrandogli la nuca e facendogli sbattere il volto contro il tettuccio. Il poliziotto numero 2 fece un passo nella sua direzione, ma bastò un'occhiata di Nico per fermarlo.
Nico prese di nuovo in braccio i due bambini. Il dolore alla mano non era niente in confronto al dolore al petto, alla preoccupazione che lo aveva assalito, alla paura che ancora lo possedeva.
Ben gli scese dal braccio e Nico gli tenne forte la mano mentre lo riaccompagnava dalla madre.


 

Ciao!

Ho scritto questo capitolo mentre leggevo un libro sui neonati rapiti alla nascita, e dati per morti ai genitori. Mi è sembrato giusto ricordare i fatti quotidiani che possono capitare nel mondo reale.
Fate attenzione!!
Baci, Debby
   
 
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